Non si può davvero comprendere il potere di guarigione della parola, e di conseguenza come usarlo, se non si esplora in che modo questo potere è individuato e canalizzato nelle svariate pratiche di Sciamanismo. David Rossato, docente di Core shamanism di PoesiaPresente – Scuola di Poesiaterapia, traccia un sentiero che da Harner giunge fino al poeta Franco Loi, contribuisce a riattivare dei cammini di cura che gli esseri umani hanno battuto per migliaia di anni. Risultato: libera da visioni con il paraocchi da troppi secoli.
Nell’occidente moderno e “civilizzato”, la perdita del sacro rappresenta un dato di fatto.
Dal campo della tecnica, il determinismo scientifico ha illecitamente pervaso ambiti non pertinenti, condizionando in senso materialista gli stili di vita.
Tale deriva comporta, da un lato, che il pensiero comune facilmente accomuni divino e sovrannaturale (trascurando gli aspetti d’immanenza), dall’altro, che il concetto di sacro evochi i riti istituzionalizzati o officiati dai funzionari delle Chiese (precludendo il rapporto diretto e non mediato).
Eppure, in origine, l’appellativo “sacro” veniva usato per nominare l’incontro tra gli uomini e la divinità, nell’accezione di un’esperienza istintiva, immediata e immanente, tesa al superamento della dualità e al ricongiungimento con lo Spirito.
Il principio dell’identità dell’individuo con il divino è comune a tutte le dottrine iniziatiche e viene definita da Aldous Huxley (cfr. La Filosofia Perenne) “il segreto ultimo” e “il nucleo mistico di tutte le grandi tradizioni spirituali”. Nelle antiche Upanishad si dice che la nostra più profonda identità “è una scintilla divina nel nostro essere interiore (Atman)”, che in ultima analisi “coincide con il supremo creatore (Brahman)”.
Per Platone “l'uomo è una divinità dimentica di sé”, che non vede “ciò che davvero è” e che non ricorda la propria origine divina. Costretto nel mondo fenomenico, l’essere umano si comporta come un demone tramortito:
"Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla Terra, e riceve un compagno che ci guidi, un dàimon [il genio tutelare], che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, dimentichiamo tutto questo e crediamo di essere venuti vuoti. È il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino."
(James Hillman, Il codice dell’anima)
Richiamandosi al mito di Er, Hillman ci invita a metterci sulle tracce del daimon, a riconoscerlo nelle sue modalità di operare nella nostra vita e a riconnetterci con questo “compagno segreto”.
La pratica sciamanica lavora proprio in questa direzione: rivela l’esistenza degli Spiriti Alleati e ci permette di riconoscerli come guida, rispondendo alla necessità primaria di riconnetterci in modo diretto e immediato alla dimensione sacra dell’esistenza.
Il Cerchio e lo Spirito
Mettersi in cerchio esprime la volontà di configurare un’unità a partire da un insieme di parti. Il cerchio è la matrice di tutti i simboli connessi alla geometria sacra e non a caso è stato da sempre considerato e usato da diverse culture per ricreare uno spazio in cui richiamare energie e compiere rituali. È la geometria più comune nel mondo naturale, raffigura la totalità dell’Universo ed è espressione della vita nella sua pienezza. Nel cerchio il punto d’inizio si congiunge al punto di fine, evocando la ciclicità della vita: nascita, morte e rinascita.
Oltre ad essere figura del sacro, il Cerchio è la forma della cerimonia, del principio di uguaglianza, del cammino lungo la Ruota di Medicina.
Formare un Cerchio Sciamanico e farne parte significa predisporsi a un viaggio, per recuperare conoscenze assopite, ma sempre presenti nel nostro DNA, con l’intento di contattare e risvegliare lo sciamano che è in noi.
La pratica sciamanica non si rifà a nessuna religione, ma ci conduce nei territori dell’animismo, antica visione del mondo, propria ai nostri antenati, secondo cui tutto ciò che esiste è dotato di uno Spirito, forza vitale intelligente e comunicativa, comune alla materia organica e inorganica. Nella doppia accezione di trascendente e immanente, la sostanza spirituale scorre inesauribile nelle forme della vita, le tiene insieme attraverso la sua forza di legame – l’Amore – e si ricongiunge alla Fonte quando le forme muoiono – o meglio trasmutano.
Ed è lo Spirito che pone in essere l’Anima, il “corpo di luce”, che diviene suo veicolo e mezzo di autoconsapevolezza. Si può dire che lo Spirito sia la scintilla della vita, l’Anima la luce e il Corpo è la forma. Usando la metafora della candela, la fiamma può essere paragonata all’Anima, lo Spirito al fulcro della fiamma situato al suo interno. La consapevolezza di essere dimora dello Spirito, ci riporta alla necessità di un agire in modo sacro, di un darsi/donarsi come sacrum facere, che diventa preghiera, cura, illuminazione ed ha effetto catartico, taumaturgico ed estatico, di cui le cerimonie sciamaniche (ma anche le arti!) sono espressione e veicolo.
Le esperienze transpersonali o espanse/olotropiche di coscienza hanno il potenziale di aiutarci a scoprire la nostra vera identità spirituale. Ci sono aree della realtà psichica che si estendono oltre l'identificazione con la personalità individuale, in cui la coscienza trascende i confini del corpo/ego e le limitazioni di tempo lineare e spazio tridimensionale.
Pensate all’Essere umano come a un ricevitore TV, capace di sintonizzarsi su diversi e numerosi canali di frequenza. Nell’ordinarietà del quotidiano, selezioniamo e captiamo i segnali che ci consentono una lettura razionale dei fenomeni, trascurando contenuti provenienti da altre dimensioni dell’esistenza. Favorire la sintonizzazione con frequenze sottili ed espandere la coscienza oltre i limiti dell’ordinario è obiettivo comune all’arte e alle “tecnologie del sacro”. Queste ultime si servono del rito per combinare musica, canto e danze ritmiche, con l’intento di esplorare ambiti allargati di percezione e consapevolezza. Condotti dal suono del tamburo, i praticanti si predispongono a compiere un viaggio per trascendere i confini della realtà ordinaria e approdare nel regno degli Spiriti Alleati.
Lo Sciamanismo
Secondo la definizione data da Mircea Eliade nell’opera, Lo sciamanismo e le tecniche dell’estasi (1974), lo sciamano è colui che compie dei viaggi in altri mondi in uno stato alterato di coscienza. Le “pratiche dell’estasi” – ex stasis, nel significato etimologico di “uscire fuori” – permettono all’anima di intraprendere ascensioni o discese verso dimensioni extra corporee. In questo stato di trance si realizza il rapporto con il Sacro.
Pratica antichissima e diffusa in tutto il mondo, lo sciamanismo rappresenta il progenitore di tutte le tradizioni spirituali, cui si riconducono culti e rituali religiosi. Tuttavia, Eliade chiarisce che non si tratta di una religione, ma di una metodologia, un insieme di tecniche deputate al reperimento di conoscenza, potere personale, aiuto o guarigione per se stessi o per gli altri.
Detto in altri termini, lo sciamanismo è lo sforzo intenzionale di ricercare e riconoscere le nostre Guide spirituali, sviluppando rapporti intimi e duraturi, per diventare persone che "camminano tra i mondi", in equilibrio tra il sacro e il profano.
Core-shamanism o sciamanismo transculturale
La definizione di Core-shamanism corrisponde alla metodologia elaborata dall’antropologo americano Michael Harner – autore de La via dello sciamano e de La caverna e il cosmo – per rendere accessibile lo sciamanismo al pensiero e alla cultura moderni. Questo approccio rappresenta una reinterpretazione e una sintesi dei fondamenti delle tecniche sciamaniche (essenzialmente, il viaggio sciamanico e varie tecniche di guarigione) comuni a epoche, culture e tradizioni differenti.
Le teorie di Harner richiamano la concettualizzazione di Eliade, che aveva rintracciato nello sciamanesimo archetipi comuni ereditati da tutte le pratiche spirituali e che aveva definito l’estasi come facoltà originaria e costitutiva dell’essere umano di trascendere la percezione ordinaria e fuoriuscire nell’extra ordinario, penetrando in una dimensione altra.
Per oltre cinquant’anni, l’antropologo americano ha studiato le tecniche sciamaniche con lo scopo di applicarle ai problemi di vita e di salute dell’uomo contemporaneo e di adattarle alle sue necessità di guarigione.
Un aspetto centrale del core-shamanism è il suo carattere pratico ed esperienziale: Harner afferma che la comprensione realmente significativa delle tecniche sciamaniche si ottiene praticandole.
È importante sottolineare che nei corsi di core-shamanism, come del resto nell’apprendistato di tipo tradizionale, viene insegnata la metodologia, non la conoscenza sciamanica, che è sempre individuale e ottenuta direttamente nel viaggio.
In base al core-shamanism la comunicazione con gli spiriti alleati è spontanea e istintiva, avviene senza mediazione e comporta che soltanto il praticante detenga l’autorità per interpretare le proprie esperienze e capirne il significato.
Il Viaggio Sciamanico
Il viaggio sciamanico – chiamato in alcune culture “volo magico” o “viaggio dell’anima” – è una tecnica dell'estasi e un’esperienza di visione. Trasportati dallo stimolo acustico di un suono ritmico e monotono, i praticanti abbandonano lo stato di coscienza ordinario, per entrare in una dimensione psico-spirituale favorevole all’esperienza diretta di un’altra realtà che esiste indipendentemente dalla mente. Lo strumento più utilizzato è il tamburo, ma diffuso è anche l’uso di sonaglio, arco a bocca, bastoncini di legno, gong e anche della voce. Le frequenze prodotte dal suono facilitano il rilassamento profondo e ampliano le capacità percettive e cognitive. La coscienza si espande fino ad accedere al mondo dello spirito e a penetrare una realtà normalmente invisibile, che si manifesta non come separata, ma piuttosto come estensione del sé. In questo regno si incontrano gli Spiriti Alleati, guide compassionevoli che ci chiamano ad esercitare i nostri talenti, per ricollegarci in modo consapevole all’universo, per evolvere, per liberarci dalle paure e per guarire le ferite dell’anima. L’esperienza di visione è ben diversa da una semplice visualizzazione; il contatto con gli Spiriti Alleati – Animali di Potere o Maestri – non si realizza nel piano dell’immaginazione, ma della percezione, che coinvolge tutti i sensi. Spesso, nel raccontare il proprio viaggio, i praticanti descrivono esperienze “vive”, di cui ricordano sensazioni fisiche, tattili e olfattive. Le Visioni, infatti, non sono proiezioni o immagini puramente interiori, bensì esperienze dirette di una realtà altra, che esiste indipendentemente dalla mente e alla quale la mente fornisce soltanto l’accesso. L'immaginazione non è che una porta, che lascia passare la forma unica e personale attraverso cui lo Spirito si manifesta ed entra in contatto con noi.
L’efficacia del viaggio come tecnica dell’estasi si deve all’alterazione dello stato di coscienza stimolata dal ritmo del tamburo, ma presuppone la volontà, da parte del praticante, di entrare in risonanza e di abbandonarsi alla Visione. Costituisce un metodo semplice e immediato per espandere la percezione oltre i confini dell’ordinario, ma richiede lo sforzo di ricercare e costruire un legame di fiducia con le Guide. La qualità del rapporto si basa sulla reciprocità; lo spirito guida può scegliervi perché i suoi bisogni e compiti sono compatibili con i vostri e ciascuno può offrire all’altro sostegno e aiuto nel viaggio attraverso i molti regni dell’esistenza.
I tre mondi e gli Spiriti Alleati
Nella pratica sciamanica si può viaggiare in tre mondi: il Mondo di Sopra (dove risiedono i Maestri antropomorfi), il Mondo di Mezzo (luogo degli Spiriti etnocentrici o amorali) e il Mondo di Sotto (dimora degli Animali di Potere o dei Maestri, soprattutto Guaritori). Mentre il Mondo di Sotto e il Mondo di Sopra esistono solo nella realtà non ordinaria, il Mondo di Mezzo ha natura sia fisica che spirituale e corrisponde alla dimensione dell’esistenza umana. È il mondo dei conflitti e della sofferenza, in cui le azioni e le emozioni riflettono gli istinti egoici. Nel Mondo di mezzo abitano gli spiriti degli elementi e dei luoghi; popolano alberi, piante, pietre creando canali di connessione con le energie dell’Universo.
Gli Animali di Potere vengono anche denominati Spiriti Guardiani, perché garantiscono supporto e protezione spirituale (rivestendo ruolo e funzione simili a quella degli Angeli custodi). Il potere che detengono viene canalizzato dall’universo e trasferito agli esseri umani in forma di messaggi o conoscenza. Hanno facoltà di attraversare agilmente le barriere che separano i tre mondi e possono essere interpellati come aiutanti o compagni nei viaggi nella realtà non ordinaria.
I Maestri Guida sono Spiriti compassionevoli trascesi che si presentano in forma umana: saggi, personaggi storici o mitologici, divinità, antenati sacri. I Maestri risiedono nei Mondi di Sopra o di Sotto e possono essere richiamati nel Mondo di Mezzo (ad esempio, a scopo di guarigione), con la mediazione di uno sciamano. Essendo spiriti compassionevoli, i Maestri sono sempre disponibili a offrire aiuto o a insegnare metodi per aiutare gli altri. Il più delle volte, i messaggi vengono veicolati attraverso metafore, per preservarne la multidimensionalità e stimolare, in chi riceve, la ricerca e l’esame di differenti livelli di complessità.
Arte e dimensione spirituale
L’azione creativa produce conoscenza trasversale, è connessa all’inconscio e si esprime con il linguaggio della visione. L'arte è una porta sui regni della realtà non ordinaria: l’attività immaginifica rende evanescenti i confini del mondo sensibile e costituisce un potente mezzo interattivo con la dimensione transpersonale. In modo analogo all’alchimista, nel processo artistico l’individuo trasforma i contenuti emozionali dell’ispirazione in un prodotto concreto, miscelando e fondendo insieme elementi di natura sensoriale ed extrasensoriale, attingibili dal pensiero cognitivo e dalla dimensione animica. Risultato dell’incontro tra il regno dell’ordinario e del non ordinario, l’opera d’arte riflette lo Spirito universale e rappresenta l’esito di un viaggio interiore, alla ricerca di un intimo genio creativo.
Le molte analogie che avvicinano il processo artistico e il Viaggio sciamanico richiamano il potere dell’immaginazione di squarciare il velo delle apparenze e riconoscere nel sé profondo l’emanazione di una coscienza universale. Così come l’esperienza del Viaggio, l’espressione artistica richiede pratica e disciplina, per bilanciare le pretese dell’ego e le pulsioni dell’anima. Una volta creato questo equilibrio, si apre la porta del cuore e l’ispirazione fluisce libera da condizionamenti, sotto la guida sicura del vero Sé. Praticando sciamanismo diventiamo, come dicono i Navajo, "osso cavo" o "canna vuota", un condotto per lo Spirito, in cui incanalare la potenza dell’universo e le emanazioni del divino. L’esperienza del viaggio predispone il praticante a “svuotarsi” dell’ego, perché la coscienza possa espandersi senza ostacoli e accogliere le rivelazioni degli Spiriti Alleati. Oltre allo stato estatico e di benessere, si ottiene chiarezza mentale e ordine nell’ispirazione creativa.
Parole di guarigione e di benedizione
Da sempre le parole vengono usate per plasmare l'informe e conferirgli una manifestazione fisica. Nella maggior parte delle cosmogonie, la creazione è iniziata proprio con un suono o una parola. Curioso che la parola abracadabra (dall'aramaico abraq ad habra) si traduca con “io creerò quello che dico”.
Per i popoli antichi il suono/parola precedeva qualsiasi creazione. Una volta che qualcosa veniva nominato, acquistava una sua vita e poteva essere conosciuto. Avvalendosi del concetto contenuto nel termine heka, tradotto con l’espressione “magia delle parole” gli Egizi alludevano a un'energia in grado di influire sulla materia fisica, scaturita da particolari combinazioni di parole.
Sandra Ingerman paragona le parole a semi da piantare: sono i semi a determinare che tipo di piante cresceranno (portatrici di armonia o di malessere):
“Le parole sono potere. Le parole sono semi. Ogni volta che pronunciate una parola piantate un seme dentro di voi, dentro gli altri e dentro il mondo. Se continuerete a usare quelle parole, il seme crescerà. Quindi, vogliamo piantare semi di paura, di odio o di negatività oppure di amore, speranza e ispirazione?
Immaginate la vostra vita come un giardino. Imparando a osservare l'energia e le vibrazioni delle parole, cercate di essere consapevoli delle parole che rivolgiamo a noi stessi e agli altri, alla nostra comunità e al pianeta. Pensate a cosa state attirando a voi e a cosa emanate verso gli altri. Pensate a quali piante potranno crescere dalle parole che seminate. Per guarire e operare trasmutazioni dovete parlare a voi stessi e agli altri usando parole che creino vibrazioni d'amore, di armonia e di unione. Le parole di gratitudine sono come onde che corrono sulla rete della vita.”
Secondo i nativi il Grande Spirito dà ad ogni persona una medicina, un dono spirituale unico o un talento. La medicina può essere buona o cattiva a seconda di come la usiamo e dell’impatto che ha sulle persone. Una parola gentile può essere una buona medicina, una parola offensiva o scoraggiante è cattiva medicina. Le parole che gli sciamani usano per la guarigione sono conosciute come “benedizioni” e costituiscono vere e proprie azioni creative, come piantare un seme nel mondo.
Inoltre quando ci rivolgiamo al divino la sacralità delle parole assume spesso la forma della preghiera. La radice indoeuropea prach- rimanda all’atto del chiedere, domandare. Interessante che nell’inglese antico il termine utilizzato per preghiera fosse bede, da cui deriva l’attuale bead, il grano del rosario o di una collana. Semi che diventano oggetti di potere impregnati delle parole e delle intenzioni.
Poesia e dimensione spirituale
“L’idea che il poeta sia ispirato […] è qualcosa che effettivamente accompagna […] tutte le tradizioni perché vi è stata un’epoca nella quale la funzione della poesia era quella di comunicare con una zona oscura, esterna alla cerchia illuminata dal fuoco della tribù, dalla quale lo sciamano e il poeta […] dicevano che pervenivano i loro messaggi”. Franco Fortini (intervista RAI 8 maggio 1993)
Nei primi sforzi di avvalerci del linguaggio, da piccoli abbiamo utilizzato le parole con intento magico. Si dice che i bambini “parlano il loro mondo”, creando verbalmente l’universo delle loro esperienze fisiche e delle emozioni. Nel tempo, imparano ad usare le parole con le limitazioni lineari tipiche della comunicazione adulta, rinunciando ad un modo di parlare unico e a una lingua dotata un’enorme potenza espressiva, perché non riflette solamente la realtà ordinaria.
Gli sciamani, in maniera simile ai bambini, utilizzano un idioma magico: parlano e comprendono il linguaggio degli animali e degli alberi e ritornano dall’incontro con gli spiriti con nuovi canti di potere. Inoltre, la pratica sciamanica include il salmodiare frasi, ripetute nella ritmica di un formulario, simile a quella che si ritrova nelle cantilene infantili.
Un’antica leggenda Cherokee narra che il Creatore donò alla Madre Terra tutti gli animali e le piante. Questi potevano comunicare tra loro parlando il linguaggio comune della pace, dell’armonia e dell’amicizia. In quel tempo, gli uomini cacciavano solo quello di cui avevano bisogno e non dimenticavano di esprimere il loro rispetto e la loro gratitudine.
Anche i poeti custodiscono le qualità ancestrali e mistiche del linguaggio. La poesia istituisce un ponte tra i regni della realtà ordinaria e non ordinaria, permettendo al lettore di viaggiare oltre i confini della parola scritta, in una dimensione immaginale in cui ritrovare il Sacro come parte di Sé. La parola poetica in questo senso è maieutica.
In conclusione si può dire che la pratica sciamanica e la pratica poetica siano esperienze spirituali, in cui “l’invisibile impregna il visibile” e, al contempo, che il fare poesia possa essere potenziato dal padroneggiare le tecniche dell’estasi, del viaggiare tra i mondi:
“La poesia è da sempre principalmente canto e musica, perché nasce dalla notte dei tempi come atto magico di controllo e dominio delle energie cosmiche [...] Le origini della poesia sono legate alla magia, al mito e al rito. [...] Il poeta coincide con lo sciamano, col maestro di cerimonia. Poesia è lingua sacra che permette di comunicare con gli dei e dialogare con il regno dei morti. [...] Questa originaria dimensione sciamanica è legata in modo esclusivo all’oralità [...] L’intuizione artistica è un momento alterato di coscienza che produce l’emersione del buio profondo. [...] le parole salvano le cose, lasciandone trapelare l’invisibile essenza. Dobbiamo capire che l’invisibile impregna il visibile: che all’origine del visibile c’è l’invisibile. [...] Come l’uomo, infatti, la poesia è spirito e materia [...] una continua traduzione del visibile nell’intimo invisibile – lo spazio autonomo, orfico, del testo [...] Fruendo dell’opera d’arte io entro in risonanza con le mie zone profonde, evocate dalle zone profonde dell’artista che si esprimono nell’opera. [...] (tessuto e partitura di parole), da una distanza remota e prossima insieme: in un “qui” che è anche altrove, e in un “ora” che è anche prima, dopo, sempre.”
Marco Onofrio, da Le origini della poesia quale atto magico di controllo - Dalla dimensione sciamanica alla dimensione mediatica.
“Poesia è un fare spirituale. Mi piace pensare che contemplare significhi guardare col tempio, dove tempio è l’esercizio di una certa cosa… La poesia è sacra scrittura”.
Franco Loi, da L'aria che passa - Conversazioni con Franco Loi, di Roberta Castoldi
“Poesia è un costante modo per confrontarci col mistero di noi stessi e delle cose.”
“Tutto è sacro. Compresa la nostra anima, di cui nessuno parla più”.
“Nel filosofo accade il medesimo che nel poeta. Non è lui che filosofa, ma è Dio o la natura. È la cosa [l’anima] che pensa sé stessa in lui [...] lì arrivi ad un punto dove tu, per quanto ti sforzi di essere cosciente, non arriva più la tua coscienza. C’è un punto in cui tu senti qualcosa che Jung chiama archetipo, tanto per capirci, che non sappiamo cosa sia, in realtà, questo qualcosa che ti parla [...] Questa è una delle cose importanti della poesia, perché tu impari qualcosa dalle tue stesse poesie”
“La poesia non è una bella costruzione letteraria, ma è l'espressione di tutto te stesso e di qualcosa di più e anche un momento di contatto con l'ignoto, col mistero, con Dio [...] è lì che entri in rapporto con Dio"
(da “Franco Loi, perché scrivo poesie - Intervista al poeta Franco Loi”, di Daniele Ciacci, Tempi)
Bibliografia
Roberta Castoldi, L’aria che passa - Conversazioni con Franco Loi, AnimaMundi, 2024.
Mircea Eliade, Lo sciamanismo e le tecniche dell’estasi, Ed. Mediterranee, Roma, 1991.
James Hillman, Il codice dell’anima, Ed. Adelphi, Milano, 1997.
Aldous Huxley, La Filosofia Perenne, Ed. Adelphi, Milano, 1995.
Michael Harner, La via dello sciamano, Ed. Mediterranee, Roma, 2009.
Michael Harner, La caverna e il cosmo, Ed. Crisalide, Spigno Saturnia (LT), 2013.
Sandra Ingerman, Il viaggio sciamanico, Ed. Crisalide, Spigno Saturnia (LT), 2008.
Sandra Ingerman, Guida completa alla vita sciamanica, Ed. Macro, Diegaro di Cesena (FC), 2020.
Sitografia
Lorenza Menegoni, Metodologie del core-sciamanismo, https://aispes.net/
Franco Fortini, “Intervista a Franco Fortini (trascrizione intervista RAI 8 maggio 1993)” - La macchina sognante
Daniele Ciacci, “Franco Loi, perché scrivo poesie - Intervista al poeta Franco Loi” - Tempi
Marco Onofrio, “Le origini della poesia quale atto magico di controllo - Dalla dimensione sciamanica alla dimensione mediatica” in L’ombra delle Parole
David Rossato, è visual e sound designer, counselor, compositore e musicista elettronico.
Affascinato dall'uso del suono nelle relazioni d'aiuto e dalle pratiche di cura in uso in molte culture tradizionali e mistiche, dopo il conseguimento di un master triennale in Gestalt Counseling, si avvicina alla psicologia transpersonale e alle tecniche musicoterapeutiche.
Approda quindi allo sciamanesimo, seguendo il corso biennale del Centro Studi Sciamanici e i corsi della Foundation of Shamanic Studies di Michael Harner. Pratica core shamanism da anni e tiene regolarmente cerchi e seminari.