Poetry Therapy Italia

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Riflessioni derivanti da un gruppo di lavoro di esperti del lutto, della cura e dell’accompagnamento che si sono incontrati e confrontati tra il 2024 e il 2025 con il coordinamento di Nicola Ferrari il quale, in questo caso, si limita a registrare in sintesi quanto emerso.

 

Cosa sono e come funzionano i cimiteri virtuali?
Quali differenze e affinità hanno con i cimiteri in presenza?

Oggi, con l’avanzare della tecnologia, il concetto di cimitero sta evolvendo, sfidando le tradizionali concezioni di memoria e lutto. Accanto ai luoghi fisici dove riposano i nostri cari, stanno prendendo piede i cimiteri virtuali, piattaforme digitali che ci permettono di onorare la memoria dei defunti attraverso uno spazio online. Questi nuovi spazi non sono solo un sostituto della sepoltura tradizionale, ma offrono anche nuove opportunità di connessione, riscoprendo un aspetto culturale e psicologico legato alla memoria collettiva.

 

Cimiteri virtuali: un nuovo spazio di commemorazione

Il cimitero virtuale, come suggerisce il nome, è uno spazio digitale che permette di creare memoriali per i defunti. È una piattaforma dove, attraverso un sito web o app, è possibile dedicare uno spazio personale per ricordare chi abbiamo perso. I benefici sono immediati: accessibilità, ovunque ci troviamo, senza limiti geografici. Non c’è bisogno di fare un viaggio, né di organizzare una visita fisica. Si può accedere al memoriale e lasciare un messaggio, un pensiero o semplicemente un ricordo in qualsiasi momento.

Tuttavia, la digitalizzazione della memoria comporta anche delle riflessioni più profonde. Il cimitero fisico ha sempre rappresentato, oltre a un luogo di riposo, un punto di connessione con la comunità. Passeggiare tra le tombe, riconoscere il volto di un defunto o semplicemente fermarsi a riflettere davanti a una lapide ha un impatto emotivo che non è facilmente replicabile online. 

 

Cimiteri virtuali vs. cimiteri in presenza: affinità e differenze

Se i cimiteri virtuali offrono una visione di memoria “on-demand”, sempre a portata di click, i cimiteri tradizionali hanno un valore che va oltre la mera commemorazione. Il cimitero fisico è un luogo di incontro, un contesto sociale che permette di vivere e condividere il lutto in un contesto tangibile. Non solo il legame con il defunto, ma anche il legame con gli altri che visitano lo stesso spazio. Le emozioni si condividono, a volte senza parole, attraverso il silenzio di un luogo che porta con sé secoli di storia,  simbolismo e, per molti, fede. Il contatto con la terra, con l’ambiente naturale che circonda questi luoghi, contribuisce a dare una dimensione unica alla nostra esperienza del lutto.

D’altro canto, il cimitero virtuale permette una personalizzazione maggiore, con contenuti che possono essere aggiunti, modificati o arricchiti con il passare del tempo. La creazione di un memoriale digitale può includere foto, video, messaggi vocali e persino musica, rendendo la memoria non solo un ricordo passivo, ma qualcosa che evolve e può essere condiviso con una comunità globale. In questo, i cimiteri virtuali rispondono alla crescente domanda di spazi di memoria che siano accessibili a tutti, anche in una società che sta sempre più digitalizzando ogni aspetto della vita quotidiana.

 

La dimensione psicologica: come viviamo il lutto tra reale e virtuale

Un tema emerso più volte durante le riflessioni su questo nuovo approccio digitale riguarda la gestione emozionale del lutto. I cimiteri fisici, con la loro struttura fisica e la loro capacità di silenziosa solitudine, sono spazi che invitano alla riflessione profonda. Spesso, nei cimiteri, si vivono momenti di forte emozione, di pianto, di riconciliazione. Il cimitero virtuale, invece, rischia di farci “dimenticare” la dimensione fisica del ricordo. In fondo, chi non ha mai pensato di ritrovarsi al cimitero, magari a piangere, ma anche a sentire un contatto fisico, un gesto di presenza? La tecnologia non sempre riesce a rispecchiare completamente questa necessità umana di vicinanza fisica.

Eppure, i cimiteri virtuali offrono anche una possibilità di continuità che i cimiteri fisici non sempre permettono. Quando non c’è più un luogo fisico dove andare o quando la distanza geografica rende difficile una visita, questi memoriali online diventano una sorta di “luogo di riposo” a cui è possibile accedere ogni volta che ne sentiamo il bisogno, dando continuità al legame con la persona defunta. Inoltre, sono uno spazio che può essere visitato da chiunque, anche da chi non ha avuto la possibilità di conoscere personalmente il defunto, come accade nel caso di alcune famiglie che vivono in diverse parti del mondo.

 

I cimiteri virtuali e il futuro del lutto

La riflessione che emerge è quanto questi cimiteri virtuali possano diventare strumenti utili, ma non sufficienti. Possono e devono convivere con il cimitero tradizionale, come una nuova modalità di memoria, capace di rispondere alle esigenze di una società che cambia e che, sempre più, si affida al digitale. La sfida è mantenere vivo il significato della memoria, della celebrazione della vita e non ridurre il ricordo a qualcosa di “digitale” e astratto. Un memoriale online non può sostituire l’esperienza fisica di un luogo che ci permette di vivere l’emozione della perdita.

In conclusione, i cimiteri virtuali non sono la fine della commemorazione tradizionale, ma un’evoluzione del concetto di memoria. Così come i cimiteri fisici possono essere arricchiti da nuove pratiche di commemorazione culturale e digitale, i cimiteri virtuali devono essere pensati come complementari, non come sostituti. Non si tratta solo di “ricordare”, ma di vivere la memoria in tutte le sue sfaccettature, arricchita dalle emozioni positive, dalle riflessioni e dal continuo dialogo tra il presente e il passato.

 

Un percorso in itinere

Tutte queste riflessioni nascono come sintesi di un percorso condiviso: il ciclo di incontri intitolato “All’ombra dei cipressi”, promosso dall’Associazione Maria Bianchi (2024-2025), che ha coinvolto decine di operatori funebri, tanatologi, storici, docenti universitari e psicologi, da tutta Italia, attivi nel campo del lutto, della cura e dell’accompagnamento.
Questo articolo raccoglie i principali spunti emersi da quel lavoro collettivo, cercando di restituirne la ricchezza e la complessità, senza pretese di esaustività ma con il desiderio di aprire nuove piste di pensiero e confronto.

 


Nicola Ferrari è ideatore della metodologia della Narrazione Guidata e formatore con una lunga esperienza a livello nazionale. Laureato con un Master in Assistenza psicologica al lutto naturale e traumatico presso l’Università di Padova, è responsabile scientifico dei servizi di supporto al lutto dell’Associazione Maria Bianchi.
Attraverso il suo lavoro si concentra sul creare strumenti pratici e accessibili per chi opera nel campo del lutto, con l’obiettivo di favorire percorsi di supporto che mettano al centro le potenzialità del linguaggio e della narrazione.
Nel 2000 ha avviato “Cor-rispondenze”, il primo servizio di supporto a distanza basato sulla scrittura via mail, sperimentando un approccio innovativo per affiancare le persone in lutto.
È autore di diversi libri sul tema dell’elaborazione del lutto, tra cui Narrazione GuidataCor-rispondenzeAd occhi aperti e alcune opere autobiografiche come In terra stranieraLe rayon blanc e Amore della mamma.