Poetry Therapy Italia

06 FOCUS 12 GS

 

La poesia può aiutare ad esprimere il dolore, a svelarlo alla coscienza. Attraverso le parole poetiche si riesce a dare nome e voce al dolore. Tuttavia questo “lavoro del lutto” è un cammino arduo ma nel contempo dargli voce attraverso il linguaggio poetico può costituire un segno d’amore verso chi ci ha lasciato e acquista una valenza maggiore se lo si fa condividendolo in ambito pubblico. Da qui la nascita e diffusione di rituali laici, cerimonie del commiato che utilizzano forme letterarie varie.

 

So che tutto ciò è nulla
E che la lingua che parlo non ha alfabeto
Odysseas Elitis

 

Raccontare dell’assenza, trovare le parole per definire, in modo preciso, puntuale, la sofferenza causata da un lutto, è l’arduo tentativo del poeta, un sublime desiderio destinato a fallire.
Nessun linguaggio può sprigionare una tale intensità curativa profonda così da entrare nei meandri del dolore di chi affronta la perdita.
C’è una parte d’interiorità destinata a restare inaccessibile, poiché la storia di relazione tra due vite ha le sue parole, le immagini, il suo codice affettivo, gli eventi che la rendono unica, irripetibile, forse inspiegabile.
A volte mancano le parole, non si riesce a pronunciarle, è impossibile scriverle.
Il tentativo del poeta è un insuccesso annunciato, teso nello sforzo di toccare una materia incandescente, di dare splendore al buio, ma è proprio la ragione per cui è necessario farlo, perché la poesia non può sottrarsi alla verità e alla sua capacità di trasformazione, il suo rigore fornisce nuovi significati alle parole, le rigenera per svelarne almeno una parte dei loro segreti ultimi.

Tu non saprai giammai ch’io reggo la tua anima
come una lampada d'oro che mi fa luce mentre cammino;
che un poco della tua voce è passata nel mio canto.    
      
Marguerite Yourcenar

La poesia aiuta a dire addio perché dà voce al bisogno di espressione della sofferenza, del ricordo di chi è morto, del presente che sta vivendo, può essere l’antidoto alla mancanza di senso per ciò che è accaduto.
Le parole poetiche scritte, ascoltate, citate, hanno il merito di nominare il dolore, di dargli voce e dignità in una realtà rappresentabile, viva, sollecitano le parole irrinunciabili della coscienza a svelarsi, fare uscire il non detto.*È il “lavoro del lutto”, la disponibilità di entrare nel luogo incerto del cambiamento per ri-trovarsi, un giorno, finalmente integri e insieme a chi non c’è più, per restituire alla vita quotidiana il desiderio di espressione dell’amore, per continuare ad amare.

Qualche volta, piano piano, quando la notte
si raccoglie sulle nostre fronti e si riempie di silenzio,
e non c’è più posto per le parole
e a poco a poco si raddensa una dolcezza intorno
come una perla intorno al singolo grano di sabbia,
una lettera alla volta pronunciamo un nome amato
per comporre la sua figura; allora la notte diventa cielo

nella nostra bocca, e il nome amato un pane caldo, spezzato.
Pier Luigi Cappello 

Dare voce alle parole poetiche, che siano di proprio pugno o scritte da altri, sono un forte e gratuito segno d’amore verso chi ci ha lasciato, la loro essenzialità può aiutarci, leggendole ad alta o intima voce.
Da qui la necessità di condividere il saluto del proprio caro in ambito pubblico, per restituire alla comunità dei presenti l’unicità della persona e del rapporto con lei, quanto d’importante è avvenuto e quale testimonianza esistenziale ha lasciato. 

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Eugenio Montale

Negli ultimi decenni è progressivamente aumentata la richiesta di commemorare i defunti con rituali celebrativi laici, si sono così diffuse le Strutture del Commiato, luoghi destinati a sostenere i dolenti nelle fasi del distacco di familiari e amici dalle spoglie del defunto.
È il luogo deputato per dare spazio libero alle emozioni, ai pensieri, alle condivisioni significative.
All’interno delle cerimonie del commiato sono previsti momenti in cui i famigliari e gli amici possono leggere alcuni componimenti scritti in memoria del proprio caro.
Diversi sono i componimenti che possono essere scelti e realizzabili personalmente, oppure attingendo alla poesia, alla letteratura; non è indispensabile che tali scritti affrontino il tema della perdita, della morte, del lutto, può essere altrettanto valido un testo che colga aspetti caratteriali del defunto, episodi particolari, anche umoristici.

In particolare, si utilizzano:

Poesie
I versi sono strumenti potenti grazie alla loro profondità, alla capacità evocativa delle metafore, al ritmo, ai suoni che produce.

Epistola
È un componimento letterario in forma di lettera, di stile e argomenti elevati, diretto a una persona o a un gruppo di persone.

Epitaffio
Poesie o brani di letteratura che hanno lo scopo di onorare e ricordare il defunto. Sono composizioni capaci di indurre alla riflessione che contengono messaggi profondi, per esempio, sul significato esistenziale della vita e della morte.

Aneddoto
Si tratta di breve racconto che si riferisce a un episodio più o meno noto della vita del defunto.

Epigramma
In origine inteso come iscrizione funeraria, è un componimento in versi che offre l’interpretazione, anche in forma ironica, di un episodio di vita del defunto, così da indurre il sorriso e la riflessione.

Canzone
In questa sede non s’intende l’ascolto di un brano musicale, che a pieno titolo può far parte di una cerimonia laica, quanto la lettura del testo di una canzone particolarmente poetica, magari amata dal defunto.  La canzone ha un linguaggio sintetico e comprensibile, molto efficace e diretto. 

“La poesia può riunire ciò che la vita ha diviso”
Tess Gallagher

 

Bibliografia

Maria Angela Gelati, Ritualità del silenzio. Guida per il cerimoniere funebre, Portogruaro, Nuova dimensione, 2018
Nicola Ferrari, Maria Angela Gelati, Scritture per un addio, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2008
Richard Brown, Jane Wynne Willson, Funerali senza Dio. Manuale pratico per la celebrazione di funerali non religiosi, London, Omnilog, 2009
Duccio Demetrio, Nel silenzio degli addii, Sesto San Giovanni, Mimesis Accademia del silenzio, 2023
Arnaldo Pangrazzi, Il dolore non è per sempre, Trento, Erickson 2016

 

 

 


 

Maurizio Padovani

Maurizio Padovani ha maturato una lunga esperienza professionale nel campo della cura alla persona e della relazione d’aiuto. È formatore esperto sul tema del lutto, svolge incontri individuali secondo il metodo dell’auto mutuo aiuto ed effettua accompagnamenti individuali attraverso la scrittura epistolare. Dal 2010 è Consulente delle pratiche autobiografiche, diploma conseguito presso la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (AR). Riguardo alla poesia, dal 2021 partecipa alle formazioni organizzate da PoesiaPresente – Scuola di Poesia e Mille Gru, inoltre nel 2022 ha pubblicato una raccolta di poesie edite da Albatros, Il Filo. Vive a Ravenna.

Dal luglio 2024 è redattore della rivista Poetry Therapy Italia.


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