Poetry Therapy Italia

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Marisa Brecciaroli, una delle esperte in poesiaterapia che più ci è stata vicina nel cammino di maturazione di Poetry Therapy Italia, ha perso di recente la propria figlia. Queste sue Lettere poetiche “con” Margherita, rappresentano un esempio concreto di come la scrittura possa aiutarci a far fronte alla morte di una figlia, morte che Patrizia Gioia nella sua introduzione indica come “forse la più spietata delle perdite”.

 

La morte di un nostro caro, anche se attesa, è sempre la più potente delle irruenze.
Come un carro-armato spezza tutte le nostre difese e ci invade, apparentemente abbandonandoci davanti al vuoto. Mentre è proprio qui che ognuno di noi può “fare ed essere” la differenza.
O riempire quel che crediamo vuoto di parole e azioni, stordirsi per non ascoltarlo, o buttarlo dietro alle spalle, ignorando che ogni cosa sacrificata tornerà con un prezzo più grande.
Certo la morte è nostra compagna di vita ma, se non scivoliamo subito via dal suo inquietante abbraccio, se non la esiliamo, non volendo riconoscerla nostra parte costitutiva, la morte ci parla e coopera con noi aiutandoci a incontrare più in profondità le tante dimensioni di cui siamo fatti, aiutandoci a vivere con più consapevolezza e responsabilità anche il sottile e silenzioso confine tra vivi e morti.

Marisa Brecciaroli ha scelto di onorare la “relazione che siamo” e ci offre nelle sue lettere poetiche “con” Margherita la modalità dialogale che lei ha messo in atto per stare di fronte alla perdita di una figlia, forse la più spietata delle perdite.

 

Piccola piccolina piccolissima

Piccola piccolina piccolissima
mi nascesti respirante occhieggiante…

Da quel morbido momento in poi
a tessere si mise la vita
fra noi feminae duo
ricamanti fra vuoti e punti pieni
fra vicinanze e lontananze
fra sorrisi e angosce impervie (taciute?)
fra uno sbrecciato amore
da resti inconsci di dolore,
fra una mamma e una figlia
di nuovo piccolina
piccola piccolina di dolore
e una mamma con impotente amore…

Ma se arrivasse l’Amore assoluto?
con la sua luce onnipotente al seguito?
e tu tornassi occhieggiante a respirare
con una luce guaritrice nel petto,
avrei una nuova favola,
nuova da raccontare
per tessere nuova vita nuova?

17/7/‘24

 

Nessuno potrà essere te

Nessuno potrà essere te,
te
che hai condotto così presto
la tua vita, su un precoce
orlo sfrangiato del tempo!
Da equilibrista del respiro
ora ti destreggi,
acrobata fra vita e morte…
e l’orlo del mio pianto non turba ancora
la tua indomita fragile esistenza…

Nessuno potrà essere te
quando ogni orizzonte sarà privo
della tua dolce figura…
Saprò almeno cercarti
fra i flebili orli delle nuvole?
Mi saprai essere Figlia almeno
così, sospesa nell’aria?
L’aria di chi sembra fuggito
nel regno dei cosiddetti ‘scomparsi’?
Potremo salutarci senza
la tempra dura dell’“Addio”
in un delicato, fiducioso
a rivederci?
Come potresti sopportare in anticipo
l’enormità della tua ASSENZA?
Come potremo ricucire insieme
la maniglia che apre
e quella che chiude la stessa
porta, socchiusa fra i due
enigmatici mondi?

Ma pure, fra tanti orli o porte,
nessuno potrà essere te
se non la memoria,
viva di te,
nel mio vedovo cuore…
Nessuno potrà essere te!

31/ 8/‘24

 

Il Tempo dell’Agonia

I.

Finché ancora il tuo sguardo
può raggiungerci con occhi di carne,
la tua migrazione imminente
è come sospesa nell’incombente.
… sferzante
destino accecante…

Finché le tue frante
affannate parole
ci risuonano addoloranti
nel cuore,
il filo fra noi non ancora
è spezzato
e riusciamo quasi
a dormire la notte…

Finché le tue mani
sognano ancora
d’intridere pane di madre lievito
impastato,
il tempo sembra intatto e futuro

Ma la scure oscura
di appelli d’anima
in scadenza di servizio d’amore,
sta per bussare alla porta,
e nessun diniego terreno
riuscirà a frenarne
gli oscuri diritti celesti…

II.

Se vuole andare l’anima tua
da nuovi compiti rapita,
rapita a noi
noi che restiamo impigliati
in mute interrogazioni…
interrogazioni imbrigliate
imbrigliate nell’enigma…
Se vuole andare l’anima tua,
impigliato resterà per sempre
il nostro pallido volere

4 / 9 / ‘24

 

Ora che il peso della carne

Ora che il peso della carne
s’è estinto, e volato è nel nulla,
solo fragile velo è diventato
di stellare memoria…

Qui sulla terra intanto
il sipario apparente si apre
fra la vita della morte
e la vita della vita stessa…

22 / 9 / ‘24

 

L’impensabile

L’impensabile è ora arrivato…
si è sdraiato nel cuore
e lo paralizza
con la colla della morte…

L’impensabile
ora comanda di pensarlo
e diventa… pensato.

6 / 10 / ‘24

 

Nel dirupo che taglia i pensieri

Nel dirupo che taglia i pensieri
dalle lepri delle emozioni
sono cascata,
quando il lento tuo morire
nella nebbia ti ha lasciata…

Ancora le tue assottigliate labbra
riuscirono a stento a strappare
l’originaria parola:
mam-ma
mentre impotente ti guardavo
morire…

Ma quella sussurrata, strappata
parola
solitaria in mezzo al mutismo
mi ha rapinato il cuore,
ancora ora
a lei appeso, a sperare
un segno di addio,
un segno di superstite amore…

6 / 10 / ‘24

 

Le ceneri: dove, tu, più non sei…

Ora per noi, passato è il congedo:
congedo ad occhi chiusi, muto
congedo mancato…
Ora resta l’inimmaginabile:
la in-effabile
impensabile
spaventosa metamorfosi tua,
in prigioniere polveri imprigionate…

Ora io – le polveri – le circondo
di gesti, simboli, fiori, cuori,
ma quelle li vincono
con il trascorso orrore del bruciare…
Ora il mio cuore
si deve emigrare
nell’arcobaleno in cui sei scappata,
altrimenti si deve spaccare…

Che gli alberi del cielo
ti chiamino a vita
inimmaginabile a noi
noi piantati nella terra…

6 / 10 / ‘24

 

Il tuo insistito donare

Al ricordo del tuo
insistito donare,
al ricordo dei tuoi sparsi
doni,
la tua presenza
si duplica
fra lo sparire
e l’apparire
in un’aria ora abitata
da insistito dolorare,
pervasa dal fantasma del tuo
complesso amare…
in un’aria intessuta d’assenza:
l’assenza più chiassosa
che mi abbia mai squarciato
quello che chiamano cuore…

E le lacrime… solo soccorso.
Trasmutano quello che chiamano
lutto… o dolore.

22/24 ottobre 2024

 

Come se un resto di pianto

Come se un resto di pianto,
un resto imprigionato

fosse restato
senza data di scadenza
per la sua propria
eternità di stato

13 / 11 / ‘24

 

Quando visita dolcemente il pianto

Quando visita dolcemente il pianto
(l’aspra alternativa al gelo del Sentire),
il lutto diventa tangibile cosa,
in liquid-azione portentosa,
mentre il tempo diventa fantasma
e le braccia abbracciano il nulla…

… quando il pianto singhiozzato,
canto diventa
e fragile-forte cosa…

23 / 1 / ‘25

 

Quando arriva il dono delle lacrime

Quando arriva il dono delle lacrime,
il dolore subito si scioglie,
poi viene liquid-ato…
allora si apre una nuova luce
che alle soglie conduce
d’un ampio orizzonte innominato…

quel dono alla libertà conduce
e ti fa aprire le ali
fino alle sponde soprannaturali…

2/2/‘25

 

 


 

azzurra d agostinoPatrizia Gioia, designer e poetessa, cofondatrice di Mille Gru (2006), è responsabile del settore arte e cultura di Fondazione Arbor, che ha avuto come primo presidente Raimon Panikkar. Opera per diffondere il dialogo inter/intra culturale e religioso, organizzando giornate di lavoro e incontro con studiosi di fama mondiale. Membro di ARPA ( Associazione per la Ricerca in Psicologia Analitica ) scrive libri di poesia e articoli per riviste e giornali web, rivitalizzando il pensiero mistico simbolico al crocevia tra oriente e occidente. Nel 2000 fonda SpazioStudio13 a Milano, luogo di incontro e confronto.
» La sua scheda personale.