La narratrice, terapeuta e autrice spiega come l’uso delle fiabe come strumento terapeutico possa aiutare nel processo di elaborazione del lutto. Alcune storie aiutano nella relazione con la morte, altre mostrano i processi emotivi e cognitivi della perdita e del lutto, e offrono anche vie d’uscita da queste situazioni difficili.
– Traduzione di Leonora Cupane –
Quando sono state create le fiabe, la morte e il lutto non erano un tabù, come invece lo sono oggi nella nostra cultura. Le leggi della morte erano conosciute e accettate dalla gente, e i passaggi necessari nel processo del lutto e della perdita erano sostenuti da rituali (Aries, 1987). “Nelle culture tradizionali, una parte importante dell’educazione era introdurre i bambini alla cultura della comunità, alla sua visione del mondo, ai suoi rituali e alle sue usanze. Le abitudini della vita quotidiana comprendevano sicuramente questioni di salute e malattia, vita e morte.” (Révész, 2021)
La morte è il tabù principale nel mondo: non c’è connessione, non c’è accettazione, solo paura ed evitamento. E quando non possiamo più negarla, quando dobbiamo affrontarla, ci troviamo senza strumenti. Ci travolge. Per questo il lavoro del lutto spesso ristagna.
Cosa accade durante il lutto?
Il lutto è una crisi normale nella vita di una persona. È un fenomeno universale, e conosciamo le reazioni umane ad esso. Questo può essere rassicurante per chi è in lutto: “Succede anche ad altri. Allora andrà bene anche per me.” Nel lavoro sul lutto è importante strutturare e dare un contesto all’esperienza. Affrontiamo molte perdite nella vita. Vale la pena riconoscerle. Inseriamo anche l’oggetto del lutto nel tessuto della nostra vita, perché un giorno sarà nel passato, ma continuerà a far parte di noi.
La terapia narrativa si basa sul riconoscimento che le fiabe ruotano attorno a una situazione problematica, illustrano le difficoltà e mostrano le vie d’uscita (Boldizsár, 2010). In altre parole, il processo terapeutico è facilitato dal fatto che il cliente, con l’aiuto del terapeuta, deve seguire i passaggi descritti nella storia. Il terapeuta collega il cliente alla storia (Peseschkian, 2016).
Nelle sessioni individuali o di gruppo, la terapia narrativa inizia con una fase preparatoria, in cui si introducono concetti, emozioni e pensieri importanti per aprire il cliente alla storia, poi si racconta la fiaba a voce. Le fiabe sono brevi, con frasi concise e ricche di immagini, e coinvolgono i sensi dell’ascoltatore. La cosiddetta trance dell’ascolto aiuta ad approfondire l’effetto.
Nel passo successivo, il terapeuta chiede all’ascoltatore quali immagini interiori della storia sono emerse durante l’ascolto, seguendo le immagini della fiaba. Queste immagini interiori rimangono a lungo e portano con sé i pensieri e le svolte della storia. Poi, terapeuta e cliente (o gruppo) discutono le immagini emerse, le parti particolarmente interessanti, ciò che ha fatto riflettere, il significato dei simboli e cosa hanno provato. Così, il terapeuta guida il cliente attraverso la storia in dettaglio, spesso estendendo la discussione ad altre sedute. Spesso le idee delle fiabe tornano in seguito, e il cliente vive l’evolversi della storia come un filo che si va intessendo. Spesso le relazioni tra i personaggi e come cambiano, le interazioni tra l’eroe e il suo aiutante, fanno da specchio al cliente e portano intuizioni sulla sua situazione.
Le fiabe condividono esperienze che supportano i momenti di svolta del lutto. Permettono di incontrare emozioni a cui non avevamo accesso, che non osavamo o non potevamo esprimere prima. Offrono l’esperienza della comprensione, del “sapere come ci si sente” (Tattelbaum, 1980).
Accettare il lutto è importante quanto accettare la morte. Nel processo di autoguarigione possiamo scendere in profondità, affrontare e lavorare sul nostro dolore e proseguire il filo della nostra vita, sapendo che la morte è parte della nostra esistenza. Lavorare con le fiabe è un sostegno utile nella consulenza sul lutto in molti modi. È possibile trovare la saggezza dell’umanità in queste storie. Esse dimostrano che abbiamo esperienze fondamentali nella vita che erano difficili da affrontare anche migliaia di anni fa, in continenti lontani. Trasmettono anche un ordine curativo. Alla fine delle storie, c’è una forma di pace. Alcune cose sono irreversibili.
Fiabe e morte
Una delle questioni cardinali nel processo di lutto, dopo aver affrontato il fatto della morte, è quella dell’accettazione. È qui che sorgono le cosiddette “domande tormentose”: “Perché?”, “Perché proprio loro?”, “Perché adesso?”, “Perché in questo modo?”, o persino “Perché dobbiamo morire?”. Queste domande danno origine a miti e racconti in ogni cultura, i cosiddetti “miti della morte” (Vargyas, 1987; Eliade, 1987). Il più noto è la storia di Adamo ed Eva nella Bibbia, che ormai molte persone non conoscono più nei dettagli. Il racconto africano dei Bahololo Perché moriamo (Abrahamsson, 1951) contiene un tema simile alla trasgressione di Eva, così come il tema del ragazzo che vuole aiutare la madre malata ma non riesce, a causa di un vaso che perde: questa fiaba può essere usata come narrazione pre-elaborativa nel lutto.
Nella fiaba Gli gnomi della palude e l’acqua della vita gli gnomi, cavalcando il dorso di un coniglio, portano l’acqua della vita agli esseri umani per gratitudine, ma quando gli umani li deridono, gli gnomi versano l’acqua sui pini, rendendo questi ultimi sempreverdi e gli esseri umani mortali. Queste fiabe aiutano adulti e bambini ad accettare la legittimità della morte e a mettere da parte la ricerca delle sue cause.
Oltre alle fiabe che spiegano la morte, sono utili anche quelle che parlano della natura della Morte stessa, ad esempio le fiabe sul contrattare con essa, come le fiabe ungheresi Il muro di fango del povero pescatore, La vecchia e la Morte, oppure Come fece il vecchio Jaagup a ingannare la Morte? (Barbins-Stahnke, Stahnke, 2021). Il muro di fango del povero pescatore mette in guardia sulla transitorietà dei nostri corpi. Al tempo stesso, nella storia c’è dell’umorismo, quando la Morte appare tanto sciocca da poter essere ingannata. Questo momento può essere davvero liberatorio nei gruppi di elaborazione del lutto, quando i partecipanti si rendono conto che è possibile ridere della morte. Dopo aver scoperto che la Morte può essere ingannata, diventa in qualche modo più facile accettare la fine della fiaba, dove essa compie comunque il proprio dovere.
La terra riprende ciò che è suo è una fiaba georgiana che tratta della difficoltà di accettare la morte, del processo di negazione e accettazione, e dell’importante ruolo della sepoltura all’interno della comunità. «Cosa significa essere morti? Che non tornerà mai più da noi?» «Non tornerà mai più, ma tutti noi andremo dove si trova lui», rispose la madre del ragazzo. «Nessuno può evitare la morte...» (...) Il villaggio lo seppellì».
Nella fiaba brasiliana La pietra e il bambù si riflette sull’inevitabilità ma anche sull’accettabilità della morte, sia nella prevenzione che nei momenti di crisi. A un certo punto, la narrazione richiama anche l’attenzione sui modelli e le eredità che ci vengono dai genitori. Viene inoltre sottolineato il ruolo delle risorse che ci aiutano a sopravvivere alle difficoltà della vita, risorse che ci permettono di riprenderci dopo i momenti duri.
«Io vivo nei miei figli». «Sento la pioggia e il vento. Sento il caldo e il freddo. Mi piego, ma poi mi raddrizzo di nuovo. Con le mie radici traggo forza dalla terra. Sono piccolo e sto crescendo. Sono debole e divento forte.»
Molte fiabe cominciano con la morte di un vecchio re e la ricerca del suo successore, cioè con l’accettazione della propria morte imminente. Queste storie ruotano intorno al tema della successione, del diventare degni di un’eredità spirituale (Il falcone bianco, Riempire la sala, ecc.).
Storie per accompagnare il processo di lutto
Un altro compito importante nell’accompagnare il processo di lutto è la psicoeducazione: comprendere il processo della perdita e mostrare possibili vie d’uscita. Esistono anche storie che parlano proprio di questo processo.
La fiaba tungusa Le ali di Lotilko (Korbai, 2010) cattura in modo toccante e visivamente potente gli elementi emotivi del lutto: la crisi, il senso di abbandono, la privazione, ma anche la via d’uscita, la fiducia in sé stessi e il procedere passo dopo passo.
«Lotilko vide che non poteva aspettarsi aiuto da nessuno, che solo lui poteva aiutare sé stesso.»
Questa storia ci aiuta anche a comprendere come la nostra parte più profonda possa riaccendersi.
La fiaba indù Come fu creata la notte parla delle emozioni forti legate al lutto: dalla rabbia al dolore, dalle lacrime alla possibilità che il dolore si attenui – tema, quest’ultimo, particolarmente consolante. Si tratta di una fiaba scritta da una narratrice a partire da un mito indù originale. Ecco il mito:
Come fu creata la notte
Nel Rig Veda si narra che Yama e Yami, fratelli gemelli, erano profondamente legati e vivevano una vita idilliaca sulla Terra, dove il giorno non finiva mai: andavano dove volevano e facevano ciò che desideravano. Un giorno, al ritorno a casa, Yami trovò Yama sdraiato sotto un albero, come se dormisse. Non volendo disturbarlo, attese che si svegliasse. Quando però non si svegliò per molto tempo, cercò di destarlo. Ma lui non si mosse. Allora lo scosse.
Niente funzionò e Yama, il suo amato fratello, restò immobile. Yami cominciò a piangere con un dolore così profondo che le sue lacrime minacciavano di inondare il mondo. Le mancava immensamente. Gli Dei vennero per consolarla. Tutto ciò che riusciva a dire, spezzata dal dolore, era: «Yam è morto oggi… Yama è morto oggi.»
Il suo dolore era così intenso che la Terra ne risentì – gli incendi si accesero e divamparono. A poco a poco, gli Dei e le Dee compresero che il dolore di Yami non diminuiva, perché lei era rimasta bloccata nel tempo. Per lei, sarebbe stato “oggi” per sempre. Gli Dei e le Dee si riunirono e insieme crearono il tramonto. La calma dell’oscurità si posò sul mondo. I singhiozzi di Yami si affievolirono.
Quando il Sole sorse la mattina seguente, Yami sussurrò: «Yama è morto… ieri.»
Il tempo passò e il suo senso di perdita si attenuò. E la Terra – bene, essa sopravvisse, per permetterci di sperare sempre in un domani migliore. E di Yami si dice che sia la Dea del fiume Yamuna, che discese sulla Terra.
Partendo da questo mito, utilizzo la versione della narratrice Laura Simms (2013; Davis, Simms, Korbai, 2010) nei miei percorsi terapeutici. Durante la narrazione, evidenzio alcune frasi importanti che ritengo fondamentali per le/i pazienti.
La fiaba inizia con un’immagine di paradiso: tutto è perfetto, traboccante, pieno di profumi, colori, senza tempo.
«C’era un solo giorno e una sola stagione: la primavera. Il sole non tramontava mai, i fiori non appassivano né morivano. Gli alveari traboccavano di miele»
Questo stato paradisiaco ideale è stato descritto anche da una mia paziente di 12 anni, che ha detto che, dopo la morte del fratello, ricordava quei tempi come idilliaci e sapeva che ora le sembravano troppo belli proprio perché, dopo la sua morte, tutto appariva così desolato e grigio che i momenti vissuti insieme si ingigantivano nella memoria e diventavano bellissimi, anche se in realtà non erano stati né così belli né così perfetti.
«Sembrava non respirare, e il suo corpo era freddo e rigido. Yama è morto.»
È una descrizione naturalistica della scoperta di un corpo morto, qualcosa che accade spesso ai sopravvissuti al lutto: ritrovano il corpo della persona amata. Tuttavia, il resto della fiaba ammorbidisce quest’immagine traumatica.
«Yami si rese improvvisamente conto di essere sola al mondo.»
Il senso di solitudine è riportato da quasi tutte le persone in lutto, ed è quindi un’esperienza molto potente. La ragazzina di 12 anni ha detto di aver compreso bene questa frase, perché anche lei si sentiva sola nel suo rapporto con il fratello, dal momento che lui non c’era più.
«Il dolore di Yami, più profondo dell’oceano, sgorgò dal suo cuore attraverso gli occhi: nacquero le lacrime. Il suo dolore si trasformò in un fuoco furioso che bruciava lentamente ogni cosa.»
«Il dolore di Yami porta alla distruzione del mondo…»
Il fiume di lacrime che scorre come un fiume distruttivo e la rabbia furiosa che esplode con violenza vengono rivelati a tutti gli ascoltatori. Questo è un punto molto importante della storia, perché legittima sia i sentimenti di tristezza sia quelli di rabbia, e allo stesso tempo risveglia la mente alla potenziale distruttività di entrambe le emozioni — o, meglio, al fatto che esse debbano fluire e trasformarsi affinché tutto non venga distrutto, dentro o fuori...
«Abbracciarono la ragazza e, per consolarla, le parlarono dell’inevitabilità della morte, ma lei era troppo triste per ascoltare parole di conforto. “Yama è morto oggi! Yama è morto oggi!” Sarebbe stato più facile sopportare il dolore per la morte di Yama, se avesse saputo che oggi sarebbe passato e che sarebbe arrivato il domani.»
Molte persone in lutto riferiscono di aver ricevuto parole di conforto da parte dell’ambiente circostante, ma di non averle sentite veramente tali. All’inizio del processo di lutto, il dolore della perdita non consente di pensare al futuro, alla possibilità di una guarigione...
«Allora gli dèi e le dee unirono i loro poteri creativi: prima crearono il tramonto, poi avvolsero il mondo in una coperta soffice...»
«La notte giunge nel mondo come una medicina sibilante nella storia, aiutandoci a riposare, a dormire e a separare un giorno dall’altro.»
«Ah, Yama è morto ieri. Ah, Yama è morto l’altro ieri.»
«Con il passare del tempo, il dolore di Yami cominciò ad attenuarsi, mentre la mano misericordiosa della notte levigava la sofferenza per la morte di Yama.»
Il passare del tempo qui diventa un momento di sollievo e di attenuazione del dolore.
In questo punto della storia, alle persone in lutto viene offerto uno spiraglio di speranza: che anche il loro dolore potrà attenuarsi, e che anche loro potranno, col tempo, stare meglio.
Parte del processo di lutto è quando chi è in lutto riesce a mettere la morte nel passato. Questo è ciò che Yami ha fatto nella storia: “È morto ieri” – cosa che fino a quel momento le era inconcepibile, poiché non aveva alcun concetto del tempo, non c’era notte nel suo regno, solo giorno. La perdita di una persona cara sembra fermare il tempo nel nostro mondo, e non comprendiamo come tutto possa continuare a scorrere là fuori. Spesso diventiamo quasi emotivamente intorpiditi. Tutto nel mondo sembra uguale, tutto accade allo stesso modo, ma chi è in lutto rimane bloccato nel momento e trova difficile andare avanti.
“Con il passare del tempo, il dolore di Yami cominciò a diminuire... sebbene non dimenticasse mai il suo caro fratello, il dolore ricorrente perse il suo potere... le sue lacrime si asciugarono.”
Oltre a offrire un modo per alleviare il dolore, la storia si conclude mettendo in evidenza il ricordo, una delle parti più importanti del lutto, poiché è così che portiamo con noi la memoria dei nostri cari perduti.
Le fiabe aiutano in molteplici situazioni e processi terapeutici
Il motivo per cui ho evidenziato le parti importanti della storia è che esse sono enfatizzate in quasi tutti i processi terapeutici. Di seguito mostrerò in quali situazioni della vita questa storia può essere di aiuto.
Ho già parlato della ragazza di 12 anni che ha perso il fratello a causa di una malattia oncologica. Avevano un rapporto molto stretto e, nonostante un’atmosfera familiare amorevole, il dolore della ragazza non era stato alleviato. Dopo aver ascoltato la storia, questi due punti sono stati messi in risalto da lei:
- L’immagine del paradiso – prima tutto era meraviglioso quando poteva stare con suo fratello, sebbene ci fosse un’idealizzazione che lei stessa percepiva...
- “Yami è rimasta sola” – “Il nostro rapporto mi ha lasciata sola”. Il senso di solitudine era molto forte, anche se sapeva di non essere sola, e di essere circondata dalla sua famiglia e dai suoi amici... Il sentimento di solitudine derivava dall’assenza del fratello.
- Dunque l’obiettivo terapeutico è chiaro, il compito è ridurre l’ Immaginare la risposta: è stato invocato un lavoro immaginativo in cui la ragazza ha immaginato le sue conversazioni con il fratello.
- Effetto: Alla fine, il lavoro immaginativo ha avuto l’effetto di farla sentire meno distante dal fratello.
In un altro caso, una piccola azienda ha perso un manager a causa del cancro, quindi quasi tutti i dipendenti dell’azienda sono stati colpiti dal lutto. Su richiesta della direzione, ho tenuto una sessione di narrazione di gruppo per il personale.
- Nella storia, i sintomi emotivi del recente lutto sono stati condivisi nei gruppi.
- Nei gruppi è stato dato rilievo a un’esplorazione dettagliata del dolore e della rabbia. Nei feedback, hanno riferito che sono stati commossi fino alle lacrime e hanno potuto condividere i loro pensieri e sentimenti sulla storia.
Durante un corso di formazione per il team, la perdita di un collega è stata un duro colpo per tutti. Ho raccontato loro la storia durante la formazione di gruppo. Una collega con attacchi di panico: all’inizio della sessione era preoccupata, ma dopo aver ascoltato la storia è stata la prima a parlare. “Non avevo mai pensato alla notte in modo così positivo, può essere la notte che porta la tranquillità!” Mi ha ringraziato per l’esperienza e ha detto che era già un momento di guarigione per lei…
Durante il periodo del Covid, sono stata contattata per la morte di una compagna di liceo. Ho tenuto una sessione di gruppo online con delle storie. Questa storia ha aiutato i giovani a riflettere sulle loro esperienze e abbiamo parlato di strategie per aiutarli ad addormentarsi. Sono state condivise molte idee con il gruppo: chi ascoltava musica, chi faceva esercizio prima di dormire, chi beveva tisane, ecc. Inoltre, poiché la storia ci ricorda il ricordo alla fine della narrazione, i membri del gruppo hanno ricordato un caro momento passato con la loro compagna defunta.
Spero che gli esempi sopra riportati abbiano mostrato quanto le fiabe possano essere di aiuto nel processo di lutto, perché aiutare nel processo di lutto è necessario a qualsiasi età.
Bibliografia
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Davis, N., Simms, L., Korbai, H. (2010). Az aranytök. Terápiás történetek és mesék traumát átélt gyerekeknek. L’Harmattan-Mosoly Alapítvány.
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Tattelbaum, J. (1980). The Courage to Grieve. William Morrow.
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Renata Liliana Révész è psicologa, terapeuta del lutto, antropologa culturale e terapeuta della narrazione. Vive a Budapest, dove ha uno studio privato come psicologa consulente (consulenza della crisi), e si occupa principalmente di persone in lutto.