Se il focus di questo doppio numero monografico intende rispondere alla domanda: “cos’è l’ecopoesia?”, il presente articolo ha il ruolo di delineare come il focus è stato concepito dai due curatori, i quali poi si soffermano sul ruolo che il grande pensatore Raimon Panikkar può giocare nel definire una possibile visione cosmoteandrica di ecopoesia.
Manifesti, interviste e poesie, per entrare nel pensiero critico, nell’immaginario e nelle battaglie più che mai aperte dell’ecopoesia.
All’interno di questo numero monografico la sezione “focus” riunisce alcuni tra i poeti e le poetesse, non solo italiani, che rappresentano un riferimento di quel fenomeno culturale e sociale che chiamiamo ecopoesia. Abbiamo posto loro domande analoghe, che avevano il ruolo di chiarire cosa fosse secondo loro l’ecopoesia, quale fosse la percezione che hanno attualmente le persone dell’ecopoesia; che cosa l’ecopoesia potrebbe dare rispetto alla relazione tra uomo e natura.
Ogni intervista si conclude con ciò che più conta, la risposta estetica: la loro poesia.
Il Manifesto della Poetura che abbiamo scritto insieme alla poetessa sudafricana Tania Haberland esprime e incarna già il nostro pensiero. Per questa ragione vorremmo qui dare la parola a un grande saggio del nostro tempo, Raimon Panikkar, il quale a nostro avviso per come coniuga interconnessione e “inter-in-dipendenza”, particolarismo e universalità, può apportare in questa ricerca significativi “approfondimenti”, a cominciare proprio dal termine “inter-in-dipendenza” coniato dallo stesso Panikkar, con cui egli intende affermare quanto ogni elemento sia interconnesso con ogni altro, ma nello stesso tempo che sia indipendente, stabilendo sempre un di più mai prevedibile. Questo principio è oggi confermato dalla fisica quantistica la quale parla, come da sempre testimoniano i mistici, di “realtà sistemica” e di “probabilità”. Non esistono certezze ma il bisogno di certezze, che in questi primi due decenni del Duemila, si è aggravato in fame di certezze che ha alimentato l’attuale nostra “patologia di sicurezza” (Panikkar).
Questi concetti si possono “approfondire” ulteriormente a partire da una riflessione di Panikkar sul senso e il ruolo che lo scrivere ha per lui: “Scrivere, per me, è vita intellettuale e anche esperienza spirituale… mi consente di approfondire il mistero della realtà” (L’acqua della goccia. Frammenti dai Diari, Jaca Book, 2018). Cosa intende quando dice “approfondire il mistero della realtà”? “Colligite quae superaverunt fragmenta, ne pereant (Giov. 6,12). Non si disprezza nulla, non si lascia nulla da parte. Tutto è integrato, assunto, trasfigurato… Pensare tutti i frammenti del nostro mondo attuale per riunirli in un insieme non monolitico, ma armonico” scrive Panikkar ne La realtà cosmoteandrica (Milano, 2004).
Vale a dire che anziché specializzarci, sarebbe bene approfondirci, aprirci cioè a quella dimensione umana che abbiamo ignorantemente esiliata e alla quale dobbiamo osare ridare il suo nome: la mistica. Mistica intesa come Mistero, come voce del Silenzio da dove, se ascoltata, può emergere una parola nuova, una parola capace di creare buona realtà. È in questa profondità che la parola della Poesia ha casa, è da questa profondità che la parola poetica ci indica come vivere bene e insieme nella casa comune, dove ogni specie ha dignità ed è onorata dalla Vita.
Una dimensione umana, a disposizione di ognuno di noi; dimensione che invita a riconnetterci con il Cosmo intero, dal quale non siamo né separati né separabili. Panikkar parla di realtà cosmoteandrica, intendendo tre dimensioni inestricabilmente interconnesse: natura-uomo-invisibile.
È ormai da tempo che l’urlo della Natura invoca quotidianamente misericordia, soprattutto dall’uomo, che ha perduto la sacralità e la gratuità della Vita, non si ricorda più d’essere dono alla Vita e ha dimenticato l’eredità e la promessa di questa discendenza divina.
È in questo ambito che l’Ecopoesia può aiutarci a rimettere al centro il centro della vita.
La nostra umanità ha necessità di riconoscere cosa davvero siano salute e salvezza, dove un'altra trinità: bio-psiche-zoe ci richiamano al ritmo della Natura, che è anche il nostro ritmo. Scrive sempre Panikkar ne L’acqua della goccia. Frammenti dai Diari: “Nè i poeti sono fabbriche di versi, né i filosofi sono produttori di pensieri. La natura è viva. Mi sento di vivere con lei. Il sole si sta alzando, fa ancora fresco; i passeri cantano e i grilli friniscono. Medito – e rendo grazie . Si vede ancora la mezza luna – o lei vede me. Sento la necessità di amare.”
Ecco, in questa chiave va letta la parola “immanifesto” con cui chiudiamo il nostro Manifesto (della Poetura):
13- La Poetura ha come fine ultimo la quotidiana amorevole relazione di cura e unione tra Uomo, Natura e Immanifesto.
I due curatori di questo focus ringraziano Ivana Trevisani Bach per averci messo in contatto con Helen Moore e Félix Hugo Noblecilla Purizaga; Tania Haberland per averci indicato e messo in contatto con CAConrad e i traduttori Sara Elena Rossetti, Anna Castellari e Pietro Gambino.
Dome Bulfaro (1971) poeta, performer, artista visivo, editore, docente di Poesiaterapia e formatore, si dedica alla poesia (di cui si sente un servitore) e all’arte ogni giorno dell’anno. È uno degli autori italiani più attivi e decisivi nel divulgare e promuovere la poesia performativa ed è il principale divulgatore in Italia della Poetry Therapy/Poesiaterapia.
Ha fondato ed è direttore di Poetry Therapy Italia (2020), rivista di riferimento della Poesiaterapia italiana. Ha fondato e dirige (con Simona Cesana) PoesiaPresente – Scuola di Poesia (2020, Monza), prima scuola italiana di poesia performativa, scrittura poetica e poesiaterapia, prima in Italia a proporre corsi di formazione per Facilitatori/ici in Poesiaterapia.
Dal settembre del 2024 fa parte del board del Journal of Poetry Therapy (USA); nell’ottobre 2024 ha preso parte alla 1st European Biblio/Poetry Therapy conference 2024 (Budapest) come referente per la Poesiaterapia italiana.
(Foto Giuseppe Ruscigno)
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Patrizia Gioia, designer e poetessa, cofondatrice di Mille Gru (2006), è responsabile del settore arte e cultura di Fondazione Arbor, che ha avuto come primo presidente Raimon Panikkar. Opera per diffondere il dialogo inter/intra culturale e religioso, organizzando giornate di lavoro e incontro con studiosi di fama mondiale. Membro di ARPA ( Associazione per la Ricerca in Psicologia Analitica ) scrive libri di poesia e articoli per riviste e giornali web, rivitalizzando il pensiero mistico simbolico al crocevia tra oriente e occidente. Nel 2000 fonda SpazioStudio13 a Milano, luogo di incontro e confronto.
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