Poetry Therapy Italia

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Ad un certo punto della mia esperienza lavorativa di architetto ho iniziato a lasciarmi contaminare da tutte quelle attività artistiche ed associative che mi appartenevano da sempre, musica, arte postale, land art, poesia, dando vita ad un collettivo indipendente di ricerca ambientale, gli Opla+, a cui riconosco il merito di avermi dato l’opportunità di vedere il mondo sempre con occhi diversi.

Molte delle mie attività di ricerca artistica, sin dall’inizio, sono state rivolte alla costruzione di installazioni e situazioni collaborative dove la componente interattiva era principale e dove l’inserimento nei vari contesti non era mai casuale ma orientato ad analizzare la percezione e il comportamento delle persone nei luoghi. Questo “strumento”, quello delle installazioni artistiche ambientali, che oggi non fatichiamo ad inserire nelle pratiche di “rigenerazione urbana”, ci è diventato utile per dare risposte analitiche a processi di progettazione ambientale finalizzati alla costruzione o al recupero dell’identità dei luoghi.

Ricordo a titolo esemplificativo due installazioni temporanee: un grande padiglione rosso posto su un belvedere nella cittadina di Cividale del Friuli che, negando la consueta vista, ne generava delle altre inaspettate e inconsuete attraverso tagli e fori nelle pareti interne, e un “finto” campo da golf realizzato sul Cassero Senese di Grosseto, che oltre a obbligarti ad un percorso di 18 buche raccontava nelle rispettive bandierine tutto lo spreco d’acqua del territorio nazionale.
Ironia e gioco, in entrambi i casi, accompagnavano e individuavano una fruizione “altra” dei luoghi, utili modelli per nuove visioni turistico-ambientali, oltre che per favorire la partecipazione alle scelte.

Cosicché negli anni ho ritenuto quasi indispensabile, nelle modalità di progettazione quotidiana, dover dar sempre più spazio ad elementi di indagine conoscitiva del territorio che arrivino da fonti ed esperienze non più, e non solo, legate a mappe e a norme pianificatorie.
Da qui una personale attenzione a quelle espressioni artistiche capaci di narrare con pochi gesti i paesaggi e i luoghi in cui condividiamo il senso di appartenenza.
Complice il legame e l’amicizia che mi unisce all’associazione Porto dei Benandanti di Portogruaro (VE), che da oltre un decennio realizza un festival estivo di poesia (Notturni Diversi – piccolo festival della poesia e delle arti notturne), ho iniziato ad interessarmi a come certi componimenti poetici risultassero così efficaci ed emotivamente immediati al racconto dei paesaggi. Al pari di certi artisti visivi o al “cogli l’attimo” di molta street photography, la sintesi narrativa poetica rimanda ad aspetti intimi e descrittivi che vanno oltre la semplice parola scritta. Un aspetto che mi colpisce ogni volta e che mi porta spesso a creare dei “libri oggetto” che restituiscano forza all’impianto narrativo della poesia, ne alimentino le suggestioni di lettura, e siano un accompagnamento grafico compositivo, un documento utile ad immergersi nei paesaggi, uno strumento ulteriore per potenziare le analisi territoriali.

pdt004Ed eccomi arrivato a Partigiàn dea tèra (Partigiano della terra), una splendida poesia di Fabio Franzin, poeta veneto, una voce potentissima nei racconti civili sul mondo del lavoro e della contemporaneità. Anche Partigiàn dea tèra è diventato un libro oggetto, un dialogo tra me e Fabio Franzin, sulle parole della sua poesia, e sull’immaginario di quei luoghi descritti. Il “partigiano della terra” è il contadino protagonista del racconto verbo-visivo che fa resistere il suo fazzoletto di terra contro l’arroganza territoriale dei parchi commerciali. La situazione di resistenza e l’individuazione dello stesso luogo, che entrambe avevamo colto senza mai confrontarci prima, ora andava trascritta e per parte mia accompagnata con un consistente apparato fotografico ritagliato da Google Street View, strumento disponibile a tutti e che uso di consueto, un “occhio plurale” pronto ad esser esercitato.

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pdt003pdt006Il libro riporta anche tutto l’intreccio dei nostri pensieri, sulle rispettive ricerche e su quei luoghi “non-luoghi”, una sorta di postfazione discorsiva fatta di e-mail, incontri post-pandemici al bar e una giusta dose di leggerezza. È qui che emerge la nostra convergenza di vedute, la critica a queste grandi macchine commerciali, che sono sì luoghi riconoscibili, ma con identità momentanee e fuggevoli, sono “paesaggi a gettoni”, non c’è sedimentazione di valori e non c’è dialogo con il proprio intorno.
Il libro, infine, funziona come piccola installazione: se appoggiato su una mappa ortofotografica traccia dei riferimenti ai luoghi descritti dalle foto e dalle parole nel libro stesso. Le letture sono così, come sempre, su vari piani e con sfumature personali o da personalizzare.
Questa esperienza artistico-editoriale non è solo una facile critica ai centri commerciali, ad un modello economico prepotente, è anche un omaggio alla capacità di prendersi cura del proprio tempo per una riflessione lenta, accurata, per incoraggiare forme di lettura trasversale.

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Un mio auspicio è quello di vedere questi “documenti” al pari di altri poggiati sulla scrivania del primo dirigente con delega alla pianificazione territoriale, perché la scala dei paesaggi, come ecosistemi, è quella dove si gioca con più autenticità e meno metafora la comprensione del reale, la sua complessità, le sue contraddizioni.
La conoscenza profonda dei luoghi deve diventare anche “riconoscenza” e deve passare attraverso tutti quegli interessi vicini ad una sensibilità emotiva, ad un’urbanistica dei sentimenti, dove la poesia ci può certo aiutare.

Il libro è stato esposto a “Libri DiVersi 2021” presso il Museo Archeologico Nazionale di Portogruaro nel luglio-agosto 2021. È stato realizzato in 5 copie numerate ed è visibile presso lo studiomarcopasian.

https://www.oplapiu.it/wordpress/

https://www.instagram.com/explore/tags/partigiandeatera/

 


Paisan Opla Marco Foto 1Marco Pasian è architetto, si occupa di network culturali ed è attivo come concept-designer. Nel 2000 assieme a Giorgio Chiarello fonda e dirige il gruppo di ricerca indipendente OPLA+ con cui realizza principalmente installazioni ambientali.
Lavora spesso con immagini da Google Street View e con le poesie di autori amici.

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