Massimo D’Arcangelo tra gli ecopoeti più impegnati, anche nel costruire un dialogo internazionale, traccia le prime e poche tappe italiane di questo movimento. A corredo dell’intervista, tre sue poesie disegnano un percorso tra pace, sopravvivenza e volo.
Quando e come è entrato a far parte del movimento dell’ecopoesia? Quali sviluppi ha avuto in Italia l’ecopoesia?
La pratica della poesia e la sensibilità per gli animali e l’ambiente hanno avuto un ruolo importante nella mia crescita. La possibilità di prendere in considerazione la poesia come strumento personale di comunicazione e attivismo, per poter manifestare il dissenso alla violenza ecosistemica per mano dell’uomo, ha fatto sì che le mie forze si concentrassero intorno a ciò che oggi è il mio percorso artistico.
L’approccio all’ecopoesia si è risolto inizialmente con un affaccio, da spettatore e lettore, sul panorama internazionale quando, a fine del XX secolo, nasceva e si diffondeva nei Paesi anglosassoni la cultura ecopoetica.
Gli ecopoeti della prima ora si sono riuniti comparendo sulla celebre rivista letteraria “Ecopoetics” diretta da Jonathan Skinner.
La rivista mi ha permesso di individuare quale potenziale emotivo, educativo e terapeutico avesse l’ecopoesia sulle persone di ogni età, cultura e luogo.
In Italia la mancanza di voci dedite e decise a strutturare un percorso, che fossero in linea con i principi dell’ecopoetry, ha sollevato dibattiti e dubbi. Ad oggi critici, scrittori e addetti ai lavori si chiedono se l’ecopoesia esista e se sia possibile definirla. In pochi si preoccupano di spiegarne il valore e il contenuto attraverso la lettura e la divulgazione delle voci già formate e presenti sul territorio.
In Italia il primo approccio a questa pratica letteraria è stato tentato nel 2005 da Maria Ivana Trevisani Bach con la pubblicazione del “Manifesto di Ecopoesia Italiana”. Ispirandosi all’ecopoetry dei paesi anglosassoni ha definito le linee guida, i ruoli, il linguaggio, le comunicazioni di tale disciplina per un possibile approdo del movimento sul territorio italiano.
Negli ultimi anni il lavoro di ricerca svolto in Italia, principalmente, da Serenella Iovino e Niccolò Scaffai ha dato slancio all’ecopoesia proponendo al pubblico dibattiti e saggi sulla questione letteraria in relazione all’ambiente e all’ecologia.
Nel 2017 con la pubblicazione di “Intatto. Ecopoesia. / Intact. Ecopoetry” (La Vita Felice), scritto a più mani con Anne Elvey e Helen Moore, ho avviato e promosso una collaborazione internazionale per mettere in luce le prospettive ambientali di luoghi geografici distanti tra loro (Italia, Inghilterra, Australia) ma legati dalle medesime preoccupazioni ecologiche. L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di voler portare in Italia delle voci extraterritoriali già affermate e conversare con loro attraverso il linguaggio della poesia, nella speranza che si potesse creare interesse e stabilire un restart dell’ecopoesia in Italia.
Nel 2018 il dossier del volume 58-59 di Semicerchio, curato da Niccolò Scaffai, “Ecopoetry. Poesia del degrado ambientale” (Pacini), ha avviato il dialogo attorno alla ricerca letteraria sulla tematica ecologica, concentrandosi sull’aspetto specifico della natura minacciata e della rappresentazione del rischio ambientale nell’ambito della poesia.
Ultimo tentativo, in Italia, nel voler creare una strada ecopoetica concreta e percorribile, è fissato dall’uscita di “Tellus. Quaderni di Letteratura, Ecologia, Paesaggio” (ZEST. Letteratura Sostenibile) con il numero speciale 1/2021: “Ecopoesia/ Ecopoetry”, consultabile gratuitamente online. Il lavoro, diretto e curato da Antonia Santopietro, raccoglie un numero cospicuo di contributi, voci italiane e internazionali contemporanee, e si propone di riassumere le modalità con cui la poesia può determinare o favorire una consapevolezza ecologica.
La piattaforma “Zest. Letteratura Sostenibile” è ad ora tra i principali mezzi di divulgazione e studio, incentrati sull’ecoletteratura, che abbiano un osservatorio e uno spazio dedicato rivolto all’ecopoesia.
Attraverso questi approdi si delinea in modo sempre più marcato un percorso ecopoetico che restituisce voce al panorama italiano, una finestra sul mondo che rende la nostra Nazione, non solo spettatrice attenta ma, protagonista attiva di un dialogo letterario che vuole ribadire l’attenzione dei popoli sulle questioni ambientali.
Quale contributo può dare l’ecopoesia alla relazione uomo e natura?
Come viene evidenziato da Niccolò Scaffai, nei secoli la configurazione dell’idea di ambiente e la struttura della relazione tra uomo e natura si sono formati attraverso la letteratura.
L’ecopoesia o poesia ecologica parte da un presupposto, vuole con il suo contenuto far riflettere sulle questioni ambientali e sulla bellezza della Natura che va preservata.
Siamo parte indissolubile di questo complesso ecosistema che viviamo e ci assorbe e pertanto è nostro dovere rimanere in contatto con esso, difenderlo e vivere in sinergia con ogni elemento che lo compone.
La pratica dell’ecopoesia mette in relazione l’uomo con la natura, crea un dialogo tra le parti, incoraggia a osservare una prospettiva ecocentrica del mondo in cui viviamo, spingendoci a prestare attenzione ai dettagli e a pensare in modo più critico.
Qual è il principio dell’ecopoesia che più sente suo? Perché?
Mi sorprende come l’ecopoesia in questi anni sia diventato un valido strumento per educare al pensiero ecologico e introdurre gradualmente un radicale cambiamento delle coscienze.
Attraverso l’ecopoesia vengono evidenziate le problematiche ambientali di cui tratta la cronaca e la scienza: il degrado ambientale, il riscaldamento globale, la combustione del carbonio, l’allevamento intensivo, lo sfruttamento animale, l’estinzione delle specie. Le parole predisposte in versi creano scenari e tentano di comprendere e far comprendere l’urgenza della problematica affrontata, sviluppano discorsi che possano risvegliare in modi inaspettati e inquietanti il lettore.
A mio parere, l’ecopoesia che ha valenza, non parla principalmente della bellezza della natura accompagnata da un apprezzamento estetico. L’ecopoesia deve in primo luogo confrontarsi con le preoccupazioni ambientali, esprimere un senso di connessione e responsabilità basato sulla denuncia, evidenziare la ferita del mondo attraverso la cruda trasposizione della realtà degradata, farlo altresì senza censura.
Ogni mezzo e strumento è utile per unirsi alla causa ambientale e alla condizione di crisi planetaria attuale.
Sappiamo come la poesia, e tutte le forme di arte, siano uno strumento potente di denuncia sociale, di comunicazione, di propaganda.
Sono certo che l’Ecopoesia possa dare il suo contributo, e farsi portavoce dell’emergenza ambientale, mettendo in luce – attraverso uno scambio di attenzioni – il senso dell’esistenza sulla terra e di come dovremmo essere portavoce e custodi di questo grande bene comune che ci unisce sotto lo stesso cielo.
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Ti leghi
Ti leghi al tronco. Seghe puntate contro
sbriciolano clorofilla—segmenti
di vita in forma di albero secolare.
Ti leghi al camion pieno di nasi piatti tondi
umidi occhi umani di esseri non umani
che soffrono come noi e sperano di resistere
a questo inferno di scosse elettriche, mani.
Ti leghi a tutto ciò che viene deturpato.
Ti leghi al bosco contro i cacciatori
speri questa follia di spari possa cessare.
Pace per gli uccelli, le lepri.
Pace finalmente per i cinghiali e i caprioli.
Pace come a dire fate silenzio
fuori c’è un mondo che chiede pace.
Istinto di sopravvivenza
Zampe e piedi, mani e zampe
impastano il sangue della Terra
della preda attaccata alla vita.
Iridescenza. Orizzonte
messo a fuoco moltiplica i colori.
Ti nascondi tra le pieghe
spighe da qualcuno seminate.
Ferito fuggi verso la salvezza.
Per istinto di sopravvivenza
vivi dimenticando il vuoto
gli animali estinti, gli ammutinamenti
dei paesaggi, i dettagli irrecuperabili
che svelarono la Storia. Ti ingoia la notte.
Tra le cose più belle sogni il passato.
Dimentichi di essere l’uomo.
Zampe e piedi, mani e zampe
impastano il sangue della Terra
della preda attaccata alla vita.
Non siate clementi
Il caos intorno a noi non rispecchia
la pace interiore duramente conquistata.
Spari si susseguono nella tranquillità
invernale della vegetazione. Cosa porta un uomo
a imbracare un’arma e puntarla contro
un colombo? Animale ossia anima innocua.
Il cuore smette di battere ad ogni pallino di piombo
che vagando nel bosco attraversa un corpo.
Non siate clementi con chi crede di controllare
a colpi di fucile l’equilibrio faunistico del mondo.
Cosa posso darti? cosa cerchi da me?
se i tuoi occhi non umani sprofondano nei miei
cosa pensi mi chiedo guardandoti fissarmi.
Se le tue zampe toccano le mie gambe
cosa cerchi mi chiedo, cosa posso darti.
Apparteniamo allo stesso mondo
percependo dimensioni diverse
ineguali colori ci attraversano.
Cosa pensi mi chiedo quando ti vedo
timoroso avvicinarti alla mia ombra.
Cosa posso darti? Cosa cerchi da me?
I tuoi sensi primordiali annusano
la mia onda ormonale, le mie vibrazioni.
Io di te so che sei materia parallela dinanzi
al mio corpo stupito impaurito attratto
da un corpo selvatico che sfugge al richiamo.
In segreto seguo le orme dei tuoi passi
la tana nella quale tra le radici di un larice
nel ventre del mondo nascondi il respiro.
Volo di ritorno
Ci siamo inginocchiati. Era mezzanotte.
Abbiamo superato il cerchio d’alberi.
Animali si leccano le ferite. Aprite gli occhi.
C’è il vento notturno. Spogliatevi.
Abbiamo aria. Respirate. Non è troppo tardi.
Ritornano le stelle finché il sole risplende.
Ogni foglia è l’emblema di una nascita sulla terra.
(Inediti, tratti dalla raccolta Riserva Naturale)
A cura di Dome Bulfaro e Patrizia Gioia
Massimo D’Arcangelo ha pubblicato Intatto. Intact. Ecopoesia. Ecopoetry (La Vita Felice, 2017), un libro di ecopoesia bilingue italiano-inglese scritto in contrappunto con Anne Elvey e Helen Moore, una collaborazione internazionale che mette in luce le prospettive ambientali di luoghi geografici distanti tra loro (Italia, Inghilterra, Australia) legati dalle medesime preoccupazioni ecologiche.