“Parola all’ambiente”: uno spettacolo di poesia performativa frutto di un laboratorio di ecopoesia portato avanti da Valentina Giordano, insegnante di lettere nella classe eterogenea dei “Gialli” della scuola secondaria di primo grado Anna Frank di Cinisello Balsamo AS 2022/2023. Un percorso in cui, creando connessione con la Terra, i ragazzi hanno imparato a connettersi con se stessi, a rispecchiarsi l’uno nell’altro, a sentirsi terra, aria, acqua, fuoco.
Grazie alla poesia ti puoi esprimere, scrivere quello che pensi e raccontarlo ad altri
Ludovica Totano
“Parola all’ambiente” è il titolo scelto dalla classe dei “Gialli” della scuola secondaria di primo grado Anna Frank, per lo spettacolo di poesia performativa portato in scena a giugno, frutto di un percorso nato spontaneamente durante le ore di laboratorio pomeridiano.
Mi è stato chiesto di affrontare con i ragazzi l’argomento della crisi climatica e del rapporto con l’ambiente: “Prof non ne possiamo più di parlare dell’ambiente, l’abbiamo fatto in tutte le salse”. Questa richiesta mi ha spinto a chiedermi se potesse esserci un modo diverso di “aggredire” questo tema, e la risposta è stata l’ecopoesia. Ho spiegato ai ragazzi che era necessario cambiare punto di vista: non avremmo parlato più della natura, ma per la natura. Avremmo tentato di dare voce a una Terra che non può esprimersi, concentrandoci non sulla descrizione ma sull’empatizzazione, sul creare connessione emotiva con il mondo in cui siamo immersi.
La prima attività che ho proposto è stata un’esperienza di visualizzazione: i ragazzi hanno chiuso gli occhi e con una musica di sottofondo li ho guidati a sentirsi Terra, leggendo loro la poesia Eco-decalogo di Maria Ivana Trevisani (di cui trovate l'intervista in questa rivista, nel numero dedicato all'ecopoesia, NdR) ie successivamente guidando la loro ricerca creativa con delle domande.
Eco-decalogo
di Maria Ivana Trevisani
Io sono la Terra, pianeta tuo.
Al di fuori di me, non avrai altra Terra.
Non far di me surriscaldata serra.
Non coprirmi di sacchetti e pattumi.
Non soffocarmi di polveri e fumi.
Non bruciar le mie grandi foreste
Padrone non sei, ma passeggero turista.
Per i tuoi figli conservami intatta.
Ricorda che io non son "Usa e getta"!
Sono triste per come mi tratti,
perciò sciolgo
i miei ultimi ghiacci,
e silenziosamente,
piango.
“Io sono la Terra, vi sento camminarmi addosso continuamente, come mi fa sentire? Cosa vorrei chiedervi, se avessi una voce?”.
In classe si è subito creato un silenzio intriso di concentrazione e rispetto per un tema che li tocca profondamente e a cui, parole loro, cercano di non pensare troppo perché molto doloroso.
Da questa prima attività ogni ragazzo ha composto una poesia, da cui poi ognuno ha scelto i versi che riteneva essere più rappresentativi e ne è nata una poesia collettiva.
Io sono la Terra
Classe dei Gialli - Scuola secondaria 1° grado Anna Frank
Io sono la Terra
grazie a me tutto è possibile
i volatili volano
il mare è cristallino
gli alberi sono alti e imponenti
Sono un po’ lunatica, lo so,
vi lancio tempeste che poi lascio asciugare al mio amico sole
Sento spesso la frase “mi dispiace per le generazioni future”,
sicuro, allora mi chiedo perché?
Perché vi divertite a strapparmi i capelli
a bruciarmi
Perché mi dite che sono sporca e puzzolente
quando siete stati voi a trascurarmi
Perché mi volete così male?
Perché distruggete tutte le mie braccia?
Perché io do ma voi non date mai?
Mi chiedo solo perché
Io sono la terra
ti nutro
ti cresco
tu mi sporchi
mi bruci
io mi adatto
tu mi butti
io ti insegno
tu mi distruggi
E io mi vendico, ma non è abbastanza?
Non capisci che sono stanca?
Sto tenendo il peso di tutto e di tutti
Il terreno dove cammini e quello dove sei nato, hai pianto, riso amato,
quel terreno sono io
Io sono la terra
Vi siete abituati alle seconde possibilità
ve ne ho date infinite
ora dico basta
di me ce n’è una sola,
non due, non tre
ci sono solo io
Basta perché non respiro
non respiro più, mi sento soffocare
basta perché non ci sarà più nulla da salvare
una volta ero rigogliosa, luminosa di vita
vi prego smettetela
mi avete ingrigita, spenta
e io sempre pronta a darvi di più
Ma non lo vedete? Non vedete oltre la punta dei vostri piedi?
Non ho più nulla da darvi
Io sono la Terra,
una galassia di meraviglie
deturpate,
io non ho voce
non posso esprimermi,
ma voi sì,
combattete, vi prego,
a mio nome
Sono una terra stanca
afflitta
morente
ormai agli sgoccioli di quella che
prima era una vita semplice
Io sono la Terra
ero blu,
ero verde
ero bianca
ora sono blu,
verde
bianca
ma con delle macchie nere indelebili,
si chiamano umani
A volte le mie nuvole crollano
vi innaffiano per farvi crescere
ma no!
voi volete rimanere piccoli
Seguitemi e guardatemi
può essere tardi ma mai presto
Io sento una voce dentro di me
ma voi ridete e bevete il tè
Mi sono spesso chiesta
se tutto questo sta succedendo solo nella mia testa
ma poi mi guardo e scopro che
posso muovermi
ho le gambe
un corpo
ho le braccia?
Io sono la Terra
Dove sono finita?
Tommaso, un ragazzo molto pragmatico, ha scelto invece di scrivere una lettera formale agli esseri umani, in cui, con grande serietà, li esortava a trovare un compromesso e a darsi la mano per crescere insieme.
Egregi esseri umani
di Tommaso Bonetti
Egregi esseri umani,
questa mia lettera è il mio ultimo tentativo disperato di parlarvi, di tendervi la mano e cercare di trovare un accordo.
Vi prego di smetterla di tagliare i miei alberi e di inquinare, le città, i fiumi e i mari. Non vi accorgete che vi fate del male da soli? I gradi che aumentano, le montagne non più bianche, i fiumi secchi, gli iceberg che si sciolgono, le campagne deserte…
Sono stata avvelenata e ferita da tutte le guerre che vi siete fatti solo per odio e da tutte le invenzioni create solamente per sfoggiare la vostra bravura, e la vostra forza. Ho scritto questa lettera per voi, per la vostra sicurezza, per farvi cambiare strada, altrimenti le vostre scelte vi si ritorceranno contro. State distruggendo la vostra casa, per favore se non volete farlo per me fatelo per la vostra incolumità. Siete gli unici a perderci perché io esisto da sempre e continuerò a esistere senza di voi, a voi la scelta: potete comportarvi da inquilini di passaggio oppure possiamo aiutarci a vicenda, ricreando un equilibrio che molte generazioni fa avete distrutto. Io vi ho sempre aiutato ma è ora che facciate qualcosa voi! In cambio vi ridarò la neve, l’acqua, il ghiaccio, le montagne innevate, le campagne verdi…
Spero che queste parole non siano state scritte invano, e che le usiate come direzione per gli anni a venire.
Con affetto,
la vostra Terra
Durante la lezione successiva ci siamo invece concentrati sui tre elementi naturali mancanti: aria, acqua e fuoco. Ogni ragazzo ha scelto l’elemento su cui voleva lavorare e, sempre partendo da una visualizzazione con musica, hanno provato a sentirsi aria, acqua, fuoco. “Come mi sentirei ad essere liquido? A bruciare? Cosa può fare l’acqua che io non posso fare? Quali sono le qualità di questo elemento che vorrei avere anche io?” Da questa attività sono nate alcune poesie, che tra un verso e l’altro, raccontano di ognuno di loro.
Io sono il fuoco
di Nora Verpelli
Io sono il fuoco,
mi conoscete come quello che brucia
che distrugge
che uccide
Ma io voglio mostrarvi che so essere diverso
Posso dare di più
Posso scaldarti
Posso cuocere i tuoi pasti
Posso fare luce al tuo cammino
Il mio essere distruttivo è solo una difesa, te lo giuro, spesso alimentata dalle persone
È solo che io stesso mi sento bruciare…
Faccio del male a tutto quello che è intorno a me
Sai qual è la cosa che mi rende più felice?
Proteggere le persone con il mio velo di calore, guardare le loro facce felici
È in quei momenti che penso che vorrei rimanere così per sempre.Io sono l’acqua
di Ethan Zenelli
Sono l’acqua e finalmente posso andare ovunque
posso entrare dentro il suolo
posso vedere le radici delle piante
e andare dove voglio
posso andare sott’acqua senza mai risalire
posso aiutare le piante a crescere
posso sentirmi libero di prendere la forma che voglio
posso girare il mondo senza mai farmi male
Che bello bello e ancora bello!
Guarda! New York! E Tokyo! E le Hawaii!
Posso dividermi in diverse parti
Mi sento più Forte
E sai qual è la cosa che mi piace di più?
È che posso svanireAnche se a volte vorrei essere il vento
di Letizia Soli
Sono l’acqua
e di questo non mi lamento
anche se forse a volte
vorrei essere il vento
Ma essere liquida mi permette
di andare ovunque
anche se perdo pezzi di me
continuamente
finchè di pezzi non ne avrò più
Ma io sono l’acqua
non sono un’insignificante pozzanghera
che con il sole sparisce
Io sono l’acqua
quella che ricopre
mezzo mondo
quella che è il vostro 73%
quella che dona la vita
ma anche la crescita
quella che ospita
quella che vi pulisce dalla sporca terra
Io vorrei andare dappertutto
ma mi bloccate
con le dighe
mi sporcate
mi sprecate
Io ho un prezzo
che si alza man mano
che diminuisco
fino alla mia morte
un prezzo che solo voi pagate
e pagherete
L’unica cosa che non distruggete
è la paura che ricopre
il vostro 27% rimasto
che diventa secco
perché io lì non scorro
io lì non arrivo
perché la mia forza
si è asciugata.Se fossi aria
di Edoardo Mamani e Margherita Miloro
Se fossi aria vagherei,
vagherei fino al confine del mondo
con la testa tra le nuvole
ammirerei con occhi diversi tutto quello che ci offre
che non so perché
ma non mi stufa mai
Chi lo sa,
ora potrei essere dietro di te e
con il mio respiro morbido ma deciso
ti spettinerei
Se fossi aria quando soffio vorrei sentire
l’ebbrezza di non sentirmi solo
ma di essere tutt’uno
con il mondo,
occupare una stanza intera
Sono io che faccio volare le foglie
degli alberi
io che vado libera per la mia strada
senza essere fermata, disturbata,
il cielo mi accarezza
Sento l’emozione
delle persone
quando gli passo accanto,
gli asciugo le lacrime
dopo una lunga giornata
Arrivo in cima
ad una montagna
e non ho paura
di cadere.
La settimana successiva ho diviso il gruppo classe per età: ai ragazzi di terza ho mostrato il video di Alberto Dubito che performa la poesia “E il cielo cade” e ho detto loro di provare ad abitare quella stessa rabbia e chiedersi quali potrebbero essere tutti i motivi per cui il cielo, stanco di noi, potrebbe arrendersi e caderci addosso. Anche in questo caso dalle poesie di ognuno è nato un testo collettivo.
Il cielo cade
Classe 3° sezione dei Gialli - Scuola secondaria 1° grado Anna Frank
Poesia liberamente ispirata da “E il cielo cade” di Alberto Dubito
Il cielo cade
sui discorsi triti e ritriti
dopo tutto quello che ha subito
costi quel che costi
Il cielo cade
cade su di noi che ce ne freghiamo
sulle persone bullizzate
sulle verità oscurate
sulle case bruciate
sulle vite giustiziate
Il cielo cade
sulle parole mai dette
sulle facce mascherate
sulle piazze insanguinate
sulla terra mai ascoltata
su chi non partecipa mai
Il cielo cade
cade di rabbia
cade per non soffocare
per tutte le volte in cui dovremmo dire basta
e non lo diciamo
Il cielo cade
su di noi che non osiamo
per tutte quelle volte che cediamo
cade sulla nostra paura
sul mirino puntato verso la terra
sulle morti ingiustificate
sulle vite calpestate
Cade come se nulla fosse
E invece no, il cielo non cade mai.
Ai ragazzi di prima e seconda, invece, ho chiesto di rispondere alla poesia creata dai loro compagni più grandi, raccontando tutti i motivi per cui, secondo loro, il cielo resiste, cercando di concentrarsi sui più piccoli dettagli della nostra quotidianità e del nostro abitare la Terra. Anche in questo caso, ne è nata una poesia collettiva.
Il cielo resiste
Classe 1°-2° sezione dei Gialli - Scuola secondaria 1° grado Anna Frank
Poesia liberamente ispirata da “E il cielo cade” di Alberto Dubito
Il cielo resiste
grazie alle amicizie che non crollano
alle persone che si scambiano sorrisi
alle foreste che solo a metterci piede ti incantano
Il cielo resiste
grazie ai pesci che donano felicità all’acqua
alle canzoni che trasmettono carica
e alle montagne che donano esperienza
Il cielo resiste
grazie al sorriso di un bambino
alla forza di alzarsi tutte le mattine
grazie al canto degli uccelli
e alle tempeste che con le loro onde donano speranza
Il cielo resiste
grazie al sole che illumina le nostre foreste
grazie alla musica
grazie al colore delle foglie d’autunno
Il cielo resiste
grazie al suo essere stellato
ad un campo di girasoli infinito
alla grazia di una farfalla
Il cielo resiste
grazie alla bontà di quella ragazza
agli occhi stanchi ma felici di un’anziana
grazie alle foreste innevate
al senso di libertà che ci regala la pioggia
Il cielo resiste grazie alla serenità dei ciliegi in primavera
alla luna che risplende nel cielo solitario
alla semplicità dei colori dei fiori
ai tramonti accecanti ma che non smetterei mai di ammirare
Il cielo resiste
grazie ad ogni bambino che gioca
al suono della risata della mia amica
grazie ai colori della vita e del mondo
alle api e ai fiori che sono migliori amici
Il cielo resiste
grazie ad ogni arcobaleno dopo la pioggia
grazie agli alberi grandi che lo sostengono
a quell’uccellino che impara a volare
Il cielo resiste
grazie al mare che sta ridendo
grazie ad ogni scrittore
grazie alla risata di mio fratello
grazie a quelle mani che puliscono il mare
grazie a quella grotta piena di cristalli lucenti
grazie ai campi fioriti
grazie alle nuvole che piangono pioggia
Grazie a tutto questo
mica solo il cielo non cade
ma l’universo intero,
se noi lo aiutiamo.
Il lavoro svolto in classe ha stimolato la creatività di alcuni studenti che, parallelamente alle attività collettive, mi hanno spontaneamente proposto delle idee per delle poesie collegate al tema, scrivendole in autonomia e riguardandole poi insieme.
C’è stato Steven, un ragazzo molto appassionato di fisica, che un giorno è venuto da me e mi ha detto “Prof, ho pensato che a volte mi sento come un atomo di idrogeno che cerca i suoi elettroni per essere stabile.” E io gli ho detto che quella affermazione era già una poesia, di prendere una penna e trasportarla su un foglio.
L’ottetto
di Steven Flores
A volte mi sento come un atomo di idrogeno.
Anche se sono il primo nella tavola periodica, ho solo un piccolo elettrone.
A volte ho anche dei neutroni, ma non sono la stessa cosa degli elettroni.
Ne vorrei di più, ne vorrei sette per essere stabile.
Mi sento solo senza alcun elettrone.
Per questo motivo voglio incontrare un atomo ideale per stare con lui.
Che ne so, forse un atomo uguale a me che stia cercando qualcuno con cui stare, o un atomo di ossigeno per passare il tempo nell’aria.
Però… ancora non trovo niente.
Sono settimane che cerco, ma niente.
Nessuno è l’atomo ideale per me.
O forse sono io quello che non si adatta?
Spero proprio di no.
Ma so che alla fine troverò un atomo che starà con me per sempre.
È triste dover restare da solo per tutta la vita.
E poi c’è stata Ludovica, che in uno sfogo personale continuava a lamentarsi di quanto i soldi siano troppo importanti nella società, arrivando a essere considerati quasi una divinità. E io le ho detto che anche quella era già poesia, di prendere una penna e trasportarla su un foglio. E così, unendo le forze con la sua amica Anna, è nata una sorta di preghiera a questa divinità, a detta loro, onnipotente.
Divinità onnipotente
di Ludovica Totano e Anna La Cecilia
Carissimi soldi,
a voi che siete diventati una divinità onnipotente
dalla cima delle vostre piramidi sociali ci guardate con sufficienza
Siamo qui, vi preghiamo, vi veneriamo
Vi chiediamo qualche briciola in più
Siamo bisognosi, affamati e disperati
Vogliamo di più
Ve ne preghiamo
L’economia è nelle vostre mani
nulla gira senza di voi
il mondo ormai è basato su di voi
Gli umani divenuti vostri servitori
vi rincorrono continuamente
Commettono continui peccati per mano vostra
Avete troppo potere nel mondo
È giunta l’ora di un cambiamento,
una rivoluzione!
Lotteremo con tutte le nostre forze per cambiare qualcosa
Bisogna togliere potere al capitalismo,
spodestarlo dal trono che si è costruito
Sarà dura
Forse ci deriderete
Ci consumerete
Ma non molleremo,
perché come si dice “La speranza è l’ultima a morire”.
Amen
E di nuovo Steven, che mentre camminiamo per andare a mensa, mi dice che vuole provare a mettersi nei panni di un cane rinchiuso in canile, che guarda il mondo da dietro le sbarre e, ogni volta che vede dei piedi passare, spera che sarà la volta buona e verrà portato via, ma non accade mai.
Nel canile
di Steven Flores
È da tanto tempo che mi trovo qui
mi hanno rinchiuso in questa gabbia quando ero ancora cucciolo,
questa gabbia molto piccola e scomoda.
Sono passate più di 2555 notti.
Vedo ogni giorno uno dei miei compagni sparire, chissà dove
Ogni giorno viene portato via uno dei nostri…senza sapere dove e perché
Sento l’abbaiare dei miei compagni, che sperano di essere salvati.
Io non faccio eccezione.
Dicono che fuori è meraviglioso,
che puoi viaggiare per tutto il mondo.
Spero un giorno di essere portato nel paradiso degli umani
anche se ho sentito dire
che il guinzaglio non è poi così comodo.
E poi c’è stata Yara, che ha scelto di raccontare la Terra e gli esseri umani dal punto di vista del Sole.
Sono io, il Sole
di Yara Romanazzi
Io vi vedo, sapete?
Sono io, il Sole.
Vedo la Terra, le magiche foreste che continuano a cercar di conservare l’incantesimo che l’uomo distrugge,
gli oceani misteriosi e indescrivibili che vengono macchiati di anno in anno,
le creature che vivono su questo pianeta,
proprio come l’essere umano.
Loro si sentono potenti, unici, padroni di quello che li circonda, ma conoscono solo un granello di sabbia di quello che è l’universo.
Cosa sono loro, dopotutto?
Vedo così tante cose attorno a me, neanche io so molto sull’universo.
Ma so che un pianeta come la Terra è raro, pieno di vita e allegria, e non va buttato via.
Va conservato, rispettato, perché è prezioso e speciale.
E infine nuovamente Ludovica, che esplorando lo spazio del parco ha deciso di parlare dei suoi ricordi, attraverso l’immagine di un’altalena solitaria.
Un’altalena solitaria
di Ludovica Totano
Un giorno vidi un’altalena da sola
isolata in un parco
Decisi di salirci
mi vennero in mente tutti quei ricordi di quando ero piccola
e immaginavo di volare, talmente andavo in alto
non ho mai preso un aereo
eppure sembrava che stessi viaggiando per il mondo
Sembrava quasi di toccare il cielo
le nuvole o le foglie alte sull’albero
con quel vento fra i capelli e sul viso
quel piccolo brividino di freddo
come quando vai in alto
e puoi vederti i piedini .
Nell’ultima parte del laboratorio ci siamo concentrati sul dare voce a questi testi, costruendo insieme uno spettacolo di poesia performativa con un’identità ben definita. Tommaso, il pianista della classe, si è offerto di suonare la colonna sonora dello spettacolo, scegliendo con cura i brani adatti a ogni poesia. Ogni scena è stata cucita addosso ai ragazzi, i quali si sono divertiti ed emozionati moltissimo. Dando voce alla Terra hanno dato voce anche a loro stessi, si sono conosciuti meglio tra compagni, hanno imparato il valore del non giudizio, si sono rispecchiati l’uno nell’altro e, soprattutto, hanno capito che fare poesia è, innanzitutto, giocare con le parole.
“È stato un bel percorso dove ci si poteva sentire liberi di esprimere i propri sentimenti, paure, insicurezze per poi condividerle tra di noi. E poi abbiamo unito tutte queste emozioni e le abbiamo regalate al pubblico!” (Nora Verpelli)
Valentina Giordano è insegnante di Lettere, specializzata nel Metodo Montessori per la scuola secondaria, danzaterapeuta, studiosa di psicologia e poesiaterapia. Recentemente ha cominciato a sperimentarsi nella scrittura poetica e a portare i propri testi sui palchi dei poetry slam italiani, con l'obiettivo primario di fare sensibilizzazione sulla salute mentale.