Poetry Therapy Italia

L’amore da vecchia invecchia? Si invecchia insieme, ci conviene? O invecchia solo l'umano, mentre l'amore e la morte rimangono sempre sulla soglia, indenni alle rughe, al malanno del cuore, ai denti finti, al grigio dei capelli? Il libro di Vivian Lamarque non è un libro di memorie, né di lamentazioni, Vivian tocca delicatamente tutte le zone del corpo e dell'anima e della Natura; un libro curativo, balsamo anche per una cicatrice che, l’autrice si domanda se possa un giorno diventare quasi felice.

 

Bisogna invecchiare terribilmente per rinunciare alla vanità di esistere davanti a qualcuno”.

Me le sono portate addosso per buona parte della mia vita queste parole di Colette, parole che si trasformavano con me, continuamente, terribilmente, lasciandomi sempre con le grandi domande, che poi alla fine sono tre: l'amore, il tempo, la morte, un 3 che alla fine potrebbe anche diventare 1 (come solo sa fare la misteriosità della matematica), ognuno poi sceglierà (seguirà) la propria via.

Questo ultimo libro di Vivian Lamarque affronta questi temi come un chirurgo di nanoingegneria (esiste ?!), come le mani della pioggia di E.E.Cummings “nessuno ha così piccole mani”, ma Vivian le ha ereditate da due mamme e due papà.

21 R cover lamarqueVivian, l'amore da vecchia invecchia? Si invecchia insieme, ci conviene?

O invecchia solo l'umano, mentre l'amore e la morte rimangono sempre sulla soglia, indenni alle rughe, al malanno del cuore, ai denti finti, al grigio dei capelli?

E quella vanità di esistere davanti a qualcuno? Oggi, davanti alla Poesia Vivian cosa sta raccontando, si sta ancora trasformando?

Una volta era il corpo il fardello del tempo, la pelle che scende come la pioggia sulla sabbia, il terrore dello specchio e dello sguardo di quel lui che “fidanzato” era sempre da sposare prima d'essere ancora incontrato.

Poi diventa languido anche il cuore, si nutre di ricordi lontani, raccoglie tutti i fiori che aveva lasciato senz'acqua e li innaffia, ah, come li innaffia!

E pare che tutto torni, si colori.

Ma anche il sole si scolora e ci scolora, ravvivando tutto quello che era invisibile, una nuova nascita, innocente (che non nuoce più).

Quale amore in queste poesie?
Per la bella d'erbe famiglia e d'animali
per la famiglia dei cari nipoti e cara figlia
per i treni e il tempo (che si somigliano tanto)
per il cinematografo (e le sue sale scomparse)
per la poesia (“non lasciarmi mai, alfabeto”)
per qualche fuori tempo innamoramento (per due o
tre di voi che non lo sanno)
e per me stessa naturalmente (“io sono autobiografica”,
io non sono mai morta io sono nata”)
insomma per voi, perchè “mutato nomine, de te fabula narratur” (Orazio)

 

La vita si fa paesaggio popolato e popolare e Vivian ci fa navigare dentro, lei che ama così tanto il mare. Barchette leggere che salutiamo da lontano, sedute solitarie sulla battigia o sul divano.

Ci accompagna come la dea Linfa, s'insinua (con le unghie dipinte di verde) e s’infiltra nelle tribolazioni naturali, quelle che danno senso se le acconsentiamo.

E allora tutto si ridisegna nuovo, Vivian ci illumina altra Poesia (oltre a quella di Colette), ci porta a “l’aperto” di Rilke, uno che la sa lunga sull'amore.

Vivian ci dice che ora non abbiamo più nessuno davanti a noi, siamo noi davanti all’infinito, all'eterno, senza più pesi, senza più errori, senza più figli né genitori (e qui rammento Etty Hillesum che chiedeva al cielo di non farla andare insieme ai suoi genitori e ai familiari dentro Auschwitz, da sola sarebbe stata più forte, meno paurosa… meno sola).

Vivian, ti son forse spuntate le ali?

Galline, Gattini, Baobab, quante pagine ci rimangono da leggere ancora?

L’amore ci rincorre ancora ballerino, cade come un fulmine a ciel sereno su uno che attraversa

la strada, su uno che sappiamo che scrive poesie, su un dottore che ci è stato vicino.

E torna succulento, lo racconta bene Vivian cosa ci fa fare in cucina dove si va a mangiare.

Un amore canaglia, più della nostalgia.

Vivian tocca tutte le zone del corpo e dell'anima, salta dentro la Natura come una cavalletta azzurra, e – ora con le unghie dipinte di quell’azzurro – conta instancabile i sassi del mare, infila perline, accarezza le bianche lenzuola d’ospedale.

Ma quanti fratelli e sorelle e cuginetti hai Vivian?

Saltano fuori come da antiche scatole di latta e di ognuno c'è un tocco, riparato, un tepore ritrovato e risanato.

E la figlia:

Miryam, mia bambina, mia rima

mia infinita mattina

E i nipoti, Davide e Micol:

L’uno e l’altra – nuotando piano –

beata si guardava

 

Versi che vorremmo avere tutti noi da una madre, da una nonna.

E file di persone, sale di cinema, film, registi e attori, amici, conoscenti sconosciuti, compagni scompagnati, chi ringraziato e chi anche dimenticato, ma non per cattiveria, solo per mancanza di memoria.

E i treni. Quanti treni nel tempo attraversati. Orari, stazioni, finestrini. Luoghi dove vedi il tempo che passa e gli alberi che ti rincorrono e le case e i bambini. Metafora della vita:

Che anche lei
la cicatrice
persino lei
la cicatrice
possa
un giorno
diventare
quasi
felice?

 

L’attenzione al presente, al qui e ora, a quella “tempiternità” che il tempo ci ha fatto incontrare:

è qui la Vita ci dice Vivian, seducendoci nuovamente al suo banchetto, anche se in maniera nuova.

Senso di provvisorietà? Inevitabile nulla? Imprevedibili e impreviste minacce? Morire come? Dove? Con chi? A cosa serve diventare vecchia? E i morti?

Non ne scrivono loro
Da morti non si scrive più
Non ce ne inviano più
di poesie
i morti
(nemmeno una?)

 

Vivian (poetina di coccio normale, su un carretto di poeti di ferro, che male) cautamente non ci dà risposte, sapientemente suggerisce modi gentili, tocchi leggeri, brevi picchiate di volo tra una terra che ci ospiterà e un cielo che ci attira sempre, anche se nuvoloso.

P.S. A ViviaM (così mi piace chiamarla)

 

È un sottile filo rosso quello che di-segna (partendo dalla copertina) e accoglie tutte le poesie di questo libro.

Un filo rosso che viaggia in treno, in mare e che qualche volta scompare, per ricomparire fiorito nella memoria, mai sbiadito.

Ma davvero ViviaM da vecchia basta il ricordo? O piuttosto non è il ricordo che invecchia mentre la vecchia si fa nuova in altra dimensione? Si smettono gli abiti di lino e di cotone, basta guanti di lana e turbanti! Siamo nuovamente pronte a diventare amanti!

D’un violino che suona nella metropolitana, d'una nuvola che veloce va via, di una cicogna che ha sbagliato nido e glielo indichiamo dal balcone, con una nuova canzone. Siamo innamorate di tutto, proprio di tutto, soprattutto di quello che non ci piaceva. Il fegato alla veneta, per esempio, o la cipolla di Tropea, cruda, oggi la digeriamo, e quel rospo che ancora oggi sogniamo, possa diventare quel principe che solo noi vediamo.

Ci sono in queste pagine momenti di un'intimità che si è trasformata da ferita in ilare ri-cucita, una novità per una vecchia che credeva di non saperlo fare. Credeva di non potersi trasformare in farfalla e nuovamente volare.

... Questa vecchina occhialuta/ rotonda stupita che tiene in mano un'erbetta / nel frattempo appassita...

E i fidanzati? Chi abbiamo amato e chi ci ha amato? Tutto dimenticato?

...confondere i bei nomi / degli amanti ? Pronunciarli al momento /giusto con il nome sbagliato?...

Ma è sempre la Natura che ci sa rispondere e ViviaM, tu la sa ascoltare :

...Oh presto saremo boschi tutti quanti insieme ? Avremo cuori d'erba? di radici?...

C'è il Cinema, film vecchi e nuovi che ci riportano alla nostra storia personale, alle domande inevase che ora s'affacciano al nostro finestrino chiedendo :

...il non detto nè dato....ma perchè non l'abbiamo fatto? perchè non lo abbiamo detto?...

Questo non è un libro di memorie, né di lamentazioni, i vari capitoletti racchiudono quello a cui abbiamo dato nome e vita, alcune pagine sono erbari, altre orologi, ci sono mosche, allodole, pentole e pentolini, preti e tanto di quell'amore mancato che la Poesia ridà a chi abbiamo "nato":

...lei era il loro sole del mattino / lasciatela svegliare.

Questo è anche un libro “curativo” , balsamo per “quella cicatrice che - si domanda ViviaM – possa un giorno diventare quasi felice? Come quell'infanzia che, non vissuta, non è mai troppo tardi per viverla?

E' sempre una domanda la Poesia, scriviamo libri pensando di regolare i conti con Lei, ben sapendo che non li regoleremo mai. La Poesia istiga il Poeta a una parola onesta, perché Lei sa d'essere la più disonesta, anche se in Verità.

L'amore da vecchia, di Vivian Lamarque, Mondadori, 2022

 

 


 

azzurra d agostinoPatrizia Gioia, designer e poetessa, cofondatrice di Mille Gru (2006), è responsabile del settore arte e cultura di Fondazione Arbor, che ha avuto come primo presidente Raimon Panikkar. Opera per diffondere il dialogo inter/intra culturale e religioso, organizzando giornate di lavoro e incontro con studiosi di fama mondiale. Membro di ARPA ( Associazione per la Ricerca in Psicologia Analitica ) scrive libri di poesia e articoli per riviste e giornali web, rivitalizzando il pensiero mistico simbolico al crocevia tra oriente e occidente. Nel 2000 fonda SpazioStudio13 a Milano, luogo di incontro e confronto.
» La sua scheda personale.