Poetry Therapy Italia

Una giovane ventunenne, Arianna Tomassini, che soffre di disturbi alimentari e della nutrizione, racconta come la poesia la stia guarendo, portando avanti in parallelo un percorso virtuoso con la sua psicologa e psicoterapeuta Cristiana Zippi. Ne è nato un testo poetico-scientifico-poetico che trova nella definizione “nutriti con amore” il ponte di congiunzione ideale.

 

Arianna Tomassini: 

Nel periodo dell’asfalto sbiancato
la problematica maggiore
oltre i bronchi che non vanno
è la stecca di stacchi
tra un ragionamento e gli altri.
Dissociazione pensata, vissuta, sentita.

In una confusione di silenzi
mi accorgo di un’accordatura banale
in quanto risentita,
pericolosa accorciatura stomacale
in volume e vento di clessidra.
Mi ricordo
che il maestro è meccanico
e che sono parte di un
siamo
animali con problemi
più grandi del cibo
per cui mi ammalo,
costringo, allargo, elargisco compianti
e consigli,
comunico che l’importante non è piacersi,
ma – davvero – capirsi.

Mi ricordo di te,
in tutto questo,
che hai avuto problemi più radicati dei miei
e adesso sei parte dei miei di problemi
e vorrei capire l’asfalto,
i suoi semi, le sue pupe,
le metamorfosi,
e vorrei
guarire.

Chissà se manca alle strade un’origine
come manca la naturalezza a me.

 (2018)

Non ho mai trovato semplice spiegare me stessa allə altrə da un punto di vista “oggettivo”, tanto meno mettere su carta un percorso travagliato di guarigione durante il quale la condizione mentale predominante è stata la totale assenza di lucidità. Non l’ho mai trovato semplice e non-semplice rimane, ma l’aiuto - nel mio caso - arriva da luoghi mai dimenticati: quaderni che a distanza di anni portano ancora dentro testi, figure e metafore che ai tempi mi servirono per capire cosa stesse succedendo. Fogli pieni di farfalle cangianti e corpi smagriti, spauriti e per poco non dati per scomparsi. Fogli in cui una mente insicura ha trovato rifugio e nell’auto-aiuto ha iniziato a rimare.

Dove il cibo smise di rappresentare per me un alleato, dove le mie carni mi diventarono nemiche, il primo strumento salvifico che conobbi e che accettai senza domande fu la poesia: la penna, il lessico vario, il ritmo. La combinazione di questi tre elementi portò alla creazione di un Mondo Altro dal quale osservarmi in terza persona e iniziare a costruirmi, tramite i versi, due nuove gambe con le quali avviarmi verso una conoscenza più profonda di me medesima e – cosa non meno importante – verso la guarigione.

“Il Nutrimento del Se”. Quadro esplicativo sui DNA
a
cura della Dottoressa Cristiana Zippi

La notevole importanza attribuita al peso e alle forme corporee e il notevole sforzo che l’individuo mette in atto per controllare il peso, differenzia i soggetti che sono semplicemente insoddisfatti del peso e delle forme corporee, da chi soddisfa i criteri per un “disturbo della nutrizione”.

I DNA possono essere definiti “persistenti disturbi rispetto ad una alterata percezione della fame e della sazietà o di comportamenti finalizzati al controllo del peso e delle forme corporee, che danneggiano la salute fisica e/o il funzionamento psicologico”.

Le caratteristiche per un DNA possono essere tante in quanto se ci si riferisce ad un disturbo restrittivo (come una anoressia nervosa o una bulimia nervosa) le persone iniziano a saltare i pasti sempre più frequentemente, hanno un continuo controllo sull’assunzione delle calorie, mettono in atto metodiche di “pizzicamento” del proprio corpo (body checking) oppure dopo aver assunto grosse quantità di cibo si procurano il vomito, assumono lassativi piuttosto che diuretici o vanno incontro a interminabili ore di esercizio fisico.

 Il cibo non è più visto come “nutrimento” per la sopravvivenza, ma tende a diventare, specie per il genere femminile, lo strumento che permette di formare e controllare la propria immagine.

 Quando invece ci troviamo di fronte ad un disturbo da alimentazione incontrollata (DAI) i soggetti mangiano quantità di cibo di gran lunga maggiori rispetto a quelli dei pasti; spesso infatti le “abbuffate” avvengono fuori dagli orari del pranzo e della cena e vengono fatte in assoluta solitudine in quanto la persona inizia a provare vergogna e senso di colpa sia per l’abbuffata sia per il peso che cresce a dismisura.

In questo caso non vengono messi in atto meccanismi di compenso (vomito, restrizione, lassativi, ecc.).

 Questi disturbi hanno una moltitudine di cause, dal sociale allo storico, ma lo scarso contatto emotivo e la scarsa sintonia relazionale con i genitori, il criticismo e la comunicazione colpevolizzante, le alte aspettative e la focalizzazione sul “dover fare” piuttosto che sull’“ESSERE” possono predisporre al disturbo del comportamento alimentare e in seguito rinforzarlo.

Ci sono inoltre dei fattori trasversali che contribuiscono all’aumento del peso quali basso livello culturale, alta ingestione di grassi, sedentarietà, numerose gravidanze, elevato peso alla nascita, obesità infantile, ecc., così ci sono elementi che favoriscono la perdita di peso come un’alimentazione restrittiva familiare, alto criticismo rispetto al corpo e al peso, attività fisica eccessiva, credenze restrittive e di digiuno di tipo religioso, ecc.

 È indispensabile tenere conto dei rischi biologici e somatici creati dai sintomi del DNA e della funzione che hanno i sintomi stessi nell’integrità psichica.

 I disturbi alimentari sono, più di qualsiasi altro disturbo psichiatrico, sorprendenti e spiazzanti se si pensa alla deliberata sistematicità con cui l’anoressica porta avanti il suo programma di “magrezza”; l’incontenibile bisogno di abbuffate seguite dalle condotte eliminatorie della bulimica, appaiono totalmente “irrazionali” di fronte al “buon senso comune”.

 I DNA sono, pertanto, le malattie che coinvolgono e sconvolgono il corpo, la sua biologia e la sua psiche e in quanto tale hanno bisogno di essere “nutriti con amore”.

 

Arianna Tomassini:

Tra il rapporto problematico con la mia immagine corporea e i meccanismi fedeli alla legge del “tutto o niente” alla base della mia maniera di alimentarmi, è nata presto una grossa bolla d’aria. Una bolla – nel suo piccolo – imponente, incredibilmente fresca e capace di accogliere le soluzioni al distacco dalla realtà, che i disturbi dell’alimentazione mi avevano portato a patire. Lì dentro potevo creare.

Tramite la ricerca esatta di termini, ho iniziato inconsciamente una ricerca altrettanto esatta degli specifici sentimenti che stavano alla radice dei miei comportamenti auto sabotanti: la mancata comprensione del mio Io, l’innegabile rifiuto degli standard di perfezione imposti dalla società e la ribellione mal gestita di chi non sente di aver qualcosa da perdere, iniziarono a tradursi in testi incredibilmente mirati.

All'inizio ogni strofa è nata intrisa di frustrazione e disgusto, vergogna e impotenza. Tutto quello che del mio corpo e della mia immagine non riuscivo a tollerare (compresa la percezione che dall’esterno se ne poteva avere) si riversò sul foglio insieme all’inchiostro, portandosi appresso l’odio acido che ero arrivata a provare verso l'esistenza.
Ma ci volle poco affinché la mia indole curiosa cominciasse a trasformare i testi: mi dedicai alla creazione di immagini che concretizzassero l’insulto che io stessa stavo rivolgendo alla mia salute e alla sacralità della nutrizione. Ciò mi permise di visualizzare il problema e in seguito di comunicarci direttamente.

C'è una farfalletta
sul soffitto della stanza comune,
sulla muratura sbilenca
sotto le tegole,
sul sottotetto.
Lì dove fa caldo, c'è
questa cazzo di farfalletta
da tutta l'estate,
o almeno da un mese,
può darsi da anni,
e sta lì,
morticella.
Però è rimasta attaccata.
E le si vede attraverso
le minuscole aluzze verticali,
venate di marrone marcio
e scadente:
poco le frega
che le si intraveda lo specchio
attraverso le oblunghe
lenti che porta sul dorso.
C'è una farfalletta marrone:
noi la vediamo violastra,
cambia colore se
cambiamo l'umore con
il quale trasciniamo le gambe
lontane dal letto.
Poco le sposta
se gira la testa a tutti,
caleidoscopica
-le piacerebbe, ma è marcia-
creatura del diavolo.
‘Sta stecca ricurva lì sul
soffitto:
blu il viso,
rosse le orbite, e lei
è viola.
Probabilmente sta cedendo
il fegato, tutto giallo,
un paradiso al fuoco
dell'ittero:
è di nuovo marrone.
Alle farfallette piace cambiare
se c'è un riflesso
dietro di loro.
A noi piacerebbe fosse di plastica
e vetro,
piacerebbe pensare alla
pasta senza pensare
di star masticando plastica
e vetro,
alle farfalle col sugo.
Ma la farfalletta s'è
trasferita senza affitto
sul soffitto,
sotto le tegole e probabilmente
starà lì per qualche altro mese,
e darà una festa per effimere simili
– ne abbiamo già trovata una
nel bagno –
senza che si possa
far nulla.
Perché fa schifo toccarla.
Potrebbe rivelarsi reale.

(2019)

Tutto questo concretizzarsi dei miei disturbi in immagini specifiche (come nell’esempio qui sopra, in cui essi prendono una forma effimera) mi ha permesso, con il tempo, di avere un dialogo diretto e sfacciato con loro. Immaginando i disturbi vivi e capaci di starmi a sentire, sono riuscita – piano piano – a capire da dove venissero, che cosa volessero da me e come cominciare ad allontanarli pacificamente, senza uscirne completamente sconfitta. O meglio, come imparare a crescere nonostante la loro presenza.

È stato un percorso a dir poco lento, pieno di passi indietro e di momenti di confusione, ma l’assistenza onnipresente della scrittura (e della psicoterapia) mi ha impedito di mollare tutto e di lasciarmi andare ad un limbo oscuro dove non avrei comandato più io, Arianna, ma piuttosto i pensieri che abitavano la mia testa.

La svolta decisiva è arrivata con gli anni. Ad un certo punto la mia voglia di sentirmi finalmente libera di vivere il mio corpo come sostegno e non come nemico, come custodia del mio spirito e della mia mente e non come carne sporca da ripudiare, ha avuto la meglio. I testi hanno naturalmente fatto da specchio a questo cambiamento. Non solo gridavano e invocano alla liberazione, e gioivano vedendola arrivare, ma iniziavano finalmente a riempirsi anche di altro: affetti, rivoluzione, caos altri, sentimenti forti che non nascevano solo e soltanto dalla mia non-voglia di vivere, ma anzi. Fiorivano direttamente dall’amore bruciante che avevo cominciato a sentire verso la vita intera e si concedevano di concentrarsi su ciò che esistendo come anima libera andavo imparando tramite esperienze nuove.
Il mio corpo era diventato quindi uno strumento, la poesia scritta si è affiancata alla performance e la terapia è continuata tra me che portavo le mie gambe sul palco, e le storie degli altri, colme di dolori e passati incomprensibili esattamente come la mia, ma costellate allo stesso tempo di rinascite e gioie che nessuno di noi dovrebbe mai negarsi.

Se oggi ripenso a quei giorni di autodistruzione, non posso prescindere dalla scrittura, nonostante io mi sia resa conto solo ultimamente del valore che ha avuto e di ciò che ha comportato: senza saperlo, non solo mi sono concessa di essere creativa in momenti in cui tutto sembrava inutile, ma nel fare ciò ho conosciuto la “poesiaterapia” e, ora come ora, non posso fare altro che ringraziarla e cercare di insegnare a chiunque voglia ascoltarmi il valore dell’inchiostro e dell'espressione del sé.

Portati ovunque
tu possa respirare
a pieni polmoni,
giocare con le correnti
e far tesoro anche
del più grande
e scuro
rivolo di fumo.

Accompagnati
dove amarti
non è ingombrante
al resto del mondo
e volerti calmo
non porta lo spavento
su alcun viso.

Lì,
amore mio,
solo lì
potrai guarire,
come la schiuma che 
tornando naturale a riva,
in un tutt’uno di paesaggio
che non si sta mai a distinguere,
guarisce le sue secche.

 (2023, da “Arilli”, di Arianna Tomassini)

 


Arianna Tomassini, in arte Chimaira, è una poetessa e performer d'annata 2001. Si occupa principalmente di artivismo e dell'organizzazione di eventi di poetry slam e perfomance poetry. Recentemente ha pubblicato "Arilli" (2023), la sua prima raccolta di testi poetici.

Cristiana Zippi è psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale e counselor gestaltico integrato. Specializzata nel trattamento dei disturbi della nutrizione e dei disturbi d'ansia. Docente nelle scuole di formazione per psicologi e nutrizionisti; ha una collaborazione esterna con biologia della nutrizione dell'università di Camerino (MC). È responsabile del Centro Psiconutrizionale di Aspic Psicologia Marche.