Poetry Therapy Italia

Il senso dell’enigma e del mistero permea la raccolta che contiene testi anche misteriosi e dove le verità si mescolano ai non detti. Un’opera multiforme che racchiude una tenerezza che ha in sé la tenebra e l’ebbrezza

 

C’è, nella raccolta di Davide Cortese Tenebrezza, la casa di una poesia abitata dagli opposti. Ci sono l’incanto del bambino, il richiamo dell’eterno, la morte e i suoi tagli netti, il sole col suo fuoco illuminato che convive con l’ombra fresca delle fantasie lunari, l’acqua dei mari e dei sommersi, la terra che trattiene, il silenzio forte delle parole che non si riescono a dire.

Sin dal titolo sappiamo che siamo di fronte a un tutt’uno che contiene molteplicità, a una tenerezza che ha in sé la tenebra e l’ebbrezza. Ed è lì che il poeta ci conduce, in questa casa che sa tenere le porte aperte, come nella bellissima I dwell in possibilities di Emily Dickinson, quella casa lucente che è la poesia che sa farsi penetrare, che lascia passare le nuvole e ha come tetto solo il cielo. E in questa casa il lettore incontra il poeta che si interroga sulla vita e sulla poesia stessa, più di una volta ritornando alla poesia come cuore pulsante di vitalità, emozione e riflessione. La poesia come “tempo in cui siamo umani”, quella poesia che siamo così bravi a incarnare da bambini, quando il tempo e le cicatrici non ci hanno ancora trasformato tanto che “Tutto ciò che di più saggio abbiamo detto,/noi lo abbiamo detto da bambini”.

Chissà che quel tu a cui spesso l’io lirico si rivolge non sia proprio anche quel bambino che siamo stati, insieme al tu dell’amore, al tu della vita e della poesia e poi a quella marionetta che troviamo anche in copertina, a cui è dedicato uno dei primi testi e che ha negli occhi una tenebra e un segreto e un viso simile a quello del poeta, sulle labbra un canto, in cuore un punto di domanda grande come il più grande tra gli enigmi.

Il senso dell’enigma e del mistero permea la raccolta che contiene testi anche misteriosi e dove le verità si mescolano ai non detti. Talvolta in frasi armoniose e dolci, talaltra con costruzioni più perentorie dove le parole sembrano tagliate con un coltello o forse con una di quelle spine che costellano la raccolta quasi a bucare i testi insieme ai fendenti e alle spade. Insieme ai misteri compaiono i sogni e i demoni, figure antiche e umbratili, nascoste in angoli bui, così lontane dalla luce.

Poi però ci sono il mare, la sete e il canto alla madre, le nuvole, i papaveri e le api, c’è un cuore che scintilla e un “fuoco sacro” che ti resta nelle tasche come un “coriandolo rosso”.

Così il lettore finisce per tenersi delle chiavi, qualcosa che possa permettergli di entrare davvero in quella casa poetica e porta con sé anche molti imperativi, così belli che paiono pietruzze da conservare:

Difendi il tuo sorriso,
nada mas
Di’ nomi che fanno bene
di’ Lucignolo,
Cosimo Piovasco di Rondò
Sii tra le foglie
(…)
Pensa a come ti chiameresti se fossi un clown.
A che animale assomigli.
A cosa diresti mai se incontrassi il bambino che sei stato.
Inventa nomi diabolici per i tuoi angeli/nomi dolcissimi per i tuoi demoni.
Bacia il tuo sorriso.[1] 

[1] versi tratti dalla poesia vincitrice nel 2020 del concorso “Anticorpi poetici. L’epidemia non metterà in quarantena la fantasia”, promosso da Mille Gru

 Tenebrezza, di Davide Cortese, Giulio Perrone editore, 2023

 

 


 

sara rossettiSara Elena Rossetti insegna lingua e civiltà inglese a Sesto San Giovanni. Si è occupata della traduzione di poesie di Christina Rossetti (Edizioni San Marco dei Giustiniani e GalassiaArte) e di Andrea Inglese (Patrician Press). Ha pubblicato una raccolta di poesie (Patrician Press) e alcuni aforismi con Edizioni Pulcinoelefante. Ha lavorato con la compagnia teatrale Favola di Mattoni e ora frequenta il corso di teatropoesia e fa parte del Coro DiVerso diretto da Dome Bulfaro.
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