Francesca Papp ricorda l’incontro con lo psicoterapeuta Rodolfo de Bernart, il suo approccio terapeutico e i suoi insegnamenti, che l’hanno accompagnata negli anni e che lei ha tradotto in parola poetica, lungo un cammino di consapevolezza del proprio sé, nella vita privata e nelle scelte professionali.
La terapia con Rodolfo de Bernart
Quando iniziai la mia terapia individuale con Rodolfo mi inoltrai in quel viaggio oscuro alla ricerca di se stessi; e questo avvenne anche grazie alle poesie che iniziai a scrivere.
Ricordo la camminata a piedi e la luna piena alta nel cielo, al ritorno. Il silenzio era pacato: era bello camminare. Avevo forse la testa piena, o vuota. Camminare mi scaricava e caricava. Era già un modo per rielaborare la terapia.
Del terapeuta mi rimasero impressi i calzini Burlington, che a quel tempo andavano di moda.
Le mie braccia chiuse al petto, lo sguardo che cerca la finestra per evadere via.
Ancora non sapevo quanto quegli eventi, e soprattutto la relazione con il terapeuta, avrebbero condizionato la mia vita.
Durante la terapia abbiamo lavorato anche attraverso la lettura di libri, la visione di film (che erano passioni comuni) e sull’interpretazione dei sogni. Una volta sognai una casa affrescata in Piazza d’Azeglio e Rodolfo mi disse che aveva vissuto proprio in quella casa!
Poco prima che ci lasciasse, l’avevo sognato con un’espressione di dolore. Si può stabilire a volte un contatto nell’attività del sogno, se si è sintonizzati e abituati a “mentalizzare” nello stesso modo.
La prima parte della terapia individuale durò circa due anni e terminò una volta raggiunti gli obiettivi prefissati (valore di sé, formazione dell’identità e sviluppo della femminilità, relazioni affettive e intimità). Avevo deciso anche che sarei diventata una terapeuta familiare.
Inoltre “in terapia si può utilizzare la metafora della potatura, con l’obiettivo di far nascere dei germogli: fare spazio a qualcosa di nuovo, liberarsi da situazioni pesanti, selezionare e fortificarsi per avere dei “rami” più saldi. E questo può avvenire anche grazie alla scrittura di poesie[1]”.
Terapia e poesia
Il poeta quando scrive una poesia può descrivere uno stato d’animo interno oppure può raccontare ciò che ha osservato all’esterno, con un’esigenza interiore di comunicazione e di condivisione. In questo movimento, riverbera la dimensione psicologica. La terapia e la poesia insegnano a non aver fretta, a contenere l’impulsività, a lasciar andare ciò che non serve e ritrovare l’essenziale, grazie allo scambio relazionale fondamentale per lo sviluppo[2].
Rodolfo “curava” i miei testi, diceva che erano i miei figli; ed è stato presente ad alcune presentazioni dei miei libri. Gli ho dedicato la prima raccolta di poesie: A chi mi ha insegnato a vedere nel buio. La poesia che segue è stata scritta per lui.
Anche tu pesce
Sciame d’api il corpo
si dissolve, sabbia al soffio
del divenire.
Ogni granello sceglie
il giusto posto,
perfettamente incastrato
nella scacchiera dei giorni.
Inglobo le labbra nel petto,
racchiudo il demone nel cristallo,
tocco re e regine e nella forma trovo
il tonno, il pesce, la bilancia.
Anche tu acqua, di sopra
e di sotto, nel tempo dei fiumi
e dei laghi, di chi nuota
e di chi osa controcorrente.
L’esternazione d’intime profondità
stringe il suo mezzo. Scoiattolo
s’arrampica, picchio penetra
e costruisce aperture, al ronzante
mutamento dell’intuire l’oro
del proprio pesce.[3]
La cura della relazione: da paziente a terapeuta
Rodolfo è stato un riferimento adulto importante che si è occupato del mio benessere psicologico e del mio futuro. Mi ha educato affettivamente come un genitore, nelle funzioni dello sviluppo individuate da Meltzer e Harris (1983): “generare amore, promuovere speranza, contenere il dolore e pensare”. Essenziali sia nella famiglia che nella terapia.
In quegli anni mi laureai e feci una parte del tirocinio post laurea in Istituto. Stare dietro lo specchio fu un’esperienza intensa, adesso ero io che compilavo le relazioni delle sedute, facevo le riprese e preparavo la stanza della terapia. Non ero più all’interno ma all’esterno, pur restando dentro.
Ripresi la terapia individuale per un altro paio d’anni, che conclusi prima della specializzazione. Dalla terapia con Rodolfo ho assimilato l’ottimismo, l’ascolto, la protezione, l’umorismo (non mancavano le battute nei momenti difficili). Nella relazione con il proprio terapeuta si sperimenta anche come stare in relazione con i pazienti: la cura della relazione, il dialogo, la gestione degli aspetti emotivi e non verbali. Rodolfo esprimeva molto in terapia individuale gli aspetti intimistici, quelli più legati all’essere. La cura della relazione era legata all’interiorità, all’intimità, all’espressione delle emozioni (commozioni, dispiaceri, bisogno di sdrammatizzare) e aveva un ritmo lento, che accompagna via via nel percorso di crescita. “A volte inoltre può essere importante rallentare per far sperimentare l’empatia (quando, ad esempio, in una coppia si diventa come “estranei”), e il contatto con ciò che si sente, oltre a ciò che si pensa[4]”. Ho riscontrato quanto questi aspetti di “rallentamento” abbiano un effetto funzionale e liberatorio anche nel mio lavoro, soprattutto con le coppie, necessario per una trasformazione.
Mosaici
Ricordo ogni oggetto e ogni oggetto
ritrovo al proprio posto. Strane
certezze, strane conferme:
la memoria non mente, è con me.
Apro la finestra del mio corpo
e so cosa vedrò: ecco i tetti e tutti li abbraccio!
Il buio: questo è una novità.
Ancora cerco e ritrovo quella ragazzina.
Gambe incrociate che guardano,
davanti a sé, altre gambe incrociate
sul quadro: ed ora cosa guardo?
Qua esiste la magia ed il tempo è fermo.
Ferma è la terra. Ancora so
cosa troverò e ancora vedo
libri per terra e foto, ma i tacchi
non scivolano più…
Gioia si srotola
per un’ora di vita:
parole come polvere di deserto,
come piedi in marcia,
note di un inno alla vita.
Con me dentro ogni passo,
con me dentro ogni pozzo,
nei fori del mio tronco
e nei germogli.
Tra le mani, sui rami.
Nella pelle,
dietro la schiena.
Potremo dunque utilizzare la poesia per la formazione degli allievi oppure con i pazienti, nell’ottica della Poetry Therapy[5].
La memoria, inoltre, nella terapia, non si scalfisce con il passare tempo. Ricordo, impresse, frasi che Rodolfo mi ha detto molti tanti anni fa, come se sentissi la sua voce in questo momento.
In ogni periodo difficile c’era sempre, bastava una telefonata, una chiacchierata, e tutto ripartiva dal momento in cui ci eravamo lasciati, il tempo non interferiva sulla immediata comprensione, sul linguaggio comune, sul rapporto che ripartiva sempre intatto e nuovo allo stesso tempo, fino all’ultimo. Ci bastava un attimo per cogliere l’essenza della situazione e parlare di ciò che stava dietro tutto, senza introduzioni o fronzoli. Rimaneva inalterata la corrispondenza, che permetteva subito di arrivare al nucleo di ogni circostanza. Una volta mi disse che mi amava come una figlia e, come con i figli, il legame non viene alterato né dal tempo né dalla distanza, nel corso della terapia, e della vita.
Ciclo di vita e terapia
Sono andata a trovare Rodolfo la settimana prima che ci lasciasse. Volevo sapere come stava e chiedergli dei consigli personali. Mi ha detto che pensava che sarebbe potuto vivere altri cinque anni.
Ha sempre protetto i suoi cari ed è riuscito a vedere le situazioni in maniera positiva anche rispetto alla sua malattia. Questo modo di affrontare la morte, senza un lamento, sicuramente è stato un altro tra i suoi insegnamenti, e le grandi eredità, che ci ha lasciato. Oggi che non c’è più, mi è capitato di sognare che mi dava dei consigli proprio come faceva allora, offrendo sempre più possibilità. Inevitabile il fascino di una terapia familiare, dall’interno e dall’esterno.
L’ultima volta che ho visto Rodolfo gli ho regalato due libri di poesia. Non sapevo che non lo avrei più rivisto. Rimangono per sempre le sue fioriture.
Fioriture
Sgrovigli il nero
dell’intreccio,
il nodo persistente
senza la spada.
Schiudi le tinte
del fiore espresso,
nel rosa evoluto,
nel baluginio della veste
che va, in un ritmo
soffice e attuale.
Restauri parole folte
che abitano interne,
non corrose dai fatti,
intatte nel rovescio,
tramandate a largo,
fuoriuscite col gesto
ampio del seminatore,
nel caro nesso
che permane.
Padre nostro,
non preoccuparti per tutti noi,
ché ci hai insegnato
tutto ciò che serve.
Ti sorrido perché tu
non abbia timore
di ciò che avviene:
che tu possa scherzare,
come ami fare,
e che tu possa
roteare, lassù.
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[1] Francesca Papp (2021), Il (forte) legame tra Psicologia e Poesia, Giunti Scuola, giuntiscuola.it
[2] Francesca Papp (2021), Il (forte) legame tra Psicologia e Poesia, Giunti Scuola, giuntiscuola.it
[3] Nelle poesie è sottesa una sorta di presupposta elaborazione percettiva del loro movente (qualcosa come il lieve segno, non ancora sinopia, in cui si suggerisce la preparazione del muro per un affresco): ma non si tratta del pulviscolo di pensiero rimasto nell’impianto della composizione dopo l’imprevisto evolversi dello stimolo ispirativo, bensì della traccia di un’avvenuta esperienza intima, di un’imprescindibile emanazione di umori da un Io mormorato, fondo e oscuro (R. Tommasi).
[4] Francesca Papp (2021), Il (forte) legame tra Psicologia e Poesia, Giunti Scuola, giuntiscuola.it
[5] Bulfaro D., (2020), Chi è il poetaterapeuta? Poetry Therapy Italia, rivista di poesiaterapia, a cura di Mille Gru, n 002; Buonaguidi, L., (2020), Introduzione alla Poetry Therapy, Poetry Therapy Italia, Rivista di poesiaterapia, a cura di Mille Gru, n 000.
Bibliografia
Bulfaro D., (2020), Chi è il poetaterapeuta? Poetry Therapy Italia, rivista di poesiaterapia, a cura di Mille Gru, n. 2
Buonaguidi, L., (2020), Introduzione alla Poetry Therapy, Poetry Therapy Italia, Rivista di poesiaterapia, a cura di Mille Gru, n. 0
Meltzer D., Harris M. (1986) Il ruolo educativo della famiglia, Centro Scientifico Torinese
Francesca Papp (2021), Il (forte) legame tra Psicologia e Poesia, Giunti Scuola, giuntiscuola.it
Tommasi R. (2008), Tendenze di linguaggi (orientamenti di poesia italiana contemporanea), Edizioni Helicon
Francesca Papp è educatrice, psicologa e psicoterapeuta, specialista in Terapia di Coppia e della Famiglia. Da febbraio 2021 cura la rubrica mensile di poesia e psicologia LeggerMente, in collaborazione con l’Istituto di Alta Formazione di Firenze e, da luglio 2022, anche con la rivista Poetry Therapy Italia.
Ha pubblicato una raccolta di racconti e tre raccolte di poesie che ripercorrono metaforicamente alcuni viaggi speciali.