Nel 2003 viene pubblicato postumo, seppur incompiuto, il Manuale di arte terapia poetica di Pino Bartalotta, pioniere della poesiaterapia in Italia. Si riportano qui alcuni suoi “suggerimenti di base per l'uso psicoterapeutico della poesia”, utili “qualunque sia la forma di trattamento in cui venga usata”.
Pino Bartalotta, psicoterapeuta analista del Centro italiano di Psicologia analitica e dell’International Association of Analitical Psychology C. G. Jung di Zurigo, quando nel 2001, morì stava lavorando a quello che poi è diventato il primo Manuale di arte terapia poetica pubblicato in Italia. A curare il volume postumo (Edup, 2003), con prefazione di Aldo Carotenuto, furono la figlia Angela Maria Bartalotta, coadiuvata da alcuni componenti del gruppo di ricerca che a Roma per tanti anni fu da lui guidato. Il manuale, di un centinaio di pagine, anche se rimasto incompiuto e composto di appunti di lavoro di Pino Bartalotta, risulta significativo in quanto include sue metodologie e pratiche di uso della “poesia per liberare il nostro inconscio” – così recita il sottotitolo al libro – risalenti anche al 1991, ponendo Bartalotta tra i pionieri italiani di quella che oggi chiamiamo poesiaterapia.
Di seguito ho trascritto quasi per intero un paragrafo del Manuale di arte terapia poetica (pagg. 70-72) in cui l’autore tratteggia alcuni elementi basilari della sua concezione e modalità pratica di usare la poesia a fini terapeutici:
Diamo anzitutto alcuni suggerimenti di base per l'uso psicoterapeutico della poesia qualunque sia la forma di trattamento in cui venga usata.
- Chi conduce gruppi di psicoterapia poetica deve necessariamente avere una buona conoscenza della Letteratura poetica.
- La poesia usata nella psicoterapia poetica potrà riguardare un solo poeta così come un insieme di poeti diversi. Nel primo caso ci sarà una maggiore organicità, in quanto la poesia nel suo emergere dall'uomo-poeta; seguirà l'evoluzione psichica dell'uomo e del poeta in un insieme. Nel secondo caso, sarà cura dello psicoterapeuta organizzare una raccolta, che segua nel suo evolversi momenti e tematiche della crescita psichica umana.
- La lettura sarà lenta, chiara ed ad alta voce.
- All’inizio ascolteremo solo il suono delle parole (titolo e testo) e la composizione nella sua interezza.
- In questa prima fase una parola, una frase, può attivare un nostro “complesso”. La sua azione darà emozioni, sofferenza a mano a mano che i ricordi legati al trauma arriveranno alla coscienza. Nel corso del lavoro, certamente alcuni partecipanti scriveranno poesie. È bene non incoraggiare preventivamente; se spontaneamente saranno composte, queste poesie potranno essere di grande utilità, sia per chi le ha scritte, sia per il gruppo.
- Ogni conduttore, qualunque sia il tipo di intervento, sceglierà le poesie e i poeti che crederà opportuno, così come potrà adattare all'evoluzione del lavoro altre poesie rispetto a quelle proposte all'inizio. Il lavoro di gruppo sarà all'inizio necessariamente frammentato; ogni partecipante lavorerà con se stesso, quasi isolato rispetto agli altri. Tutto ciò dall'inconscio sarà verbalizzato o agito, ma come in un vissuto solipsistico.
- Col tempo il gruppo si articolerà in qualcosa che accomunerà i singoli. La lettura poetica potrà evolversi in forme espressive le più varie, dalla pittura al movimento, dal canto alla performance teatrale. Ciò, soprattutto quando il lavoro poetico avverrà all'interno di gruppi di arte terapia.
- Stimolato dalla poesia, l'inconscio si esprimerà attraverso simboli ed archetipi, sogni e fantasie, deliri ed allucinazioni, momenti attraverso cui l'inconscio, appunto, si svela e cerca di comunicare con l'Io.
I partecipanti al gruppo lasceranno liberamente fluire i racconti e associazioni ed ogni immagine e pensiero che attraversa la mente. Con l'esercizio, l’Io si abituerà a stabilire un dialogo col materiale emerso, un dialogo ora conflittuale, ora capace di creare quei simboli che sono alla base della nostra evoluzione psichica.
Abbiamo pensato di dare all’uso terapeutico della poesia tre differenti livelli anche se i confini tra questi sono del tutto arbitrari
-
psicoterapia poetica[1]
-
gruppi poetici di autocoscienza
-
incontri di poesia.
[1] Nel paragrafo successivo Pino Bartalotta precisa che “la psicoterapia poetica è una psicoterapia di gruppo. Anche quella individuale può usare la poesia come mezzo analitico” (pag. 72).
Dome Bulfaro (1971), poeta, performer, editore, è uno degli autori italiani più attivi nel divulgare e promuovere la poesia performativa e la poetry therapy. È stato invitato dagli Istituti Italiani di Cultura per rappresentare la poesia italiana in Scozia (2009), Australia (2012) e Brasile (2014). Ha formato e dirige artisticamente il gruppo di ricerca Mille Gru di Monza (2006), poi costituitosi in associazione (2007), casa editrice (2008) e gruppo curatore della rivista Poetry therapy Italia (2020). Ha fondato con Simona Cesana PoesiaPresente LAB, scuola di poesia (2020), sempre gestita da Mille Gru. Ha ideato, cofondato ed è stato Presidente della LIPS, Lega italiana poetry slam. Come critico e studioso ha pubblicato Guida liquida al Poetry slam (Agenzia X, 2016) e ha tradotto con Sara Rossetti Poetry Therapy. Teoria e pratica di Nicholas Mazza (Mille Gru, 2019). Le sue pratiche di poesia terapia si sono sviluppate dal 2009 in Italia e all’estero, negli ospedali di Lecco, Milano, Lugano, il Coesit di Melbourne, in collaborazione con l’Hospice di Monza e presso altri enti. (Foto Dino Ignani)
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