Poetry Therapy Italia

007 massi

Il panorama della pratica Haiku come famiglia di strategie e strumento per la cura di sé e dell’altrǝ, esplorato dalla poeta, ricercatrice e educatrice Eleonora Davoli.

In occasione di uno degli incontri del Corso di Poesiaterapia propedeutico alla pratica tenutosi a Monza presso la sede di Poesiapresente Lab (aprile/maggio 2022) e promosso da Associazione Culturale Mille Gru, ho avuto occasione di presentare alle persone partecipanti la mia identità di poeta e ricercatrice. Grazie all’amico e docente Dome Bulfaro, che mi ha invitata ad esserci come parte attiva in questo percorso vasto e interessantissimo, ho spinto le mie energie di ricerca verso un mondo espressivo non ancora abbastanza esplorato: il panorama della pratica Haiku come famiglia di strategie e strumento per la cura di sé e dell’altrǝ.

Possiamo considerare lo Haiku una pratica antica e, allo stesso tempo, una buona prassi inusuale, legata a doppia mandata all’essere umano e alla natura (sua e del mondo): senza concentrarmi sulla storia di questo genere poetico parte della classicità giapponese e non solo, vorrei iniziare questo excursus da quello che percepisco come il nucleo pulsante dello Haiku, ossia la visione ecologica, sincera e semplice dei bisogni umani. La scelta di intraprendere un percorso di ricerca sperimentale e descrittiva allo stesso tempo, per quanto possibile, è dovuta anche a questo: nel dinamismo del panorama poetico mondiale e all’interno del diramato universo delle pratiche di cura a misura di persona, lo Haiku occupa una posizione d’onore e merita di essere narrato con i delicati interrogativi proposti nelle sue variabili.

Lo Haiku come pratica di cura è attualmente diffuso in maniera disomogenea sul territorio mondiale: sul globo compaiono macchie slegate e di differente concentrazione, in lieve e parziale connessione reciproca. Queste zone, accomunate dal riconoscere nello Haiku un sentiero percorribile se la meta è il benessere psicofisico, si differenziano profondamente nella messa in pratica di progetti e laboratori pensati in tal senso: sul fertile terreno di un approccio olistico riconoscibile già a partire dal II millennio a.C., queste regioni attive hanno saputo cogliere i criteri metodologici propri sia della medicina (in quanto disciplina scientifica, per i concetti di definizione, prevenzione e cura) che della pedagogia (in quanto disciplina umanistica, auspice dei percorsi educativi e formativi) per proporre itinerari di cura animica declinati in maniere tanto differenti quanto efficaci.

Ciò che pare avvolgere e orchestrare con gentilezza ogni pratica contemporanea non convenzionale della cura di sé e dell’altrǝ per mezzo dello Haiku è una profonda consapevolezza di ciò che è necessario per far sì che brevi componimenti poetici, concentrati più sul non dire che sull’ornare, si pongano come trait d’union tra ciò che è terapia e ciò che è poesia: produrre, fare, creare, comporre, generare sono processi che avvengono di pari passo all’intento curativo, all’assistenza paritaria, al mutuo aiuto, alla presenza di compagnǝ che, su più livelli, vanno con la persona a passo costante e parallelo, verso la riconquista del ragionevole dubbio che, nella sofferenza, si perde come sale in acqua. In questo modo lo Haiku coniuga, col suo essere vera e propria linea d’unione, terapia e poesia, e si pone come strumento e metodologia senza pari nell’ambito curativo.

Prima di entrare nel merito dei singoli territori e in alcuni dei progetti da essi condotti, ecco che possiamo riconoscere tre macro aree di sviluppo all’interno delle quali laboratori, classi, attività creative, percorsi educativi e situazioni formative dalla più informale alla più strutturata hanno preso forma concreta e iniziato a diffondersi con costanza negli ultimi anni:

  • Slow medicine:

è il campo della medicina narrativa, della scrittura creativa e dell’arteterapia, i cui obiettivi sono, tra gli altri, il trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare, del Disturbo Post-Traumatico da Stress, delle demenze, delle complicazioni legate all’isolamento e l’agevolazione dei processi per la costruzione identitaria. In Nord America (Texas, Canada, Pennsylvania), Sud America (Venezuela, Colombia), Oceania (Australia) ed Europa (Italia, Romania) esiste un forte interesse verso gli approcci che promuovono un tipo di medicina sobria, rispettosa, giusta e un atteggiamento mentale aperto nei confronti di esperienze, proposte e contributi diversi rispetto a quanto apportato finora della medicina occidentale tradizionale. La tendenza alla narratività, all’analisi, alla prevenzione, all’educare considerando l’esperienza individuale, nonché le pre-conoscenze e la creatività personali, portano queste aree a puntare su una radicale non omologazione fondata su questioni epistemologiche unificanti;

  • Formazione:

nel mondo educativo lo Haiku e mezzo preferenziale per i percorsi di alfabetizzazione e i momenti cruciali dell’apprendimento linguistico in generale, per le attività metacognitive in ambito didattico e outdoor, oltre che per rendere la ludolinguistica accessibile e massimamente fruibile. In alcuni casi lo Haiku ha saputo porsi come anello mancante tra il gruppo di formazione e il concetto in corso di studio, rafforzando le dinamiche di condivisione e trasmissione scientifica. In Asia (Giappone), Nord America (Canada, Pennsylvania, Indiana), Sud America (Colombia, Venezuela) ed Europa (Italia, Romania) è piuttosto viva la dimensione di ricerca sulla stratificazione e la fondazione del sé secondo procedimenti sintattici e morfologici mirati all’evoluzione dell’individuo come membro attivo di una collettività, ma anche all’interazione tra studio e ambiente, affinché l’acquisizione della novità possa avvenire sia a livello materiale che sul piano spirituale in un clima di consapevolezza sempre maggiore;

  • Indagine poetica:

quest’ambito ricopre sicuramente una parentesi storica più ampia e incisiva, essendo campo sondato prima dai migrant writers e poi dalle comunità poetiche digitali, oltre che da chi si occupa di comparatistica e analisi del processo artistico. In Nord America (Canada, Pennsylvania), Sud America (Colombia) ed Europa (Italia, Romania) compare quindi l’interesse per l’atto di ricerca in sé, che serve da trampolino per problematizzare le questioni della poesia e i suoi concetti, ma anche per approfondire l’efficacia artistica, i principi formali e i meccanismi di elaborazione contenutistica dell’esperienza estetica in generale. Questa visione lascia sicuramente più che avviato un approccio che mira ad accrescere consapevolezza, conoscenza e apertura al mondo.

Ora, per entrare invece nel merito dei singoli territori, passerò a presentare alcuni contesti di ricerca e applicazione che ho trovato particolarmente interessanti, nel tentativo di ricostruire in maniera più articolata il valore dello Haiku nel contesto terapeutico e pedagogico non convenzionale.

In Extending the Writing Paradigm: Is Writing Haiku Poetry Healing?. Master's thesis (Texas A & M University, Stephenson, Kittredge, 2009) la visione è quella di una poesia Haiku che è stata studiata nel contesto del paradigma della scrittura narrativa per valutarne il potenziale di guarigione. Prendendo come riferimento una letteratura significativa che documenti gli effetti terapeutici della scrittura in forma narrativa per persone di differenti età, genere, cultura, situazione economica e tipo di personalità, è stato notato che gli effetti benefici dell’impiego della pratica Haiku si manifestano in una riduzione di ansia, depressione e traumi, nonché in alcuni marcatori fisiologici, in un minor numero di visite mediche e in una generale riduzione della sintomatologia legata a patologie preesistenti. Nel tentativo di superare i suggerimenti di scrittura più noti, che si concentrano sulla stesura di testi legati ad eventi o sentimenti traumatici, i ricercatori hanno esplorato vari altri argomenti di scrittura, compresi esperienze intensamente positive e obiettivi di vita, riscontrando nei pazienti effetti benefici simili e, anzi, provocando ancor meno angoscia nei partecipanti sul breve termine. Questi risultati hanno naturalmente spinto l’interesse ad ulteriori indagini e sperimentazioni.

Lo Haiku si può concepire come portatore creativo di un'ambiguità intorno a ciò che è evidente e proprio il suo evidenziare ciò che è implicito invita paradossalmente alla connessione. La ricerca "Their Capacity to Delight": Knowing Persons with Dementia through Haiku, a cura di Kocher Philomene (The Haiku Foundation Digital Library,) esplora l'uso della poesia Haiku per connettersi alle persone con demenza. Le sessioni creative descritte hanno fatto parte di un programma di assistenza spirituale in corso nell'unità di demenza sicura di una struttura di assistenza a lungo termine e sono state co-facilitate dal cappellano che ha guidato il programma e dall’autore della tesi, come poeta ospite e ricercatore. Gli Haiku sono stati usati come suggerimenti per la reminiscenza e le parole delle storie che sono state raccontate durante le sessioni sono diventate elementi costitutivi di successivi Haiku collaborativi all'interno dell'ambiente di gruppo, stampati e affissi, perchè fossero condivisi con altri ospiti e con le famiglie. Gli spazi decorati con gli Haiku hanno poi assunto connotazione di mostra pubblica e le parole delle persone con demenza sono state lette e ascoltate dalla comunità locale, con attenzione da parte delle istituzioni.

Si evince quindi il motivo per cui la pratica Haiku attiri l'interesse di educatorǝ e insegnanti per le sue possibilità estetiche, intellettuali e terapeutiche. Spesso occorre rivolgersi a risorse online per formarsi sul tema, poiché lo Haiku non è ancora ufficialmente trattato nei programmi di formazione per insegnanti. Il versante pratico del sistema Haiku mostra un movimento verso l’autenticità nell'insegnamento dello Haiku stesso che include anche un approccio metalinguistico. In An analysis of haiku teaching discourse: From talking about to doing haiku, Hong- Nguyen (Gwen) Nguyen and Wolff- Michael Roth (University of Victoria Victoria, Journal of Pedagogical Research Volume 3, Issue 3, 2019) e The social nature of reading poetry: The case of reading haiku for content, Hong- Nguyen (Gwen) Nguyen (University of Victoria Victoria, Journal of Pedagogical Research Volume 4, Issue 3, 2020) viene evidenziato che lo Haiku può essere trasformato e, allo stesso tempo, trasforma chi lo pratica per mezzo di un livello di immedesimazione nel modello culturale molto profondo, consentendo uno shock culturale mediato efficacemente. L’insegnamento dello Haiku potrebbe quindi far emergere i benefici maggiori se fosse organizzato come un gioco o attività sociale: nell’insegnamento pratico ci si può così avvicinare alla consapevolezza, alla flessibilità e alle capacità di espansione dei pensieri partendo da una struttura contenuta, nel tempo e nello spazio.

L’autrice di Poetic Imag(ination): Finding Praxis Through Haiku, Sarah K. MacKenzie, (Bucknell University, LEARNing Landscapes, Volume 4, Number 1, Autumn 2010) attinge all'indagine poetica per esplorare la propria esperienza nell'uso e nell'interpretazione dello Haiku nel contesto di un corso sui metodi di alfabetizzazione. Da questo emerge che la poesia, come strumento pedagogico oltre che di indagine, apre spazi a possibilità (in)immaginabili, spostando sia l'insegnante che le studentesse e gli studenti verso un luogo di prassi e di azione riflessiva.

Il sistema Haiku favorisce un ascolto attivo e significativo, facendo leva sull’empatia e il momento presente vissuto da chi scrive i versi. Il suo utilizzo tende a favorire nellǝ partecipanti una migliore predisposizione ad accettare i propri limiti e a raccontarli come fatti, non come problemi. Approfondisce bene questo versante la ricerca Propuesta de una ontología mínima del confinamiento como proceso de sanación socio-educativa: Una Perspectiva Didáctica con aplicación práctica a través del Haiku, Francisco José Francisco Carrera (Espacio Abierto - Cuaderno Venezolano de Sociología, Vol. 29, n°4, pp. 31-34, 2020): qui lo Haiku è visto come risorsa educativa per una riflessione ontologica, epistemologica e metodologica attraverso momenti laboratoriali atti a sviluppare maggiori comprensione e apprezzamento per il silenzio e l’isolamento grazie all’attitudine meditativa. La chiave è vista nell’attenzione, nell’ecologia e nel senso della misura che l’insegnante, modificando gradualmente il suo stesso approccio alla vita, può trasmettere a studenti e studentesse. L’educatore o l’educatrice che intenda intraprendere un percorso di cambiamento è dunque elemento attivo di guarigione, per sé e per l’altro.

Queste riflessioni, nate dalla sofferenza che l’isolamento causato dall’epidemia Covid ha procurato, propongono riflessioni e alternative concrete perché il silenzio interiore si faccia motore di un cambiamento individuale pronto a ripercuotersi sulle decisioni politiche prese dalla comunità umana nella sua interezza: i cambiamenti socio-educativi scaturiti da una riflessione olistica comune sarebbero così al servizio della costruzione di una buona società, la cui grandezza emergerebbe anche e soprattutto dalle pratiche didattiche scelte e adottate. Attraverso la pratica dello Haiku come strumento didattico è possibile favorire stati di meditazione, silenzio, concentrazione e contenimento del sé, sfruttando le caratteristiche proprie del genere poetico.

Come in El imaginario fotográfico: Lectura y percepción plástica del Haiku, María José Guzmán Bejarano (Directo, Repositorio UNITEC, 2018) è possibile poi riconcepire lo Haiku come oggetto estremamente dinamico, portato a reinventare se stesso per superare il significato letterale ed espandersi nella creazione di immagini ad alta intensità simbolica, culturale, politica e religiosa. Di nuovo questo strumento poetico si rivela profondamente connesso all’animo umano, per la sua tendenza a proporre, celebrare e valorizzare il mondo in cui viviamo e le esperienze personali. E tutto questo in opere estremamente compresse e senza commenti mentalizzati: esso vuole, come raccontato in Poemul Haiku În Comunitatea Online Româneascâ, Simonetta Marucci & Giulia De Iaco (Rivista italiana di Medicina dell’Adolescenza, vol. 15, n° 3, pp. 91-93, 2017), aprire nuove prospettive sulla realtà, incrementare la percezione e l’attenzione al dettaglio, ma anche smontare le strutture visuali proposte dall’immaginario letterario poetico occidentale. L’approfondimento dell’utilizzo dei cinque sensi come catalizzatori in ambito naturale sprona ad un superamento dei livelli descrittivo e retorico per proporre una traslazione culturale e, quindi, favorire un avvicinamento al sistema di valori e significati giapponese che propone un livello di alterazione della natura pari a zero. Questo si pone in netta controtendenza rispetto al lavoro di distorsione che caratterizza la poesia occidentale e può sicuramente favorire, a livello terapeutico, un maggiore radicamento alla realtà nella sua complessità e al momento presente. Un presente che ha bisogno di sfere cognitive e affettive integrate al fine di realizzare nuclei formativi anche informali capaci di educare attraverso l’emanazione di un senso di relazione interdipendente essenziale per sviluppare comportamenti pro-ambiente, senso di responsabilità e consapevolezza.

Questi pochi esempi sono, credo, buoni termini introduttivi per percepire le potenzialità dello Haiku in ambito pedagogico-curativo e, più ampiamente, umano. Le attività promosse dai membri attivi all’interno dei tre macrosistemi, tra similitudini e profonde differenze, hanno generato risultati decisamente significativi per quanto riguarda la percezione dello Haiku come promotore del benessere psicofisico personale e comunitario. Le persone coinvolte negli iter creativi e di cura ritengono di aver sviluppato una maggiore sensibilità generale, si sentono più connesse al presente e all’altrǝ in un clima di collaborazione e riconoscimento reciproco del tutto inedito: avvertono che i processi di rielaborazione, creazione, approfondimento ed espansione, una volta rimessi in moto se sopiti, possono realmente consentire un grado di consapevolezza, flessibilità, efficacia, esperienza, conoscenza, riflessione ed empatia maggiori. Si tratta di un’operazione bio-artistica che, attraverso l’indagine autografica dei limiti umani e della vulnerabilità propria della nostra specie, permette di generare e rinnovare gli spazi e i tempi del sé in relazione con il resto del mondo.

A titolo conclusivo terrei particolarmente a specificare che questa piccolissima stazione di ricerca vuole essere una semplice scintilla gentile: gli approfondimenti non sono che preliminari e le questioni enunciate meritano sicuramente di essere maggiormente sviscerate. In prospettiva è sicuramente auspicabile la creazione di una rete comunicativa stabile tra poesiaterapeutǝ e territori, che permetterebbe un più alto numero di progetti dedicati specialmente all’alfabetizzazione e all’inclusione, nonché alla costruzione di una rinnovata identità ecologica. Inoltre, un’analisi dei dati più strutturata, messa in qualche modo a sistema, potrebbe agevolare i filoni di ricerca paralleli che si occupano di incrementare i livelli di personalizzazione e individualizzazione dei percorsi legati al benessere psicofisico della persona.

In ultimo, vorrei di nuovo ringraziare Dome Bulfaro e tutte le persone con cui ho condiviso parte del percorso formativo per poesiaterapeutǝ: che la ricerca di noi, assieme e come singoli legati da un grado di parentela universale, non s’arresti.

 


 

laura cingolaniEleonora Davoli è scrittrice, cantante e educatrice professionale. La sua formazione è musico-letteraria, antropologica, filosofica e pedagogica. La poesia, la musica e il cinema hanno avuto fin dall'infanzia un ruolo cruciale nella sua vita e in quello che è diventato il suo approccio collaborativo e artistico. Si occupa di spazi bibliotecari indipendenti, poesia performativa, ricerca sperimentale e lotta attiva. Il suo ultimo libro di poesie autopubblicato come Diāvoli è Polpette Randage (2022)


» La sua scheda personale.