Questo libretto è la storia di una fuoriuscita. Un pugno che diventa un trampolino per farfalle. E l’autore trova la strada per riconoscersi. Non aveva più luce, la ritrova anche grazie alla poesia. Di cui ora si è fatto umile servitore. Tanto da stare una notte intera a leggere poesie negli occhi di persone qualunque. Perché tutto nasce da una parola.
“Le mani di quelli che ami” è il ritornello dolcissimo e tremendo che filtra da tutte le paginette dell'Amuleto di Valerio Grutt. Le mani corrono sulla carta, le mani sfiorano, le dita digitano parole e le trasmettono. Soprattutto le mani vogliono a tutti i costi stringere amuleti contro il male. Da qui il titolo del libretto. E vengono in mente i ritrovamenti di oggetti greci e romani a scopo apotropaico, semplici riproduzioni che avevano il compito di tenere lontano malanni, sfortune e disdette. Grutt vorrebbe essere portato a spasso così, con la mano in tasca e i versi sulle labbra, cantilenando – magicamente – per ritrovare la strada giusta, o anche solo per lasciarsi osservare dagli occhi fragili di chi non è guardato da nessuno: “la poesia è un servizio, uno strumento per sentire la vita, per chiamarla”.
Il testo è diviso in Amuleto e dodici poesie. Il racconto del poeta tocca i momenti salienti di una vita graffiata dal dolore e dalla cura: “Ho perso mio padre all’età di undici anni” e “Quel giorno la poesia mi ha salvato”. Dagli affetti feriti ai versi di ripresa, Grutt passa dalla stretta porta costruita da Rilke per tutti i poeti e si lancia verso il riconoscimento di sé e delle domande irrisolte con cui riempiamo i nostri giorni.
Il desiderio è che le poesie siano amuleti contro la paura, che è il grande virus che ci blocca, che ci ostacola nella ricerca della verità, l'unica vertigine che può tenerci in piedi: “la poesia è l’arte di queste parole in movimento, legate tra loro da segrete leggi stellari”.
Poggiando su un piccolo pilastro di carta: perché tutto è nato da una parola. I testi poetici sono improntati alla sedimentazione di un'idea saggia: un gesto quotidiano, un verso di Dante, una frase evangelica, una domanda urgente. Un impasto saporoso e tosto, da masticare con lentezza. Il cuore del poeta è disponibile, è nostro, aperto al pubblico, mentre ancora trema “nella furia di centrifuga”. È il paradosso dei cuori spaccati, perché sono quelli pronti a donare di più: “Questo cuore aperto / può accogliere di tutto”.
Un contributo intenso per i poetiterapeuti, nella consapevolezza che ogni incrocio con le vite degli altri comporta un rischio, così come il tocco di una mano sul volto.
Trovo questo testo anche molto adatto a percorsi di poesia e poesiaterapia con i ragazzi delle scuole medie (secondaria 1° grado) e superiori (secondaria 2° grado), per la semplicità del lessico e i temi trattati.
L'amuleto. Appunti sul potere di guarigione della poesia, di Valerio Grutt, Anima Mundi Edizioni, 2021
Giacomo Nucci insegna lettere alla scuola secondaria di 1° grado dopo la laurea in Lettere Classiche in Statale di Milano. Dal 2009 fa teatro e dal 2013 teatro-poesia, sotto la guida di Dome Bulfaro. Ha pubblicato una raccolta di poesie, Sabbie e sorgenti, nel 2013 con Steber Edizioni. Dal 2017 è membro del gruppo editoriale e di ricerca Millegru, con cui ha pubblicato Così va molto meglio. Nuove pratiche di Poetry Therapy e con cui pratica poesia ad alta voce, laboratori per bimbi, massaggio poetico con donne incinte e con adulti.
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