Francesca Acquaviva, poetessa, racconta come la poesia l'abbia accompagnata nel suo percorso da dolore a cura, a volontà di curare anche gli altri, portando avanti in parallelo un percorso di psicoterapia ed EMDR per elaborare traumi e abusi.
Non scordare:
noi camminiamo sopra l'inferno,
guardando i fiori
Kobayashi Issa
Mi vesto di un raggio di sole
Ancora tra le coperte
Mi stiracchio e lascio che
Aderisca alla mia pelle
Non è molto ma è
La mia armatura
Per affrontare il giorno
La nuova montagna
Da scalare
Prima c'è il dolore: un abisso da cui non riesci a smettere di guardare.
Poi c'è la cura: un raggio di sole di cui ti vesti ogni mattina.
Poi c'è la volontà di raccontarsi e aiutare: la statua del meriggio.
Cadere nell'abisso è qualcosa che capita a tutti. Piangevo ogni giorno quando mi alzavo, maledicendo di aver aperto gli occhi di nuovo. Non volevo scalare quella montagna ogni giorno, a dir la verità non volevo nemmeno che esistesse, una montagna. Mi sentivo completamente inutile, inetta, incapace. Il futuro non esisteva, persino la parola futuro era scomparsa dal mio vocabolario. Anche il mio fisico ne risentiva e soffrivo di gastriti croniche.
Poi nel 2015 ho iniziato una terapia ipnotica, che però non ha funzionato. Allora ho cambiato terapeuta e nel 2022 ho iniziato l'EMDR.
"L’EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) è un approccio terapeutico utilizzato per il trattamento del trauma e di problematiche legate allo stress, soprattutto allo stress traumatico.(...) Si sente che veramente il ricordo dell’ esperienza traumatica fa parte del passato e quindi viene vissuta in modo distaccato. I pazienti in genere riferiscono che, ripensando all’evento, lo vedono come un “ricordo lontano”, non più disturbante o pregnante dal punto di vista emotivo." (Sito ufficiale EMDR Italia)
Quando si pratica EMDR tenere un diario è d'obbligo: infatti l'elaborazione del ricordo traumatico non si ferma alla seduta, ma continua quando si torna a casa anche per varie settimane di fila. A me, i versi sono venuti subito alle labbra, mentre fissavo le mani della terapeuta che procedevano ritmicamente avanti e indietro, versi di poesie di anni fa che all'improvviso mi sono tornati alla mente, ma anche versi nuovi di zecca.
Con l'EMDR stavo trattando ricordi traumatici. Fu la mia psicologa Mirella Menichini a consigliarmi di iniziare questa terapia, che non conoscevo ma che è ormai riconosciuta come trattamento efficace per la cura del trauma e dei disturbi ad esso correlati. Infatti: "nel lasso di trent’anni dalla sua scoperta, a opera della ricercatrice americana Francine Shapiro, l’EMDR ha ricevuto più conferme scientifiche di qualunque altro metodo usato nel trattamento dei traumi. Oggi è riconosciuto come metodo evidence based per il trattamento dei disturbi post traumatici, approvato, tra gli altri, dall’American Psychological Association (1998-2002), dall’American Psychiatric Association (2004), dall’International Society for Traumatic Stress Studies (2010) e dal nostro Ministero della salute nel 2003." (Sito ufficiale EMDR Italia)
E poi mi venne in soccorso la poesia.
I versi che scrivevo servivano come una bussola in mezzo all'oceano, a orientarmi in mezzo a tutti quei ricordi, quegli stimoli. Rileggere sulla carta le mie sensazioni mi aiutava a elaborarle perché mi faceva sentire più distaccata, mi sembrava di leggere una storia vissuta da un'altra prospettiva. In tutto questo lungo percorso, ho anelato il raggio di sole della poesia e con le mie parole, anche se vuote e stanche, ho composto versi.
In quei giorni terribili ho iniziato un percorso di poesia kintsugiⓇ con Domenico Bulfaro, all’interno del corso di teatropoesia. Durante la scrittura ho affrontato il rapporto con mia madre, che, insieme a tutto il resto, si stava deteriorando. Quando si soffre è difficile rendersi conto degli altri. Piccole scaramucce generazionali tra madre e figlia risolte sul rettangolo della pagina; mettendo ordine nel conflitto attraverso una relazione tu-io affrancata.
(I passi seguenti sono tratti da Così Va Molto Meglio[1], dove sono raccolti tutti i testi nati durante il corso di teatropoesia, anno 2016-2017)
Kintsugi a specchio reale
1. Francesca lascia sempre la finestra aperta quando esce di casa. Simonetta si arrabbia, perché teme che entrino i ladri e continua a sgridare Francesca. Francesca si stufa.
2. Francesca ha un’intensa vita sociale, ma non ha la patente. Simonetta la deve scarrozzare in giro.
3. Francesca ascolta sempre la musica con le cuffie. Simonetta la chiama e lei non risponde mai. Simonetta è costretta a urlare e a sbracciarsi teatralmente.
1
Anche se esco odio chiudere l’aria fuori di casa
Se continui così con l’aria entreranno anche i ladri
Bla bla bla, non sono più una bambina
Visto che sto invecchiando urge un promemoria
2
Ho un’intensa vita sociale
Non ha la patente e la devo scarrozzare dappertutto
La mamma non è un’autista
Francesca è giovane, con buone gambe
3
Quando ho le cuffie, tutto è musica.
Sì, ma il resto? Non mi dai mai retta,
Mi costringi a fare i segnali di fumo!
Va bene mamma, ci sei anche tu…
Nella forma dello “specchio simulato” l’autore scrive il primo testo dal proprio punto di vista e il secondo è sempre composto dall’autore ma dal punto di vista dell’altra persona, animale o cosa con cui si ha il conflitto/problema in questione aperto. Nella forma dello” specchio reale” il primo brano è composto dall’autore ed equivale simbolicamente a un allungo di mano in segno di pace, mentre il secondo è una volontà corrisposta di arrivare ad una pacificazione bilaterale.
Mi hai preso il libro che stavo leggendo.
Mi mancano poche pagine per finirlo!
Mi dici che l’autore scrive da Dio.
Mi piace che, ogni tanto, i nostri gusti coincidano.
Ti lamenti perché ho preso il libro che stavi leggendo.
Ti rispondo che non posso restituirlo adesso, mi piace troppo!
Ti prometto che lo finirò in fretta.
Ti piace l’accordo e sorridi.
Ma non solo la poesia kintsugiⓇ è venuta in mio soccorso, un altro esercizio poetico che mi ha molto aiutata è stato quello a tema Spoon River: la consegna era di aggiungere o modificare degli epitaffi a nostra scelta. Io ho scelto di inventare la storia di Milly la Rossa, una cortigiana dell'immaginario saloon di Spoon River. Essere altro da me mi ha aiutata ad affrontare meglio questa realtà.
Millicent O’Connor - detta Milly la Rossa
Puttana, sgualdrina mi chiamavate,
poco di buono, puntando i vostri bei ditini immacolati
ditini santi e devoti
ma a me non me ne fregava un fico
e più urlavate, più tenevo la testa dritta
e tiravo su la gonna
per il gusto di sentirvi starnazzare.
Il fatto è, miei cari signori
che avete iniziato voi a puntare il dito
fin da quando ero piccola e mi arrampicavo sugli alberi
invece di ricamare insieme alle mie sorelle.
Persino mia madre, mio padre e Agatha
che mi amava come una figlia
dicevano tutti che ero una cattiva ragazza
una svergognata, che non combinava mai niente di buono.
“Non ti sposerai mai”
“Chi ti vorrà?” Ricordo ancora le vostre voci
piene di concitazione e parole pie
“Chiedi perdono e prega!” come se aveste voi in mano la verità.
E così, quando capii che non mi sarei mai
tolta di dosso il nome di sgualdrina
decisi di diventare ciò che avevate sempre pensato fossi.
La puttana, la poco di buono del Saloon di Geremiah.
Portai fino in fondo il mio compito
me ne andai di casa e strinsi un accordo con Geremiah
a lui concessi una percentuale generosa.
Mi vestii, mi truccai, mi misi gli stivali alti,
mi comprai un cappello di piume e una giarrettiera di seta,
mi diedi a molti nelle sere d’estate al saloon,
spifferai a tutti l’impotenza di quel pallone gonfiato di Gregory Grey,
me ne scappai per un anno con Roscoe Purkapile.
Era gentile, tutto sommato mi trovavo bene
mi piaceva il suo sorriso ingenuo.
La mia morte è stata trovare una cagna più grande di me
che, arrabbiata, mi mostrò i denti.
Quella santa donna non si rese mai conto
che io non lo cercai mai
fu lui a venire da me.
E così, miei cari, spero vi siate divertiti
che vi sia piaciuta la mia compagnia
ora Milly la Rossa non vi importunerà più
di me rimarrà solo il profumo
delle rose del giardino di Grace Spencer.
[1] Così va molto meglio. Nuove pratiche di poetry therapy, AAVV Dome Bulfaro (a cura di), Edizioni Mille Gru (Monza, 2018)
Francesca Acquaviva, Milano 1999, è poetessa e attrice, ha iniziato a scrivere e a recitare fin da piccola. Allieva di Domenico Bulfaro, ha iniziato la sua formazione presso il Teatro dell'Elica e ha completato i tre anni del corso attori presso Quelli di Grock. Nel 2022 ha formato la compagnia "Fiamme d'Acqua" con Fiamma Fiscelli.