A cura di Dome Bulfaro, con un contributo di Claudio Pozzani
L’edizione 2002 di Parole Spalancate – Festival Internazionale di Poesia di Genova, si chiuse con la pubblicazione del Manifesto della Rivoluzione Poetica, dopo che al grido dei suoi punti, un “commando” lanciò i volantini del Manifesto su Piazza De Ferrari e Piazza Matteotti.
Dome Bulfaro ricostruisce l’evento per approfondire il ruolo che Antonio Bertoli ebbe nella stesura del Manifesto e dà l’abbrivio su quale ruolo ebbe questo Manifesto per la formazione del futuro Bertoli terapoeta.
L’ottava edizione di Parole Spalancate Festival Internazionale di Poesia di Genova, che si è svolta dal 20-30 giugno 2002, si chiuse il 30 giugno con la pubblicazione del Manifesto della Rivoluzione Poetica. A firmarlo nell’ordine ci sono Lawrence Ferlinghetti, Alejandro Jodorowsky, Antonio Bertoli, Claudio Pozzani, Marianne Costa, David Giannoni e Otto Ganz.
Il “commando” rivoluzionario è internazionale, come il Festival di Genova che li ha uniti: le due star internazionali del gruppo firmatario, sono Lawrence Ferlinghetti (1919-2021), poeta, editore e libraio statunitense, figura storica della beat generation, e il cileno naturalizzato francese Alejandro Jodorowsky (1929), drammaturgo, regista, attore, compositore; a questi va anche Marianne Costa (1966), francese, all’epoca compagna di Jodorowsky, scrittrice, musicista, poetessa, ma soprattutto esperta a livello internazionale di tarocchi, il belga francofono Otto Ganz (1970), scrittore, poeta, artista visivo, collegato a David Giannone (1968), nizzardo ma naturalizzato italiano, poeta, già operativo dal 1989 il progetto “maelstrÖm” come editore e poeta a Bruxelles dove si era trasferito due anni prima, Claudio Pozzani (1961), anima del Festival Internazionale di poesia di Genova, e infine, Antonio Bertoli (1957-2015), poeta, drammaturgo, editore, che in questo elenco tengo per ultimo solo per concentrarmi sulla sua figura, che nel tempo acquisirà sempre più chiaramente e consapevolmente il ruolo di terapoeta.
Bertoli nel 1996 aveva già avviato la sua libreria City Lights a Firenze, prima e unica succursale della omonima libreria e casa editrice fondata da Lawrence Ferlinghetti con Peter Martin (del 1923, anche lui come Ferlinghetti, nato da italiani) nel 1953 a San Francisco. Ha fatto conoscere Jodorowsky in Italia. I tanti poeti e scrittori stranieri di primo piano che in quegli anni porta in più parti d’Italia, e non solo a Firenze o Scandicci, ci fanno comprendere quanto la sua azione culturale si muovesse con un respiro internazionale.
Dome Bulfaro (DB): Claudio, come arrivaste alla stesura del Manifesto?
Claudio Pozzani: Bertoli mi contattò dicendomi che Jodo e anche Ferlinghetti avevano questa idea di manifesto e fui subito entusiasta nel partecipare e mettere a disposizione il mio Festival per il lancio mondiale del manifesto. L'idea era quella di noleggiare un piccolo aereo o un elicottero e gettare i volantini su Genova. Dopo vari tentativi, la cosa fu vietata (eravamo ancora nel post G8 e torri Gemelle) e ripiegammo su un'azione dal tetto di Palazzo Ducale. Lanciammo i volantini Jodo, Ferlinghetti, Marianne Costa, Bertoli e il sottoscritto, sia su Piazza De Ferrari che su Piazza Matteotti, urlando parti del manifesto. La cosa ebbe molto risalto su giornali e media.
Il manifesto fu scritto da ognuno, separatamente, apportando due o tre frasi che fossero accettate da tutti gli altri e poi fu presentato senza dire chi avesse scritto cosa, con una firma comune.
Dome Bulfaro (DB): Quale ruolo ebbe Antonio Bertoli nella stesura del Manifesto?
CP: Era stato il collettore delle frasi e il coordinatore dell'idea. Per la realizzazione pratica ci vedemmo più volte a Genova noi due. Con Antonio avevo un buon rapporto di amicizia. Successivamente Jodo parlò di ri-evoluzione poetica più che di rivoluzione.
Eccoti la foto storica del "commando" rivoluzionario del bombardamento di volantini dal tetto di Palazzo Ducale.
Credits "Archivio Parole spalancate". Da sx: Marianne Costa, Alejandro Jodorowsky, Claudio Pozzani, Lawrence Ferlinghetti e Antonio Bertoli.
Ma, al di là della ripubblicazione di questo Manifesto per rilanciarne l’importanza, ciò che più mi preme è quello di evidenziare quanto i passi di questo Manifesto della Rivoluzione Poetica, abbiano funzionato da base teorica al futuro Bertoli terapoeta, a cominciare dal primo punto “La poesia è prima di tutto un atto, vivere nel migliore dei modi e dei mondi possibili”, fino al quattordicesimo e ultimo: “la migliore opera d’arte è la nostra vita. Niente altro, niente di più”. (DB)
MANIFESTO DELLA RIVOLUZIONE POETICA - GENOVA
di Ferlinghetti, Jodorowsky, Bertoli, Pozzani, Costa, Giannoni, Ganz.
Con l’azione poetica del 29 giugno 2002 a Palazzo Ducale, è nato a Genova il primo movimento poetico mondiale del terzo millennio, aperto a tutti quelli che credono che sogni e quotidiano debbano danzare insieme.
1. La poesia è prima di tutto un atto, vivere nel migliore dei modi e dei mondi possibili. Si sostanzia anche nello scrivere, certo, però solo dopo – dopo! – e solo come atto ed espressione del vivere. Altrimenti c’è solo arte, letteratura, poesia. Ridicolo.
2. Noi vogliamo dare luogo e voce alle vere istanze di crescita ed emancipazione di questo tempo, non alle sue mode e modi.
3. Noi vogliamo dare voce e luogo a ciò che meno sembra contemporaneo e che – nascosto negli interstizi del giorno – ne costituisce la vera ossatura, la tempra, la forgia.
4. La poesia è la notizia dalle frontiere della nostra anima.
5. La poesia è una voce di dissenso contro lo spreco di parole e la folle pletora della stampa.
6. Vogliamo liberare la poesia dai suoi colonizzatori accademici e delle pseudo-avanguardie, che ne ricoprono il cuore con una patina maleodorante e ammuffita.
7. La poesia è il verbo dell’uomo che parla all’uomo, del dio che parla al dio.
8. Rinchiudere la letteratura in un campo chiaramente delimitato è un attentato alla sua unità. È appiccicarle un orecchio sul viso, soffocarla.
9. La nostra poesia rivendica il nostro essere spugne e seppie: sputare inchiostro solo dopo aver respirato il mondo.
10. La nostra poesia lotta contro il silenzio delle idee in cui ci hanno sprofondato e per il silenzio da conquistare in mezzo a questo sistema berciante.
11. Noi non crediamo, no. Noi facciamo o non facciamo.
12. La tua poesia è la somma e la sostanza delle tue azioni e non puoi nasconderla
scrivendone altre. La poesia si vive e poi si scrive.
13. Noi vogliamo ribadire che la Poesia è per noi arte, vita, sensualità, magia, corpo, anima e cervello.
14. Il codice recondito che sta dietro ogni forma d’espressione è questo: la migliore opera d’arte è la nostra vita. Niente altro, niente di più.
Genova, 30 giugno 2002
Tratto da Festival Internazionale di Poesia di Genova
Venti di Poesia - 20 anni di Parole Spalancate
a cura di Claudio Pozzani,
edito da Associazione culturale edizioni Liberodiscrivere®, 2015, Genova.
Responsabile della pubblicazione Claudio Pozzani
Direttore della collana Nuda Poesia Claudio Pozzani