Marco Dalla Valle e Irene Monge, due dei membri fondatori della BIPO - Associazione italiana di BIblioterapia e POesiaterapia, raccontano la nascita, le ragioni e il lavoro che hanno portato il 28 ottobre 2023 alla nascita ufficiale della prima associazione italiana di categoria di queste due arti terapie.
28 ottobre 2023: è nata ufficialmente la BIPO – Associazione italiana di BIblioterapia e POesiaterapia
di Marco Dalla Valle
Il 28 ottobre 2023 a Verona è nata BIPO – Associazione italiana di Biblioterapia e Poesiaterapia. L’abbiamo sognata a lungo per poi realizzarla tecnicamente attraverso la sottoscrizione di uno statuto che le desse la giusta dignità. I firmatari provengono da diverse formazioni: Marco Dalla Valle dalla Biblioterapia dello sviluppo, Dome Bulfaro dalla Poesiaterapia, Irene Monge dalla Filosofia della narrazione, Paolo Maria Manzalini dalla Psichiatria. Tutti e quattro hanno una caratteristica comune: credono nel valore delle comunità. BIPO non sarà solo un’associazione come scritto nello statuto, ma sarà la casa di professionisti che cercano un luogo comune a cui appartenere e in cui lavorare insieme. Lo sforzo è quello di tutela secondo la legge 4/2013 per le professioni che non si riuniscono sotto un albo professionale, ma soprattutto di conoscenza reciproca e sostegno vicendevole.
Vi chiederete: cosa può fare una comunità che non può fare un’associazione comune?
Innanzitutto, la comunità agisce da amplificatrice di idee. La possibilità di confronto, l’opportunità di condividere punti di vista diversi e discuterli rappresentano la differenza tra lavoro di gruppo e lavoro con una dirigenza monodirezionale. In questo momento di transizione, le cariche sociali sono coperte dai fondatori dell’associazione soltanto perché il sogno è solo disegnato e ha bisogno dei suoi sognatori per acquisire concretezza. Tra qualche anno la comunità della BIPO deciderà se quei sogni sono stati realizzati oppure se ne serviranno di nuovi. Chi lavora con la letteratura, la poesia, la filosofia e con l’arte, ma anche con la medicina, non può prescindere dall’essere visionario. Serve però un approccio concreto, che miri a rendere reale il sogno e il progetto.
Da qui a cinque anni desideriamo creare un registro dei facilitatori di biblioterapia clinica e facilitatori di biblioterapia dello sviluppo. Questo accadrà già nel 2024. Verso la fine dello stesso anno contiamo di poter incontrare per la prima volta i rappresentanti delle associazioni di biblio/poesiaterapia europee in un evento che è in via di organizzazione. Vogliamo anche contribuire a creare offerte di formazione continua per i soci e a fornire parametri per regolamentare il bisogno di aggiornamento dei professionisti. Già questo è tanto. Ma il desiderio di riuscire ad avviare un’attività di supervisione per i facilitatori nello stesso quinquennio è grande perché è una delle necessità che spesso ci vengono segnalate.
Ma attenzione: la BIPO non è solo dalla parte dei professionisti. Gli utenti, ma anche i committenti di corsi e servizi legati alla biblio/poesiaterapia potranno ottenere dei benefici. Certamente, la possibilità di scegliere tra facilitatori iscritti al registro di cui si potrà conoscere il curriculum e l’esperienza, così come il codice etico a cui si ispirano, non è poco. Ma è un punto d’arrivo importante anche la possibilità di segnalare la malpractice, cosicché l’utente e il committente possano sentirsi tutelati in tutti quei casi in cui le regole di correttezza professionale sono violate.
Il lavoro da fare è tanto, ma l’importante è essere finalmente venuti al mondo. Esserci vuol dire iniziare a crescere e a maturare. Il cammino è iniziato, il gruppo dei viandanti sta aumentando e la comunità cresce.
BIPO: con la prima Associazione Italiana di Categoria di Biblioterapia e Poesiaterapia nasce una nuova comunità professionale
di Irene Monge
In Italia moltissime categorie professionali non hanno rappresentanza e vivono situazioni confuse e controverse. Spesso si è parlato della questione di tutela della clientela e della questione di chi si debba occupare di salute e, più in generale, della relazione tra salute e benessere.
L’articolo 32 della Costituzione Italiana recita che: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
La salute è, dunque, diritto fondamentale e nessun individuo è obbligato a essere sottoposto a uno specifico trattamento senza la sua volontà.
Inoltre ogni individuo, o meglio, ogni persona è diversa. Ognuno di noi ha un concetto di cura e salute che dipende da tanti fattori: culturali, sociali, familiari, eccetera. L’umanità è composta di migliaia di individui ed è giusto proporre il maggior e miglior numero di “offerta curativa” a misura il più possibile dei singoli cittadini. Questo, ovviamente, non significa lavorare senza il rispetto e la tutela della persona con cui ci esponiamo da un punto di vista di cura professionale. A tal proposito è dunque fondamentale la formazione e l’aggiornamento continuo.
La disciplina della biblio/poesiaterapia è entrata da tempo nell’attività di psichiatri e psicologi, solo successivamente ha iniziato a essere utilizzata anche da figure “laiche”, quali bibliotecari, filosofi, counselor, educatori, ossia figure di ambito umanistico. Ovviamente, questo non è avvenuto in maniera spontanea, ma sono serviti studi e ricerche suffragate da dati. Solo oggi, in Italia si inizia a utilizzare questo termine, sconosciuto ai più; non esisteva formazione accademica riconosciuta, mentre ora esiste il primo e unico Master di I livello in Biblioterapia: siamo all’avvio della terza edizione. La materia era solo strumento aggiuntivo di psicoterapeuti mentre ora è disciplina su cui fare ricerca e applicazione in vari contesti.
La nascita ufficiale in Italia di un’Associazione di Categoria della Biblioterapia e della Poesiaterapia, qual è la BIPO, pareva un obiettivo impensabile da raggiungere, per quanto fosse ed è necessario affinché ci sia chiarezza e controllo degli standard di qualità. L’Associazione ha infatti l’obiettivo di rappresentare entrambe le categorie di applicazione: Biblio/poesiaterapia Clinica e Biblio/poesiaterapia dello Sviluppo. Vuole offrire a tutti i professionisti uno spazio di dialogo dove poter far incontrare anche realtà diverse, che a vario titolo e misura, si occupano di cura attraverso l’utilizzo dello strumento libro o, più in generale, della narrazione. Tutto questo con l’intenzione di esplicitare i confini etico-professionali in merito.
Le figure cosiddette laiche possono occuparsi di cura, salute e benessere perché si rivolgono alla parte sana delle persone – e per usare il linguaggio dell’Analisi Transazionale – intervengono sullo stato dell’Io Adulto delle persone, senza fare regressione o progressione, le cui sfere sono competenza esclusiva dello psichiatra o dello psicoterapeuta. BIPO è dunque un’associazione di categoria aperta al dialogo delle due branche della Biblioterapia con l’obiettivo di verificare le competenze, i confini professionali e la tutela da rivolgere all’utenza.
Il 28 ottobre 2023, Marco Dalla Valle, Dome Bulfaro, Paolo Maria Manzalini e io, fondando la prima, e attualmente unica, Associazione di categoria di Biblio/poesiaterapia mettiamo finalmente l’Italia nella posizione di avere un ente rappresentante che possa finalmente dialogare con le realtà estere analoghe che da più tempo operano in questo ambito.
Quello che credo sia importante raccontare è il lavoro che ci ha condotto a tutto questo. Non sono solo i sogni a farci andare avanti, bensì la professionalità, il rispetto, la ricerca e lo studio costante, oltre che l’esperienza sul campo. Assumersi il compito di rappresentare una categoria di professionisti così particolareggiata, che unisce l’ambito clinico con quello delle scienze umane, è una grande responsabilità. Non abbiamo la presunzione di dirigere i lavori, quanto semmai siamo guidati dalla volontà di creare una comunità partecipata e una casa per tutti quelli che a oggi non si sentono rappresentati.
Quello che sicuramente vogliamo promettere e mantenere è il rigore nella pratica: essendo in ambito di care le persone che si rivolgono a noi devono avere la sicurezza di essere in buone mani. L’intera comunità dovrà rispondere a questi criteri di vigilanza, riconoscendo anche i propri limiti professionali e rimandando a coloro che possono prendere in carico quelle situazioni che, attraverso l’uso dei libri, richiedono ulteriori approfondimenti. E noi fondatori proveniamo da differenti ambiti professionali: un esperto di biblioterapia laureato in Lettere (Dalla Valle), un esperto di poesiaterapia, poeta e docente d’arte (Bulfaro), un medico, psicologo clinico e psicoterapeuta (Manzalini), una filosofa della narrazione e counselor educativo (Monge). Un altro segnale di voler ancora di più sostenere quel rigore di cui parlo.
L’utilizzo degli strumenti narrativi si può rivolgere a varie professionalità e la Biblio/poesiaterapia si integra perfettamente in altre mansioni di cura.
Abbiamo obiettivi ambiziosi, difficili da raggiungere, che diventerebbero impossibili senza il supporto e i contributi di una comunità di categoria. In questi giorni a distanza di poco meno di un mese stiamo raccogliendo i primi iscritti e sostenitori, e il nostro lavoro anche se ancora silente, sta proseguendo senza sosta. Perché la fiducia riposta in noi da parte di questi nuovi iscritti va ricompensata e sviluppata, per loro, con loro.
Marco Dalla Valle è un esperto di biblioterapia, che utilizza dal 2010.
A partire dal semplice offrire un libro ai suoi pazienti quando faceva l’infermiere, è arrivato a mettere in campo la biblioterapia nei gruppi di crescita personale, in progetti di bibliomusic-therapy e di fusione della biblioterapia con l’arte.