La parola Colpo come paradigma di un modo di metaforizzare e tradurre il mondo. Attraverso la linguistica del colpo Federica Guglielmini ci mostra quanta correlazione esista tra la terminologia che forma il campo semantico della boxe e come l’essere umano mutui questa terminologia, per combattere ogni giorno gli ostacoli che la vita ci pone di fronte.
Il salto che ci invita a compiere è quello di esserne consapevoli e allenare il proprio boxer interiore (db)
Lucia si rivolse a colui che tiene in mano il cuore degli uomini; ha fatto colpo il suo coraggioso modi di agire (...)
(Manzoni)
Tempo non mi parea da far riparo
contra colpi d’Amor: però m’andai
secur, senza sospetto; onde i miei guai
nel commune dolor s’incominciaro
(Petrarca)
seguitando il mio canto con quel suono
di cui le Piche misere sentiro
lo colpo tal, che disperar perdono.
(Dante)
Rimane oziosa l'anima
che ha ricevuto un colpo micidiale;
lo spazio della vita le si stende davanti
senza nulla da fare.
(Emily Dickinson)
In quale capitolo della giornata mi state leggendo? Vi immagino in un bar della città, curiosi come felini, pronti a scoprire, come se fossimo dentro Matrix, che esistono più mondi nella nostra quotidianità e sto parlando dei mondi linguistici. Abbiamo lasciato il tempo in cui scrivevamo nelle grotte lasciando traccia delle nostre esperienze e scoperte. La storia dell'uomo ha corso così velocemente sino ad arrivare ai nostri giorni e il linguaggio quotidiano e la scrittura si sono trasformate nel tempo. Colorato da mode, dalle influenze provenienti dalla lingua inglese che non lascia più il nostro modo di comunicare, corrotto dall'intelligenza artificiale a cui si affidano pagine di sceneggiatura, testi giornalistici, eccetera, il linguaggio di oggi nella nostra società liquida così come la definiva Bauman, racconta la nostra storia umana.
In tutti questi mondi linguistici ce n'è uno che usate spesso e sono sicura non conosciate, perché non vi rendete conto di usarlo mentre parlate, non vi accorgete di quanto venga utilizzato dai media per il giornaliero storytelling (eccolo qua l'inglesismo) si tratta della linguistica del colpo.
Mi occupo di letteratura pugilistica e proprio in questi ultimi anni ho approfondito lo studio della cultura della boxe, della sua antropologia, poiché in filosofia l'antropologia è la dottrina che riguarda la natura dell'uomo (quando parliamo di pugilato bisogna ricordarsi che si parla di una della più grandi manifestazioni della natura umana); ebbene ho scoperto, con grande piacere, non posso negarvelo, di come il nostro linguaggio, da quello più colloquiale a quello istituzionale a quello giornalistico, sia intriso e attinga dalla terminologia pugilistica, per raccontare, descrivere e testimoniare, con uso elevato della parola colpo.
Siete rimasti colpiti? Non avevo dubbi. D’ora in poi v’invito a farete attenzione su questo mondo linguistico che abitiamo tutti noi e di cui non ne eravamo a conoscenza. La forza comunicativa di un incontro di boxe, della boxe stessa come icona rappresentativa della vita di ognuno di noi, arriva anche a questo, colpisce, svela e si fa idioma che spiega, traduce il mondo in cui viviamo e si fa portavoce di una narrazione che esce dal contesto pugilistico per traghettare la storia di cui stiamo parlando, per descrivere altri sport, le loro azioni o descrivere la forza di una canzone che è arrivata in cima a tutte le classifiche. Siate accorti e troverete sempre più declinazioni del mondo pugilistico nel parlato quotidiano e in quello della comunicazione di massa.
Se colpisci buchi lo schermo
La nobile arte del pugilato è così utilizzata nella comunicazione perché la sua semantica è profondamente simbolica, è d'uso comune perché le declinazioni della parola colpo possono avere diversi significati, spaziando dal campo positivo a quello negativo.
L'essere colpiti non riguarda solo il mondo esteriore, la carnalità, il tangibile, ma anche lo stato interiore degli essere umani; riguarda tutto quello che dentro di noi nella sfera emotiva ci scuote, ci parla, ci distoglie da quello che stiamo facendo e sta catturando tutta la nostra attenzione.
La domanda da porsi adesso è perché la linguistica odierna (anche se dalle indagini svolte, ho scoperto felicemente che la linguistica del colpo è con noi da secoli) si avvalga, non possa fare a meno del linguaggio pugilistico? La risposta porta con sé verità lontane archetipiche e che raccontano la storia della nostra specie umana. Se il nostro linguaggio esprime il momento storico in cui viviamo (vedi sopra), il pugilato incarna la natura umana, nella sua messa in scena sportiva, incarna la lotta quotidiana che ci accompagna dal primo momento che nasciamo dal corpo delle nostre madri. E allora da quale miglior dizionario=ring=vita attingere se non da quello che parla di noi, per spiegare e spiegarci, raccontare e comunicare?
Molte delle locuzioni sono calchi di espressioni francesi: coup d'air, coup d'ètat, coup de soleil, coup de télephon, coup de main...
I colpi che lasciano un segno
Quante volte usiamo questa espressione in senso figurato? Scopriamo insieme alcuni colpi della linguistica del colpo.
Nello sport il colpo è ogni movimento rapido e veloce che provoca un contatto fra atleti, oppure fra un atleta e lo strumento di gioco.
Nel pugilato ovviamente ogni colpo che arriva a prendere l'avversario sopra la cintura.
Nel calcio si tratta del modo di eseguire un tiro del pallone; colpo di testa, colpo di tacco…
Nella scherma il colpo è la stoccata, che raggiunge il punto valido dello schermidore.
Nel tennis ci sono colpi fondamentali quali, il dritto, il rovescio, il pallonetto, il servizio...
In numerose espressioni dell'uso comune la parola colpo ha significati diversi, determinati dal sostantivo con cui la si accompagna, in altre è l'intera locuzione che acquista un valore proprio in genere figurativo:
colpo d'occhio,
colpo di fortuna,
colpo di fulmine,
colpo di scena,
colpo di stato,
colpo d'ariete
colpo grosso
colpo di testa,
colpo di mano, un colpo da maestro,
un colpo giornalistico.
al primo colpo
Il linguaggio dei media
La linguistica dei media, dei presentatori tv, dei giornalisti e delle pubblicità si avvale dell'utilizzo persistente di riferimenti legati al pugilato nelle sue azioni iconiche e lo utilizzano in modo particolare nella descrizioni degli altri sport e delle partite di calcio.
Questo studio contemporaneo della linguistica di oggi, che atterra sempre nel mondo della boxe, ci svela come ci sia una necessità da parte di chi narra (professionisti della comunicazione e non) dello scenario dell'incontro pugilistico perché il linguaggio venga compreso.
Come spiega la Oates seppur in un incontro di boxe gli atleti non dialogano fra loro, non manca mai nei round una storia narrata, la storia di chi sta combattendo. Lo spettatore la può comprendere seppur manchi il linguaggio parlato perché si tratta di una messa in scena, come fossimo a teatro, e come ben sappiamo non sempre agli attori serve un copione scritto per narrare i fatti. Pensiamo ai film muti, ai mimi.
Il linguaggio non verbale viene compreso allo stesso modo di una narrazione che utilizza le parole, perché precede il linguaggio parlato, infarcisce il verbale e ha la stessa potenza comunicativa se non maggiore del linguaggio verbale. L'efficacia di un messaggio dipende quindi, solamente in minima parte, dal significato di ciò che viene detto e il modo in cui questo messaggio viene percepito è influenzato dai fattori di comunicazione non verbale.
Il linguaggio necessita dell'utilizzo delle parole per esistere. La linguistica del colpo, il linguaggio della boxe si trova ad essere universale ed esiste ancor prima che gli uomini iniziassero a scrivere i loro capitoli come specie umana consapevole.
Quello che vorrei portare alla luce in questo lavoro di ricerca è come il linguaggio del pugilato, di uno sport dalla storia millenaria, si dimostri essere un linguaggio/codice universale. Vorrei, attraverso una metodologia di indagine quantitativa su singole persone x, la quantità di volte a cui si attinga alla linguistica del colpo.
Ultimo colpo
Questa indagine linguistica viene fatta in un momento storico in cui il pugilato italiano non è ai vertici mondiali e in Italia non vi sono i grandi campioni come ai tempi d'oro di ormai 30 anni fa, ma comunque dimostra come la cultura del pugilato sia radicata nelle nostra cultura, sia sempre presente, sia come un grande ring in cui ci troviamo ogni giorno, che abitiamo senza nemmeno rendercene conto. La doppia natura della boxe, come sport e nobile arte, la distinguerà sempre inevitabilmente, da tutti gli altri sport e la renderà sempre capace e in grado di generare terreni fertili di studio, ricerca, indagine, produzioni artistiche e di linguaggio universale che appartiene alla specie umana.