Poetry Therapy Italia

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Dalla “Rivoluzione poetica” alla “Psico-bio-genealogia e Terapia familiare”: mancava uno studio approfondito sulla figura di Antonio Bertoli, poeta e terapoeta sul quale la nostra rivista continuerà a lavorare anche nei prossimi numeri per restituire ai lettori tutto il suo valore.
Francesca Papp ritrae l’autore all’interno di un intelligente e originale ritratto di famiglia. Infatti, nonostante la scomparsa di Antonio sia stata prematura, possiamo continuare a godere della sua fruttuosa semina anche attraverso i due figli: Margherita Bertoli e Giulio Bertoli.

“La miglior poesia è la vita”
(A. Bertoli)

La Rivoluzione poetica

   Conobbi Antonio Bertoli nel 1996, quando nel quartiere di San Niccolò di Firenze, aprì la libreria e casa editrice City Lights Italia (con altri soci, tra cui Marco Cassini, all’epoca pater di Minimum Fax), “la prima succursale al mondo della gloriosa libreria-casa editrice City lights”[1] diretta dal poeta Lawrence Ferlinghetti, mito della beat generation, che l’aveva fondata con Peter Martin nel 1953 a San Francisco.

   Bertoli (1957-2015), laureato al DAMS di Bologna in Arte, era diventato poeta, scrittore, uomo di teatro e performer, dopo aver lavorato per anni come operatore socioculturale in ambito teatrale, musicale e artistico. Si occupava anche di psicologia e processi di guarigione, tanto che oggi viene considerato “uno dei pionieri più significativi della poesiaterapia italiana, i cui insegnamenti non vanno in alcun modo dimenticati ma anzi ripresi e sviluppati” (D. Bulfaro, 2022).

   La libreria City Lights di Firenze, rimasta unica eccezionale succursale della storica sede di San Francisco, è stato “un luogo che ha visto passare migliaia di persone e che ha ospitato personaggi come Lawrence Ferlinghetti, Patti Smith, Laurie Anderson, Jack Hirschman, John Giorno, Fernanda Pivano, Gregory Corso, Antonio Tabucchi. L’esperienza si chiuse nel giro di sette anni, con una parabola breve e gloriosa, pienamente in spirito Beat”[2].

  

09 ET   foto 1  RIVOLUZIONE POETICA DI ANTONIO BERTOLI

La City Light Italia a Firenze

   Bertoli “non solo aveva creato o fatto vivere istituzioni di livello nazionale e internazionale, come il Teatro Studio di Scandicci o la libreria e casa editrice City Lights, ma si era posto come uno straordinario scopritore e catalizzatore di talenti”[3] proprio perché era un appassionato d’arte, aveva fiducia nell’essere umano e sapeva creare legami.

   Bertoli è stato, con Ferlinghetti, Jodorowsky e altri, tra i collaboratori del Festival Internazionale di poesia di Genova edizione 2002, dal quale è nato il 30 giugno di quell’anno il Manifesto della rivoluzione poetica: “Lawrence Ferlinghetti, Alejandro Jodorowsky, Antonio Bertoli (di City Lights Italia), Claudio Pozzani (patron del Festival Internazionale di poesia di Genova), David Giannoni (Editions d’Yvoire) e Otto Ganz sono i primi firmatari del Manifesto di Genova, la carta che sancisce ufficialmente la nascita di un nuovo movimento letterario, il primo del terzo millennio, la Rivoluzione poetica. La carta che sta alla base del nuovo movimento aperto - recita la prefazione - a tutti quelli che credono che sogni e quotidiano debbano danzare insieme, si sostanzia in 14 punti che pongono al centro della nuova poesia l’azione” (…) “La poesia prima di tutto è un atto - è scritto nel Manifesto: vivere nel migliore dei modi e dei mondi possibili” (…)“E proprio per dare valore concreto alla poesia come azione, ieri i poeti che hanno dato vita al nuovo movimento, hanno scelto di bombardare Genova con 100 mila poesie scritte su volantini, lanciati dalla terrazza più alta del Palazzo Ducale” (…) “Questo manifesto di Genova rappresenta un risveglio per i poeti del mondo” ha spiegato Lawrence Ferlinghetti, perché “l’unica salvezza per il mondo è la poesia”[4].

Meravigliose sono state le vie della città tappezzate dal bianco dei fogli delle poesie, che volavano dai balconi. Ed è da qui che vorrei cominciare per presentare Bertoli: dalla poesia.

 

09 ET  Foto 2   RIVOLUZIONE POETICA DI ANTONIO BERTOLI

Bertoli e Ferlinghetti

 

Bertoli era un terapoeta, ovvero un terapeuta e poeta, e ha sviluppato molte tematiche che dalla poesia si intrecciano e ramificano verso altre discipline.

In alcune raccolte di poesie, come Territori del cuore (2007) e Astri e disastri (2016), emergono alcuni argomenti centrali, sviluppati nell’arco di 10 anni, riferiti alla concezione poetica della vita e alle problematiche della società.

L’elemento distintivo della poesia di Bertoli è la potente vitalità che si staglia dal testo e da ogni singola parola saggiamente modulata alla ricerca del senso: ogni vocabolo vuole nascere, venire al mondo, e grida Vita.

Il poeta ci propone una concezione di esistenza poetica: un inno alla vita, alla vitalità del verso, da risvegliare dentro ciascuno di noi ed esternare nelle azioni quotidiane.

La sua frase, la miglior poesia è la vita, racchiude il nucleo essenziale del suo pensiero artistico e terapeutico: la soluzione è lì, nella vita. Bertoli si rivolge alla comunità e tramanda il suo incitamento al cambiamento, individuale e sociale, attraverso la poesia.

   Lo scrittore ci propone dei versi che colgono e descrivono l’ambiente circostante e la natura, che rappresentano simbolicamente degli stati d’animo profondi.

Il cuore ha un territorio, ma qual è il territorio del cuore?[5].

Bertoli utilizza una similitudine tra l’uomo e il cervo capobranco, che difende il suo spazio fino ad arrivare alla malattia e a rischiare la morte. Le forti emozioni, come la difesa del proprio territorio emozionale, possono influenzare un processo di malattia e la psiche, d’altro campo, ha un ruolo attivo nel percorso di guarigione.

   Il tema della malattia/guarigione e del legame tra psiche/corpo all’interno delle relazioni familiari è un argomento al quale Bertoli ha dedicato molti studi, in una visione di cuore – inteso come area del sentimento – e corpo uniti in maniera indissolubile

perché il cuore ha un territorio, il suo territorio: ecco perché. Ed ecco perché solo gli uomini soffrono di infarto e non le donne: per un conflitto di territorio. Il che significa emozione: la concretezza e la realtà delle emozioni. Perché il cuore è una spugna a forma di cuore e assorbe tutto. Tutto il cuore[6].

Bertoli indaga i sentimenti dell’essere umano e la sua evoluzione nella storia dell’umanità: di fronte a una sorte indifferente, come fare a mantenere la bellezza e i sogni, tanto cari al poeta?

Quale è lo scopo, la spinta che ci
porta avanti nonostante tutte queste
morti quotidiane Quale è il senso che ci abita
e non
conosciamo, che ci distingue e ci unisce alla pietra
che permane, al vento che passa Quale dio sconosciuto
e beffardo si cela nel nostro affollato inconscio
e ci vuole e non ci vuole al contempo?[7].

E ancora possiamo domandarci:

Dov’è la rosa rampicante della croce
dove la spina che arde nel rosso vivo della fronte,
quando la nube squarcerà la mente che ragiona,
colmando di sangue la coppa del cuore?[8].

“Nei periodi di crisi esistenziali e sociali, l’essere umano si trova di fronte alla propria fragilità, a una sorte ingannevole, e l’elemento centrale non è offerto dall’intelletto, ma risiede nei legami affettivi” [9]. Ma cosa significa considerare la vita una poesia?

Il testo Don Miguel Quijote de Cervantès Saavedra[10] giunge alla nostra attualità, seguendo un filo che congiunge passato e futuro, su una linea temporale che vola libera nello spazio. L’epoca di Don Miguel Quijote de Cervantès Saavedra diventa la nostra:

Allora ditemi
secoli a venire, mio eterno presente
secoli che saranno
voi che conoscete i recessi dell’io
la psicanalisi
l’igiene dell’uomo
il sistema nervoso
le nebulose
voi che siete in comunicazione con lo spirito
che viaggiate negli spazi interplanetari
che trapiantate organi
che sondate i segreti del DNA
il mistero della vita biologica
che incontrate l’atomo e le molecole
e impiantate microchip e lenticchie
ditemi il sistema nervoso delle nebulose
ditemi
la psicanalisi degli organi
ditemi la spiritualità del DNA
ditemi il microchip dello spirito ditemi
la comunicazione delle lenticchie
perché ciò che io vi dico adesso
è quello che vi ho detto allora
nell’anno di grazia mille e seicento e cinque dopo cristo
(…)
che tutti possediamo una mano fantasma
che Dylan Thomas non è morto
che Rimbaud d’altronde
che Shakespeare è un altro dei nostri nomi
che il teatro di Artaud è nato dalla stella
da cui tutti proveniamo
che rabbrividiamo di fronte ai militari e
al freddo dell’anima
che piangiamo pensando a noi stessi e
a quelli che verranno
che tra le lacrime
e malinconia che fa ridere
vediamo l‘immensa scala dei secoli senza guardarla
voi in cima a noi qui in basso
nient’altro che uomini in cerca
(…)
nei secoli dei secoli
nel tempo mitico della vita[11].

Tramite la poesia del passato (e del futuro) viene tramandata la speranza, riconquistata la bellezza che la vita ci offre e proposto lo strumento per modificare le relazioni e agire diversamente. La continuità con gli autori che hanno rivoluzionato l’Arte, è un punto fermo che non traballa con il passare delle epoche, perché la poesia non muore e continua a far vibrare le generazioni.

   Nella raccolta di poesie Il vestito del poeta (2014) – ma anche il vestito del terapeuta? potremo domandarci – Bertoli sviluppa il legame tra la vita e arte: “cosa permette la trasformazione di una vita in arte? Il libro-vestito è una raccolta di saggi tra esoterismo (cabala, magia, alchimia, Tarocchi), pittura (il Surrealismo, Magritte, Caravaggio), letteratura (Borges, Campana, Jodorowsky, Ferlinghetti, Artaud, Cervantes) e filologia biblica”[12]. Questa interazione dell’arte con la società offre una soluzione alle problematiche del tempo: “non c’è bellezza senza autenticità, quindi, e non c’è autenticità senza bellezza, come non c’è creatività senza di esse”…“Sappiamo tutti che l’arte è tale solo se autentica, vale a dire se attinge alla vita e se ne fa portavoce, se spezza la catena della proiezione semantica e dà voce all’autenticità del mondo di noi stessi. Arte, autenticità e bellezza sono sempre interconnessi, dunque, e l’autentico, dentro di noi, è colui che non proietta né si fa interprete di proiezioni, di illusioni. È il nostro neonato contrapposto all’antenato, la nostra paleo-psiche, la nostra bellezza primigenia. La nostra e quella del mondo”.

Per trovare il neonato bisogna intraprendere un percorso evolutivo che interrompe le ripetizioni dei modelli familiari e che risiede, come vedremo avanti, nell’Atto Poetico.

 

Cos’è la poesia, dunque? È la libertà di espressione che cerca un essere costretto a esprimersi tramite un linguaggio asservito all’ordine costituito delle cose. È il vagito dell’essere che non vuole asservirsi alla ripetizione [13].

Bertoli indaga anche la storia dell’umanità e le vicende dell’uomo, che avvengono nella cornice della spiritualità:

Questa preghiera si innalza
proviene dal mago dimenticato anche da se stesso
apparso all’improvviso sul gradino più alto
questa preghiera è al dio inconoscibile
il servo e l’artefice parla e chiede
(…)
Io so e non so, so e non sono, sono e
non so, non sono e so
aria che si increspa sull’acqua
potenza di mentuccia sul prato
falce che taglia
rospo insinuato nascosto
biscia sottile scura celata
il dio degli interstizi
la formica annichilita il calore che secca
creta millenaria addio di rondine
pelo di gatto di campagna
scoglio sul mare che ferma il pensiero
non possessione
coppa piena
sesso incandescente
parola ritrovata
che da altro non parla se non del non io
di ciò che mi abita e non conosco e mi agisce[14].

Il poeta si muove sui poli essere/non essere e conoscere/non conoscere e valuta quanto questa dualità sia insita in ogni essere umano, quanto all’interno di ciascuno di noi risiedono molti aspetti contrapposti e complessi.

Bertoli esprime la fatica di essere uomini ma anche la consapevolezza di tale certezza e individua una soluzione nella capacità di saper rassicurare di se stessi: “mi do la mano e mi accompagno e con l’altra mi prendo la vita”[15].

Per poter afferrare ciò che ci dona l’esistenza è necessario, dunque, sviluppare la capacità di “guidarsi” affettivamente e trovare il varco di speranza attraverso cui cambiare il mondo. Bertoli offre al lettore la speranza e si fa amare da chiunque legge i suoi versi.

   La raccolta di poesie Astri e disastri, il cui sottotitolo è Canti dalla transizione, ritiene che l’essere umano

“sia all’interno di un processo evolutivo iniziato non da molto, se si pensa ai lunghi tempi che richiede il consolidamento di una mutazione importante” (…) “È come se fossimo ibridi, tradizione e mutamento al contempo: vincoli e possibilità si equivalgono in maniera costante, interagendo, evolvendo e involvendo al tempo stesso. Accanto a propositi, ricerche e acquisizioni ammirevoli che innalzano l’umanità a livelli altissimi, coesistono assurde barbarie, condizioni aberranti di vita e abusi che poco sembrano avere a che fare con l’umanità e il suo percorso. Astri e disastri, quindi, propri di una transizione in atto, di cui non è dato ancora di prevedere i tempi di assestamento e nemmeno di approdo”[16].

   L’essere umano per Bertoli “è in bilico fra la biologia e la coscienza, la zoologia e l’antropologia. Il cammino del padre e Commiato dalla madre sono due testi importanti che indagano e significano dei ruoli, il genere maschile e femminile a livello archetipo e le loro contraddizioni”[17]. Testi importanti, scrive Bertoli, ma anche struggenti e dolenti esempi rari di pura scrittura, in cui il poeta raggiunge le vette della poesia.

   Bertoli rivisita il ruolo del padre:

Sono nato come padre
dalla curva di fianchi di donna
dal profumo del rosmarino selvatico
e dalla demolizione della mia stessa genesi
pietra su pietra
(…)
Sono nato come padre
dal fuoco che fonde la neve
e dall’acqua bollente che scorre nel fiume [18]

e descrive il rapporto con la madre:

Allora fai presto
Presto
Ascolta in fretta il passero che canta
Il passero che saltella, che svolazza
Segui la danza della ghiandaia
Il volo intermittente dell’upupa
Saluta l’aria col canto del pettirosso
(…)
Ma lascia questa terra
Alla fine
Lasciala al suo vero proprietario
Madre
Lascia questa terra al desiderio.

“In nome del padre e della madre” sono anche le tematiche della Trilogia, che Bertoli dedica al legame tra famiglia e malattia. L’autore approfondisce

“la nascita del padre responsabile: una figura completamente ignota alla natura, la quale conosce solo padri biologici che non si occupano dei figli né hanno legami stabili con la femmina. Col padre nasce anche un rapporto tra uomo e donna che si sostituisce a quello tra maschile e femminile proprio della biologia: nasce la coppia monogamica la famiglia”. [19]

In questi volumi l’autore sviluppa il rapporto tra i modelli familiari e l’insorgere della malattia, nell’ottica della Psico-bio-genealogia.

Psico-bio-genealogia e Atto poetico

 

“La poesia è l’insurrezione dell’essere
contro le mura in cui lo vogliono costretto,
la gobba del cammello che fa sopravvivere nel deserto,
la trasformazione del fisso e mutevole,
l'alchimia che riunisce questi due opposti”
(A. Bertoli) 

   “Bertoli elabora una propria disciplina, da lui denominata Psico-bio-genealogia[20], in cui indaga come nascono le malattie, quali legami hanno con la famiglia e come guarire attraverso quello che chiama l’Atto poetico, a dimostrazione del ruolo centrale che conferisce alla poesia nella sua pratica di guarigione” (D. Bulfaro, 2023):

 La poesia è una lotta continua per fare affiorare qualcosa che non ha parole all’interno delle parole. A cosa servono le parole? A comunicare. Ma le parole sono soprattutto comunicazioni precostituite, servono a comunicare dei significati precisi e a ricomporre sempre la realtà per quella che è. Le parole servono a riprodurre la realtà, a ripetere la realtà e dunque a ricostruirla sempre uguale. È così che si riproduce il potere, la malattia, lo scivolamento delle nevrosi e dei problemi del passato nel presente. È così che siamo padri e madri e figli e figlie sempre uguali. È così che il passato è uguale al presente e il presente si trasforma in futuro. Ed è così che il mondo non cambia. La poesia non riproduce le parole, le usa per cambiarne il senso e produrne un altro (...) “Fare vivere le parole, dunque, ridare loro una nuova vita. Siamo noi, quella parte migliore di noi che non conosciamo e che non è schiava né è asservita a nessuno. È a questa parte che si ridà voce nella poesia. È questo che si fa vivere facendo rivivere le parole: l’essere cui non è permesso di vivere, quello senza limiti e senza schiavitù, senza l’obbligo di ripetere. La poesia non ripete. Vive[21].

   Il “terapoeta” prescrive un Atto poetico: un’azione necessaria per interrompere un modello di ripetizione del passato e creare un cambiamento.

L’atto va a trasformare un nodo problematico tramite la messa in scena del problema: la rappresentazione simbolica permette di affrontare e superare il trauma, con modalità simili allo psicodramma e alla teatroterapia.

   “Bertoli è stato certamente iniziato alla Psicomagia di Jodorowsky” (D. Bulfaro, 2022) cioè a prescrivere un atto, che assuma un valore elaborativo rispetto al problema presentato, in modo catartico e terapeutico. L’Atto poetico veniva stabilito a volte tramite i tarocchi (la cui arte Bertoli aveva appreso dalla nonna) ma generalmente nel contesto specifico della Psico-bio-genealogia.

   Per più di dieci anni Bertoli aveva tenuto dei seminari di Psico-bio-genealogia in cui aiutava i partecipanti a costruire il proprio Albero Psico-bio-genealogico, mettendo in evidenza gli archetipi principali e individuando dove era avvenuta l’interruzione dell’equilibrio tra essi. “La visione sistemico-psico-antopologica ruota intorno a quelli che Antonio definisce i quattro archetipi primari: Maschile e Femminile, Eros e Tanatos”[22]. “Le cause di ogni alterazione archetipica” (…) “si possono ricondurre in sostanza a due motivazioni di base: eros e thanatos[23], amore e morte, attorno alle quali si sviluppa il trauma non elaborato e quindi tramandato nelle generazioni come un “fantasma transgenerazionale”[24] che viene vissuto e non compreso.

Bertoli elaborava una lettura dell’Albero, con una restituzione sugli accadimenti della storia di vita della persona e prescriveva allora l’Atto Poetico. Attraverso l’azione simbolica avviene una comunicazione diretta con l’inconscio, che interrompe lo schema disfunzionale e ricongiunge Poesia e Vita.  L’atto è definito poetico proprio perché riguarda la poesia, calata nella vita di tutti i giorni.

   “Chiunque abbia anche solo assistito a una lettura dell'albero di Antonio ne è rimasto ammirato per l’abilità, l’ampiezza, la profondità, l’arte, la destrezza del lavoro di Antonio che, in un’ora e mezza, descriveva scenari smisurati che andavano indietro nel tempo e nello spazio, e con una precisione matematica ricostruiva impalcature genealogiche, telai familiari e trame psichiche di una complessità gigantesca, facendo apparire tutto così normale, chiaro, ovvio. Questo perché la Psico-bio-genealogia era, ed è, Antonio Bertoli, è la disciplina che mette insieme tutte le sue enormi doti e straordinari talenti, la disciplina dove coabitano e si alternano lo studioso, l’antropologo, lo psicologo, il terapeuta, il narratore, il poeta, l’artista, il ricercatore, lo scienziato, tutti lì, contemporaneamente, a dare spettacolo, uno spettacolo interamente al servizio della persona che riceveva la lettura dell’albero”[25].

   “Bertoli, dunque, si ispira nel suo Atto poetico alla psicomagia intesa come una forma di terapia, che promuove una guarigione dal sintomo” (...) “Nello svolgimento dei singoli rituali ci sono due tipologie di modus operandi che ricalcano il contrappasso dantesco: per analogia, cioè l’azione segue il nodo del problema da risolvere, oppure l’azione contrasta il nodo per netta opposizione. In sostanza è il lavoro di un artista che svela – mediante un atto – la sostanza con gli elementi offerti dall’analisi psicologica” (G. Nucci, 2023). “Un atto terapeutico-poetico è un’azione che la persona deve agire, ed è sempre la trasgressione di un paradigma, dunque, la deviazione dalla realtà quotidiana, ordinaria, che questa vive normalmente”[26].

   La poesia serve a trovare nuove parole, che costruiscano un diverso senso della realtà, e fa emergere quella parte di noi libera da ruoli rigidi familiari che portano a recitare un copione sempre uguale.

L’ottica sistemica relazionale si avvicina molto alla poetica di Bertoli, vi “si trovano radici e tracce più affini alle filosofie orientali: una visione circolare del tempo, fondata sul principio che non esiste una cosa isolata nell’intero universo, che ogni cosa è collegata ad un’altra, che la totalità contiene le singole parti, ognuna delle quali contiene in sé la totalità” (G. Ruggiero, 2023).

Psico-bio-genealogia e Terapia familiare

“Non è possibile
prendersi cura della persona
senza osservarla all’interno
del suo contesto familiare,
sociale e relazionale”.
(G. Ruggiero)

   “La famiglia è un sistema complesso, coerente con la sua storia, capace di auto organizzarsi, di influenzare il comportamento dei suoi singoli membri e, al tempo stesso, di esserne influenzato” (G. Ruggiero, 2023).

Bertoli nella sua Psico-bio-genealogia indaga la trasmissione della malattia attraverso le generazioni e sviluppa come attivare percorsi di guarigione.

La malattia esprime una conflittualità tra appartenenza e individuazione, tra ripetizione e desiderio di trasformazione rispetto al condizionamento dei modelli familiari.

Dall’adattamento al sistema nasce la nevrosi, dal conflitto con il sistema origina la malattia. Un sistema, quale è la famiglia, tende sempre alla quiete e ad auto-riprodursi, l’individuo non può non adattarsi per sopravvivere, e non può non confliggere in una spinta individuativa per vivere. La danza tra questi elementi è la vita, e la Psicobiogenealogia lo strumento per indagarla[27].

La Psicogenealogia (capostipite la psicoterapeuta Schutzenberger) viene integrata da Bertoli con la biologia e con la Nuova Medicina di Hamer[28], “che vede la malattia come la soluzione biologica a un trauma o a un conflitto[29].

La parola Psico-bio-genealogia[30] già ci preannuncia che si basa sullo stretto legame tra psicologia, biologia e genealogia. Psicologia che studia la psiche, intesa come interazione tra conscio e inconscio, intesa soprattutto come psicologia relazionale e ancor più nello specifico psicologia sistemica. Essa considera le interrelazioni dei componenti di quel sistema. La sistemica ben si applica alle relazioni familiari ovvero le relazioni tra figli e genitori. Genealogia perché si contemplano anche i legami con le precedenti relazioni familiari, cioè applica una sistemica relazionale che non si limita al solo rapporto genitore-figlio ma sale alle generazioni precedenti. La Biologia interviene per spiegare come alcune malattie ricorrano e si ripetano tra le diverse generazioni”. Il legame tra biologia e poesia è sviluppato nel testo di Ruggiero (2023), che sottolinea il rapporto fra corpo e parola: “la poesia ha a che fare con il respiro, qualcosa di primario: è inafferrabile, inconsistente, necessaria, è una necessità biologica dell’essere vivente. (Manacorda, in G. Ruggiero, 2023). Come per Bertoli.

   La Psico-bio-genealogia ha molti aspetti teorici in comune con la terapia familiare, rispetto all’insorgenza del sintomo nell’arco di almeno tre generazioni (M. Bowen, 1979) e alla sua funzione relazionale all’interno del sistema familiare (si possono utilizzare tecniche come il genogramma, per indagare le generazioni precedenti, simili all’albero genealogico). In una famiglia con dinamiche disfunzionali “la mancanza di autonomia, espressa dall’impossibilità di mutare i ruoli nel tempo, spinge i membri a coesistere solo a livello di funzione: mantenere costantemente una distanza di sicurezza o determinare al contrario rapporti fusionali sono i comportamenti più comuni in questi sistemi, dove si confonde l’individuo con la funzione che svolge. La protettività, l’indifferenza, il rifiuto, la vittimizzazione, la pazzia divengono prima attributi individuali costanti e poi ruoli stereotipati per un copione sempre uguale” (M. Andolfi, 1982). La differenziazione di un membro sarebbe vissuta come un atto di indipendenza e quindi di tradimento, perché ci sono delle lealtà familiari invisibili (I. Boszormenyi-Nagi, 1998) da rispettare. “Ma perché ci facciamo carico del destino dei nostri antenati?

Boszormenyi-Nagi (1998) parla di lealtà familiari invisibili, una forza per la quale i figli sono fedeli ai genitori e al loro clan familiare, tendendo a ripeterne il destino, spesso in maniera analoga. Tali lealtà servono a mantenere il legame e un senso di identità comune fra le generazioni, per cui chi se ne discosta può avvertire la sensazione di avere tradito un modello di appartenenza” (E. Manfredini, 2017).

Secondo la psicologia transgenerazionale è possibile che, a livello inconscio, fatti, pensieri ed emozioni vengano trasmessi da una generazione all’altra. Ciò avviene quando un evento traumatico (individuale o familiare) non riesce ad essere elaborato e diventa qualcosa di indicibile, un segreto, dunque, il contenuto emozionale dell’esperienza rimane bloccato”. (...)  “In tal modo è possibile che le paure che assillano un individuo potrebbero essere le stesse che assillavano un genitore o un avo” (Baldascini 2012, in E. Manfredini, 2017)

   Ruggiero (2023) espone che “è proprio nel tessuto connettivo della famiglia che dobbiamo cercare gli elementi storici che hanno determinato veri e propri blocchi evolutivi, una sorta di stato infiammatorio cronico che interessa contemporaneamente il corpo e la mente individuale, i legami interpersonali, l’intero campo psichico trigenerazionale del sistema”. La sua ipotesi è che l’infiammazione riguarda “il tessuto stesso dei legami familiari, le ferite, antiche recenti, lo sforzo che ciascun membro compie per prendersene cura e portare avanti il suo progetto di differenziazione, tra mandati generazionali e desideri individuali, riconoscendo quello che appartiene a sé e quello che invece riguarda gli altri, genitori, i nonni, gli antenati” (G. Ruggiero, 2023).

L’obiettivo principale di una psicoterapia di orientamento sistemico relazionale è “quello di connettere ed integrare le differenze in forma più armonica, perché ciascun componente della famiglia possa esprimere liberamente il suo modo di appartenere ad una storia comune, mantenendosi in equilibrio con la sua esigenza di differenziarsi, di cercare la propria strada nel mondo” (G. Ruggiero, 2023).

   Possiamo seguire il filo poetico che è stato tramandato e accolto dai figli di Bertoli: Margherita e Giulio, entrambi interessati all’arte nei suoi aspetti multiformi pur occupandosi di ambiti molto diversi.

   Margherita Bertoli[31] si è laureata in Spagna presso l’Accademia delle belle Arti di Granada, dove ha frequentato un corso per scenografa e ha seguito una formazione anche nell’arte del ferro battuto. “Poliedrica, Margherita è una scenografa, ma dipinge, scrive, balla e tiene lezioni di yoga. Nella sua costante ricerca di nuovi materiali, ha trovato nella natura una fonte di ispirazione”[32]. Insegnante di yoga, si occupa di discipline orientali e di ricerca del movimento; è fondatrice di Arundo Art, progetto di biocostruzione artistica partecipata, che ha l’intento di proporre attività artistiche e sociali basate sui principi della permacultura, realizzare opere d’arte ecologicamente sostenibili e coordinare corsi di autocostruzione in canna mediterranea e bambù.

Da anni tiene dei quaderni in cui scrive e disegna delle cose. Decine di quaderni, forse centinaia, tutti più o meno come le immagini allegate. I quaderni contengono da un lato conti finanziari, esercizi yoga, appunti pratici, schemi tecnici e agende improvvisate, dall’altro poesie, collage, fumetti, disegni e diaristica[33].

“Possono sembrare percorsi diversi” così Margherita ci spiega, in un’intervista: “ma fanno tutti parte della stessa ricerca. Per me questa ricerca ha essenzialmente a che fare con il bisogno di esplorare gli spazi. Sia all’interno che all’esterno. Trovare ponti tra dimensioni diverse. Il corpo è il canale più diretto che abbiamo, è il ponte diretto tra dentro e fuori. Lo yoga è una disciplina millenaria, è una tecnica che parla di esplorare gli spazi interiori in modo molto profondo. Per fare certe posture bisogna imparare a sentire il proprio corpo, conoscere le chiavi per aprire gli spazi. Lavorare con le canne di bambù richiede di entrare nella materia fino a vedere quali sono le sue potenzialità, le sue possibilità. Bisogna osservare attentamente qual è la sua curva naturale. Quando lavoriamo, selezioniamo il materiale in modo molto accurato. Andremo a guardare, misurare il diametro, se ha una curva che va in senso orario o antiorario e lo selezioneremo per poter costruire strutture che riflettano questo stesso movimento interno del materiale”[34]. Le strutture che Margherita costruisce “non sono il risultato di un’azione umana che va ad imporsi sulla materia, sono il tentativo di ascoltare il movimento della natura stessa, assecondarlo e rifletterlo”.

 

09 ET Foto 3  RIVOLUZIONE POETICA DI ANTONIO BERTOLI

 

Anche nei testi poetici di Margherita la natura entra nella vita e viene rappresentata:

Chi cammina sul bagnasciuga
Chi con occhi d’acqua
Insieme ai propri pensieri a forma di pesce o di cuore.
Navigando in parentesi difettose che tento di ricucire in un cerchio
Osservo la spiaggia
Gli ombrelloni
Nella mia preistoria
La parola era già dentro il foglio
Ora si trova sott’acqua,
Va prima pescata
Ma
Il linguaggio
Si forma nell’incavo dei gomiti
Si forma
In mezzo alle gambe
Se è
Se è una grande opera
Nasce e non ricorda.

La poesia penetra nell’ambiente e negli elementi quotidiani: il linguaggio si forma nell’incavo dei gomiti. Il linguaggio poetico è lieve e possente allo stesso tempo, rispettoso ed energico, coglie le piccole cose e le trasforma in arte:

Caro abisso
architettonico
fugace
abisso secco
ti materializzi, a volte
nel mio sguardo sugli oggetti
o nel pensiero che riflette sul pensiero
ti scorgo appena
ronzío intermittente nell’orecchio sinistro
stormo di uccelli
quasi invisibile su un cielo appannato
non hai nemmeno
la sinuosità delle piante acquatiche
non hai nemmeno un nome
insomma un fastidio un fardello
un indovinello
ma a volte l’occhio cambia luogo
il tempo cambia l’occhio
i passi più lenti più rapidi
e come l’ape fiorisce nel fiore
si cresce,
di casa in casa
all’improvviso ti vedo e sei dolce
come il nome di un albero
tiglio, glicine o
betulla
sei dolce e ti accolgo
e non sei più un enigma
secco e lontano
diventi il mio cibo
il mio letto in cui dormo in cui amo
abisso in cui nacqui
a volte ti chiamo.

09 ET Foto 4  RIVOLUZIONE POETICA DI ANTONIO BERTOLI

 

Giulio Bertoli si è laureato in Fisica Teorica presso l’università di Amsterdam e ha svolto un dottorato di tre anni a Parigi, in Fisica Teorica della Materia.

Attualmente si occupa di ricerca su intelligenza artificiale e modellistica quantitativa, applicata alla finanza. Da sempre interessato ai meccanismi della scienza e della conoscenza, ha tenuto lezioni di fisica, con riferimenti alla filosofia della scienza, alla mitologia, all’arte e alla psicologia e ha scritto di scienze e matematica.

   Nel testo “Il paradosso della monetina (ovvero Il demone a infinite Teste contro le Croci della matematica)” avvicina il lettore a delle riflessioni matematiche, con uno stile di scrittura scorrevole e umoristico; dialoga con chi legge aprendo delle considerazioni sulla matematica, che parlano di esistenza:

“Per far bere al nostro immortale indeciso un caffè zuccherato, si dovrebbe ottenere sempre e solo testa, infinite volte. Qual è la probabilità che ciò avvenga?”

(…)

“La matematica è molto brava a trasformare i suoi “non lo so” in “facciamo come dico io”. Le probabilità, l’infinito, l’insieme di tutti gli insiemi, l’assioma della scelta… sono tanti i paradossi che potrebbero rendere alcune verità matematiche quantomeno contingenti, contestualizzate, non più assolute. Le verità sono dunque un mito, come gli dei di Omero? Van Quine sarebbe d’accordo, e anche io, che a scanso di infiniti prendo il caffè amaro”.

   Margherita e Giulio hanno trasformato l’eredità artistica culturale ricevuta e hanno integrato Poesia e Scienza:

“È innegabile che la scienza occupi un posto dominante nella nostra vita, soprattutto nel rapporto uomo-natura che ha contribuito a creare con la tecnologia. Tale rapporto si profila come uno dei temi più importanti (se non il più importante) del secolo che stiamo vivendo. Una maggiore consapevolezza del ruolo dell’indeterminatezza in questo rapporto ci farebbe sicuramente vedere tutto in una nuova luce: quella di sistemi complessi visti non più nella maniera riduzionistica del “complicato” e quindi non interessante, ma nel loro significato originale della parola: cum-plexus, intrecciato assieme.

L’educazione scolastica in questo senso ci insegna a separare le materie dalle altre, oggetti e soggetti dall’ambiente, le scienze dalle arti, o a vedere la storia come un dispiegamento lineare di cause ed effetti; ma non ci insegna ad intrecciare, collegare, cum-plectere. Per poter cominciare a risanare il nostro rapporto con la natura abbiamo bisogno di ricomporre la realtà che noi stessi abbiamo ridotto a scompartimenti e frammenti”.

   I concetti di arte, autenticità e bellezza, tanto importanti per Antonio, nell’ottica di una interdisciplinarità, sono stati portati avanti da entrambi i suoi figli, in ambiti diversi. È stata tramandata così nelle sue generazioni, da Antonio tanto studiate, l’importante eredità di considerare la vita come un’opera d’arte e di apportare bellezza al territorio e alla collettività. Creare nessi e legami, dunque, caratteristiche tipiche del terapoeta, sono alcune capacità che i suoi figli hanno sviluppato, ognuno con le proprie caratteristiche, in un processo di appartenenza e individuazione intergenerazionale.

“Il processo di differenziarsi dalla famiglia di origine comprende lo sviluppo della relazione da persona a persona, che aiuta a costruire rapporti più vivi e a riconoscere e cambiare i vecchi modelli” (M. Bowen, 1979).

   Antonio Bertoli ci ha insegnato a considerare la vita come la miglior poesia: ciò implica aprire la mente, rompere gli schemi e vivere con passione, ogni giorno, in connessione con gli altri e con l’ambiente, alla ricerca delle proprie coordinate:

Piano piano si saggiano i limiti
I confini
Piano piano si ricalibra erano le coordinate
Piano piano si tasta al posto delle cose
Ci si dorme sopra
Piano piano con calma se ne ha tutto il tempo
Tranquillamente
Tutta una vita. 

 

 

[1] Paloscia (1997) Apre a Firenze la libreria City Lights di Ferlinghetti

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/03/22/apre-firenze-la-libreria-city-lights-di.html

[2] Pasquini D. (2021) Sulla strada di Ferlinghetti, da San Francisco a Firenze.

[3]Per un amico”: serata in ricordo di Antonio Bertoli al Teatro Puccini https://portalegiovani.comune.fi.it/urlnews/webzine/21867.html

[4] Un manifesto per la poesia del terzo millennio, www.la repubblica.it, 01/07/2002

[5] Bertoli A. (2007) Territori del cuore, Maelström, Bruxelles.

[6] Bertoli A. (2007) Territori del cuore, Maelström, Bruxelles.

[7] Bertoli A. (2007), Incipit in Territori del cuore.

[8] Bertoli A. (2007) Sutra in Territori del cuore.

[9] Papp F. (2023) La cadenza della poesia https://www.psicoterapiafamiliarefirenze.it/2023/10/02/per-la-rubrica-leggermente-di-settembre-la-recensione-di-francesca-papp-delle-poesie-di-tommaso-virga-la-cadenza-della-poesia/

[10] Bertoli A. (2007) Territori del cuore, Maelström, Bruxelles.

[11] Bertoli A. (2007) Territori del cuore, Maelström, Bruxelles.

[12] Bertoli A. Il vestito del poeta Spazio interiore, Roma.

[13] Bertoli A. (2010) Psico-Bio-Genealogia – Le vere origini della malattia. Macro Edizioni, Cesena.

[14] Sutra - Nella letteratura indiana, nome dato a brevissimi aforismi di rituale, filosofia, grammatica e letteratura scientifica in genere, dei quali si compongono speciali trattati, denominati anch'essi sutra – in Territori del cuore (2007).

[15] Sutra, in Territori del cuore.

[16] Bertoli, A. Astri e disastri, Maelström, Bruxelles.

[17] Il cammino del padre in Astri e disastri.

[18] Il cammino del padre in Astri e disastri.

[19] Bertoli A. (2014) L’invenzione del padre. Biologia, antropologia e genealogia, Macro Edizioni, Cesena.

[20] Bertoli A. Psico-bio-genealogia. Le vere origini della malattia, Macro, Cesena, 2010

blog www.gruppomacro.com ed è stata pubblicata integralmente in “Scienza e Conoscenza”, n. 53, 2015.

[21] Bertoli A., in Bulfaro D. (2022) Poesia, atto poetico e parole per Antonio Bertoli Poetry therapy Pubblicazione: Numero 007, 25 Novembre.

[22] Santori E. (2016) Intervento all’interno della manifestazione Per un amico, 17 febbraio, Teatro Puccini.

[23] Bertoli A. (2014) Come ci condiziona il Modello Familiare. Il sistema transgenerazionale della famiglia, Macro Edizioni, Cesena.

[24] Santori E. (2016) Intervento all’interno della manifestazione Per un amico, 17 febbraio, Teatro Puccini.

[25] idem

[26] idem

[27] Santori E. (2016) Intervento all’interno della manifestazione Per un amico, 17 febbraio, Teatro Puccini.

[28] Bertoli A. (2010) Psico-Bio-Genealogia – Le vere origini della malattia. Macro Edizioni, Cesena.

[29] Santori E. (2016) Intervento all’interno della manifestazione Per un amico, 17 febbraio, Teatro Puccini.

[30] Psicobiogenealogia e immortalità gruppomacron.com

[31] Margherita Bertoli fa parte della rete CanyaViva dal 2009; è co-fondatrice di CanyaVivaItalia e fondatrice di Arundo Art.

[32] Sainz I. (2016) Margherita Bertoli: Tutto fa parte della stessa ricerca. www.somosohlala.com

[33] D’Isa F., (2015) I quaderni di Margherita

www.indiscreto.org

[34] Sainz I. (2016) Margerita Bertoli: Tutto fa parte della stessa ricerca. www.somosohlala.com

 

Ringraziamenti

Ringrazio con tutto il cuore Margherita e Giulio Bertoli, Silvia Mugnaini e Serena Schweinfurt, che mi hanno sostenuta e indirizzata nel percorso emozionale della stesura di questo articolo, con grande disponibilità e collaborazione.

Ringrazio tanto anche Dome Bulfaro che, oltre a supervisionare il testo, mi ha trasmesso la voglia di approfondire e sempre più amare la Poesia di Antonio Bertoli, da continuare a diffondere e tramandare.

 

Bibliografia

Andolfi M. (1982), La famiglia rigida, Feltrinelli Editore, Milano.

Bertoli A. (2007) Territori del cuore, Maelström, Bruxelles.

Bertoli A. (2009) Il tarocco, storia, mito, significati e interpretazioni, Il vicolo, Cesena.

Bertoli A. (2016) Astri e disastri, Maelström, Bruxelles.

Bertoli A. (2014) Il vestito del poeta, Spazio interiore, Roma.

Bertoli A. (2010) Psico-Bio-Genealogia – Le vere origini della malattia. Macro Edizioni, Cesena.

Bertoli A. (2014) L’invenzione del padre. Biologia, antropologia e genealogia, Macro Edizioni, Cesena.

Bertoli A. (2014) Come ci condiziona il Modello Familiare. Il sistema transgenerazionale della famiglia, Macro Edizioni, Cesena.

Bertoli A (2015) Acqua e aria, madre e padre, maschile e femminile

I conflitti biologici come conflitti psicogenealogici, Macro Edizioni, Cesena.

Bertoli G. (2016) Il paradosso della monetina (ovvero Il demone a infinite Teste contro le Croci della matematica) https://www.indiscreto.org/paradosso-monetina/

Bertoli G. (2016) Scienza e onniscienza: inizio e fine di un mito

www.indiscreto.org

Boszormenyi-Nagi I., Spark Geraldine M. (1988). Lealtà invisibili: la reciprocità nella terapia familiare intergenerazionale, Astrolabio

Bowen M. (1979), Dalla famiglia all’individuo, Astrolabio, Roma.

Bulfaro D. (2022) Poesia, atto poetico e parole per Antonio Bertoli Poetry therapy Pubblicazione: Numero 007, 25 Novembre

D’Isa F. (2015) I quaderni di Margherita

www.indiscreto.org

Manfredini E. (2017) Psicologia transegerazionale: i legami invisibili.  www.tagesonlus.org psicologia-transgenerazionale-i-legami-invisibili/

Nucci G. (2023) “Le vere origini della malattia” di Antonio Bertoli Pubblicazione: Numero 008,11 Luglio.

Papp F. (2023) La cadenza della poesia  www.psicoterapiafamiliarefirenze.it

Paloscia (1997) Apre a Firenze la libreria City Lights di Ferlinghetti

ricerca.repubblica.it

Pasquini D. (2021) Sulla strada di Ferlinghetti, da San Francisco a Firenze, lungarnofirenze.it

Per un amico”: serata in ricordo di Antonio Bertoli al Teatro Puccini portalegiovani.comune.fi.it

Ruggiero G. (2023) Prove d’orchestra, la natura musicale della psicoterapia, Alpes, Roma.

Sainz I. (2016) Margherita Bertoli: Tutto fa parte della stessa ricerca.  www.somosohlala.com

Santori E. (2016) Intervento all’interno della manifestazione Per un amico, 17 febbraio, Teatro Puccini.

Un manifesto per la poesia del terzo millennio, www.la repubblica.it, 01/07/2002

Jodorowsky A. (2013) Psicomagia. Una terapia panica, Feltrinelli.

 

 


Trevisani Bach Ivana

Francesca Papp è educatrice, psicologa e psicoterapeuta, specialista in Terapia di Coppia e della Famiglia.
Ha pubblicato una raccolta di racconti e tre raccolte di poesie che ripercorrono metaforicamente alcuni viaggi speciali.

Da febbraio 2021 cura la rubrica mensile di poesia e psicologia LeggerMente, in collaborazione con l’Istituto di Alta Formazione di Firenze e, da luglio 2022, anche con la rivista Poetry Therapy Italia.

 

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