“Lutto e arteterapia. Tra perdita e trasformazione” è un seminario formativo per accompagnare nel processo di attraversamento del lutto con gli strumenti e le pratiche dell’arteterapia, a cura di Luisa Fantinel e Rosaria Mignone presso Art Therapy Italiana.
– Intervista di Viviana Russo a Luisa Fantinel e Rosaria Mignone –
Affrontare il lutto è un cammino complesso e travagliato, che attraversa emozioni profonde e territori spesso inesplorati. L’arte, con il suo linguaggio simbolico e trasformativo, può offrire uno spazio sicuro in cui esprimere, elaborare e dare nuova forma all’esperienza della perdita.
“Lutto e arteterapia. Tra perdita e trasformazione” è il Seminario di arteterapia per l’attraversamento del lutto che si sta tenendo a Bologna presso la Sede di Art Therapy Italiana. Quest’anno è partito il 28 febbraio e si concluderà il 22 giugno 2025.
Giunto alla terza edizione, il seminario, ideato e condotto da Luisa Fantinel – arteterapeuta con un background in storia e critica dell’arte e antropologia culturale e sociale – e Rosaria Mignone – psicologa, psicoterapeuta e arteterapeuta – si propone come protocollo o percorso esperienziale, di attraversamento del lutto con gli strumenti e le pratiche dell’arteterapia. Un percorso formativo rivolto a professionisti che si occupano di accompagnare nell’elaborazione del lutto.
Il lutto, un processo che ha smarrito la possibilità di esprimersi, in una società attuale che chiede di mantenere controllo e apparenze dignitose, evitando il più possibile di manifestare e condividere il proprio dolore della perdita, ha bisogno, invece, di strumenti per essere vissuto ed elaborato.
Nella breve intervista che segue, con risposte a quattro mani, le due arteterapeute Luisa Fantinel (LF) e Rosaria Mignone (RM) raccontano come si sviluppa il seminario.
VR: Il workshop è un percorso di formazione per arteterapeuti, educatori, counselor. Potete raccontarci come si struttura e si sviluppa il percorso formativo del workshop?
LF e RM: Il seminario è rivolto a chiunque desideri lavorare sul tema attraverso l’arteterapia. Abbiamo incontrato persone motivate da un interesse professionale (operatori in hospice o in campo medico o in progetti di accompagnamento al lutto) o personale a causa di lutti recenti o del passato, e poi artisti, arteterapeuti, psicologi, psicoterapeuti, educatori... Non si tratta di un gruppo con obiettivi terapeutici, ma formativi.
Il percorso formativo integra esposizioni teoriche con esperienze del proprio processo artistico e di dialogo coi propri manufatti artistici. Il seminario si svolge nell’arco di cinque giornate con frequenza mensile. Vista la natura intensiva delle singole giornate, abbiamo trovato utile l’attesa di circa un mese tra un incontro e l’altro per sedimentare contenuti ed esperienze e portare avanti, in solitudine, gli spunti di riflessione ricevuti. Le immagini prodotte e condivise nel gruppo hanno accompagnato ciascuno nella propria quotidianità.
Il gruppo annulla quel senso di solitudine terrifica al cospetto di perdita e lutto che si sperimenta in assenza di una comunità. Quest’ultima, attraverso i propri rituali, infatti, contiene da millenni l’esperienza emotiva del soggetto. E questa funzione è efficace e operante a tutt’oggi. È nostra intenzione riparare il tessuto comunitario perso o lacerato e la dimensione esistenziale e universale della perdita.
Grazie all’esperienza clinica, abbiamo verificato l’efficacia della nostra metodologia nel favorire un normale processo di elaborazione del lutto o sbloccare situazioni patologiche di lutto complicato. Abbiamo intercettato un bisogno diffuso di parlare della morte e della separazione che sono i grandi rimossi nella nostra società contemporanea, fino a riavvicinarsi al concetto di morte naturale. In particolare il Covid, con l’angosciosa paura di ammalarsi e morire o di perdere i propri cari, ha accelerato la creazione del protocollo. Durante il lock down abbiamo avuto ulteriore conferma della potente funzione trasformativa della nostra pratica artistica e della possibilità di regolarci emotivamente in assenza di relazioni. Ancor più chiara ci è apparsa la necessità di rituali comunitari per contenere la cosiddetta crisi di presenza. Arte e arteterapia permettono un avvicinamento più sicuro a esperienze, in particolare quelle traumatiche e di lutto, radicate nel corpo e riattivate da esperienze sensoriali.
VR: In che modo l’uso dei materiali artistici e dei simboli visivi aiuta a dare forma all’assenza?
LF e RM: L’arteterapia offre l’opportunità di esprimere e processare le proprie esperienze sensoriali ed emotive. Tali esperienze sono registrate nella parte destra del cervello che si esprime e processa i dati attraverso modalità creative più che attraverso una comunicazione verbale e un approccio intellettuale. Quello del lutto è un processo di elaborazione e trasformazione; l’arteterapia accompagna in questa esperienza provvedendo arte come linguaggio simbolico e strumento di cura e cambiamento. Attraverso il processo artistico e lo scambio verbale l’individuo viene messo in grado di processare le proprie emozioni, trovare significati nella propria esperienza, esplorare gli interrogativi esistenziali, onorare e ricordare chi o cosa si è perso.
Il fatto di creare dal nulla, dal vuoto del foglio bianco un manufatto impatta di per sé a un livello esistenziale. Creare qualcosa di tangibile in onore di chi o di cosa ora non c’è più è un’esperienza potente e profonda. L’arte è un modo buono ed efficace per commemorare una persona e può aiutare l’individuo a interiorizzarla.
In più grazie all’opera d’arte è possibile condividere pienamente i ricordi tra chi vive questo percorso. L’arte creata può diventare una memoria viva.
VR: Avete osservato delle ricorrenze nei segni o nei colori scelti dai partecipanti per rappresentare il lutto?
LF e RM: I partecipanti hanno sia attinto al codice cromatico simbolico della morte (bianco/nero/rosso/viola), sia apportato ampie e originali variazioni. Sono emersi gesti, forme, colori e simboli che appartengono all’esperienza soggettiva e alla cultura familiare.
Gesti come il taglio e lo strappo si sono prestati alle più varie utilizzazioni, così come il cucire e rammendare.
VR: Esistono tecniche specifiche che hanno mostrato maggiore efficacia nell’accompagnare le persone attraverso il dolore della perdita?
LF e RM: Più che di tecniche parleremmo di stimoli adeguati a un processo creativo spontaneo e libero e di una proposta di materiali sia grafico pittorici che di recupero.
I materiali proposti, scelti con cura, sono potenzialmente evocativi di un’esperienza sensoriale e attivatori di memorie.
VR: Avete mai pensato di integrare un momento di scrittura o di scelta di parole significative nel vostro protocollo?
LF e RM: La pratica arteterapeutica riconosce nella verbalizzazione un momento importante per condividere nel gruppo quanto vissuto; vero è però che, a maggior ragione visto il tema del seminario ad alto rilascio emotivo, è presente il rischio di razionalizzazioni o di estensioni verbali spesso difensive al servizio dell’Io, che scippano il valore (ri)generativo dell’esperienza creativa.
Ci sono stati, comunque, alcuni partecipanti che hanno accompagnato la trasmissione del loro lavoro con dei versi scritti al termine del processo creativo o, allo stesso modo, che sono stati stimolati all’inizio del loro processo dal ritrovamento di una parola, magari su di un giornale, che hanno poi inserita nell’opera. Quale momento finale dell’esperienza o, comunque, volto ad affacciare al mondo l’esito del proprio viaggio creativo, i partecipanti sono incoraggiati a creare titoli e testi poetici o in stile narrativo o parole chiave in accompagnamento alle immagini. Ciò appartiene ed è funzionale al processo di significazione che, non trattandosi di decodifica univoca delle immagini, può aprire nuove aree di significato dell’esperienza.
VR: Pensate che la poesia potrebbe avere un ruolo complementare nel percorso che avete strutturato?
LF e RM: I partecipanti stessi si sono orientati spontaneamente all’uso di un linguaggio scritto lirico o comunque fortemente simbolico, proprio perché motivati a mantenere vivo e il più possibile originale (vicino all’origine) quanto era emerso nel loro viaggio creativo.
Il workshop di arteterapia dedicato al lutto non offre risposte definitive, ma strumenti per abitare l’assenza con consapevolezza. Attraverso la pratica artistica, i partecipanti esplorano il confine tra perdita e rinascita, tra ricordo e possibilità, riscoprendo nel processo stesso una forma di cura.
L’arte ha il potere di creare spazi in cui il dolore può essere riconosciuto, espresso e trasformato.
Spazi – e silenzi – che anche la poesia conosce e crea, e che la poesiaterapia abita trovando una via per elaborare e trasformare il dolore prendendosene cura.
Biografie
Luisa Fantinel, storica e critica dell’arte (Università “Ca’ Foscari”, Venezia). Perfezionata in Antropologia Culturale e Sociale (Facoltà di Psicologia, Università di Padova). Diplomata in Arteterapia a Indirizzo Psicodinamico (Art Therapy Italiana), (Apiart). Docente al Master Endlife. Death Studies & The End of Life, FISPPA (Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata), Università di Padova. Docente al Master Creative Arts Therapies, FISPPA (Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata), Università di Padova.
Rosaria Mignone, psicoterapeuta, arteterapeuta, artista autodidatta, docente e supervisore di Art Therapy Italiana. Membro del Comitato scientifico dell’Istituto di Psicoterapia espressiva. Laureata in psicologia (Università di Padova). Specializzata in Arteterapia a Indirizzo Psicodinamico (Art Therapy Italiana).
Viviana Russo è danz-Attrice, educatrice teatrale e formatrice. Esperta di didattica laboratoriale.
Facilitatrice di Biblioterapia (master Univr 2024)
Si forma in Poesiaterapia presso la scuola di PoesiaPresente dal 2022.
Giocoliera (solo di parole), danza sul filo tra clownerie e poesia, preferibilmente con un naso rosso.
Dal luglio 2024 è redattrice e referente per le Artiterapie della rivista Poetry Therapy Italia.