Con questo articolo vogliamo iniziare a far conoscere cosa sia la IADC, Induced After Death Communication, dello psicologo americano Allan Botkin. Camminiamo anche su questo sentiero sdrucciolevole. Lo facciamo insieme a Marisa Brecciaroli, poetessa e sperimentatrice in ambito psicologico, che ha per noi stralciato qualche passo dal libro “Perdita e ricongiungimento” di Claudio Lalla, lo scrittore e psicoterapeuta che realizza in Italia il programma della IADC Therapy.
Claudio Lalla sulla IADC di Allan Botkin
“Oggi esiste una rivoluzionaria e straordinariamente efficace forma di psicoterapia che nell’arco di due sole sedute mira a curare le persone in lutto grave e complicato inducendo uno stato di ricettività mentale, che consente di avere esperienze multisensoriali di comunicazione con i propri cari. Si chiama Induced After Death Communication ed è stata scoperta e poi perfezionata dallo psicologo americano Allan Botkin.
Ed è così possibile sapere che la persona amata esiste ancora e ci è vicina, porle domande sul suo stato, attingere ai suoi suggerimenti e alle sue valutazioni, risolvere questioni rimaste in sospeso. I pazienti valutano l’esperienza come reale. Da ciò nasce la possibilità di una radicale rilettura dell’evento luttuoso e con essa l’acquisizione di una rinnovata serenità. La IADC può essere attuata da sola oppure integrata in un trattamento psicoterapeutico più ampio, essere effettuata con persone che hanno subito una perdita recente o con quanti l’hanno patita anni e anni prima. Tale modalità di intervento ha dimostrato inoltre di essere efficace indipendentemente dall’essere o meno credenti.” (Lalla, 2015/2021)
“C’è una forma d’intervento che, come l’EMDR, fa ricorso alle stimolazioni bilaterali e similmente alla tecnica dello specchio permette di vivere un’esperienza di ADC (After Death Communication, cioè spontanea). Si tratta dell’Induced After Death Communication (IADC). Uno psicologo americano, Allan Botkin, la scoprì fortuitamente, mentre curava veterani di guerra affetti da Disturbo post-traumatico da stress (Botkin, 2005). Botkin iniziò applicando l’EMDR. Poi, per incrementarne l’efficacia, vi apportò varie e successive modifiche che diedero forma a una procedura terapeutica nuova, ormai profondamente diversa da quella originaria.
Con la IADC il lutto viene elaborato attraverso un’esperienza di incontro e comunicazione con il proprio caro. Grazie a essa nei pazienti si avvia lo sviluppo di quattro convinzioni generali: “il mio caro c’è ancora”, “il mio caro sta bene”, “il mio caro mi è vicino nella vita quotidiana”, “un giorno ci ricongiungeremo definitivamente”. Allora le persone in lutto – sebbene sentano ancora il dolore della perdita e vadano incontro a diversi momenti di sua riacutizzazione, come per esempio in occasione del Natale, dei compleanni o degli anniversari della dipartita – non provano più la precedente disperazione.” (Lalla, 2015/2021)
Il training online di IADC Therapy, infatti, è una nuova procedura di intervento psicoterapeutico con la quale promuovere un’evoluzione favorevole del lutto, soprattutto nei casi di lutto grave e complicato. Grazie a tale modalità di intervento clinico numerosi reduci del Vietnam sono riusciti a superare il lutto di cui soffrivano da decenni per la morte di commilitoni o civili. Cosa ha fatto la differenza? Un’esperienza di comunicazione con questi ultimi. L’efficacissima risorsa psicoterapeutica è nata da alcune modifiche che lo psicologo Allan Botkin ha apportato alla tecnica EMDR. L’intento originale era quello di migliorare l’efficacia curativa di questa tecnica per il Disturbo post-traumatico da stress; inaspettatamente emerse però un dato sorprendente: quando la patologia del reduce era quella del lutto traumatico e complicato, la persona entrava in uno stato di coscienza grazie al quale accedeva spontaneamente a una combinazione di esperienze visive, telepatiche, tattili e olfattive che costituivano, nel loro insieme, il quadro di un vissuto di comunicazione con la persona per la cui morte provava da decenni un dolore acuto e insormontabile. Naturalmente la IADC è stata poi messa a disposizione di tutti coloro che soffrono a causa di un lutto, soprattutto se grave o complicato. I risultati sono clamorosi.
Nell’arco di due sedute svolte in due giorni consecutivi la IADC Therapy permette a circa il 75% dei pazienti di avere un’esperienza spontanea di comunicazione con il proprio caro non più in vita e, grazie a essa, di cambiare le proprie convinzioni profonde sul senso della perdita subita.
Dalle nuove prospettive di significato derivano rapide e notevoli evoluzioni dello stato emotivo, cioè il superamento della disperazione, di eventuali tormentosi sensi di colpa e di importanti questioni lasciate in sospeso. Si tratta, dunque, di una forma di intervento clinico che permette a tante persone colpite dalla perdita di un proprio caro, di accedere, tramite induzione di uno stato mentale di ricettività, a quelle stesse After Death Communication (ADC) che, alquanto diffuse fra chi attraversa un lutto significativo, avvengono di regola in modo totalmente spontaneo. Già lo stesso John Bowlby, alla luce della Teoria dell’Attaccamento, considerava tali esperienze come una preziosa risorsa per una sana e favorevole elaborazione del lutto. La differenza è che le esperienze di ADC vissute tramite induzione dello stato di ricettività sono molto più lunghe e articolate. Pertanto, la IADC Therapy viene a rappresentare oggettivamente l’ultimo approdo, il più entusiasmante per la velocità e la portata del cambiamento prodotto, della tradizione clinica fondata sulla Teoria dell’Attaccamento. L’efficacia della IADC Therapy deriva dal fatto che questa forma di intervento psicoterapeutico, andando oltre la talk therapy, agisce attivando nel paziente con lutto grave o complicato un’esperienza che di per sé promuove il processo di elaborazione. É importante sottolineare che, così come non è necessario abbracciare il buddismo per valorizzare il potenziale della mindfulness in termini di salute mentale - né si può condannare tale pratica meditativa perché nasce in un contesto religioso - allo stesso modo non è necessario abbracciare una visione della vita dopo la vita per valorizzare il potenziale terapeutico della IADC, né si può condannare questa procedura terapeutica perché dà accesso a esperienze caratterizzate da una fenomenologia oltremondana. Come clinici non possiamo che essere laici, dediti solo alla cura dei nostri pazienti. Saranno loro a esprimersi sulla natura, oggettiva o meno, dell’esperienza vissuta in prima persona.
Programma del training online:
primo giorno:
- il lutto e le sue fasi
- Il lutto complicato
- le ADC come componente fisiologica del lutto
- storia della IADC
- differenze fra IADC ed EMDR
- coerenza fra IADC Therapy e Teoria dell’Attaccamento
- la procedura da seguire per lo svolgimento delle sessioni di IADC
- fenomenologia dell’esperienza di IADC
- analisi qualitativa delle esperienze di IADC
- dati emersi dalla ricerca sull’efficacia della IADC
- analisi di casi clinici
secondo giorno:
- esercitazioni
- condivisioni
È possibile approfondire cosa sia la IADC sul sito dedicato: https://www.iadctherapy.it/training/
Riferimenti Bibliografici
Allan Botkin (2005), Induced After Death Communication. A New Therapy for Healing Loss and Trauma. Hampton Roads Pub. Co. Inc.
Claudio Lalla (2015/2021), Perdita e Ricongiungimento. Comunicare con i propri cari oltre il tempo della loro vita. Edizioni Mediterranee.
Claudio Lalla (2022), La scelta e il destino alla luce delle esperienze oltremondane. Edizioni Amrita.
Claudio Lalla è medico e psicologo-psicoterapeuta, si è specializzato in psicoterapia cognitivo-comportamentale, psicoterapia a orientamento psicoanalitico, psicoterapia familiare, ipnosi clinica e medicina psicosomatica. Si è formato inoltre in EMDR e IADC Therapy. Ha effettuato attività di ricerca empirica e modellistica teorica. È Certified Trainer of IADC Therapy, Coordinator of Italian IADC e membro dell’International IADC Board.