Poetry Therapy Italia

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In un lutto le parole sono un elemento significante, hanno tante sfumature, possono essere forti e fragili, non dette, taciute, cadute nel vuoto, incomprese, dissodate, travagliate, seppellite, assenti e mancanti, sono parole di dolore che possono trovare respiro nella scrittura condivisa, spazio dove può approdare la sofferenza e dove le parole ne diventano le porte di accesso.

Parole di lutto che colpiscono l’esistenza al cuore, parole del cor-doglio.
Parole di dolore, ognuna dotata di vita autonoma.
Parole iceberg, un sommerso di angoscia che pare inespugnabile, irraggiungibile.
Parole incomprese, esiliate dal loro profondo significato.
Parole forti e di fragilità assoluta, penetrate nella carne viva e penetranti, spiazzanti, uniche.
Parole rabbiose che risalgono da abissi finora sconosciuti.
Parole vortici alla ricerca di un sollievo che non salva.
Parole stanze, affollate di echi, vuote di solitudini.
Parole domande che ritornano implacabili, senza risposte.
Parole non dette e volate via.
Parole cadute, sfinite.
Parole taciute, che ribollono sottopelle.
Parole scritte, forse perché nessuno le ha ascoltate.
Parole che finalmente respirano lo spazio libero, grazie alla scrittura condivisa.
Parole per accompagnare, per creare un sentiero di significati che apra a riflessioni comuni sui temi che si manifestano durante il cammino.
Parole che guardano alla morte come parte integrante della vita.

La scrittura è l’oggetto fisico iniziatico, il medium che induce all’azione entrambi i soggetti e produce relazione: le parole si materializzano, entrano nell’esperienza assumendo il loro ritmo duale, si svelano nella dimensione del noi.
Per la riuscita dello scambio sono fondanti due elementi che spingono chi vive il lutto: il desiderio (cosciente o meno) di un qualsiasi cambiamento e la richiesta di aiuto, condizione essenziale di qualsiasi intervento di cura.
Avvenuto il contatto, si stringe un mutuo patto di responsabilità. 
Chi aiuta sa che il dolore causato da una morte ha estremo bisogno di essere espresso senza censure, altrimenti tende a ritrarsi sempre più all’interno, imprigionando mente, corpo e sentimenti in un soffocante circolo ripetitivo senza uscita.

Si parte per un viaggio a due dell’anima e del pensiero, dove ci si mostra, si accoglie, s’interroga l’altro e se stessi: è kairòs, il momento giusto perché qualcosa accada, dove il filo delle parole dipana la matassa sofferente in un ordine nuovo.
Lo scopo iniziale è di attivare, introdurre discontinuità, restando su uno sfondo di accoglienza, percependo l’ambiente, il clima che si respira nello scritto, analizzandolo nel suo insieme, ben consapevoli dei riscontri interiori, indotti da più letture, così da sprofondare dentro di sé, portando all’attenzione le frasi, i periodi che hanno rilievo particolare, al fine di accrescere di contenuti il contatto successivo.
Si tratta di frugare tra il proprio sentito e di tradurlo in parole di cura, per far sì che l’interlocutore trovi uno sbocco emotivo di progettazione interiore che assecondi appieno il suo modo di affrontare il lutto e indichi possibili direzioni da esplorare.

Nel disporsi a scrivere per aiutare, occorre utilizzare la propria libertà espressiva all’interno di opportunità-vincoli dettati dal progetto di cui si è partecipi, nella consapevolezza dei propri limiti, nell’apertura costante ai diversi scenari dell’altro.
Chi aiuta con il tramite della scrittura non si muove alla ricerca della verità storica degli eventi luttuosi, bensì facilita il processo narrativo del sopravvissuto, ne comprende il codice relazionale e la prospettiva esistenziale, aprendo al pensiero intuitivo che sarà ravvivato dall’approfondimento del testo.

I termini linguistici utilizzati dall’altro sono rilevanti per definire lo stato di sofferenza, sono porte di accesso alle camere intime della sofferenza, chi aiuta ne terrà conto mettendo in opera il proprio stile, accostandosi alla scrittura in punta di piedi e in assenza di giudizio.
Da qui l’importanza dell’esattezza delle parole da restituire, cercando dentro di sé quelle giuste, e non belle, da trasmettere, non solo come specchio scrivente di ciò che riceve dall’altro, ma soprattutto per dare stimoli significanti, per entrare nel merito e capire l’evoluzione dei vissuti profondi.
È un lavoro di pazienza, meditativo, di sensibilità, che spesso agisce nell’incongruenza delle certezze, nei paradossi del pensiero e della comunicazione che devono essere gestiti creativamente.

Chi presta il suo impegno tramite la scrittura, nei vari contatti utilizza il susseguirsi delle emozioni come punti di vista di partenza, si affiderà poi alle proprie attitudini per dissodare le parole, ricollocarle, cambiarle con altre più efficaci, in modo da esprimere quanto voluto, in un crescendo di sollecitazioni virtuose.

Prendersi cura vuol dire essere accurati, affinché la parola indossi l’abito dell’autorevolezza, del vigore, della trasparenza di significato.
Chi aiuta e scrive, sa che per condividere i travagli esistenziali del lutto deve occuparsi di due solitudini: quella del dolente, con le sue maree, i labirinti, le vane ricerche di senso, gli spiragli di luce, le asprezze dei ricordi; e la propria, intesa come postura nel silenzio, immersi in un’esperienza che non pronuncia parole, ma le spinge ad affiorare, donando visibilità, dignità, stimolo al cambiamento, a prescindere dalle capacità di scrittura dell’altro.
Gradualmente prende forma un mappamondo di ricordi, si tracciano geografie di luoghi, si ri-calcano eventi, si dipingono ritratti, ma soprattutto si definisce la testimonianza d’amore che il sopravvissuto porta con sé, da trasmutare in esperienza quotidiana arricchente e consolatoria.

La scrittura a due per curare il lutto si occupa di vita.

 


 

Maurizio Padovani

Maurizio Padovani ha maturato una lunga esperienza professionale nel campo della cura alla persona e della relazione d’aiuto. È formatore esperto sul tema del lutto, svolge incontri individuali secondo il metodo dell’auto mutuo aiuto ed effettua accompagnamenti individuali attraverso la scrittura epistolare. Dal 2010 è Consulente delle pratiche autobiografiche, diploma conseguito presso la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (AR). Riguardo alla poesia, dal 2021 partecipa alle formazioni organizzate da PoesiaPresente – Scuola di Poesia e Mille Gru, inoltre nel 2022 ha pubblicato una raccolta di poesie edite da Albatros, Il Filo. Vive a Ravenna.

Dal luglio 2024 è redattore della rivista Poetry Therapy Italia.


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