Milone con questo libro ci aiuta ad affinare “l’arte di comprendere il dolore, riconoscerlo, prenderlo insieme, abbracciarlo, accarezzarlo. Pagina dopo pagina i vari disturbi mentali appaiono e sono presentati non solo con umanità, ma anche mostrandone l’aspetto umano”.
– Recensione di Daniela Di Grillo –
Paolo Milone, psichiatra nato a Genova, ha svolto la sua professione in un centro di salute mentale e successivamente in un reparto ospedaliero di psichiatria d’urgenza.
Ne L’arte di legare le persone, suo primo libro, edito da Einaudi nel 2021, Milone si racconta e racconta la malattia mentale quotidianamente incontrata nella sua pratica professionale.
L'opera non è un saggio sulla malattia psichiatrica né un romanzo, ma poesia.Non è tanto l’arte di legare le persone che emerge, quanto piuttosto l’arte di comprendere il dolore, riconoscerlo, prenderlo insieme, abbracciarlo, accarezzarlo. Pagina dopo pagina i vari disturbi mentali appaiono e sono presentati non solo con umanità, ma anche mostrandone l’aspetto umano.Ed è così che possiamo, anche, ritrovarci, perché in ognuno di noi dimora un pizzico di pazzia, quella che appartiene al nostro albero genealogico, di cui non sappiamo, o quella nascosta nella nostra parte in ombra.
In questa dimensione umana con l’abisso della malattia mentale viene coniugata anche la quotidianità di chi, a fine turno, torna a casa e deve far fronte alle esigenze di una vita cosiddetta normale, come quella che impone di ricordarsi di comprare il latte.
Lo stile è scabro, essenziale, nudo, la musicalità decisa, profonda, senza tentennamenti, il ritmo è volo di farfalla sulle cui ali ci trasporta a incontrare prima e poi a guardare senza timore, la malattia mentale nelle sue sfumature, nelle sue espressioni, nel suo dolore, nei suoi chiaroscuri, ma anche nell’impotenza che ne deriva incontrandola. Un volo di farfalla che si posa delicatamente sui fiori a ricevere ma anche a dare, in una duplicità che diventa consonanza con una cornice che non ha confini.
Esposto in forma epigrammatica ricorda L’Antologia di Spoon River del poeta americano Edgar Lee Masters. Ma mentre nell’“Antologia” i morti sono realmente morti e si raccontano ai vivi, come per continuare un legame, nell’Arte di legare le persone i morti dovrebbero essere i malati e i vivi gli operatori. Questi morti si raccontano e allo stesso tempo sono raccontati, ma in questo cimitero che è il Reparto 77, morti e vivi si fondono e si confondono poiché il dolore, che alla fine è alla base della malattia psichiatrica, appartiene a tutti, anche se in forme ed espressioni diverse, e chi ha la capacità e la sensibilità di prendersene cura in questo modo è una persona speciale.
Paolo Milone, L’arte di legare le persone, Einaudi, 2021
Daniela Di Grillo vive a Monza, dove ha lavorato come funzionario in ambito pubblico, svolgendo una professione rivolta all’ascolto e all’aiuto. Da un lato il suo sguardo è rivolto al sociale e, dall'altro, all’arte, alla scrittura e alla bellezza. Nel 2006 ha pubblicato il suo primo libro di poesie Lo sguardo del poeta. Il suo desiderio di conoscenza e scoperta l’ha portata a sperimentarsi in ambito teatrale, frequentando la scuola triennale dei Teatri Possibili di Monza, arricchendo il proprio percorso anche con corsi di dizione, lettura interpretativa e laboratori di approfondimento con Sabina Villa, Alessia Vicardi, Dome Bulfaro. Ha frequentato il corso triennale di scrittura creativa con Walter Pozzi, e un corso di pittura presso la Scuola Conte di Monza. È collezionista d’arte.