Poetry Therapy Italia

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Due giornate del corso di formazione in poesiaterapia di quest’anno sono state dedicate alla scrittura kintsugi®, con un’attenzione particolare a due tecniche “analitiche” di scrittura: il diario e la lettera.

Nell’ambito della terza edizione del corso di poesiaterapia propedeutico alla pratica, due giornate di laboratorio sono state dedicate ad approfondire la scrittura kintsugi®[1] e, più nel dettaglio, due delle più recenti tipologie elaborate da Dome Bulfaro: il diario e la lettera.

Dome Bulfaro ha chiamato “kintsugi” questa tecnica in quanto si ispira agli stessi principi dell’arte della ceramica giapponese. La scrittura kintsugi aiuta, infatti, a riparare ciò che si è rotto, a partire da un oggetto materiale, ma è una tecnica terapeutica efficace per scoprire, nei propri luoghi interiori, più bui e sofferenti, quanto la vita sia ricca di pagliuzze e venature d’oro.

Per inquadrare la tecnica di scrittura kintsugi®, e per spiegarla anche a chi non ne avesse già avuto esperienza, si è partiti da un’introduzione generale, ripercorrendo origine, regole e ricordando le quattro fasi del processo, dalla rottura al canto dell’oro:

  1. Questione: esposizione del problema (effetto del dolore)
  2. Frattura: individuazione della rottura o ferita (causa del dolore)
  3. Tsugi: la riparazione (integrazione del dolore)
  4. Kintsura: la lode dell’oro scoperto (trasmutazione in oro del dolore)

Inoltre, dal momento che l’esperienza si inseriva in un ambito di formazione, grande attenzione è stata data agli aspetti organizzativi del laboratorio, alle tempistiche, al livello di coesione ed energia del gruppo, alla disponibilità ad accogliere e gestire anche situazioni dolorose non risolte. Come sempre, si è chiesto di concentrarsi su piccole crisi, piccoli eventi traumatici, non dimenticando che, anche le microfratture, piccole ma dolorose, possono farci vacillare o possono rappresentare la goccia in grado di far traboccare il nostro “vaso”.

A differenza delle altre tecniche di scrittura kintsugi®, che hanno la caratteristica di essere sintetiche, il diario (come anche la lettera) è un processo analitico e segue il percorso della rottura della tazza, raccontando passo passo quanto accade dentro di sé. A ogni fase corrisponde una “pagina” del proprio diario. L’ultimo punto si riferisce al momento di condivisione, di uno o più passaggi, relativi alla rottura della tazza.

Le fasi di scrittura del diario kintsugi sono:

  1. introduzione alla personificazione kintsugi
  2. scelta della tazza
  3. rottura della tazza
  4. svelamento della rottura
  5. riparazione
  6. doratura
  7. cosa mi ha dato la stesura del diario kintsugi
  8. restituzione finale al gruppo.

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Foto Simonetta De Donatis                                             

 

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Foto Giuseppe Ruscigno

 Si è dato risalto alle motivazioni che hanno portato alla scelta di ciò che si sarebbe rotto e al punto di vista dal quale partire per scrivere il diario. Qualcuno ha dichiarato un coinvolgimento emotivo molto forte con l’oggetto scelto, altri avevano intenzione di agire con maggiore distacco. Qualcun altro, invece, ha osservato che il rapporto potrebbe anche essere ribaltato; infatti, può capitare d’essere noi con le nostre fragilità, a venire “indeboliti” da oggetti materiali ai quali attribuiamo troppa importanza.

Per la rottura è stato generalmente utilizzato un martello, tranne in un caso; Angela, infatti, ha lasciando semplicemente “ac-cadere” la tazza al suolo, accogliendo il volo che precede la rottura, osservando le spaccature e paragonandole a quelle di un uovo che si apre o al seme che si spacca per far germogliare la pianta, quindi, a una rinascita.

 

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Foto Simonetta De Donatis

In questa fase si è ricordato come il tempo sia un fattore importante e soggettivo; non è detto che, nell’arco della durata del laboratorio, tutti i partecipanti possano portare a compimento il processo di ricostruzione, sia materiale, sia interiore perché, come ha sottolineato Corinne, il canto dell’oro è “una decorazione che a volte dura tutta la vita, tra ritocchi e messe a punto”, l’importante è prendere consapevolezza e cominciare il cammino.

Si è notato come, nella fase di riparazione, sia necessario procedere per tentativi; ci si rende conto di dover rispettare un’esatta sequenza di assemblaggio perché i pezzi tornino al loro posto, lasciandosi, comunque, aperta la possibilità che la forma finale sia diversa da quella iniziale.

Inoltre, bisogna ricordare che, per diversi motivi, non sempre si è psicologicamente pronti ad affrontare tutto il processo, oppure capita che ci sia ancora troppa rabbia latente che porta a essere troppo violenti nella rottura, sbriciolando l’oggetto che non si ricomporrà più.

La tecnica di scrittura kintsugi® evidenzia anche in quale stadio ci si trovi e se sia ragionevolmente possibile completare il processo o meno.

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Foto Simonetta De Donatis

Dopo aver concluso la scrittura del diario si è passati alla lettera kintsugi, anch’essa efficace nei processi di pacificazione con sé stessi e con gli altri. Questa tecnica segue le quattro fasi fondamentali del processo e porta alla massima potenza le peculiarità della forma epistolare utilizzata in chiave terapeutica: espressione delle difficoltà e del rimosso, rottura o scioglimento di resistenze, ri-narrazione delle vicende, sostegno, incentivo, congedo, autostima, catarsi, liberazione, consapevolezza, valorizzazione di sé e dell’esperienza vissuta sia in passato, sia durante la stesura stessa della lettera kintsugi. Lettera che potrà anche essere sepolta o ritualmente bruciata.

Oltre al diario e alla lettera, durante il laboratorio, i partecipanti hanno utilizzato anche tecniche di scrittura sintetiche: dall’aforisma alla quartina kintsugi classica, al testo poetico libero.

La fase di restituzione finale, momento delicato e significativo, è stata, in questo caso, affrontata tenendo ben presente il ruolo di chi accompagna, stimola, sostiene e indirizza il gruppo. Ciò che avviene durante l’esperienza ha sempre un valore, anche nel caso in cui l’oggetto non venga ricomposto, poiché la scrittura che ne deriva (che sia un testo poetico, un racconto, un diario o una lettera) rappresenta, comunque, il setaccio che ha portato a galla le emozioni e le ha rielaborate.

Ecco alcuni testi dei partecipanti:

Rottura della tazzina di Giulia
Cura e intenzione prima di procedere.
Vibrazione, ricordo della rottura, movimento interiore, emozione.
Fai rumore, i pezzi vibrano dentro di te.
La paura di fare male, farsi male.
Raccogliersi con cura.
In quella rottura ti sei fermata, ma poi da lì sei ripartita.

Rottura - Aforisma kintsugi di Simonetta
Troppa rabbia
Riduce la tazza in sabbia.

Quartina Kintsugi di Corinne
Mi sentivo capita, ma non era vero
Mi son sentita sola, ma tu eri a me accanto
Ma c'è una scintilla di verità tra il mio vorticare e la tua incomprensione
Che per vedere l'essenza non serve aprire un vocabolario, basta aprire il cuore.

Quartina Kintsugi di Monica
Una cena spezzettata
Una falsa gentilezza
Scrivere per capire
Autentica nel sentire e nel poter dire.

Testo poetico di Giovanna
Con te
O contro di te
Fra noi questo costante e logorante legame.
Assaporare il tuo perfido miele
Ci ha portato lontani
A spendere altrove il nostro miele
Se lo vorrai, qui, nel nostro alveare ci troverai
Vieni
E cantiamo insieme
il solo gioco possibile
del "Se posso, se voglio"
Cantiamo insieme
La libertà di essere.

Riparazione di Amelia Con calma cerco il primo pezzo, quello che servirà da base per attaccarci gli altri. Il primo pezzo ha trovato la sua collocazione. Uso la colla e con una spatolina la spargo lungo il bordo della rottura. Il primo pezzo è attaccato, poi trovo il secondo. Cercando ancora un po’, trovo anche il terzo. Non riesco a ricomporre interamente il camion (la forma iniziale dell’oggetto che è stato rotto): ci sono pezzi che dovrebbero essere incastrati ma se lo facessi tutte le parti incollate si staccherebbero. Alla fine, solo un lato del cassone è ricostruito. L’altro lato è completamente aperto e la cornice che lo delimita mi fa pensare a un palcoscenico. Mentre incollo i pezzi non ho più dentro di me la rabbia iniziale, mi sembra quasi di iniziare a volergli bene.

Riparazione di Giuseppe Purtroppo, non sono riuscito a riparare la tazza. Ho preso forse la tazzina sbagliata, ma tornassi indietro rifarei la stessa scelta. Credo che non sia ancora stato in grado di vedere bene l’oro, credo ci sia ma non ho ancora gli occhi pronti per vederlo luccicare.

Riparazione di Viviana – Metto l’oro per evidenziare la linea della frattura che altrimenti non si vedrebbe. Mostro le mie Fr~Agilità? Gioco con le mie Fr~Agibilità?

Riparazione di Sandra Era la prima volta che affrontavo questa esperienza, mi stavo scoraggiando e Dome mi è venuto in aiuto, è stato fondamentale in quel momento, mi ha aiutato a riparare il primo pezzo, dandomi la misura della pazienza e del tempo di tenuta, affinché la saldatura fosse permanente, ho saldato ancora un pezzo, e poi, ho rinunciato con le parti più piccole.

Riparazione di Patrizia – Non devo avere fretta. La colla ha un’azione lenta e inizialmente mi sembra non funzionare. Ma so che è solo questione di tempo e pazienza. Scopro che in un punto particolare i frammenti vanno incollati secondo una precisa sequenza, altrimenti l'ultimo pezzo non avrà spazio per entrare. Alla fine, l’ho ricomposta, non è perfetta ma è accettabile. Ai pezzi piccolissimi ho dovuto rinunciare…

Restituzione di Angela – La scrittura del diario kintsugi mi ha dato gesti e movimenti saggi che abitano le viscere e non la luce. Ho bisogno di portare alla luce attraverso la parola: mia compagna sfuggente.

Restituzione di Viola – La scrittura del diario kintsugi mi ha dato consapevolezza dei miei pensieri, ho notato quanti automatismi mi muovono. Mi ha dato anche la chiarezza di come sono cambiata rispetto agli anni passati, rispetto alla Viola ragazzina: me ne frego molto di più, c’è molta più accettazione, molto più spazio. Devo essermi un po’ stufata del perfezionismo, finalmente.

Restituzione di Maurizio – Cosa desiderare di più, quando si è esploratori? Continuare la ricerca, trovare nuove sfide, ma anche condividerle, donare le proprie conoscenze come strumenti, riceverne altre. Come in tutte le restituzioni di questo corso, anche questa fa vibrare il campo energetico che si è formato tra di noi. Ogni volta si va più giù, più in alto, più di lato e la melodia del cerchio si allarga.

Altri articoli della rivista Poetry therapy Italia dedicati alla scrittura kintsugi®:

Numero 0 del febbraio 2020: Poesia e prosa kintsugi di Dome Bulfaro

Numero 4 del 28 giugno 2021: Poesia e racconto kintsugi alla scuola primaria

Numero 008 del 11 luglio 2023: Giustizia riparativa con la scrittura kintsugi

Bibliografia
Così va molto meglio. Nuove pratiche di poetry therapy, AAVV Dome Bulfaro (a cura di), Edizioni Mille Gru (2018)

Fare storie. Metodologie, tecniche ed esperienze di storytelling e scrittura terapeutica in psicologia, Valeria Bianchi Mian, Valentina, Maria Sole Pipino (a cura di), Giunti editore, (2024)

Note

[1] Per un’introduzione generale alla scrittura kintsugi® si veda il numero 0 del febbraio 2020 della Rivista Poetry Therapy Italia:  https://www.poetrytherapy.it/i-numeri-della-rivista/numero-000/poesia-e-prosa-kintsugi-di-dome-bulfaro

 

 


 

simonetta de donatisSimonetta De Donatis frequenta dal 2013 il corso di Teatropoesia tenuto da Dome Bulfaro presso la Scuola del Teatro Binario 7 di Monza ed è una dei componenti dei cori “poetici”: CoroDiverso e PoetiCanti.
Per Mille Gru segue dal 2018 vari progetti didattici, editoriali e culturali.
» La sua scheda personale.