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23 SANDRON gioia

 

Senza più io né mio, è il titolo completo del libro, dove Francesco Roat – saggista, narratore e critico letterario trentino – ancora una volta ci accompagna nello spazio di quell' indicibile che l'umano vorrebbe conquistare ogni volta, mai contento dell'altezza a cui è arrivato, mai pago nel disonorare ciò che appartiene al sacro e tale deve rimanere, per la nostra stessa salute e salvezza.

A pagina 10 del libro appena uscito di Francesco Roat, edito da Le Lettere, nell'ultima riga della pagina, l’attenta prefazione di Marco Vannini, appare evidente tutto il senso del libro stesso, la mancanza di una piccola parola IO, un errore di battitura o una di quelle elisioni che la coscienza fa all'insaputa di se stessa?

Senza più io né mio, è il titolo completo del libro, dove l'autore ancora una volta ci accompagna nello spazio di quell' indicibile che l'umano vorrebbe conquistare ogni volta, mai contento dell'altezza a cui è arrivato, mai pago nel disonorare ciò che appartiene al sacro e tale deve rimanere, per la nostra stessa salute e salvezza.

Francesco Roat, saggista, pubblicista e narratore trentino, ha una lunga e fertile consuetudine con la letteratura tedesca di ambito spirituale, avendo prodotto nel passato eccellenti lavori sulla religiosità di Nietzsche, di Rilke, sul “versificatore di Eckardt” Angelus Silesius, per giungere al recentissimo Nulla volere, sapere avere. I sermoni di Meister Eckhardt che, come scrive Vannini nella prefazione, “è una finissima analisi dei contenuti essenziali della predicazione del maestro domenicano”.

E questa volta è una donna, Margherita Porete, che Roat affronta e in un uno dei capolavori che - scrive sempre Vannini: “con espressione ahimè troppo equivoca, si chiama mistica”.  Lo specchio delle anime semplici, questo il titolo del testo di cui stiamo parlando che va dritto al cuore, testo attribuito alla Porete nella metà del secolo scorso, grazie ad un'altra donna, Romana Guarnieri, che ne ha fatto anche una magistrale prefazione storica.

23 cover interna RoatFrancesco Roat, in questo suo nuovo e profondo studio, ci guida alla sua lettura, accompagnandoci, capitolo per capitolo, alla comprensione dei passi più difficili, quelli più lontani dalla sensibilità comune e del comune modo di pensare, non solo in ambito religioso. E, a mio sentire naturalmente, l'autore ci porta nel mezzo del cammin di questo nostro tempo, dove la trasformazione a cui siamo chiamati ha da essere presa sul serio, pena, come scrive un mistico dei nostri tempi, Raimon Panikkar, “un aborto cosmico”.

Ma che cos'è questa “mistica”, questa parola che da sempre ci interroga e ci inquieta, lasciandoci ogni volta sulla soglia di quell' indicibile che non è da capire con la ragione, né da arraffare con la volontà, ma da incontrare pazientemente e amorevolmente e disciplinatamente con altri muscoletti che abbiamo da troppo tempo esiliati, rendendoci uomini e donne monchi, privi di quelle parti che fanno dell'umano un custode dell'infinito.

Abbiamo diligentemente ascoltato ogni generale che ci parla e ci insegna la guerra, ma abbiamo ascoltato poco e dileggiato troppo spesso quei generali che ci insegnano la pace, quella dimensione dell'essere che nasce da dentro quando “tocchi” quella beatitudine dove tutto appare bene: l'uomo con tutte le altre creature, con il cosmo e con Dio (la realtà cosmoteandrica di Panikkar) e dove Dio non appare più un altro da noi, ma il più profondo di noi e di tutto l'essere.

Roat fa spesso, non solo in questo nuovo libro, dei fecondi parallelismi con parole di altri “generali” dove il femminile (quello di Simon Weil, di Etty Hillesum, della Porete...) sa stare nella guerra senza mai farla.

È di questo che manchiamo, manchiamo della nostra sana follia di visionari, mettiamo corazze e maschere mentre dovremmo sciogliere trecce e barbe per, scrive ancora Vannini, ”vedere il presente con la bellezza dell'eterno, ‘senza perché’, in quella dimensione estetico-estatica in cui tutto appare come grazia, nel duplice senso, appunto, religioso ed estetico del termine, ove tutto quel che è, è bello e buono”.

È evidente che ci affacciamo a questi testi perché abbiamo domande che ci inquietano. Gli ignavi, i tiepidi, gli indifferenti, quelli che amano credere piuttosto che fare esperienza, vanno per una strada che non è la nostra e dunque davanti alla via che conduce all'esperienza integrale della Vita, come la indica Panikkar, non basta un salto o un passo un po' più lungo.

“Chi mi ama mi segua”, diceva qualcuno non facile a dire trombonate e dunque?

Il mio pensiero è che ci stiamo sì incamminando verso un umano dove la mistica dovrà tornare ad essere nostra dimensione viva e vitale, ma la strada non è ancora in pianura. Siamo nel mezzo di una selva oscura e il primo passo è prenderne atto, divenirne coscienti e sarà il risveglio a liberarci. Ma prima dobbiamo andare negli inferi. Altrimenti quel bene e quel bello continueranno ad essere sepolti come il tesoro di Tutankhamon prima dell'apertura fatta da Howard Carter.

C'è un'Ombra personale che non è accolta e che si sta allargando come macchia d'olio in un sociale disorientato e senza più alcun valore e dignità.

Noi oggi non bruciamo più nulla e nessuno sul rogo, tutto sembra possibile, senza limiti e in un continuo sviluppo, e non ci accorgiamo dell'incendio in cui viviamo. Confido che questo fuoco ci depuri, che questo IO possa conoscere Necessità e si arrenda a non sperare e a non temere alcuna cosa (Boezio), solo così, svuotato da ogni mira e pretesa saremo capaci di dire sì alla Vita, a cui noi siamo dono e al cui banchetto siamo tutti invitati: uomo-cosmo-invisibile.

Senza più io né mio. La mistica di Margherita Porete, di Francesco Roat, Edizioni Le Lettere, 2024

 

 


 

azzurra d agostinoPatrizia Gioia, designer e poetessa, cofondatrice di Mille Gru (2006), è responsabile del settore arte e cultura di Fondazione Arbor, che ha avuto come primo presidente Raimon Panikkar. Opera per diffondere il dialogo inter/intra culturale e religioso, organizzando giornate di lavoro e incontro con studiosi di fama mondiale. Membro di ARPA ( Associazione per la Ricerca in Psicologia Analitica ) scrive libri di poesia e articoli per riviste e giornali web, rivitalizzando il pensiero mistico simbolico al crocevia tra oriente e occidente. Nel 2000 fonda SpazioStudio13 a Milano, luogo di incontro e confronto.
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