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24 SANDRON Bove

 

La poco conosciuta figura di Julius Spier, psicoterapeuta tedesco, che ha saputo integrare all’interpretazione dei tratti della mano, i vari aspetti della psicologia del profondo di Jung, approdando a un risultato unico nel suo genere: la psicochirologia.

E ora capisco anche le parole di S. dopo la mia prima visita da lui. ‘Quel che c’è qui’ (e indicava la testa) ‘deve finire qui” (e indicava il cuore). Allora io non capivo bene come questo passaggio potesse realizzarsi grazie al suo lavoro, ma in ogni caso è successo, anche se non saprei dire come. Ha pure assegnato il posto giusto alle cose che già facevano parte di me, in una sorta di puzzle: tutti i pezzetti erano sparsi alla rinfusa e lui li ha ricomposti in un insieme ricco di significato; non so come ci sia riuscito ma questa è una cosa che riguarda lui, è per così dire, il suo mestiere, e non per nulla si parla di lui come di una “personalità magica”. (Etty Hillesum, Diario)

Dietro la S. puntata di cui scrive la Hillesum si nasconde il personaggio di Julius Spier le cui idee considero di grande importanza. Pur essendo stato ai suoi tempi una figura molto conosciuta e amata, i suoi studi non sono stati portati avanti come avrebbe meritato, ciò mi ha spinto a riscoprirlo per far germogliare quei semi.

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Julius Spier

Le mani dei bambini è l’unico suo libro pubblicato, uscito anche postumo per la tragica e improvvisa morte avvenuta il giorno prima che la Gestapo andasse a prenderlo.

I pochi moderni che lo conoscono non possono che apprezzarlo, come si capisce dalle parole dell’amica scrittrice e poetessa milanese Patrizia Gioia:

“Spier mi interessa moltissimo: è una figura che mi ha molto catturato, mi sarebbe piaciuto un approfondimento dei suoi studi dei quali è rimasto, purtroppo, un solo libro. Mi ha catturato in particolar modo la sua relazione con Etty Hillesum e con tutto quel mondo circostante: così drammatico ma così fertile. Da questa relazione la Hillesum ha potuto tirar fuori la sua grande spiritualità e la sua grande eroticità: una donna che ha tenuto insieme tutto a differenza, per esempio, di Simone Weil”

Chi era Julius Spier? Psicoterapeuta nato a Francoforte sul Meno nel 1887 da una famiglia ebrea, è stato un uomo dotato di una profonda intuizione, che attraverso la sua personalità, ha rivoluzionato il modo di approcciarsi allo studio delle mani, restituendo a questa antica pratica la sua dignità e anche una certa quota di empirismo.

Come sopra accennato, in molti entrarono in contatto con lui. Oltre alla giovane Etty Hillesum e alla cerchia dello psicologo Carl Gustav Jung, anche colui che un giorno sarebbe diventato lo psicanalista di Federico Fellini, Ernst Bernhard, oltre a molti altri personaggi illustri dell’epoca.

Un punto di forza della teorizzazione di Spier è senz’altro l’aver saputo integrare all’interpretazione dei tratti della mano, i vari aspetti della psicologia del profondo di Jung, approdando a un risultato unico nel suo genere: la psicochirologia.

Che cos’è la psicochirologia?

Il termine evoca la ben più nota chiromanzia, ma se ne distanzia in maniera notevole:

La psicochirologia non si occupa di previsioni di eventi […], ma di analizzare la struttura del carattere delle persone, il loro temperamento, le loro potenzialità […] cioè la loro vera natura seppellita sotto infinite zavorre” (R. Contino in J. Spier, Le mani dei bambini)

È importante sottolineare come l’analisi della mano sia uno studio complesso, durante il quale il significato di ogni parte presa in esame ha senso solo all’interno del quadro generale: le varie parti e i segni vanno considerati insieme e mai prese singolarmente. In questa analisi è la personalità stessa dello psicochirologo a svolgere un ruolo determinante.

Il prefisso "chiro-" di derivazione greca significa mano ed è legato al personaggio mitologico del centauro Chirone, il guaritore ferito. La mano ha un ruolo noto nelle guarigioni, in particolare le sue dita, legate al gruppo di divinità che porta il nome di Dattili Idei, rappresentano la forza creativa del tocco divino.

Eppure, siamo così abituati ad avere le mani, che difficilmente ci fermiamo ad osservarle, se non durante la prima infanzia, durante la quale il bambino ancora ammira stupito queste protuberanze che sporgono alla fine delle sue braccia, quasi mosso da un’antica eco che gli permette di percepirle quali strumenti dal misterioso portento.

Di fatto, insieme alla bocca e alle labbra, le mani sono dotate di un’innervazione superiore a tutto il resto del corpo, quasi a rispecchiare l’importanza preponderante del linguaggio e del tatto. Potremmo dire che le mani si esprimono con un eloquente silenzio (gli amanti che camminano mano nella mano, la mano poggiata sulla spalla di chi soffre in segno di conforto, le mani alzate di un prigioniero) e, se accompagnate a un discorso, enfatizzano ciò che diciamo. Sono anche un mezzo di superamento di barriere: diventano la vista dei non vedenti, il linguaggio dei non udenti e il modo di intendersi tra chi parla lingue diverse.

Tornando a Spier, tra le peculiarità e le differenze del suo metodo rispetto alla tradizione, emergono due elementi fondamentali: la mappatura di punti rappresentativi dell’inconscio e la considerazione dell’influenza degli antenati e dei genitori, come parte essenziale del processo di integrazione della personalità. Spier infatti considerava la mano destra come la “mano ancestrale” e la mano sinistra come la “mano individuale”.

“Ogni essere umano che è capace di sviluppo deve anche realizzare un compito individuale che non può essere realizzato da nessun altro. Questo compito è intimamente collegato alle esistenze delle generazioni precedenti, ai fallimenti dei propri antenati nel risolvere certi problemi, all’evitare certe esperienze o a passare attraverso esperienze sbagliate. Questo compito individuale che può essere messo in luce confrontando le due mani, rende unica la vita di un individuo e le dà significato nell’eterno ciclo delle generazioni” (J. Spier, Le mani dei bambini)

È stato Carl Gustav Jung che per primo ha messo in evidenza questo fenomeno parlando specificamente di trasmissione inconscia transgenerazionale.

“Mentre lavoravo al mio albero genealogico, ho capito la strana comunanza di destino che mi lega ai miei antenati. Ho fortemente il sentimento di essere sotto l’influenza di cose o problemi che furono lasciati incompleti o senza risposta dai miei genitori, dai miei nonni, dai miei bisnonni e dai miei antenati. Mi sembra spesso che ci sia in una famiglia un karma impersonale che si trasmette dai genitori ai figli. Ho sempre pensato che anch’io dovevo rispondere a delle domande che il destino aveva già posto ai miei avi, domande alle quali non si era ancora trovata una risposta, o anche che dovevo risolvere o semplicemente approfondire dei problemi che le epoche anteriori lasciarono in sospeso. La psicoterapia non ha ancora tenuto abbastanza in conto queste circostanze” 
(C.G. Jung, Ricordi, sogni, riflessioni)

Soprattutto i traumi, il non detto, i conflitti vissuti in modo drammatico e non elaborati condizionano inconsciamente i discendenti, esprimendosi visivamente nelle linee della mano e come ricorda Spier:

“Ammetto francamente di non poter spiegare in modo esauriente e definitivo l’origine delle Linee della mano. Ma può un’anatomista spiegare perché il cuore è sinistra e gli altri organi del corpo umano sono dove si trovano? […] Secondo la mia esperienza, posso dire che la formazione delle linee è direttamente collegata al sistema nervoso centrale e a quello neurovegetativo. Questa mia teoria è confermata dal fatto che le linee possono apparire e scomparire in seguito a certe esperienze di natura emozionale e affettiva”
(J. Spier, Le mani dei bambini)

Il sistema neurovegetativo è un sistema autonomo suddiviso in sistema simpatico e parasimpatico e secondo Jung:

“[…] l’inconscio è in gran parte identico al simpatico e al parasimpatico, che sono i corrispondenti fisiologici della struttura contraddittoria dei contenuti inconsci”
(C.G. Jung, Seminari sullo Zarathustra di Nietzsche

E, a proposito di antenati:

“Vi sono esperienze indicanti che il defunto in certa misura resta incluso nella fisiologia (nervus sympathicus) del vivo”.
(C.G. Jung, Lettere Vol. 1)

Spier riteneva che la comprensione del substrato transgenerazionale fosse la parte più importante di tutto il lavoro psicochirologico. Ed è esattamente la stessa rivoluzione che portò Jung nel mondo della psicologia: la possibilità di ampliare lo sguardo e di leggere le problematiche personali all’interno di una cornice molto più estesa. In questa ottica, grazie alla pratica e all’esperienza, avvalorò l’idea che fosse necessario considerare i problemi dei bambini alla luce dei problemi irrisolti nell’inconscio dei genitori. Dice il curatore italiano:

“Spier ha voluto innanzitutto esporre le basi fondamentali della psicochirologia avendo sempre in mente, come suo scopo principale che l’unico modo per evitare uno sviluppo non naturale delle predisposizioni infantili fosse quello di rendere i genitori consapevoli dei propri problemi irrisolti e di molti aspetti conflittuali e in ombra della propria personalità”
(R. Contino in J. Spier, Le mani dei bambini)

Cercando di riassumere alcuni punti dello studio di Spier, iniziamo dal fatto che ogni parte e ogni caratteristica della mano è suscettibile di interpretazione: dalla consistenza al colore, dalle dita alle linee della parte interna, dalle lunette delle unghie alla lunghezza delle falangi e così via.

Procedendo dal generale al particolare, una prima distinzione è quella tra mano esterna e mano interna: la mano esterna rivela l’elemento statico della personalità, la mano interna l’elemento dinamico.

“Per elemento statico intendo il modello intellettuale-spirituale consolidato, le predisposizioni ereditarie e il sostrato biologico, che non indicano quanto queste predisposizioni siano state attive nello sviluppo della personalità o siano rimaste bloccate. […] Per elemento dinamico, rappresentato dalla mano interna, intendo le influenze dell’ambiente, delle esperienze e dell’inconscio sulle predisposizioni e sui tratti ereditari espressi dalla mano esterna”
(J. Spier, Le mani dei bambini)

Ogni dito poi ha il suo significato specifico. Ad esempio, l’anulare rivela le funzioni della sfera emozionale più legate alla vita interiore della persona e mostra il potere creativo della psiche. Se l’anulare è dritto e rettangolare diciamo che l’aspetto emozionale è in armonia con il resto della personalità, soprattutto se è della stessa lunghezza dell’indice, connesso invece al mondo esterno. Tra queste due dita sta il medio, nella funzione di mediatore tra la sfera del conscio e quella dell’inconscio, pertanto dovrebbe essere più lungo delle altre dita, proprio per essere al di sopra delle parti in gioco.

Un caso curioso è rappresentato dal mignolo, legato alla sfera intima sessuale ma anche alla musicalità. Spier ricorda come, non a caso, nelle vecchie immagini della Madonna il mignolo tenda ad allontanarsi dalle altre dita. Infine il pollice, che insieme all’indice appartiene alla sfera cosciente, è il dito che rappresenta la forza vitale, la resistenza fisica e di conseguenza l’affermazione di sé e la forza di volontà.

Ciò che però è nell’immaginario di tutti noi quando pensiamo alla “lettura della mano” sono i segni della parte interna. Le linee principali sono quattro: Linea della Vita, Linea del Destino, Linea della Testa, Linea del Cuore. Ci sono poi delle linee sussidiarie che secondo Spier sono residui di esperienze, di impressioni e di influenze di vario genere.

Spier fa iniziare la Linea della Vita nella parte inferiore della mano, facendola terminare nel punto in cui incontra la “Linea della Testa”. La Linea della Vita indica la vitalità, il potenziale fisico ed energetico di una persona; sul suo decorso sono registrate le influenze e il vissuto delle malattie, degli incidenti o della morte di persone vicine; non ha a che fare con il potenziale psichico. Solitamente è buona quando non è né troppo larga, né troppo profonda o interrotta. Solitamente si crede che si possa determinare da essa la lunghezza della propria vita ma non è così. Invece, si può trarre delle conclusioni rispetto alla propria energia vitale e alla propria resistenza fisica.

Se la parte iniziale della Linea della Vita è debole e delicata o comincia più in alto di quanto dovrebbe normalmente, ciò indica una costituzione piuttosto debole nell’infanzia o è segno che la persona ha avuto molte malattie da bambino.

Linea del Destino: va dal polso verso il dito medio. Rivela la capacità di una persona di adattare la sua vita interiore alle richieste e alle condizioni del suo ambiente; mostra anche l’atteggiamento e le reazioni di una persona verso le esperienze, i condizionamenti e gli eventi che accadono nella sua vita.

Più in alto arriva (verso il dito medio) e maggiori sono la forza e il potere d’azione della personalità e più grande è la sua adattabilità. Se la linea del destino non va oltre la Linea della Testa possiamo concludere che la vita della persona è dominata da un modo di pensare unilaterale e da un atteggiamento razionale. Le interruzioni rappresentano cambiamenti.

Linea della Testa: è la prima linea trasversale che inizia alla fine della Linea della Vita sotto il dito indice e procede attraversando il palmo. Rivela il tipo e il grado di capacità intellettuale e mentale di una persona, le condizioni del sistema nervoso centrale. La linea non dovrebbe essere completamente rigida e dritta ma dovrebbe avere una certa flessibilità e curvare leggermente verso il basso.

Linea del Cuore: inizia sotto il dito mignolo e dovrebbe terminare con una bella curva tra l’indice e il medio. Questa linea aiuta a comprendere la sfera emozionale e affettiva della persona. In contrasto con la linea della testa, rappresenta la parte inconscia della personalità.

Se compaiono diverse piccole ramificazioni e linee irregolari in direzione della Linea della testa, ciò denota una tendenza a oscillare tra ragione e sentimento.

Le linee sussidiarie sono svariate e ne riporto qui solo due. La linea dei veleni: inizia nella parte inferiore della Linea della Vita e procede dritta verso l’estremità del palmo. Le persone nelle cui mani è presente, sentono un’istintiva avversione verso tutti i tipi di veleni, come i farmaci allopatici, il tabacco etc… e allo stesso tempo sono molto sensibili al loro effetto; di solito la linea si trova in mani di persone particolarmente intuitive. La linea prenatale: procede dalla parte inferiore dell’area sotto il pollice e attraversa la Linea della Vita nella sua parte bassa e si congiunge con qualsiasi linea che incontra. È legata a eventi avvenuti prima della nascita che spesso possono essere alla base di alcuni fenomeni inspiegabili (es. paure).

Da questo punto di vista, le mani appaiono come una sorta di pagina bianca sulla quale è scritta la nostra storia e dalle quali traspare molto del nostro mondo interiore:

“[…] deve essere sottolineato che il lavoro manuale e i movimenti della mano non hanno il minimo effetto sulla formazione e sull’espressione delle Linee come spesso il profano crede, poiché solo la psiche, la mente e i processi psicologici hanno un vero potere formativo. Questo è chiaramente dimostrato dal fatto che le mani di persone che fanno lo stesso tipo di lavoro manuale hanno forme e Linee completamente diverse. […] Queste caratteristiche dipendono solo dalla […] struttura psicologica e mentale”
(J. Spier, Le mani dei bambini)

Per concludere, visto che abbiamo parlato di mani e di antenati, vorrei mostrarvi un’immagine che risale a circa 25.000 anni fa. Si tratta delle mani di Pech-Merle, una grotta che si trova nel comune francese di Cabrerets, nella regione Midi-Pirenei (Francia sud-occidentale). È una delle più antiche grotte con dipinti del Paleolitico che si conosca. Il sito è stato rinvenuto nel 1922 ed è definito "galleria d'arte in un palazzo naturale”.

Vi lascio con queste antichissime mani, come fossero una sorta di saluto da parte degli antenati primordiali alla loro deferente progenie. 

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Mani della grotta paleolitica di Pech-Merle

 

Nota Biografica

Lucia Bove (1997), psicologa clinica, attualmente in formazione per diventare psicoterapeuta a indirizzo psicoanalitico umanistico interpersonale. Nutro una forte passione per il mondo interiore e per i suoi movimenti, attratta dal mondo invisibile che abita nell'inconscio. In questo sconfinato panorama, trovo l’esperienza di Carl Gustav Jung una guida e un’ispirazione di inestimabile valore.