Poetry Therapy Italia

05 SANDRON perfetti

 

L’autrice descrive la prassi e gli effetti del suo incontro settimanale di Poesiaterapia con malati di Alzheimer presso Il Paese Ritrovato, avvalendosi anche di esempi di poesie collettive e di una finale significativa testimonianza. Vengono qui delineati gli argomenti e le riflessioni che Paola Perfetti, in modo più approfondito e pratico, ha sviluppato in  Poesiaterapia e Alzheimer, il laboratorio in presenza che ha tenuto nella terza edizione propedeutica del Corso di formazione di Poesiaterapia promossa da PoesiaPresente.

 

Il Paese Ritrovato è il primo villaggio in Italia dedicato alla cura di persone con forme di demenza e affette dalla sindrome di Alzheimer.

La persona a Il Paese Ritrovato è considerata il centro intorno al quale ruotano tutte le attività che sono strutturate per mantenere e stimolare i residenti a livello cognitivo, ma soprattutto sul piano della relazione e dell’incontro con l’altro; promuovendo la socialità, l’inserimento nelle attività e nella vita di tutti i giorni e valorizzando la storia e la personalità di ognuno. In questo contesto, io mi occupo delle attività emotivo/relazionali, drammaterapia e poesia, che stimolano la relazione tra residenti e conducono naturalmente a mettersi in contatto con le proprie emozioni. Il teatro e la poesia come strumenti facilitano l’espressione del mondo interiore per mezzo di simboli e metafore. La persona è così portata ad allontanarsi da sé per proiettarsi in contenuti che la ispirano, comunicando le proprie emozioni senza esserne travolta, in un contesto protetto, accogliente e comprensivo. La forza del gruppo, il setting e i modi scelti per svolgere queste attività rassicurano e accompagnano i residenti verso l’obiettivo, che è sempre il benessere.

La poesia è un luogo dell’anima e al Paese Ritrovato, dove la persona è fondamentalmente immersa nel presente, questo si sente con tutta la sua profondità. Il “qui e ora”, dove il passato è annebbiato e il futuro a volte è motivo di timore, acquista un nuovo significato ed è vissuto nella sua verità e innocenza e con tutto il suo potere salvifico. Noi tutti viviamo sempre condizionati dai ricordi o nella proiezione di un obiettivo o di un progetto: spesso facciamo fatica a sganciarci per stare nell’unica realtà che possiamo gestire, cambiare, migliorare. I residenti, spesso, me lo ricordano facendomi vivere una dimensione autentica della vita, in particolare in quell’ora di poesia, dove si mostrano e comunicano l’essenza dell’esistere.

Il laboratorio di Poesia è attivo da cinque anni e si svolge una volta alla settimana.

Il gruppo si è dato sin dall’inizio il nome Il Massimo del Minimo, impegnandosi a dare il massimo nel raccontare e dare valore a tutti quegli elementi che riempiono la vita di significato, a ritrovare i massimi sistemi nei minimi, nelle piccole cose di tutti i giorni.

Gli incontri hanno portato alla creazione di due raccolte poetiche, la prima dal titolo Il Massimo del Minimo e la seconda, uscita quest’anno, intitolata Il Dono del Silenzio[1].

Il giovedì mattina al teatro del Paese Ritrovato un gruppo di uomini e donne si incontra per parlare di vita e condividere riflessioni, desideri e paure in un luogo senza tempo.

Il tutto parte da un bisogno o da un’idea: l’importante è comunicare e incontrarsi, sentire di lavorare insieme per realizzare uno scritto collettivo che sia dono per sé stessi, per gli affetti, per il mondo.

Le poesie sono componimenti in verso libero e a volte appaiono quasi come brevi trattati di filosofia, dove nelle parole del gruppo si intuisce la ricerca della verità e una ritrovata serenità nello sguardo dell’altro, quando sa comunicare anche nel silenzio. L’essenza del silenzio si arricchisce qui del suo senso protettivo, diventa elemento espressivo di sé, capace di preservare l’integrità della persona.

La ricerca della positività attraverso una ritrovata purezza è il filo che spesso accompagna gli incontri poetici; così come il silenzio, che acquista un ennesimo significato quando si alterna tra una riflessione e l’altra, offrendoci una pienezza senza parole, facendosi dono.

Nei nostri poeti è sempre forte il richiamo a lasciare una traccia della propria esistenza, a trarre insegnamento da una vita vissuta che trapela nelle emozioni e nei concetti, ben descritti perché pienamente sentiti in un presente palpitante. Il presente è qui sintesi della storia morale di ognuno che, nell’ora trascorsa insieme, attraverso lo scambio, diventa un messaggio per il futuro, un futuro di senso che spera in solidi valori.

Ogni poesia è composta da pensieri, subito da me trascritti, che ogni residente, idealmente vestito da poeta, desidera donare al gruppo. L’ordine stesso delle frasi segue il naturale corso del pensiero collettivo. In ogni frase c’è un poeta, in ogni poesia c’è l’umanità de Il Paese Ritrovato.

Attraverso le poesie, spesso, i residenti ci suggeriscono anche i modi migliori per comunicare con loro, un esempio è la poesia “Parole”:

 

Le parole possono fare bene o male;
creare tristezza, dolore e gioia.
Le parole possono ferire o esaltare:
pensa a chi hai di fronte.
Le parole possono essere fraintese:
scegli bene le parole
e pesale
e ricorda che è il tono che decide il contenuto.
Se decidi di non parlare, sei comunque in gioco.
Prima di parlare, ascolta
e quando parli, cerca di avere un argomento
e di dare un senso alle parole.

Come si evince da questa poesia, ciò che risulta più importante nella comunicazione, soprattutto nel contesto del Paese, è il “modo”, il non verbale e il paraverbale. Non è tanto ciò che si dice ma il “come”, il non verbale deve essere sempre allineato alla comunicazione verbale.

Questa comunicazione fondamentalmente empatica è la linea guida all’interno del laboratorio poetico, dove l’incontro si svolge in una dimensione più emotiva e dove il tono e il volume della voce del conduttore accompagnano il gruppo nella ricerca e nella scoperta collettiva di contenuti che portano alla realizzazione dello scritto.

Il luogo del laboratorio di poesia, da setting, è sempre lo stesso: il teatro, dove le sedie vengono distribuite in semicerchio. Il semicerchio è chiuso da un tavolo al quale siede il conduttore. La distribuzione delle sedie in questo modo permette che tutti possano vedere tutti e soprattutto che tutti possano guardarsi negli occhi, non perdendo mai il contatto umano.

L’argomento è scelto insieme, ma ci sono alcuni temi che si ripetono, e tra questi: la vecchiaia, il senso della vita, il lasciare qualcosa di sé, l’amicizia, il senso di appartenenza al gruppo, la comunicazione, l’ascolto, il cambiamento, il futuro, l’importanza del presente, la famiglia, la maternità, il bisogno di comprensione, l’amore, la sincerità, il sostegno e la cura, il passare del tempo, i valori, la società, la malattia, la morte.

A volte, l’incontro parte dopo la lettura di una poesia o di un aforisma di un autore, o da un evento appena accaduto, oppure da qualcosa che si osserva fuori dalla finestra.

La poesia, attraverso la metafora, è spesso anche un modo per poter esprimere il proprio stato d’animo, come accade in questa altra loro poesia collettiva:

Mi Sento

Mi sento un salice piangente che si è perso.
Mi sento una fata che attrae l’amore.
Mi sento come il sole nel cielo sereno.
Mi sento volatile: vento tra i prati.
Mi sento un pesce che vaga nell’immensità del mare.
Mi sento un cuore d’oro.
Mi sento sempre a casa.
Mi sento un’onda del mare che va e viene.
Mi sento una farfalla che vola e non riesce a trovare il fiore su cui posarsi.
Mi sento giovane.

Il contesto promuove uno scambio continuo, grazie al quale i residenti sentono di essere parte di un gruppo che lavora per lo stesso obiettivo. Risentire, trascritte e rilette le proprie parole appena pronunciate, permette loro di rafforzare l’autostima, di sentirsi riconosciuti; inoltre, quando le parole sono dimenticate dopo essere state appena dette, riascoltare un concetto familiare sviluppa un senso di comprensione e appartenenza.

Il significato di questo incontro è ben descritto dalle parole stesse dei residenti:

Per me Poesia è…

Lasciarsi andare completamente.
Un momento di riflessione
in cui ciascuno esprime le sue emozioni in base all’argomento:
io provo serenità nel fare questo.
Quando faccio poesia mi sento in pace con tutti.
Mi sento tranquillo e attento a ciò che si sente e si esprime.
Il mio cervello lavora per trovare qualcosa di nuovo
e il mio cuore mi lascia pensare:
se il cuore è irrequieto non puoi pensare.
Mi piace fare poesia perché ho bisogno di capire me stesso.
Fare poesia ti allontana dai tuoi guai ed è fonte di ispirazione.
Ci si sente trasportati in un altro mondo…
Fare poesia è necessità di vita.

Gli incontri sono aperti, i parenti possono partecipare e ritrovarsi con il proprio caro su un’altra dimensione. Claudio è il fratello di Giorgio; spesso ha partecipato al laboratorio di poesia. Trascrivo qui di seguito le sue parole che ben descrivono l’atmosfera che caratterizza questo incontro e dedico questo articolo proprio a suo fratello Giorgio che recentemente ci ha lasciati:

“Di tanto in tanto mi ritrovo a rileggere le poesie pubblicate dal gruppo “Il Massimo del Minimo” - Poesie da Il Paese Ritrovato.
Leggo un verso e poi chiudo gli occhi e lo risento recitato con la voce di chi l’ha scritto. E poi un altro e un altro ancora…
Non è soltanto l’evocazione di un testo ma l’immergersi nuovamente in un’esperienza ricca e coinvolgente.
Sono partito dal risultato finale (le poesie pubblicate e donate a tutti), ma è viva la memoria di come sono nate, hanno preso forma, suono e contenuto, contemporaneamente.
Un gruppo di persone, residenti, accompagnatori, operatori sceglie liberamente di sedersi in cerchio, di far parte del laboratorio che ogni settimana è richiamo per venti, trenta partecipanti. Obiettivo è. sì, proprio così, scrivere poesie, scrivere poesie “collettive”. Il gruppo è aiutato da Paola che dapprima invita a scegliere l’argomento su cui concentrarsi e poi raccoglie su un foglio le frasi che ciascuno si sente di condividere.

La scelta dell’argomento della poesia è il primo passaggio non scontato. Ogni volta il primo titolo proposto è “L’Amicizia”, sempre. Poi ciascuno è libero di proporre altri argomenti che, se necessario, vengono messi ai voti. Da questo momento tutti sono coinvolti e concentrati a esprimere pensieri, frasi, opinioni in un “fluire” continuo e spesso argomentato. Paola ha il suo daffare per evitare sovrapposizioni di voci ma nel complesso tutti hanno un grande rispetto e attenzione per i pensieri altrui.

Devo dire la verità, la prima volta in cui ho partecipato al laboratorio, la prima impressione è stata di trovarmi di fronte ad una sorta di “brain-storming”, ma ho in breve capito che non era così. Era piuttosto una “tempesta di cuori”, cuori aperti, generosi, unici. Ero sopraffatto dalla forza delle immagini e dalle emozioni che via via si impadronivano di me, tanto da impedirmi di trovare una frase da proporre che mi sembrasse adatta; il cervello comandava, il cuore ancora non aveva il sopravvento.

Poi adagio adagio, aiutato dai compagni di laboratorio un po’ ho imparato.
Giorgio, mio fratello, non aveva bisogno di imparare. Con parole o brevi frasi o gesti di assenso mostrava a tutti la ricchezza dei suoi sentimenti e il bagaglio di emozioni che lo pervadevano.
Io? Io ho imparato tanto. Ho gioito delle gioie degli altri e ho sofferto delle sofferenze altrui; mi sono lasciato trasportare dalla libertà e consapevolezza che si trasformavano in emozioni vissute o ancora da vivere.
E la poesia? Mai avrei pensato che frasi, pensieri o parole di tante persone diverse, riportate con precisione, una dopo l’altra, potessero diventare una composizione unitaria. E invece no. Anche qui mi sbagliavo. Le poesie sono vere composizioni collettive e valide di per sé. Lo dimostrano le raccolte pubblicate. Per chi ha vissuto, in presenza, la scrittura di queste poesie è un dono e un patrimonio da conservare.
Mi è tornata alla memoria una frase scritta su un muro di una contrada di Palermo: LA POESIA SERVE DISPERATAMENTE.”

Note

[1] Per richiedere copie e/o effettuare donazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – tel 0393905429

 

 


 

Paola Perfetti

Paola Perfetti. Laureata in Filosofia presso l’Università degli Studi di Milano con specializzazione in Storia della Filosofia, parallelamente approfondisce l’interesse per la comunicazione presso le Scuole di Teatro "Quelli di Grock” e C.T.A. di Milano.

Studi umanistici e artistici convergono presso il Centro di Formazione nelle Artiterapie di Lecco dove, nel 2004, si forma drammaterapeuta con la tesi “La comunicazione tra medico e paziente: la drammaterapia nella formazione del personale sanitario”.

Nel 2013 conclude il corso triennale di formazione in counseling presso C.R.E.A. (Scuola di Counseling Umanistico Esistenziale) a Milano.

Sceneggiatrice, regista ed esperta teatrale di strategie educative e attoriali, specializzata in gioco di ruolo, da oltre venticinque anni conduce gruppi a scopo didattico/formativo e terapeutico in diverse realtà del territorio.

Specializzata in lettura scenica è co-ideatrice del format teatrale “Carta da lettere” di cui è una degli interpreti dal 2006 e che promuove con l’associazione Mnemosyne di Monza.

Lavora per alcune strutture della Cooperativa La Meridiana di Monza come drammaterapeuta, dal 2019, in particolare, presso Il Paese Ritrovato, primo villaggio Alzheimer in Italia, dove si occupa della realizzazione di attività “emotivo-relazionali”, tra le quali, Teatro e Poesia.


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