L’esperienza della poesia e del racconto kintsugi affrontata, per la prima volta, con i bambini delle classi quinte della scuola primaria “Gianni Rodari” di Robbiate (Lecco), nell’ambito di un laboratorio di poesiaterapia ideato e condotto da Dome Bulfaro durante l’anno scolastico 2018-2019, con i contributi di due assistenti, Simonetta De Donatis e Amelia Bortini, che narrano dal loro punto di vista alcune pratiche salienti di questo laboratorio.
Una giornata a scuola
Oggi nevica.
Salgo in auto. Fiocchi leggeri si abbandonano sul parabrezza.
Lentamente lascio Milano, vado verso spazi più ampi: campi, alberi, piccoli paesi.
Sull’asfalto ormai imbiancato le ruote sfuggono all’attrito: massima attenzione.
In poco tempo sono a scuola: la scuola elementare di Robbiate.
Percorrendo i corridoi mi vengono incontro i mille colori dei cappotti e delle giacche a vento dei bambini, appese agli attaccapanni fuori dalle classi, insieme a quell’odore così particolare di gomme da cancellare e di matite.
Dome, con un cappello giallo che sembra un limone, ha appena introdotto l’argomento della giornata: “La prosa e la poesia kintsugi”. I bambini negli incontri precedenti hanno scoperto che tutti siamo poeti e quindi non si spaventano neanche un po’ per un argomento così nuovo e misterioso.
Passo tra i banchi. Alcuni bambini si tengono la testa con la mano: non sanno che scrivere, da dove cominciare. Altri con la biro tra i denti: stesso problema.
Mi siedo vicino a una bimba. Iniziamo a parlare. Mi racconta che c’è una tipa, una bambina della sua età, che lei non può proprio soffrire, e mi racconta con occhi vivaci e tanta partecipazione la sua storia. Un’altra racconta del suo gattino scappato di casa e mai più ritrovato. Piano piano si aprono, con fiducia, si raccontano. Superato il tradizionale rapporto adulto-bambino. Siamo diventate amiche. Do solamente una mano per aiutarle a guardare più in profondità quanto è loro accaduto. Per trovare un’alternativa allo sconforto e al dispiacere.
Alla fine, è bello vederle sorridere: hanno trovato la via.
(Amelia Bortini)
Queste le emozioni alle quali ha dato voce Amelia, quando, durante l’anno scolastico 2018-2019, abbiamo collaborato con Dome Bulfaro alla realizzazione di “Così va molto meglio”, il laboratorio di poesiaterapia con i bambini delle classi quinte della scuola primaria “Gianni Rodari” di Robbiate (Lecco), coordinate dall'insegnante Veronica Mangili. Il laboratorio, che ha preso il nome dall’omonimo libro pubblicato da Mille Gru, si è articolato in differenti tecniche (es. massaggio poetico, ninne nanne, esercizi di stile), tra le quali anche quelle della prosa e poesia kintsugi.
La tecnica di Scrittura Kintsugi® (descritta nel dettaglio nel numero zero della nostra rivista) parte dalla "rottura indotta" di un oggetto di ceramica, una pratica che prepara la fase successiva e aiuta a ripercorrere il cammino, pratico e simbolico, della riparazione.
A bambini è stato chiesto, in alternativa alla rottura dell’oggetto, di realizzare un disegno, ispirato alle sensazioni provate in un precedente incontro – durante il quale avevano sperimentato il "massaggio poetico" – di colorarlo, di strapparlo e poi di ricomporlo con del nastro adesivo, avendo l’accortezza di posizionare il nastro sul retro del foglio. Infine, sul disegno, in corrispondenza degli strappi, ogni bambino avrebbe passato un pennarello color oro.
Disegno di B.: "Ho disegnato un paesaggio invernale con io sotto forma di musica”
Disegno di M.: "Ho disegnato un tizio che si butta dall'astronave nello spazio e suona”
Disegno di S.: "Due amiche. Qualcosa che c’entra con l'amicizia”
Dome Bulfaro ha spiegato che le situazioni difficili, i litigi provocano in noi delle fratture, ma anche che, se dedichiamo loro attenzione e cura, è possibile ricucire e trasformare difficoltà e litigi in qualcosa di bello.
In un successivo incontro, è stata raccontata ai bambini l’arte giapponese del kintsugi, attraverso la leggenda che narra dello shogun, Ashikaga Yoshimasa che dopo aver rotto la propria tazza di tè preferita, la inviò in Cina per farla riparare. Purtroppo, le riparazioni vennero fatte con grossi punti metallici, che deturpavano la bellezza originale della tazza. Lo shogun decise così di ritentare la riparazione affidandola ad artigiani giapponesi, che provarono a trasformarla non cancellando i segni della passata rottura, ma rendendolo più prezioso, passando nelle fratture della polvere d’oro.
Bulfaro, ricordando ciò che era stato fatto con il disegno, ha quindi proposto di rifare lo stesso percorso con la parola: attraverso il racconto e la poesia; ha, quindi, scritto alla lavagna le quattro fasi della scrittura kintsugi, spiegando ai bambini che avrebbero dovuto:
1. raccontare un conflitto/un litigio/una delusione - rispondendo alle domande: com’è nato il dolore, la frattura?
2. spiegare chiaramente il problema - rispondendo alle domande: perché è nata la frattura, il dolore?
3. raccontare la pacificazione - rispondendo alla domanda: come abbiamo risanato la frattura?
4. cantare la nuova armonia, la nuova unità - rispondendo alle domande: cosa abbiamo guadagnato, qual è la nuova bellezza?
Il breve racconto doveva seguire lo schema alla lavagna, con il testo chiaramente suddiviso in quattro capitoli separati, andando cioè a capo, ogni volta che si finiva di raccontare una fase. Al termine, dopo una rilettura del brano, si è chiesto di sottolineare le parole ritenute più importanti, significative.
Alcuni bambini si sono subito immersi nella scrittura, altri ci hanno chiesto aiuto, altri ancora hanno deciso di coinvolgere un compagno o una compagna, ricostruendo insieme un passato litigio (senza rendersi conto di essere già un passo avanti e aver proposto quello che viene chiamato ‘kintsugi a specchio reale’). All’inizio non sembrava facile trovare l’armonia finale, la nuova bellezza, i bambini facevano fatica un po’ fatica a rielaborare quanto era loro accaduto, a scoprire qual era il dono che ogni esperienza porta in sé.
Poi abbiamo chiesto ai bambini di fare un lavoro di sintesi: estrarre il succo del racconto e arrivare ad avere solo quattro versi – la "quartina kintsugi" – utilizzando le parole più significative già sottolineate, oppure trovandone di nuove.
I bambini hanno raccontato, spesso accompagnando le parole con disegni, di rimproveri dei genitori, di brutti voti, ma soprattutto di litigi con gli amici o i compagni di scuola.
Le quartine, con il consenso dell’autore, sono state lette ad alta voce a tutta la classe. Ognuno ha avuto la possibilità di rivivere le proprie emozioni da un punto di vista differente, cercando sempre di trovare il proprio “oro”, riconoscendo che la rottura non sempre è portatrice di conseguenze negative. Appianate le divergenze con gli amici è stato possibile vedere e comprendere anche il punto di vista dell’altro, soprattutto nel caso in cui l'altro era un adulto, che spesso pone motivazioni e priorità quasi incomprensibili. Qualche bambino ha anche raccontato il dolore per la perdita di un animale domestico ed ha concluso la sua quartina dichiarando che quell’esperienza lo aveva cambiato in positivo, facendogli capire che la sofferenza è uguale per tutti e che bisogna rispettare ogni essere vivente.
Alla fine, ai bambini è stata fatta una domanda “Così va molto meglio?” alla quale sono seguiti tanti “Sìììììììììììììììììì” urlati a piena voce.
L’apprezzamento è stato anche dimostrato attraverso i bigliettini, impreziositi da disegni, collages e poesie, che abbiamo ricevuto nella giornata di commiato finale.
L’ultimo incontro è stato particolarmente emozionante: a ogni bambino è stato chiesto di invitare un genitore o una persona cara alla quale cantare una ninna nanna. Entrambe, mano nella mano, hanno trovato un luogo appartato, tranquillo, per raccontare tutte le emozioni emerse durante gli incontri del laboratorio: i piccoli e grandi dispiaceri, i desideri…
Adulti e bambini hanno condiviso un modo diverso di affrontare la realtà, un modo diverso per superare quelli che comunemente vengono definiti “gli ostacoli” della vita, per vederne la bellezza, anche quando è un po’ nascosta, anche quando tanto bella non ci pare.
Un grande ringraziamento va a tutte le insegnanti della scuola elementare “Gianni Rodari” di Robbiate che con gentilezza, intelligenza e apertura di cuore, ci hanno permesso di conoscere i loro fantastici alunni e di condividere con tutti loro questa profonda esperienza di vita.
Amelia Bortini. Facilitatrice nei percorsi sul perdono. Coautrice del libro Cosí va molto meglio (Mille Gru, 2018). Frequenta da diversi anni il corso di teatropoesia di Dome Bulfaro (Scuola Binario 7 di Monza); sotto la sua direzione, col gruppo di teatropoesia, ha appreso e sviluppato alcune pratiche di poetry therapy. Attualmente frequenta anche il corso di “Dizione e lettura espressiva “ tenuto da Enrica Barel presso il Teatro delle Anime Antiche di Milano.
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Simonetta De Donatis frequenta dal 2013 il corso di Teatropoesia tenuto da Dome Bulfaro presso la Scuola del Teatro Binario 7 di Monza ed è una dei componenti dei cori “poetici”: CoroDiverso e PoetiCanti.
Per Mille Gru segue dal 2018 vari progetti didattici, editoriali e culturali.
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