Poetry Therapy Italia

16 Sandron Prati

 

Un laboratorio di scrittura di sé, in un luogo di cura legato alla salute mentale, che ha portato alla creazione del libro di poesie collettive “Scoprirsi mondo”. Un lavoro di grande condivisione, di parole e sguardi che si intrecciano e creano un viaggio di scoperta di sé, delle proprie emozioni e del proprio modo di stare al mondo.

 

Esplorare è partire, andare alla scoperta recita un brano del libro Scoprirsi mondo – Intrecci poetici del collettivo di scrittura della Comunità Terapeutico-riabilitativa Villa Ischia. È stato infatti un lungo viaggio di scoperta e di collaborazione quello che ha portato alla realizzazione di questo libro. Villa Ischia, struttura di Riva del Garda (TN) che accoglie persone in età adulta in carico al servizio di salute mentale, è il luogo in cui lavoro come educatrice e nella quale, dopo essermi formata presso la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, metto in pratica la scrittura di sé. Nel 2021 ho proposto un laboratorio di scrittura legato alla metafora della natura che poteva offrire una moltitudine di stimoli ed essere alla portata di tutti. Gli elementi della natura hanno dato ai partecipanti l’opportunità di raccontarsi, di dar voce alle proprie emozioni, al proprio sentire e alle proprie esperienze di vita. Il laboratorio è durato per quasi due anni, durante i quali c’è stato un alternarsi di diversi partecipanti. Si tratta di persone molto diverse tra loro, unite dal solo fatto di avere una patologia di tipo mentale: le differenze maggiori riguardano l’età, il livello di scolarizzazione e le capacità di espressione di sé. Questa disomogeneità del gruppo da un lato mi ha portata a mantenere un’attenzione costante nei confronti dei nuovi arrivati, dall’altro ha contribuito a una maggiore ricchezza e pluralità di sguardi nel gruppo. Ogni volta che arrivava un nuovo partecipante si ripeteva una dinamica simile, spiegavo in cosa consisteva il laboratorio e che c’erano solo due regole fondamentali: il rispetto reciproco e il non giudizio. Ciò che mi ha sempre sorpresa è l’atmosfera che si creava in maniera quasi naturale, di grande apertura, accoglienza e ascolto. La scrittura permette di entrare in contatto con sé stessi e prendersi cura del proprio modo unico di stare al mondo e farlo in un contesto di gruppo crea appartenenza e reciprocità: essere ascoltati e ascoltare, confrontarsi senza giudicare e senza giudicarsi. Il primo incontro è iniziato dando ad ognuno un sassolino da tenere in mano per stimolare i sensi ed entrare nel tema. Ho proposto di disegnare il proprio sentiero di sassi, quindi, di segnare dove ognuno si trova in questo momento della vita. In seguito ho proposto di scrivere le parole utili per proseguire sul proprio sentiero. Semplicemente guardando i disegni di ognuno e il posizionamento delle parole si aprivano mondi. Ho invitato quindi a scrivere una metafora “il mio sentiero è..”, è calato il silenzio e tutti si sono concentrati sul proprio quaderno, tranne un uomo con evidenti difficoltà di espressione e di malessere. Gli ho offerto supporto e dopo un discorso confuso ha preso la penna e ha scritto “il mio sentiero è come la testa, mi guida e mi fa andare a destra o sinistra, avanti o indietro”. Succede sempre, ogni singola volta, che coloro dai quali meno me lo aspetto sappiano stupirmi maggiormente. Finito il gruppo rileggo i quaderni, e scovo in ognuno delle frasi talmente significative che non posso lasciarmi sfuggire. Le riscrivo, le mescolo, si crea la prima poesia collettiva. Allora non sapevo ancora dell’esistenza della poetry therapy ed è stato proprio grazie a questo progetto che l’ho scoperta. Così ho cominciato, dopo ogni incontro, a creare delle poesie collettive, semplicemente unendo le frasi più significative scritte da ognuno dei partecipanti. Il mio unico scopo era quello di leggerle la volta successiva in apertura dell’incontro, suscitando lo stupore e la meraviglia del gruppo.

Il sentiero di sassi

Il mio sentiero è fatto di sassi
alcuni più grandi e altri più piccini
alcuni tondi e altri quadrati
alcuni dritti e altri spigolosi.
Il mio sentiero è fatto di giorni
alcuni lunghissimi, che sembra
non finiscano mai, altri che volano,
alcuni in cui tutto è andato bene
e altri proprio storti.
È come arrivare in cima alla montagna
e guardare sempre avanti
anche quando sono più debole o sensibile.
È come la testa, mi guida
e mi fa andare a destra o sinistra
avanti o indietro.
Il mio sentiero è ondeggiante
si adatta alla vita e alla natura.
E a metà strada c'è anche una fontana
per bere.

Negli incontri successivi il tema del sentiero ci ha fatti passare attraverso i bivi e la nebbia, prima di ritrovare la giusta direzione con la bussola interiore. Poi è stata la volta del vento, della pioggia e del tuono. Ho cercato di portare dei materiali che stimolassero i sensi, che fossero foglie, rami, fiori, disegni, collage, ma anche immagini, brani musicali e suoni. Per esempio l’ascolto dello strumento del tuono ha permesso di trovare le parole per esprimere anche emozioni come la rabbia e la paura.

Vibrazioni

Mi sento tuono quando la mattina
scendo dal letto
nei momenti di rabbia,
negli sguardi ridondanti
nelle parole ultime.
Mi sento tuono quando viene invaso
il mio stato di benessere mentale
la mia pace interiore.
La rabbia pervade la mente
cerca di sabotare i miei piani,
scariche di energia fanno a gara
dentro il mio corpo e il cuore
rumoreggia agitato.
So che quel che vedo è un inganno
ma la tempesta comunque mi spaventa.

La natura stava offrendo l’opportunità di scrivere e parlare di emozioni e vissuti spesso difficili, senza affrontarli di petto ma con i tempi e le possibilità di ognuno. L’argomento successivo è stato quello dell’acqua e dei suoi mutamenti. Siamo usciti a scrivere sulla riva del fiume in pieno contatto con la natura, osservando le luci e le ombre, riflettendo quelle interiori. Con la stagione autunnale ho proposto l’argomento del letargo, immaginando di essere un animale del bosco che deve crearsi il proprio rifugio, una tana accogliente che “serve per tenermi al sicuro e permette ai brutti pensieri di attraversarmi la mente perdendo il loro peso”. Il tema del rifugio ha portato delle riflessioni davvero interessanti, ma anche quello dell’uscita dalla tana, del risveglio “annuso l’aria un po' impaurita, faccio un passo dopo l’altro prima con incertezza e poi sempre più sicura” scrive una giovane ragazza, le fa eco un altro partecipante “quando esco dalla mia tana torno tra le persone e mi godo la bellezza delle relazioni. Sono sempre alla ricerca di quello che mi può far stare bene”. Il tema delle relazioni torna sempre, la famiglia, l’accettazione ma anche il conforto di avere qualcuno su cui poter contare. Ci entriamo in pieno scrivendo di alberi e radici, della robustezza della corteccia e della fragilità delle foglie soffiate dal vento.

R-esistere

Questa piccola foglia secca
mi ricorda i momenti difficili
in cui la mia mente vaga inquieta
senza meta; mi ricorda anche
che ogni foglia era in origine parte di un albero
e che ogni albero ha le radici nella terra:
questo pensiero mi dà pace.
La foglia, finché è verde, nonostante l’aria
rimane ben ancorata al suo ramo.
Il vento che ha staccato la mia
è stato qualcosa di tremendo,
ma la foglia può resistere ancora a lungo integra;
magari ha cambiato colore
sicuramente si è seccata
però rimane nel bosco sotto gli alberi
illuminata da quel sole che filtra tra i rami.
La foglia secca, come me,
ha perso il suo filo originario
ma si sente ancora parte dell’universo.

Le proposte successive hanno riguardato il cielo, la leggerezza, le stelle e le nuvole “Le nostre nuvole, nonostante le diversità, stanno tutte vicine e si incastrano l’una con l’altra. Sarebbero come il mondo se soltanto non ci fosse così tanta paura del diverso”. Poi attraverso un piccolo seme, che ognuno ha piantato in un vaso, è arrivata l’occasione di riflettere sul cambiamento e sulla cura di sé “Vorrei prendermi cura di me, del mio corpo e della mia memoria, per poter ricordare meglio tutto ciò che mi accade”. L’ultimo argomento era legato alla montagna, all’importanza di procedere un passo alla volta per arrivare alla cima. A fine 2022 mi sono ritrovata con un malloppo di quelle che chiamavo “poesie collettive”, non sapendo se fosse il termine giusto né se avessi il diritto di utilizzare il termine “poesia”. Ma era tutto troppo prezioso per essere lasciato andare, così con un gruppetto di ospiti abbiamo cominciato a rivederle, a correggere gli errori, e poco alla volta a dare un ordine e una direzione al progetto. In un secondo momento abbiamo lavorato sui titoli e sulle illustrazioni da inserire. È stato un lavoro lento, non sapevamo esattamente dove ci avrebbe portato ma l’idea del libro cominciava a prendere forma. Da un certo momento in poi non era rimasto nessuno dei partecipanti al laboratorio, ma i nuovi arrivati si sono presi a cuore il progetto ed hanno continuato ad occuparsene, facendo aumentare il numero di persone che hanno contribuito ad oltre quaranta. Una ragazza ha disegnato la copertina, altri hanno aiutato nell’impaginazione e nella scelta del titolo: Scoprirsi mondo, che sintetizza perfettamente il percorso intrapreso da ogni partecipante, un percorso di crescita e di scoperta di sé, nella convinzione che gli scritti avrebbero potuto risuonare anche in chi non aveva nulla a che fare con l’ambiente della psichiatria. Attendendo le stampe, con l’aiuto di una teatroterapeuta, abbiamo preparato uno spettacolo di presentazione, al quale si sono uniti colleghi, volontari, e che ci ha dato una grandissima soddisfazione. Termino con la significativa frase scritta da un partecipante tutto è iniziato dalla cosa più piccola e fragile per poi diventare un mondo”.

La chiave

Prima o poi, lungo il nostro cammino,
ci imbattiamo in un portone
che possiamo aprire solo
se troviamo la giusta chiave:
allora possiamo varcare la soglia
di un’altra fase della nostra esistenza. 

A volte è difficile trovare la chiave
per entrare in me stesso. 
Penso al tempo che ho dedicato
alla cura: è stato la chiave
per riuscire a stare finalmente meglio.

 

 


 

Giulia Prati

Giulia Prati, laureata in Programmazione e gestione dei servizi educativi, lavora nell’ambito della salute mentale. Si è formata presso la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, specializzandosi nella conduzione di laboratori di scrittura di sé rivolti a persone con fragilità mentali e non solo. Questa passione, unita a quella per la poesia, l’ha portata all’incontro con la PoetryTherapy e con i percorsi formativi di PoesiaPresente.


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