Poetry Therapy Italia

15 Sandron Acquaviva

 

Francesca Acquaviva racconta la sua esperienza di abuso narcisistico, come da una persona che amava e di cui credeva di potersi fidare ha invece subito soprusi e mancanze di rispetto. La poesia l'ha aiutata a fare luce sulla situazione dandole modo di difendersi.

 

È una storia da dimenticare
È una storia da non raccontare
È una storia un po' complicata
È una storia sbagliata
Cominciò con la luna sul posto
E finì con un fiume di inchiostro
È una storia un poco scontata
È una storia sbagliata

da Una storia sbagliata, Fabrizio De André

Fine dei sogni

Dormivo.
Tu mi dicesti: "Alzati."
Rapita, uscii dall'acqua

Gaslighting, dall'inglese “luce a gas”, è un termine coniato a seguito dell'uscita di Gaslight (Angoscia, 1944, Premio Oscar 1945), film thriller/mystery di George Cukor. Racconta di Gregory, pianista raffinato ma mentalmente disturbato, che fa credere alla moglie Paula di essere impazzita. Egli abbassa lentamente, di giorno in giorno, le luci a gas della casa, per  far credere alla moglie che le luci non siano affatto cambiate e che la sua percezione sbagliata sia frutto della sua testa malata. In effetti il gaslighting viene anche definito in italiano come manipolazione psicologica maligna. Si tratta di una forma di manipolazione psicologica violenta e subdola nella quale vengono presentate alla vittima false informazioni, con l'intento di farla dubitare della sua stessa memoria e percezione.

Io sono stata una vittima di Gaslighting.

È stato come essere intrappolata in un incubo, come addormentarsi sott'acqua.

C'era la luna nel luogo in cui iniziò la fase iniziale: il bombardamento d'amore. Un bacio sotto il cielo stellato di Monza e poi una dichiarazione d'amore ogni giorno: "Amore mio, morirei per te, ti voglio tanto bene, voglio il tuo bene, sei brava/bella/intelligente/forte/importante per me, abbiamo tanto in comune, mi fido di te, piccolina, amorina, mi fai tenerezza, sei tenera, sei una nuvoletta di tenerezza."

Questo è stato l'inizio, ma presto tutto è cambiato.

Mancanze di rispetto anche pubbliche, risate in faccia in momenti di debolezza, giudizi crudeli non richiesti. Ogni sera trovava il modo di insultarmi per un motivo qualsiasi. Dietro quel messaggio di risposta "sto bene" io tremavo, perché avrebbe potuto significare qualsiasi cosa, ma non potevo chiederlo perché altrimenti sarei risultata, a suo dire, troppo pressante. Nel contempo se non lo avessi chiesto, sarei stata menefreghista. Non c'era modo per me di avere pace, sapevo che ogni sera sarei stata trattata male.

Quando tentavo di parlarne di persona, negava tutto, diceva che ero io a farmi prendere dalle paranoie, che interpretavo male i suoi messaggi. E così ricominciava tutto daccapo.

La poesia, che all'inizio della relazione era piena di promesse e affetto, è diventata per me una vera e propria arma per contrastare questi soprusi.

Iniziai a scrivere come mi sentivo, cosa avessi fatto, come si comportasse con me. Di poesie ne scrissi tante, ne riporto una qui di seguito.

Mi fai vomitare il mio amor proprio
Il mio sonno, la mia cena
Ti ho chiesto solo come stessi
Ma non ti andava bene
Ero troppo insistente, dicevi
Alla tua risposta che va tutto bene
Io non posso crederti devo di nuovo chiedere
Perché a quanto pare per te io ti conosco superficialmente.

E poi le tue minacce di farti del male
Sempre la sera, bada bene
Per non farmi dormire
Gli insulti davanti alle mie amiche
Mentre andavamo a prendere il pranzo
Tutto questo sempre negato da te
In uno schiocco di dita.

E che dire di quando alla fine
Dopo desideri insoddisfatti
Dopo notti insonni passate a sognarti
Mi hai concesso quel poco di affetto
Quel poco di calore fisico
E arrivate a metà mi dicesti di no
Mi fermai
Tu mi facesti piangere anche allora
Dicendomi che non andava bene ciò che facevo per soddisfarti
Ma subito dopo giù a coccolarmi
Consolarmi farmi complimenti
Per confondermi
Per essere tu e solo tu la fonte del mio dolore e al contempo
Del mio benessere passeggero
Appesa al filo del rasoio
Tra le tue mani crudeli.

La confusione, grazie alla poesia, piano piano come una nebbia, si diradava e riuscivo a vedere le sue bugie. Non solo. La poesia mi ha permesso di dare voce al dolore e ritrovare me stessa, come se avessi lasciato andare un peso. Quando una persona ci fa dubitare di noi stessi iniziamo a farlo anche noi. Invece la poesia mi dava modo di lasciare il segno dei miei pensieri per potermi fidare di nuovo di me stessa. Quando mi sentivo perduta, leggevo e rileggevo le mie parole e ogni volta acquisivo nuova forza. Ci è voluto tempo, pazienza, supporto dalle persone che mi amavano e tanto lavoro di psicoterapia. Ma alla fine sono sopravvissuta, ho ritrovato me stessa. Ho ricominciato a credere ai miei sentimenti e ad amarmi. Così mi sono lasciata indietro questa storia sbagliata, abbandonandomi al fiume d'inchiostro curativo della poesia. Da questo fiume ne ho pescate due che riporto qui di seguito.

Lasciata indietro una nuvola di piombo
I piedi solo leggeri
Anche mentre passa il metrò
Le macerie nella gabbia toracica
Sono tornate finalmente
A posto

*

Per il segno che ci è rimasto
Non ripeterci quanto ti spiace
Non ci chiedere più com'è andata
Tanto lo sai che è una storia sbagliata
Tanto lo sai che è una storia sbagliata

 


 

Dome Bulfaro Foto Dino Ignani Rimini 2016

Francesca Acquaviva, Milano 1999, è poetessa e attrice, ha iniziato a scrivere e a recitare fin da piccola. Allieva di Domenico Bulfaro, ha iniziato la sua formazione presso il Teatro dell'Elica e ha completato i tre anni del corso attori presso Quelli di Grock. Nel 2022 ha formato la compagnia "Fiamme d'Acqua" con Fiamma Fiscelli.

» La sua scheda personale.