A Monza, nella sede della scuola di scrittura terapeutica PoesiaPresente, la psicoterapeuta e drammaterapeuta di formazione junghiana, Valeria Bianchi Mian conduce un gruppo in un viaggio magico dove gli archetipi fanno da padroni e conducono i poetiterapeuti in formazione dentro e fuori dal tempo, dentro e fuori dallo spazio per scoprire non solo la poetica dei Tarocchi ma anche la loro capacità di curare l’anima
Introduzione
Monza, sede della scuola di scrittura terapeutica PoesiaPresente. Un pomeriggio di fine inverno.
Le presenze che vanno disponendosi nello spazio per creare un cerchio sono dramatis personae partite da molto lontano e giunte qui oggi al magico raduno. Ventidue creature fuoriescono, una dopo l'altra, dalla sacca del mio Matto – quel viandante che sono io stessa quando varco la soglia di una nuova esperienza. La compagnia arcana che prende posto al centro della sala ha attraversato mondi e secoli con il suo corredo di Semi sopra una carovana di sogni, tra segni, sensi e significati. Le figure allegoriche, che portano nomi altisonanti quali Imperatore e Imperatrice o che evocano strumenti e virtù dell’anima, come ad esempio, il Carro o la Temperanza, stanno in silenzio ma sanno accendere parole in coloro che le osservano. Nate e cresciute nell'immaginario collettivo, diffusesi in lungo e in largo in tutto il globo terracqueo, i ventidue Tarocchi sono ancora oggi abili guide tra le dimensioni dell'essere e si prestano a offrirci innumerevoli ruoli immaginali da narrare, poetare, interpretare ed esprimere creativamente. Queste carte si sono divertite a fare capolino qua e là tra corti e bettole, tra salotti e case private, tra festival e laboratori, suggerendo storie a partire dal Rinascimento.
Ed è un fare storie arcane e moderne con queste figure silenziose ciò che io stessa suggerisco ai partecipanti del gruppo monzese. Per l'intera durata del viaggio poetico a Psicologia Presente Lab, il témenos così generato accoglie i poetiterapeuti in formazione e permette di avviare un connubio tra immagine e immaginari, perché è l’immaginazione che danza nel gruppo e va a creare relazioni sempre originali, mai scontate, nella mescolanza delle carte e degli umani in un mazzo di parole non ancora nate, di versi che sbocciano, di frasi che spuntano, di racconti che prendono forma.
Capita anche nei workshop. Accade persino nei laboratori. È la magia delle idee archetipiche che prende possesso del tempo e dello spazio, evoca memorie famigliari, riporta al cuore i cari affetti, attualizza avventure vissute, permettendo di godere di nuove esperienze e puntare al futuro. Questo processo complesso è merito di una serie di contenitori simbolici, apprezzabili forni e vasi alchemici che si compenetrano in una sorta di matrice a matrioska, ovvero:
- l’athanor del presente, che è il qui e ora dove cuoce ciò che accade
- nella cucurbita del luogo in cui nasce la parola poetica, vaso pensato per fare Poesia che contiene
- il mazzo dei Tarocchi che si riflette
- nella Psiche del singolo: io, conduttrice, tu, partecipante che siamo
- l’alambicco, la mente del gruppo, tutti qui presenti a Poesia Presente Lab.
Il Modello Tarotdramma® e la Poesiaterapia
Ho una predilezione e una vera e propria predisposizione per le esperienze formative vive, nutrienti, esattamente come sono quelle che accadono ogni volta che un gruppo nasce.
Il laboratorio di Tarot Poetry è stato da me pensato come proposta che potesse essere un estratto del Corso Base del mio metodo, il Tarotdramma®.
Il TD® offre un percorso di training Base e di Livello per gli psicologi iscritti agli ordini regionali e per gli psicoterapeuti - che ottengono la certificazione di “tarotdrammatista” - ma tiene conto di un’area dedicata anche ai “facilitatori” - insegnanti, operatori olistici. Il modello è organizzato in cinque livelli di esperienza e prevede una formazione personale di oltre 40 ore per quel che riguarda il Corso Base.
In questo “assaggio”, il gruppo di Poesia Presente Lab ha fatto esperienza soprattutto delle pratiche che ho descritto di recente anche nel saggio da me co-curato, edito da Giunti Psicologia (2024): Fare storie. Metodologie, tecniche ed esperienze di storytelling e scrittura terapeutica in psicologia.
Tarot Telling e Tarot Poetry sono state le attività principali del workshop marzolino alla scuola di Dome Bulfaro e Simona Cesana. Il mio laboratorio, penultimo della serie propedeutica alla pratica della Poesiaterapia, è stato poi seguito dalla chiusura dell’anno scolastico a cura di Dome Bulfaro, con il viaggio nella sua Scrittura Kintsugi®. Ho dunque incontrato un gruppo già formatosi in precedenza ma non ancora in procinto di separarsi.
Il tema generale di tutto il programma formativo del 2024 è stato il “silenzio”. Un tacere fecondo, produttivo, creativo. Impossibile per me associare la generazione di versi al silenzio senza rivolgermi alla Papessa arcana, protagonista della seconda Lama.
In un ciclo di articoli sulla rivista di cultura e letteratura Oubliette Magazine e su www.tarotdramma.com avevo già descritto la sacerdotessa paragonandola alla bellezza «lavorata dall'interno» di una Monnalisa. Walter Horatio Pater descrive Monnalisa in un’immagine che ai miei occhi vivifica l’icona Papessa. Lei è il «sedimento, depositato cellula per cellula, di strani pensieri e fantastici sogni, e passioni squisite.» E ancora: «Lei, più vecchia delle rocce tra le quali siede; come il vampiro è stata morta tante volte, ha imparato i segreti del sepolcro; ed è stata un palombaro in mari profondi e porta i loro giorni perduti con sé».
Il libro che la Papessa tiene in grembo sarà simile al Mutus Liber degli alchimisti. D'altronde, sono i Tarocchi stessi un libro muto da decifrare.
Così come la Papessa cova tra le rughe del volto e tra le righe del libro l’uovo di una Grande Opera in potenza, anche la Monnalisa di Pater, con quel sorriso storto, ci seduce a trame di saggezza, insinua in noi l’idea, la bozza di una storia, ci solletica con il filo della tela di Penelope, suggerisce il seme di una pianta, la scintilla del fuoco vitale, lo spermatozoo della Poesia. Si fa spazio vuoto, ricettacolo, vaso, la Papessa-Monnalisa, per accoglierci tutti nel suo ventre gravido - utero madre in Anima Mundi - come gruppo che si può compiere poi, dopo il viaggio, in un nuovo Mondo, ventunesimo arcano.
Esplorando il silenzio della Papessa, non possiamo però evitare di toccare l’opposto atteggiamento: il caos del chiacchiericcio, la teatralità estroversa, l’affermazione di una Imperatrice, ad esempio, o i campanelli del Matto o magari l’irrefrenabile Diavolo, che spezza ogni pausa, prendono lo scettro del mazzo, perché i Tarocchi aborrono l’unilateralità. Uniscono, piuttosto, sacro e profano, gioco e serietà, pianto e risata, intimismo e parole sparse ai quattro venti come Semi: Spade, Coppe, Ori e Bastoni.
Per apprezzare il silenzio generativo della Papessa occorre sperimentare l'esatto contrario e toccare il limite tra le carte. Ed è proprio il cambio di ruolo nel gioco degli opposti ciò che è accaduto in gruppo quando abbiamo sperimentato la creazione di una scena da Matto a partire dal sogno di una delle partecipanti. Nella pratica digressiva del vagabondo, i poetiterapeuti hanno messo in scena la confusione nella quale attingere a piene mani la possibilità di differenziazione per pescare il germe del proprio verso e poi ristabilire i confini chiedendo a gran voce il silenzio perduto.
Ogni carta offre alle altre la possibilità di mantenere un equilibrio tra atteggiamento estro e intro-verso. Pensiamo alla controparte femminile della Papessa, ovvero all’Imperatrice. L'impressione della silenziosa figura si compensa nell'esperienza espressiva della bella e focosa sovrana. Possono entrambe fare Poesia? Se la prima legge medita il testo, la seconda lo produce e infine lo performa.
Per sanare il conflitto tra le posizioni, introversione ed estroversione, Papessa e Imperatrice dovranno confrontarsi. Così come faranno, per esempio, il Papa e l’Imperatore, la Temperanza e il Diavolo e qualsiasi accoppiata tarologica indicante una differenza sostanziale di modus vivendi.
L'importante è saper gestire la gestazione. Che si tratti del libro sacro, del grimorio segreto, del diario lungo una vita, la nostra attenzione è rivolta alla cova, alla cura, al nutrimento, alla nascita della Parola poetica e alla sua presentazione al Mondo.
Nel libro sacro c'è il silenzio
«Come l'enigmatico Mutus Liber seicentesco, anche i Tarocchi - i cosiddetti Arcani Maggiori - ci rimandano alle tappe di quella Grande Opera che è la vita stessa. Il viaggio del Matto verso il Mondo ci offre l'opportunità di sperimentare le tappe di un percorso iniziatico nel quale l'Io incontra la propria morte per rinnovarsi in sempre nuova coscienza e si tratta di una consapevolezza che è sia ampliamento che approfondimento di sé, di un percorso affine a quello dell'adepto quando va a trasmutare il piombo per arrivare all'oro individuale - aurum non vulgi - e noi percorreremo queste fasi grazie alla scrittura terapeutica con tutta la compagnia allegorica».
Così ho scritto nella presentazione del progetto.
La premessa del lavoro era questa. E ancora: «La poetica dei Tarocchi ci sostiene nella cura dell'anima, in quanto richiamo a quel processo che il padre della psicologia analitica Carl Gustav Jung chiama l'individuarsi: riconoscere, nel gioco degli opposti che popolano l'ardua impresa, la propria autenticità. Ma occorre tenacia, ci vuole coraggio ed è importante saper mantenere - o ritrovare - il silenzio, proprio come fa la Papessa, affinché il Mondo possa emettere i primi vagiti e nascere in versi che ne esprimano il significato vivo».
Abbiamo conosciuto gli sproloqui del Folle, dunque, e il coro di voci e i silenzi creativi della Papessa, nella “reinfetazione” del gruppo volta alla produzione di testi individuali. Abbiamo esplorato le parole dei Tarocchi grazie alle pratiche del Metodo Tarotdramma®, con una spolverata di Mindfulness (la rivisitazione che ho chiamato Tarotfulness©) e con esperienze approfondite di Tarot Telling e Tarot Poetry.
Il metodo completo, come ho scritto, nasce dalla mia esperienza come psicoterapeuta e psicodrammatista junghiana appassionata di simbologia e si struttura in programma di training a partire dal 2000, anche se posso confessarvi che il fascino che i Tarocchi esercitano su di me ha radici ben più antiche e si esercita da sempre… giocando.
Giocando, sì. D'altronde si dice “gioco” anche la pratica dello Psicodramma. Poiché l'aspetto ludico è comunque un “fare cultura”, come suggerisce lo storico Johan Huizinga, i Tarocchi sono un gioco serio. Con quella loro qualità dell'essere sempre un po' stranieri, «si ripropongono come un’espressione eccellente dell’archetipo del gioco» (Widmann, 2010), e si tratta di un gioco di ruoli immaginali nel quale ogni individuo è il giocatore, ma al contempo tutte le figure fungono da gruppo interno dello stesso protagonista, poiché appartengono al territorio della Psiche e sono una rosa di personaggi, ognuno con la propria voce, ognuno con i propri versi.
Alcune nuove carte e testi nati nel gruppo di marzo
Sara immagina IL DELFINO e attribuisce alla carta il numero 17. Il delfino è
«Piccolo… / infinitamente piccolo...»
«Il delfino gioca, come una carta, si tuffa:»
«Scompaio / Riappaio / Muto infine / Nella linea dell'orizzonte».
Giulia dà vita all’ORIZZONTE nella carta numero 6, e dice: «Guarda oltre. / Guarda altro. / Guarda l'Altro».
Simonetta osserva e re-immagina LA TEMPERANZA, la quale assume un 4 ma elimina il numero 1, mostrando la libertà di rimescolare elementi - gatti, addirittura, simbolici felini e reali affetti - nel calderone psichico: «Nel cerchio mescolo rosso magma / ma anche l’acqua che è il suo karma / Gatti rossi che paiono di fuoco / ma assai diversi, si somiglian poco».
E ancora LA RACCOLTA diventa la numero X per Viola, e allora ecco il suggestivo: «Raccogli il giusto / Anche se non sai / Dona i semi / Vedrai».
Monica rimescola LA PAPESSA E LA COLONNA al X, visionaria che sussurra: «Saremo luogo sacro. / Carissimi esseri umani. / Ci troveremo all'incrocio / della terra con il cielo, / si apriranno le danze: / Torneranno sole e luna!».
Al numero 9, Patrizia dipinge una meravigliosa idea di «cavernacuore», dove «nel vuoto / il seme / lascia che l'acqua / gli gonfi le vene».
Giulia dà ALI E RADICI alla numero 23: «ricami respiri / che fioriscono / mondi», mentre TUTTO E NIENTE abita la XXII di Amelia: «Il prendere e il lasciare / eterno movimento. / Respiro che entra, / respiro che esce / e spazio di silenzio. / Così vivono insieme / il Tutto e il Niente».
Giuseppe immagina LA FIERA CHE RIDE, numero 7: «La fiera in fratellanza con l’uomo / Profondo rispetto, primordiale convivenza».
Al 7 anche L'ATTESA di Valentina: «Tagliatemi la testa. / Ve ne prego. / Tagliatela con cura. / Lasciatemi solo la polpa. / Un taglio ricamato / intorno al mio / sorriso».
Poi arriva IL SOLE che mantiene il suo XIX con Giovanna, ed è «gioioso pagliaccio», è vita. «Slancio. Desiderio».
Al Sole segue la STELLA che prende il XXIII per Sandra: «Al dì là del sentiero / c’è la Stella Polare», ed è una luce che si spera porti pace.
Una giocosa e avvoltolata LIBELLULA si volta e rivolta nella carta 96 - già graficamente assonante - per Viviana - «Rivolto Risvolto», e poi «La Svolta».
Maurizio traccia la sua BROCCA, IX, anche lui con un dinamico riempire e svuotare: «Nel mio vuoto Assoluto / sono eco della corrente / nel mio pieno ho l'arte / obliqua, che versa Vita.»
CASADIO sorge nella carta numero 5 di Angela, e allora «puoi entrare / puoi salire / puoi trovare un riparo / rifugia / tanto è il mondo.»
Viene spontaneo chiudere e riaprire con LA CONSAPEVOLEZZA, XVII di Corinne, invocazione alla Dea, alla Donna, alla quale «la consapevolezza ti dorme in grembo / lascia che veda la luce / che in Amore rinasca, sanguigna virtù».
Per far rinascere la consapevolezza il suggerimento è: «Riconosciti nel Sole / Ricongiungiti / Rinasci» perché l’unione degli opposti - Sole e Luna, arcani, archetipici amanti, è l’opera che permette infine la rigenerazione.
Una rigenerazione che avviene, ancora una volta, nel ventre/uovo di Papessa, dal Matto al Mondo, nel vaso della Psiche, tra individuo e gruppo, nello spazio e nel tempo del qui e ora: il mazzo sempre pronto a rimescolare arcani.
Bibliografia
Bianchi Mian V., sitografia: www.tarotdramma.com - articoli dal 2000 al 2023; articoli su Poetry Therapy Italia: Esperienze di tarocchi poetici e tarotdramma® - Poetry Therapy Italia; articoli su Oubliette Magazine, dal 2019 al 2023: La casa dei Tarocchi Archivi - OUBLIETTE MAGAZINE.
Berti G., (2023), Storia dei Tarocchi, Verità e leggende sulle carte più misteriose del mondo, Firenze, OM edizioni
Bianchi Mian V. (2024), Il Modello Tarotdramma® e la Tarot Therapy, in Enkelados n° 17, Palermo, Nuova Ipsa Editore.
Huizinga J., (1939/2002), Homo ludens, Torino, Piccola Biblioteca Einaudi.
Widmann C., (2018) Gli arcani della vita. Una lettura psicologica dei tarocchi, Magi, Roma.
Valeria Bianchi Mian, psicologa, psicoterapeuta individuale e di gruppo, psicodrammatista junghiana.
Si occupa di supervisione d’équipe, conduce laboratori di tecniche espressive multimediali con bambini, giovani e adulti, è formatrice in corsi di scrittura e “soft skills”. Insegna Scienze Umane in un liceo privato.
Cura la rubrica Contemporanea/Mente su Psiconline.it e Meditazioni Metafisische su Oubliette Magazine.
È caporedattore per www.transiti.net, il blog della Psicologia d’Espatrio. I suoi blog: [PA] Poesie Aeree, micro giornale di versi e Favolesvelte.
Ha pubblicato doiversi libri di poesia e narrativa.
» La sua scheda personale.