Poetry Therapy Italia

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Questa raccolta poetica è una stanza. Nel duplice significato di luogo interno della casa e di sezione di un testo poetico con un preciso schema prosodico. Possiamo entrare in un segno grafico che si fa esistenza. Tutto ciò che è lettera è anche senso. Angela Manfredini ci porta per mano in questo viaggio con l’umiltà di chi non trattiene nulla e si dispone generosamente alla condivisione.

Si parte dal dolore per un lutto, la perdita della madre. C’è la ferita aperta, i legami spezzati. La poetessa però ha ancora un briciolo di forza. E inizia la cura di se stessa: del suo cuore e del corpo tutto. Cinque le parti che descrivono in versi questa Odissea interna: Alchimia del dolore, Sorriso, Ombrare di sole / schiarire di nebbia, Consapevolezza, Libertà.

In Alchimia del dolore il mancamento e i morsi della sofferenza sono i gesti del quotidiano. Le parole faticano. Le lacrime sono un oggetto sacro. Comprendere questo stato è ancora prematuro, perché la distanza fa a pezzi i giorni, la solitudine è compagna, ma con immagini di chiusura e buio. L’amore pure riaffiora, compare il sole e una dolcezza paradossale. Il cuore è un rifugio che resiste, ferito. Mentre il pensiero si alza sui figli che vivono: i ricordi sono come ruota dispensatrice di amare sorprese. Appare, in chiusura, il corpo di Gesù deposto, quasi un suggello iconico.

In Sorriso respiro d’anima si apre una strada percorribile, partendo da quel volto caro, quel preciso volto di madre. C’è un ubi consistam in quel sorriso luminoso. Nessuno può togliere il peso dei passi da compiere, ma non è tutto lì, la luce del volto può rompere il buio: sorriso come àncora, come un arrampicata nell’abisso, come un soccorso sempre pronto. E lo scavo dentro sé continua. A vegliare insieme anche la presenza di un Angelo, alter ego ancestrale scaturito dallo stesso nome greco della poetessa.

In Ombrare di sole, schiarire di nebbia l’ombra segue i movimenti, vela l’io narrante. I contrasti non si possono tacere, disorientano il cammino: in che tempo siamo? L’ambiguo persiste con la sua potenza che separa e unisce, avvicina e taglia, come una marea che sale e scende, ma senza numeri definiti. Ancora poi lo sguardo va ad un figlio, anche lui provato dal mistero e dalle faglie del buio della madre. Sulla schiena gravano pesi e una parte vorrebbe fermarsi, una parte andarsene. La mamma defunta è nominata, si sente ancora insieme il dolore e la speranza, ritornano alla mente gesti passati, voci vive. Il cuore sta diventando più preciso con la gioia e la pena, impara dalla sofferenza.

In Ad un tratto nitida: consapevolezza si rafforzano come colonne portanti la fedeltà alla vita e alla ricerca, ora dopo ora; il cuore pur stanco resiste all’ombra enorme, il dubbio fa indossare briglie strette e l’amore deve stare in prigione, ma sa germogliare comunque. Il volto torna dominante con le sue pieghe e lotta nel contrasto continuo tra riconoscimento e negazione: qui la mente ricade in giri a vuoto. Occhi puri di bambini, anche se marcano il distacco col genitore scomparso, lanciano anche spazi di apertura: davanti ai figli il viaggio è doppio: di ritorno e di sola andata; il sogno resta acceso nell’ambiguità. Manca una carezza tenera, lo sfinimento svela l’identità della condizione presente. E l’anima trova la sua stanza: essa risuona di chi non c’è ed è giusto così. Il sentiero resta pieno di ostacoli taglienti.

Libertà. L’anima ha trovato la sua stanza. Nell’ultima sezione la parola fissa la ricerca ed evita il caos, anche perché i sogni vanno e vengono, tra sonno e veglia. Nella Notte di Natale passano angosce e luci. Nel buio si fa strada l’amore, l’adesione tra due persone, tra due esseri amanti. Il rinnovamento ha abbracciato il vuoto e il silenzio, ha stretto le spine insieme coi sorrisi, per trovare dove abitare nel ritorno consapevole: il proprio volto come evidenza della mancanza amata, ma anche come promessa d’incontro. Anche con Dio. Non sarà solo triste ritrovare chi amiamo: il cuore batte accelerato. La resa è vittoria, la nostalgia compagna fedele, la casa luogo di verità. Passi caldi di tango sono la firma musicale sulla libertà infine raggiunta. L’acrostico tautogrammato di Angela ne è la firma poetica.

cover MANFREDINI BRECCIAROLILa parte più interessante della raccolta è il percorso dentro l’animo dell’autrice. Si percepisce la discesa nelle zone più profonde del sé. Si sente da un lato la forza della conoscenza – il desiderio di sapere e di curarsi – dall’altro la resistenza del mondo delle ombre, fatto di scorie appuntite e tenaci. Fare chiarezza, avere coscienza di ogni parte del sé non è affare di poco conto, né di poco tempo. Non basta la volontà, né il sogno, né i ricordi, che pure giocano un ruolo importante. Occorre una pazienza direi monastica, per andare ad indagare ciò che compie un dolore in una persona. In questo senso i versi di Luzi sono una bussola potente, fedele e molto calzante, come un rintocco di campana d’abbazia che scandisce i tempi di preghiera e lavoro. E non a caso il silenzio del bianco nella pagina, è preponderante: proprio come nella vita di un monaco. Angela Manfredini si incammina con coraggio e non si concede tregue: anche quando sembra ferma a osservare, è tutta tesa a cercare e a segnare sul suo diario in versi il passaggio significativo. Tra tutte e cinque, trovo la quarta parte quella forse più aggrovigliata e meno precisa, quella in cui mancano corrispettivi poetici concreti al lavoro interiore, che resta intenso e poderoso. La poesia però si fa, verso dopo verso, strumento di ricerca intima e seria per arrivare ad un fine lieto sì, ma carico di cicatrici e sentieri difficili, segno che l’autrice non ha negato i passaggi più tenebrosi, ma li ha guardati e accolti con saggezza e franchezza; con l’aiuto di Marisa Brecciaroli, osservando e analizzando psicologicamente alcune “forme retoriche emergenti” (tra cui ellissi, ossimoro e metafora) nei testi, la Manfredini ha potuto trovare significati solidi, avanzando così “sul fronte di una autoconoscenza e consapevolezza personale più profonda e integrata”. Fertilità del dolore dice nella nota iniziale la Manfredini: davvero la poesia diventa frutto parlante dell’angosciosa stagione del guardarsi dentro, senza restare intrappolati. Ne viene fuori una donna maturata e piena, a suo agio nel danzare tra le mura di casa, a suo agio nell’habitare secum.

È molto importante questa raccolta perché mostra a chiare lettere cosa significhi un percorso di poetry therapy fatto da un poeta su di sé, dall’inizio alla fine. In cinque grandi passaggi si attraversa una vita intera e si approda ad una terra nuova, in cui il pesante bagaglio antico si è trasformato in un tesoro, in cui le ferite hanno avuto la cura che meritavano, in cui tutto ha assunto luce pacificata. La postfazione di Marisa Brecciaroli svela lo “scavo sui valori poetico-formali dei testi e sul loro intrecciarsi con le verità intrapsichiche, a volte anche inconsce; quindi un lavoro sulla capacità e peculiarità del Significante di semantizzarsi e, con ciò, di incarnare/rivelare nuclei del preconscio-inconscio e, a volte, rivelare anche il sopraconscio”. Non è scontato avere accesso a queste stanze come personali e delicate; il lavoro di questa raccolta è quindi un prezioso bagaglio poetico.

La poetry therapy in Italia ha bisogno di percorsi di questo tipo per far conoscere le sue potenzialità. A maggior ragione in un tempo carico di ansie e paure da curare come questo dell’emergenza Covid-19.

Angela Manfredini, Habitare secum. (Con una nota sulla Poetry Therapy di Marisa Brecciaroli), Puntoacapo edizioni, Pasturana (AL), 2020 

 


 

giacomo nucciGiacomo Nucci insegna lettere alla scuola secondaria di 1° grado dopo la laurea in Lettere Classiche in Statale di Milano. Dal 2009 fa teatro e dal 2013 teatro-poesia, sotto la guida di Dome Bulfaro. Ha pubblicato una raccolta di poesie, Sabbie e sorgenti, nel 2013 con Steber Edizioni. Dal 2017 è membro del gruppo editoriale e di ricerca Millegru, con cui ha pubblicato Così va molto meglio. Nuove pratiche di Poetry Therapy e con cui pratica poesia ad alta voce, laboratori per bimbi, massaggio poetico con donne incinte e con adulti.
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