Poetry Therapy Italia

011 pierro

 

L’articolo mette in luce, oltre alle motivazioni che mi hanno avvicinata alla pratica della poetry therapy, il percorso personale e formativo seguito e le prime esperienze “sul campo”, con la gestione di piccoli gruppi di persone impegnate nella scrittura in versi della propria interiorità e delle proprie emozioni. Nell’articolo sono riportati alcuni dei lavori dei partecipanti.

Il nostro è sicuramente un Paese di gente che scrive. Scrivo pure io, da tanti anni ormai. Prima per puro diletto, poi con una velata ambizione di pubblicazione, infine con la speranza di farmi conoscere al grande pubblico. Speranza di molti e speranza vana fanno un mal comune e un mezzo gaudio. Dopo svariate pubblicazioni collettanee in versi e in prosa, dopo la partecipazione a diversi concorsi letterari, dopo tre raccolte poetiche e un romanzo tutti miei, sono entrata in crisi. Inevitabile crisi.
Mi sono chiesta: a cosa serve tutto questo scrivere? Perché pubblicare per pochi intimi? Che sia un mero gesto autoreferenziale volto a soddisfare l’ego, o meglio a dimostrare il mio valore come persona? Quale che sia la risposta, mi sono detta, queste sono forse domande che si pone chiunque scriva senza fama e senza lode. In sostanza, la maggior parte di chi scrive.
Dunque, cosa fare? Perseguire diabolicamente o cercare una via alternativa e maestra? Il suggerimento della mia amica Serena è stato fondamentale: perché non fare della tua passione per la scrittura uno strumento per esercitare una professione? Per esempio, negli Stati Uniti, la poetry therapy viene praticata da decenni. Una domanda e un suggerimento. Cosa volere di più? Fatto sta che ho cominciato a riflettere seriamente sulla svolta da dare alla mia scrittura, sottraendola alla pubblicazione di libri destinati a restare negli ultimi scaffali delle librerie (semmai ci fossero arrivati).
Mentre riflettevo sul da farsi e alla spasmodica ricerca di informazioni sulla poesiaterapia, mi sono imbattuta nelle pubblicazioni della casa editrice Mille Gru, in particolare nel testo Così va molto meglio, compendio delle pratiche di poetry therapy sperimentate durante il Corso di Teatropoesia, anno 2016/2017, condotto da Dome Bulfaro presso la Scuola Binario 7 di Monza. Proprio quello che cercavo!
cover CosivamoltomeglioIl passo successivo è stato quello di contattare Dome Bulfaro, prima tramite facebook, poi telefonicamente. Gli ho spiegato le mie perplessità sulla scrittura finalizzata solamente alla pubblicazione, il mio sconforto, il desiderio di mettere comunque a frutto anni e anni di poesie e storie, di concorsi e libri, di miraggi e oasi momentanee. In Dome ho trovato una persona che ha pienamente accolto il mio sfogo, il disorientamento e la speranza di trovare una soluzione alla mia frenetica ricerca. Il racconto della sua personale esperienza, ma soprattutto il consiglio di studiare per poter gestire al meglio quello strumento terapeutico straordinario che è la poesia, sono stati fondamentali per la mia scelta successiva.
E la scelta successiva è stata quella di iscrivermi a un corso biennale di formazione in “counseling olistico”, attività volta a far ritrovare alle persone l’armonia psicofisica attraverso l’uso di tecniche naturali, energetiche, artistiche, culturali e spirituali.
Oggi sono quasi al termine del mio percorso di studi. Nel frattempo ho voluto mettermi in gioco per capire l’esatta direzione del percorso intrapreso. Sto organizzando dei “momenti di condivisione” durante i quali cerco di stimolare le persone a scrivere le loro emozioni, a portarle fuori, alla luce del sole. Racconto il mio rapporto con la poesia, la mia lunga storia d’amore con questa forma artistica purtroppo “incompresa” nella sua multiforme bellezza. Porto con me i libri dei miei “amici” poeti, sperando che diventino amici di chi mi ascolta.

Ma soprattutto, parlo della poesia. Perché affidare alla fragilità di un foglio di carta la solidità delle nostre emozioni, la nostra parte in ombra, l’essenzialità della nostra vita è un atto di coraggio e, al contempo, un atto terapeutico. Non importa la tecnica, importa essenzialmente la scrittura, capace nella sua semplicità di rendere visibile e permanente quel mondo segreto che abita ognuno di noi. Stupendoci, emozionandoci, cambiandoci.
Come primo approccio alla poesia ho utilizzato gli haiku, cercando di trasmetterne lo spirito originale, non tanto la tecnica, che sempre preoccupa i partecipanti a questi incontri. Ho scelto proprio gli haiku in quanto “non invasivi” riguardo l’intimità della persona. Il mio intento, infatti, è quello di introdurre gradualmente alla scrittura in versi, liberandola da tutti i pregiudizi che la appesantiscono e la dipingono come un’arte difficile e di élite. I risultati sono stati sorprendenti, in primo luogo per gli autori degli haiku. Ecco alcuni esempi:

Urla festanti
arriva il temporale
il gatto miagola

Riccioli d’oro
profumo di ciclamino
amore infinito

Coperte pesanti
uccelli in volo
anima leggera

In un percorso di avvicinamento discreto alla scoperta e allo svelamento della propria interiorità, nell’ottica del gioco e del divertimento, ho proposto i tautogrammi (con una lettera pescata a caso da un sacchettino) e acrostici (con nomi e sostantivi). Eccoli:

Sale lento                                           Lava
Il vento                                              Acqua
Lontano                                            Violenta
Volano                                              Ossa
Idee                                                   Rotte di
Azzurre                                           Ottobre

Ghepardo guardingo guarda gustosamente galoppare giovane graziosa gazzella. Giovane guerriero guarda girovagare gigantesche giraffe giocherellone

Prendendo spunto dal testo Così va meglio ci siamo anche cimentati con la “composizione dadaista”: ogni partecipante ha portato con sé un giornale o una rivista, ha scelto un articolo, ne ha evidenziato delle frasi, le ha ritagliate e inserite in un sacchetto, per poi pescarle e incollarle su un foglio nel preciso ordine di uscita. Contro ogni aspettativa, le composizioni hanno trovato un qualche riscontro nella vita del proprio autore, sottraendo al Caso il risultato finale dell’esercizio. Come questo:

La felicità a forma di libro. Fare ciò che ci piace accettando la realtà. Un rapporto non conflittuale. Stare nel qui e ora. Un nuovo punto di vista porta in un Eden meraviglioso. È quello verso la felicità. Elettrocardiogramma della Felicità. Happiness on the Road. La gratitudine tra le mani. Credono nei loro sogni. La felicità è qualcosa di vero. Spiagge della Versilia.

Mi sono successivamente spinta nel mondo dei sensi, esortando a mescolarli tra loro, a sentire con gli occhi, ad annusare con le mani, a vedere con la bocca, ad assaggiare col naso. Insomma, a spingersi oltre il quotidiano modo di agire e percepire la realtà. Il dolore è stato così descritto:

Il dolore freddo
nelle giornate di sole
pesa come mele fritte

L’approdo finale degli incontri è stata l’immersione totale nella propria interiorità, alla ricerca di episodi-chiave che sappiamo aver condizionato, nel bene e nel male, lo svolgimento della nostra vita e il nostro attuale presente. L’invito era all’utilizzo di metafore e immagini che potessero smorzare il significato palese dell’accaduto. La lettura di questo testo ha suscitato in tutti i presenti una profonda commozione:

L’acciaio brilla al sole,
sprigiona tutta la sua forza.
Il caldo incandescente lo scioglie,
lo sgretola e la debolezza divampa.
Sale un fumo grigio nero che ti avvolge
e il fiume lo porta via con sé.
Rimane sola.

Alla luce di questi incontri non posso che proseguire con impegno e fiducia il percorso intrapreso, convinta sempre di più che la Poesia possa aiutare le persone a comprendere se stesse e a migliorare le relazioni con gli altri. 

 


Lorella De Bon 
» La sua scheda personale.