Poetry Therapy Italia

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Riscopriamo la cura offerta dal nostro volume Scacciapensieri. Poesia che colora i giorni neri, libro che serve a esorcizzare le paure di bambini e grandi attraverso le parole salvifiche di tanti poeti italiani contemporanei.

In questi mesi di pandemia ci siamo ritrovati a confrontarci con la paura dell’isolamento, nonostante i mezzi tecnologici permettano una socialità che non ha precedenti nella storia.

Ci siamo ritrovati davvero a vivere le nostre case come non capitava da molti, molti anni. Allora coltivare una pianta, accarezzare un animale, cucinare assumono significati diversi. Che cosa ci è successo? Abbiamo messo cura in azioni cui prima davamo scarso peso. È ciò che insegniamo a fare ai bambini, è quello che Roberto Piumini ci invita a fare in questa poesia, pubblicata nella nostra antologia Scacciapensieri. Poesia che colora i giorni neri.

Coltiva con cura una pianta

Coltiva con cura una pianta,
coltiva con cura ed amore,
sii un contadino che canta,
e l’innamorato di un fiore.

Alleva con cura un gattino,
alleva con cura ed affetto,
sii un allevatore-bambino,
un allevatore perfetto.

Sta’ insieme all’amico con cura,
insieme, con gioia e allegria,
insegnagli, senza paura,
il gioco della compagnia.

E in questa poesia di Chiara Carminati, pubblicata sempre nella nostra antologia Scacciapensieri, sembra proprio che si richiami a un’epoca in cui tutti contatti si tengono attraverso lo smartphone. Ma quelle che si nascondono dietro il nome in una rubrica whatsapp sono persone vere, non dimentichiamolo.

Come ti chiami?

tu non mi vedi eppure
eppure vedi
pulsare sullo schermo
le lettere di un nome
il nome è tutto un mondo
è una finestra aperta
e dietro mi nascondo
nemmeno io so come
ma se intravedi o leggi
qual è il mio vero nome
tu chiama e io io rispondo

Patrizia Gioia, invece, ci dice di parlare con il dolore, quando esso si presenta in qualunque forma: se lo conosciamo, alla fine, ci farà meno male, capiremo che è parte della vita, che va accettato e fatto nostro.

Oh!, guarda, un dolore
Sì, un dolore, ma lascialo lì

Ma perché, non posso toccarlo?
Non so, dovresti prima chiederglielo
È più educato
Anzi, magari è malato

Ma se è lì che mi pare contento
Ma come fa un dolore a esser contento?

Non so, non so se è proprio contento
ma è così fermo
Forse è un bastimento
Un bastimento pieno di male?

No, forse è un animale
Un animale contento?

Non so
Adesso lo vado a toccare
Dai, prova!
Senza però fargli male

Ok, ci tento
Scusa, ma tu sei un dolore?
Non so, non sono mai sicuro di me
ma mi hanno detto di sì che sono nato così
Che fin da bambino facevo un po’ male
che anche quando giocavo
non ero normale

Normale come chi?
Non so, dicevano così
Forse perché sono sempre pieno di domande

E allora?
Le domande ce le ho anch’ io
Sì, lo so, ma la mia è una e grande

E qual è?
Perché avete tutti paura di me?

Bruno Tognolini, dal canto suo, racconta di un male segreto, che pesa a chi ce l’ha, un dolore – fisico o psicologico – che fa paura, perché non lo riusciamo a conoscere o a dire.

Ho nascosto quella cosa in fondo a me
Perché se non la vedo, lei non c’è
Non ne parlo per non essere più triste
Perché se non la dico, non esiste
Ma laggiù in fondo a me, nel buio denso
Anche se non la vedo, io ci penso
E lei beve quel buio come inchiostro
E cresce sempre più, diventa un mostro
Ma io so cosa ai mostri fa paura
Il sole, che taglia in due la notte scura
Apro la mia finestra a questo sole
Ed apro la mia bocca alle parole
Ne parlo con la mamma, con l’amico
Tu mi spaventi, mostro?… E io ti dico!
E tu ti sciogli in un po’ di porcheria
Mi dài un ultimo morso, e fuggi via
Mi rimane una bella cicatrice
Dov’è scritto: mostro morde, uomo dice

E in quest’altra poesia, invece, si parla a un nonno che non c’è più, purtroppo particolarmente attuale visto che le principali vittime della pandemia sono stati loro, gli anziani, i nonni, depositari di una saggezza cui spesso non diamo più alcun peso.

Filastrocca per la morte del nonno

Caro nonno, son passati tanti giorni
Ho aspettato e ho capito che non torni
Ti hanno messo come un seme in un bell’orto
Ho guardato e ho capito che sei morto
Vorrei farti ritornare, ma non posso
Nel mio cuore il dolore ha fatto un fosso
In quel fosso come un seme ti ho sepolto
E per innaffiarti bene ho pianto molto
È venuta primavera e sei fiorito
Quando il pianto nei miei occhi era finito
Ora è maggio e oramai non piango più
Nel tuo orto son fioriti i gigli blu
E io ancora non ti vedo, però ora so perché
Non ti vedo perché sei dentro di me Poesia scritta

Chiudiamo con una nota più felice, grazie a una poesia per far fuggire i dolori. Dome Bulfaro suggerisce una poesia per mal di gola e acciacchi di stagione: e noi speriamo che il Covid-19 si riduca a questo!

Da dire a mente quando si ha il mal di gola

Faringite, tracheite e infiammazioni che bruciate,
felice di avervi viste ma è tempo ve ne andiate:

(se passa questa parola passerà anche il mal di gola
che passi in fretta o veloce, sto in ascolto della mia voce

vocina scesa in cantina col lume nella stanzina,
risali le scale in fiamme, allevia con baci di mamme

vocina uscita dal fuoco se la gola brucia un poco
ripetilo questo unguento, sollievo del tuo tormento)

 


 

anna castellariAnna Castellari Nata in Friuli, ha studiato traduzione e interpretazione all’università di Trieste, si è laureata in spagnolo con una tesi-traduzione di un libro per adolescenti, Violeta en el País de Nunca Jamás, di María Eleonora Sánchez Puyade, e si è trasferita a Milano per amor dei libri. Appena arrivata si è unita all’associazione Mille Gru e ha iniziato a muovere i primi passi nell’editoria per l’infanzia come redattrice e traduttrice. Dal 2016 insegna – presso la struttura carceraria di Bollate – francese e spagnolo nelle scuole superiori. Nella scuola tenta di applicare una didattica “umanistica” e umana, in cui l’alunno è al centro e l’insegnante è un suo accompagnatore nella conoscenza e nell’educazione. Per Mille Gru si occupa della parte editoriale per l’infanzia, rivede le bozze dei libri, cura i contenuti web e social, di laboratori con i bambini, nei centri di cura e nelle biblioteche.

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