Un percorso tra le iniziative nate in alcune città, ad opera di poeti o collettivi artistici, che hanno offerto alle persone modi alternativi per nutrirsi con la poesia e affrontare così i disagi di questo periodo difficile e faticoso.
La pandemia, penalizzando gli ambiti culturali, privati della dimensione pubblica e inibiti nella propria funzione, ha evidenziato la necessità di provvedere non solo ad alimentare il corpo fisico ma anche l’anima e il cuore. Ed ecco che la creatività si è sbizzarrita a trovare forme di divulgazione altre, utilizzando mezzi e strumenti inconsueti, contesti e luoghi altrettanto inusuali, ibridandole con pratiche lavorative appartenenti a settori distanti da quelli culturali. Così la Poesia non si è lasciata sopraffare dal covid ma ha affermato la propria funzione, quella di alimentare e medicare l’anima.
Sono sbocciate qua e là, in maniera spontanea o a seguito di un progetto, indipendenti le une dalle altre, con risultati consolatori o solo ludici, risolte in un solo giorno o continuative, esperienze di divulgazione della poesia al telefono o al citofono, con un utilizzo creativo di questi strumenti, suggerito dalla volontà di trovare alternative ai vincoli imposti dalle restrizioni di quest’ultimo anno.
La tradizione della “Poesia al telefono”, tuttavia, non nasce con il Covid bensì già nel 1969 al MoMA di New York, dove il poeta beat John Giorno inaugura “Dial-A-Poem”, progetto in cui, digitando un numero di telefono, si potevano ascoltare cinque minuti di poesia. Ancor prima di lui, almeno in termini di immaginario, Gianni Rodari nel 1962 scrive Favole al telefono, libro nel quale il ragionier Bianchi, rappresentante di farmaci di Varese, sempre in giro per l’Italia, ogni sera alle nove in punto, per far addormentare la figlioletta, telefona a casa e le racconta una favola della buonanotte.
Vorrei qui raccogliere alcune esperienze nelle quali mi sono imbattuta.
A Ravenna: Poesie a domicilio, di Spazio A
Il giovane collettivo Spazio A di Ravenna ha pensato di affiancare ai riders che consegnano cibo “per il corpo”, riders che consegnano “cibo per anima, cuore e mente”. Il progetto, nato nell’ottobre del 2020 e realizzato da un gruppo di giovani attori e produttori di teatro, bloccati ma con una gran voglia di diffondere arte, prevedeva un vero e proprio menù completo con impasti poetici per soddisfare i gusti di tutti, spaziando dagli “antipasti”, poesie inedite per cominciare, alle “portate classiche”, alle “speciali”, fino ad arrivare al “fuori menù”. All’ora concordata uno o due attori si presentavano, come i riders, con un cartone di pizza a casa dell’ignaro destinatario che, anziché trovarsi di fronte a una pizza, si trovava un foglio con il testo della poesia prescelta, declamata e poi lasciata come dono. L’iniziativa, nata tra conoscenti, si è immediatamente diffusa nell’ambito cittadino.
A La Spezia:Take away poetry, de I Mitilanti
Il 27 marzo 2021 a La Spezia è stato lanciato il format Take Away Poetry, un menù della poesia ordinabile telefonicamente e poi distribuito suonando a un citofono di via Fiume 12, dalle 15 alle 20. A questo indirizzo è stato possibile ritirare un vero e proprio “menù della poesia” scelto tra le seguenti opzioni: km 0 (poesia del territorio), Pizza Margherita (poesia italiana), Fish and chips (poesia inglese), Royal with cheese (americana), Crèpes maison (francese), Ceviche (sudamericana), Ravioli al vapore (cinese) e, infine, la voce “Fuori Menù” una poesia fuori dalle categorie elencate.
L’iniziativa è stata ideata da un gruppo di cinque poeti spezzini, i Mitilanti, e le persone che hanno goduto di questo servizio sono state sessanta. L’iniziativa è stata apprezzata soprattutto per la condivisione tra il fruitore e il poeta recitante; in questa esperienza il fruitore doveva mettersi in gioco attraverso una serie di azioni: prenotare, uscire di casa, recarsi al luogo del ritiro, citofonare e ascoltare una poesia in mezzo a una strada nel centro di Spezia, tra altre persone ignare a passeggio. Tutto questo, come racconta Andrea Fabiani, uno dei Mitilanti, ha superato la normale dinamica di uno spettacolo in cui ci si siede e si “riceve” qualcosa, contribuendo a delimitare uno spazio creato dalle azioni di entrambi gli attori in gioco, “spettatore” e “poeta”, che danno e ricevono entrambi. Collegato a questa esperienza i Mitilanti, hanno poi sviluppato un altro progetto, il Poetry Delivery, consegna a domicilio di piccole poetry box, scatole di cartone con dentro edizioni speciali di loro poesie, recitate alla consegna.
A Torino: Il menù della poesia, collettivo di attori e attrici
“Poesie al telefono” è stato un esperimento nato nel periodo del Covid e realizzato dal Menù della Poesia, un collettivo di 23 attori e attrici professionisti, nato nel 2010 da un’idea di Marco Bonadei, con la proposta di “servire”, recitando, poesie a richiesta in contesti non convenzionali; gli attori, trasformati in camerieri, hanno portato il loro “Poetry Delivery” (menù composti da poesie come fossero vivande) in luoghi solitamente non deputati ad ambiti culturali, come cortili o case private, se non addirittura ristoranti, autogrill, fiere, saloni, bistrot, bar.
Gli insoliti camerieri presentavano un “Menù di poesie à la carte”, suddivise in singolari categorie e recitate per soddisfare ogni palato. Il menù è elaborato tematicamente secondo l’esigenza d’una cena romantica, una pizza tra amici, o una cena aziendale.
Il progetto, nato a Torino per poi diffondersi anche a Milano e a Roma, è stato interrotto dalla pandemia portando il Menù della Poesia a proporre l’esperimento di poesie al telefono, per continuare la propria missione, attraverso la seppur limitata declinazione telefonica del format, cioè quella di portare ristoro all’anima attraverso la poesia e la cultura, superando le distanze.
Ancora a Torino: Poesie al citofono, di “Grosso”
L’iniziativa si è svolta in via Mercanti 6 dove ogni sabato, dalle 17 alle 19, chiunque volesse evadere dal caos cittadino regalandosi una pausa intima, poteva citofonare al campanello “Grosso” e sentire Pierangelo Grosso, un giovane poeta siciliano, recitare i propri versi attraverso il citofono.
A Pavia: poesie al telefono basta un filo di bellezza, di Davide Ferrari
L’idea a Davide Ferrari, attore, autore di testi teatrali e poeta, è venuta lo scorso ottobre ma si è realizzata a marzo del 2021, postando su facebook la locandina in cui invitava a chiamarlo sul cellulare dalle 15 alle 20 per ricevere in regalo una poesia, scelta da lui, sulla base di elementi che raccoglieva durante la conversazione. Il duplice intento era fare un allenamento mnemonico e nel contempo condividere con altri qualcosa. Il successo è stato immediato e ha coinvolto persone che hanno telefonato da tutta Italia ed anche dall’estero. Nei venti giorni in cui si è svolta l’iniziativa, sono giunte un migliaio di telefonate e le richieste sono state le più disparate: dalla poesia per la festa del papà, per il compleanno, al regalo per gli anziani delle RSA. L’esperienza si è rivelata un modo per far vivere un momento privilegiato alle persone che si sono ritagliate un tempo tutto per sé con una persona che, a sua volta, dedicava loro del tempo, leggendo una poesia scelta appositamente. Si è quindi aggiunta la scoperta della dimensione del dono che ha lasciato decisamente sorpresi i partecipanti, molti dei quali, dopo essersi informati sull’autore della poesia ricevuta, ne hanno acquistato il libro. Un dono da parte di un poeta che ha trovato terreno fertile per la poesia.
In questo scenario di iniziative fiorite in tempo di restrizioni e isolamento forzato, diversa è stata la proposta di Mille Gru, associazione che promuove questa rivista.
Il gruppo ha riflettuto, già nella primavera del 2020, sulla possibilità di realizzare un progetto analogo a quelli raccontati, ma orientato non tanto a obiettivi ludici o di intrattenimento quanto a un servizio di poetry therapy, e quindi con l’intento specifico di creare uno spazio di riflessione e supporto al disagio, attraverso la ricerca di una parola che cura.
Tralasciata l’idea di realizzare un servizio telefonico per un’azione specifica di poetry therapy sulla persona (che avrebbe richiesto, data la delicatezza dell’intervento, un’equipe di professionisti), sono state comunque sviluppate, durante la primavera scorsa, due iniziative (che è possibile approfondire sul numero di giugno 2020 di questa rivista). La prima è stata la proposta di un concorso aperto a tutti, Anticorpi poetici – L’epidemia non metterà in quarantena la fantasia, rivelatosi occasione di raccolta e condivisione di testi composti per prendersi cura di sé e degli altri, per trasformare un’esperienza traumatica in occasione di crescita.
La seconda è stata quella di creare uno strumento di auto-mutuo-aiuto: sono stati contattati più di trenta poeti, psicologi, psicoterapeuti a cui è stato chiesto di indicare una poesia con carattere terapeutico di un autore di qualsiasi origine, periodo, età, cultura del mondo; ne è nata un’antologia di poesie terapeutiche dal titolo Poesia per ogni pandemia, i cui autori accorrono idealmente in nostro soccorso e noi, attraverso la loro poesia, possiamo percorrere attivamente un cammino di guarigione.
Questa sintetica panoramica delle esperienze che in questo periodo hanno voluto offrire la parola poetica come segno di vicinanza all’altro (dal quale ci siamo forzatamente trovati lontani), seppur non esaustiva, dà concreta testimonianza di quanto la Poesia sia considerata elemento importante e imprescindibile: un nutrimento, un cibo per l’anima.
Daniela Di Grillo vive a Monza, dove ha lavorato come funzionario in ambito pubblico, svolgendo una professione rivolta all’ascolto e all’aiuto. Da un lato il suo sguardo è rivolto al sociale e, dall'altro, all’arte, alla scrittura e alla bellezza. Nel 2006 ha pubblicato il suo primo libro di poesie Lo sguardo del poeta. Il suo desiderio di conoscenza e scoperta l’ha portata a sperimentarsi in ambito teatrale, frequentando la scuola triennale dei Teatri Possibili di Monza, arricchendo il proprio percorso anche con corsi di dizione, lettura interpretativa e laboratori di approfondimento con Sabina Villa, Alessia Vicardi, Dome Bulfaro. Ha frequentato il corso triennale di scrittura creativa con Walter Pozzi, e un corso di pittura presso la Scuola Conte di Monza. È collezionista d’arte.