Poetry Therapy Italia

015 nido nucci 

Cosa significa vivere? La risposta arriva da due esperienze di scrittura terapeutica sperimentate in due scuole medie poste idealmente allo specchio: la prima risposta è di Davide Cortese, e di una classe terza, che ha utilizzato la forma prosastica dell’autobiografia; la seconda risposta giunge dallo stesso Nucci il quale, con una sua classe, ha impiegato la poesia in forma breve. 

 

Il poeta Davide Cortese, vincitore del concorso Anticorpi poetici che abbiamo promosso lo scorso anno, ha sviluppato nel corso della seconda ondata pandemica un percorso con tredicenni, basato sulla forma letteraria dell’autobiografia, esperienza poi condensata in un libro, il cui titolo è già al contempo un inno alla vita e una domanda a cui tutti noi dovremmo rispondere: cosa significa vivere? 

Cortese introduce il lettore con una nota molto chiara: 

“VOCE DEL VERBO VIVERE - Autobiografie di tredicenni” nasce in seguito a un laboratorio di autobiografia che ho condotto  nella classe III C della scuola secondaria di I° grado “Via Poppea  Sabina”, a Casal Monastero, nella periferia di Roma. Il breve laboratorio si è tenuto nell’ottobre del 2020. In piena pandemia, dunque. La vitalità delle storie e dei sogni dei ragazzi della III C è per me luce nel buio: intima fiducia nel presente – che è terra del possibile – e invincibile speranza nel futuro. 

 Entrare in una classe è sempre come sfiorare un filo della corrente, in cui passa energia elettrica. Certo non si resta secchi, ma la scarica si sente eccome.
Il libretto di autobiografie brevi di ragazzi di terza media curata da Davide Cortese è un tuffo nella loro classe, nella loro storia e nelle loro giornate, difficili spesso, spensierate altre volte, sicuramente sincere e limpide. Davide Cortese fa un bel lavoro di raccolta e ci consegna i frutti di una terapia letteraria importante, visto che nella fascia di età della secondaria di I° grado ci sono poche testimonianze codificate.

Mi chiamo Marco Alejandro Cimadomo. Sono nato a Roma  e ho tredici anni. 
Oggi vi racconterò di un evento che ha cambiato la mia vita. (...)

Mi chiamo Martina, ho quasi 13 anni, sono nata a Roma e abito a Casal Monastero, ho un fratello più grande di me di due anni e mezzo: Mattia. Mia madre è un’infermiera e mio padre un elettricista. (...) Nella vita non ho avuto tante difficoltà, la prima che mi viene  in mente però, è quando stavo ancora alle elementari, possiamo dire che non ho mai avuto amiche vere, se non pochissime (...)

Il mio nome è Patrizio, sono nato a Roma e ho tredici anni. In famiglia ci siamo io, mia sorella e i miei genitori. Mio padre fa l’operaio, mia madre lavora al computer, mia sorella va ancora a scuola, fa il liceo linguistico. 
Andava tutto bene fino a quando non morirono mio nonno e  mia nonna (i nonni paterni), nel giro di uno o due mesi di distanza. (...)

 Sono Ludovica e ho 13 anni, mi piace molto andare a fare shopping, uscire con le mie amiche e odio studiare e fare sport. (...)

Le vite dei ragazzi si aprono senza peli sulla lingua, con chiarezza e coraggio; si legge in punta di piedi quello che raccontano. Perché c'è il massimo della delicatezza e il massimo della sofferenza.

Eppure la parola detta ci cura, e si vede bene nelle storie che emergono dalle pagine delle autobiografie. Potenti e larghi, i sentimenti per i genitori sono tratteggiati con naturalezza e forza, quelli per i nonni destano timore ma anche dolcezza, i fratelli e le sorelle mettono le bollicine alle relazioni e infine gli amici dominano come elemento irrinunciabile delle relazioni. 

Stupisce un po' che il dato più significativo non sia il Covid-19 e la pandemia, ma il bisogno di identità e la necessità di relazioni solide e durature. È una lezione non da poco da parte di questa classe.

Ma più di ogni mia parola vale per comprendere l’approccio e lo spirito di questo libro, quanto scritto in apertura in forma di lettera da Cortese: 

2 Cortese Davide VoceDelVerboVivere CopertinaCari ragazzi della III C, 
quello che avete tra le mani è il libro che raccoglie le vostre storie, un libro che offre all’ascolto le vostre voci, voci che si levano dal confine tra infanzia e adolescenza. Voci che stanno cambiando, come i vostri corpi e i vostri pensieri. Voci che parlano di voi,  delle vostre gioie e dei vostri dolori, dei vostri sogni e delle vostre  paure, della vostra voglia di essere rassicurati e della vostra sete  di libertà, di tutte le vostre contraddizioni. 

Per scrivere di voi stessi avete attinto ai vostri ricordi e messo ordine nel tempo che è passato, per raccontarvi così come siete adesso. Non ho corretto i vostri testi, ho solo aggiunto qua e là  un accento o qualche virgola. Ho voluto che ciò che avete scritto rimanesse così come lo avete pensato, con quelle frasi che a volte suonano strane, bizzarre. Anche così penso di restituire, a chi vi leggerà, l’autenticità e l’originalità della vostra voce. Se vorrete, potrete cimentarvi voi nell’esercizio di autocorreggervi. Potrete rileggere la vostra storia e riscriverla meglio. E potrete fare lo  stesso con la vostra esistenza. 

Le autobiografie dovrebbero servire anche a questo: a rileggere la propria vita, comprenderla e correggere gli errori fatti durante il percorso. Rileggendo le vostre storie vi apparirà chiaro  che sono fatte di accadimenti sui quali non avevate alcun potere, ma anche di scelte fatte consapevolmente, di vostre azioni e parole pensate e volute. Su queste si può lavorare. È in vostro potere scegliere ogni volta come agire. Ogni vostra piccola scelta determinerà il vostro futuro. 

Vi auguro di sapere sempre scegliere bene, e che ogni volta possiate farlo liberamente. Più d’ogni cosa, spero che a consigliarvi nelle scelte sia l’amore. Vi auguro che possiate splendere della vostra luce, amare la vita, essere gioiosi e passare tra i viventi senza mai ferire. 

Difendete il vostro sorriso. 

Vi abbraccio con tutto il mio affetto. 
Davide Cortese 

 

In modo simile, ma su un altro versante, sempre alla secondaria di I° grado con la mia classe abbiamo lavorato coi versi per rielaborare questo difficile momento: volevo che la DAD e le limitazioni imposte dal Covid19 non fossero l'ultima parola sull'anno scolastico, ma che dalle fratture di questi mesi nascessero anche germogli di speranza. Quindi a partire dall'idea di Enzo Bontempi, che dà il nome alla nostra scuola, la classe 1^ E ha sperimentato forme poetiche e versi terapeutici. Il maestro Enzo Bontempi nel 1957 dovette rispondere ad una domanda tremenda dei bimbi delle elementari: “Ma i poeti e gli artisti sono tutti morti?”. Decise di replicare coi fatti, facendo scrivere lettere personali ai poeti e artisti viventi di quegli anni, affinchè le sue classi si confrontassero con l'arte (in senso lato) “vivente” e non solo coi grandi del passato. E delle risposte arrivate a scuola fece una collezione unica in Italia e preziosissima, che l'Istituto di Agrate Brianza ancora custodisce (https://www.delleali.it/progetti/progetto-bontempi/).

Con la mia classe stiamo cercando di tornare su quel percorso per renderlo nuovamente vivo e presente, come è giusto che la poesia sia. A maggior ragione oggi, vista lo spegnimento di tante iniziative e di tanti percorsi artistici che hanno bisogno della presenza viva delle persone.

Abbiamo iniziato a scrivere poesie a partire dalle forma più breve esistente, lo Haiku giapponese. Poi ci siamo spostati sulla quartina (libera, senza obbligo di rime o sillabe uguali), poi siamo passati ai testi di grandi autori e da una lista redatta da me, ciascuno ha scelto una poesia celebre di autori (viventi e non) da imparare a memoria; il piano era riuscire a performare due testi per ognuno in un saggio a fine anno, ma questo progetto per il momento è rimandato. Resta il fatto che la classe si è cimentata coi versi di poeti e poetesse celebri e ne ha ascoltato la voce potente, mettendosi in gioco anche con la propria voce. Durante il secondo lockdown di marzo abbiamo sperimentato una terzina terapeutica e infine in aprile abbiamo provato la tecnica – inventata da Dome Bulfaro – della quartina Kintsugi, anch'essa con finalità decisamente terapeutiche.

COVER ASTTBL'esito di questo lavoro è stato un libretto che ha voluto essere un dono di gratitudine a tutti gli alunni per questo percorso poetico così ricco, in un anno scolastico travagliato. Di ciascun autore (alunno/a) sono inclusi 4 testi originali brevi: uno haiku, una quartina classica, un terzina terapeutica e una “quartina kintsugi”.

Il tema più forte che è emerso è l'amicizia, intesa come salvagente nei giorni più bui e malinconici causati dalla pandemia. Molto presente anche il legame con la famiglia, che stretta intorno al focolare cerca di ritrovare un respiro umano e duraturo, anche nei momenti di fatica e frustrazione.

Sono contento che tutta la classe abbia affrontato ciò che capitava con la semplicità di chi mette in campo le proprie paure e le proprie abilità. Il mio compito è stato poco invasivo, teso a facilitare l'espressione personale e la vicinanza ai versi, perché passasse il messaggio che davvero la poesia è di tutti e può guarire le ferite. Vorrei che fosse intesa proprio come un'amica del cuore, attraverso cui passano tutte le vibrazioni dell'animo, in virtù della relazione profonda che si è instaurata.

TERZINA TERAPEUTICA

40 minuti di morte
vedo molti morire fuori,
la famiglia.

(Lapo Amici)

HAIKU

Nel buio cupo –
il sole vittorioso 
un'esplosione.

(Leonrado Villa)

 

QUARTINA

Quotidianità

Caffè caldo, la mattina
acqua gelida sul volto
coperta di neve candida. 
Traffico interminabile.

(My Tam Ly)

 

QUARTINA KINTSUGI

Io e la mia amica ci siamo separate
mi sono sentita triste
ma dopo scuola ci siamo riviste
mi sento molto meglio.

(Sara Pocetta)

 

Voce del verbo Vivere. Autobiografie di tredicenni, a cura di Davide Cortese, Ed. Escamotage, 2021

A scuola tutto bene. La poesia che ti cura, a cura di Giacomo Nucci, autopubblicazione, IC "Enzo Bontempi", Agrate, 2021

 


 

giacomo nucciGiacomo Nucci insegna lettere alla scuola secondaria di 1° grado dopo la laurea in Lettere Classiche in Statale di Milano. Dal 2009 fa teatro e dal 2013 teatro-poesia, sotto la guida di Dome Bulfaro. Ha pubblicato una raccolta di poesie, Sabbie e sorgenti, nel 2013 con Steber Edizioni. Dal 2017 è membro del gruppo editoriale e di ricerca Millegru, con cui ha pubblicato Così va molto meglio. Nuove pratiche di Poetry Therapy e con cui pratica poesia ad alta voce, laboratori per bimbi, massaggio poetico con donne incinte e con adulti.
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