Valeria Bianchi Mian, a partire da un laboratorio di tarocchi poetici tenuto dalla stessa autrice con la poeta Silvia Rosa, guida il lettore nel mondo dei Trionfi, delle Lame, dei Tarocchi, degli Arcani, mettendo in evidenza i numerosi intrecci che esistono tra poesia, psicoanalisi, divinazione e terapia.
Gira la carta ed estrai un ruolo tra i ventidue volti della tua anima, scegli una voce nel coro, un dire e un fare, rimescola il tutto intorno al fuoco del Sé.
Gira una carta del mazzo dei Tarocchi e svela un mistero circolare, perché a ogni Arcano ne colleghi un altro, in una danza di intrecci che traccia tutti i passaggi, che va dal Matto al Mondo ma poi ricomincia da capo.
Poetica degli Arcani
In questa sede non parlerò degli Arcani Minori, da tutti conosciuti come carte da gioco, ovvero i nàibi che arrivano da molto lontano e hanno radici feconde nel tempo e nello spazio. I Minori ci aiutano a tracciare percorsi meditativi e artistici adatti al ritmo del vivere quotidiano; io nel mio racconto farò restare un po’ in disparte queste cinquantasei carte, nonostante le utilizzi abitualmente per me stessa e in corsi di approfondimento, perché vi voglio piuttosto narrare del lavoro con i Trionfi, le Lame, i Tarocchi, gli Arcani.
Conoscere le ventidue immagini archetipiche che centinaia di artisti hanno disegnato a partire dal Rinascimento, andando a estrapolare un nostro fil rouge di senso, è possibile se proviamo a entrare in relazione con le icone, e allora la conoscenza delle rappresentazioni, che si tratti di un personaggio illustre come la Giustizia (VIII) o la Papessa (II), oppure di un astro come la Luna, si fa comprensione. È la proiezione di contenuti inconsci la dinamica che intreccia la comprensione intuitiva alla sperimentazione, traducendosi in consapevolezza a lungo termine, diventando arricchimento, nutrimento del presente, abbozzo di futuro a nostra disposizione e, soprattutto, strumento creativo.
Uno degli ultimi viaggi di Tarocchi Poetici e Tarotdramma l’ho condotto all'interno del pacchetto di proposte laboratoriali di PoesiaPresente Lab (Mille Gru), il 28 marzo scorso. Avremmo desiderato ritrovarci tutti in presenza a Monza; purtroppo, a causa del Covid è stato doveroso optare per una versione online dell’esperienza. Non che io disprezzi l’uso di Zoom o Google Meet per questo tipo di attività, poiché è da tempo che conduco gruppi e terapie individuali a distanza, ma veder sfumare l’idea di manipolare carte, di toccarle con mano e osservare da vicino i disegni creati dai partecipanti mi è dispiaciuto, così come il trasferimento dei giochi psicodrammatici dallo spazio scenico ai rettangoli dello schermo bidimensionale. Da due anni sono socia della Sipsiol, la Società Italiana di Psicologia Online, e dunque posso ben tollerare l’estro del Mago (I) che nasce e cresce a distanza. In effetti, siamo riuscite a fare anima anche attraverso lo schermo perché la realizzazione creativa nei gruppi va oltre qualsiasi limite. Il fisso si trasforma in volatile e trova la propria vincente alchimia che comprende entrambi gli elementi, gli opposti psichici; e allora persino nella rete spuntano Imperatori, Diavoli, Mondi… Le figure si parlano, interagiscono, raccontano, regalano poesie, sono simboli che donano, allegorie che sviluppano nuove letture del contesto.
Questo workshop di Poetry Therapy l’ho condotto insieme alla poeta Silvia Rosa, con la quale collaboro da tempo in un progetto congiunto che si chiama Medicamenta - lingua di donna e altre scritture. Da cinque anni siamo attive in reading di poesia, laboratori e incontri di riflessione su tematiche di genere. Ho proposto a Silvia di collaborare condividendo uno dei miei strumenti preferiti ma utilizzando la metodologia che ci è cara. Nel percorso poetico ‘medicamentoso’, i versi nascono a partire dalle immagini, si fanno scrittura creativa e curativa, transitano verso altre immagini che diventano manufatti, si trasformano. Ho offerto i Tarocchi e lo Psicodramma (il Tarotdramma) nell’incastro con la produzione poetica. Trovo importante la condivisione e la co-conduzione nel lavoro con i piccoli e i medi gruppi: in vent'anni ho avuto modo di unire le mie tecniche a quelle di altri colleghi arteterapeuti e psicodrammatisti. Una delle prime iniziative di Tarotdramma mi ha vista in gioco con una collega della Gestalt, per esempio.
Conoscere gli arcani maggiori dal vivo significa scoprire come queste immagini possano essere utili a partire dal modo in cui risuonano nel mondo interno, tra le ombre e le luci dell’inconscio collettivo, universale, e come si colleghino all’esperienza personale attraverso giochi di improvvisazione teatrale ed esplorazione di memorie autobiografiche. Il percorso che abbiamo pensato si è proposto come concatenazione di momenti, drammatizzazioni e sketch poetici, esercizi di scrittura. Ne sono emerse nuove bellissime carte, del tutto originali, trasmutazioni delle immagini che i partecipanti hanno esplorato tramite i giochi scrittura e di poesia orale, nel percorso intenso che li ha visti tuffarsi tra i Tarocchi a partire dal mattino di quell’ultima domenica di marzo.
La poesia corale e la creazione artistica delle carte sono il risultato di tutto il viaggio.
Il lupo cattivo ha il mio volto
Mi pare di sentire una voce cantare
Cercami nel cuore dell’abisso
Nuvole ruggiscono: non sei solo
non sei solo non sei solo
Il raggio della torcia in bottiglia
si libera nell’etere
L’abbraccio più stretto
sarà sempre e solo il tuo
Luce aveva tra le dita ed era
un filo col quale tesseva
Gli elastici saranno tesi a volte
e a volte si sfilacceranno
e si romperanno all’improvviso
Rinascere daccapo
Viaggiare a mani aperte
Il tuo cammino comincia ora.
Da qui. Il sogno è la tua porta
Il tuo amore mi accompagna
Guardare la neve cadere al contrario
per poter volare
(Messaggio in bottiglia, Gruppo “Tarocchi e poesia”, 28 marzo 2021)
Di seguito: alcune carte realizzate durante il laboratorio dai partecipanti, e il dorso del mazzo di questo laboratorio.
Ventidue passi trasformativi
I ventidue passaggi illustrati dalle carte sono figure nate in epoca cortese ma richiamano le tappe iniziatiche della coscienza collettiva in una danza senza tempo, poiché la via dei Tarocchi, che è fatta di opposti in continua interazione, si sviluppa come la vita stessa nella pienezza dell’Unus Mundus , termine che dalla filosofia scolastica approda all’alchimista Gerardus Dorn e viene ripreso da Carl Gustav Jung. Nella apparente semplicità ciclica del cerchio arcano, tra Luna (XVIII) e Sole (XIX), Diavolo e Temperanza, maschile e femminile, c'è un incontro che si fa androginia e accoglie ogni aspetto dell’esistenza, insegnandoci a coniugare materia, anima e spirito.
Di fatto, siamo tutti uomini complessi e donne poliedriche, mai unilaterali, potenzialmente completi. La nostra ricchezza di immagini interiori è armonia, se accogliamo l’evoluzione dinamica del transito dall'infanzia alla maturità, nel ciclo della vita. Così avviene che il giovane Bagatto (I), nella sua esperienza della Morte (XIII) trasformativa, si avvii alla scoperta del Mondo (XXI) e non una ma, nell’iter esistenziale, tante volte quante siamo disposti ad entrare nel laboratorio psico-alchemico che Jung ha ben descritto – e dopo di lui, tra i miei riferimenti, certamente James Hillman –. Insomma, l'esperienza dei Trionfi è quel che l'anima compie sul Carro (VII) dell'esistere, nel qui e ora, per aprire davanti ai nostri occhi una prospettiva più vasta e al contempo profonda.
Il linguaggio animico, come quello dei Trionfi, è poetico: si esprime attraverso i simboli ancestrali che abitano l’inconscio collettivo e si riverbera nelle azioni quotidiane, nelle relazioni, nei sogni che vengono a trovarci di notte, nelle fantasie diurne. Sin dagli albori, le immagini degli Arcani Maggiori furono associate a motti, aforismi, scherzi in rima che i cortigiani dedicavano gli uni agli altri. Possiamo immaginare che i fanciulli dipinti nell’affresco di Palazzo Borromeo a Milano (voluto da Vitaliano Borromeo, datati 1445-50), donzelle e cavalieri radunati intorno al tavolo e intenti al gioco della carte, si stiano regalando piccole poesie, associazioni verbali, gesti.
Nei laboratori di Tarocchi Poetici e Tarotdramma, le persone possono partire da una carta e ritrovare la memoria di un sogno per tradurlo in versi. Oppure capita che ricordino un evento in sintonia con l'immagine estratta e da lì partano per offrire a se stessi e al gruppo un verso da cucire in poesia o in piccolo racconto corale. Incontrare i Tarocchi è conoscere un mondo archetipico ricchissimo di spunti per stimolare e affinare la creatività, per lavorare in gruppo sulle dinamiche che il gioco dei Trionfi può evocare nel gruppo stesso e comprendere come si riverbera ogni icona in ognuno dei partecipanti alle prese con il proprio gruppo interno, perché ognuno di noi somiglia davvero a tutto il mazzo.
Ho cominciato a sperimentare laboratori poco prima del 2000, dopo aver approfondito la simbologia delle carte studiando i saggi di Giordano Berti e gli scritti di Andrea Vitali. La lezione di storia e iconografia di questi autori mi ha accompagnata mentre ideavo i miei giochi immaginali e narrativi, proponendo ai corsisti momenti di immaginazione attiva per la stesura di versi e prosa. Ai primi incontri avevo dato il nome di Storie Arcane e mi dedicavo soprattutto agli esercizi di respirazione, al rilassamento guidato, per poi introdurre elementi di Psicodramma ed esplorare le immagini dal vivo, in maniera diretta e intensa (Arcani Viventi). Alla fine invitavo le persone a tracciare una scrittura corale nata da aforismi e versi scritti individualmente.
Lo Psicodramma è un modello di Psicoterapia di gruppo che si fonda su una concezione poliedrica della psiche, dalla quale deriva un metodo di conduzione attiva che si avvale dell’ausilio di tecniche per entrare nel vivo dei ruoli. I vissuti e le esperienze vengono drammatizzati, così come è possibile mettere in scena gli episodi relazionali, le emozioni ma anche immagini simboliche potenti, archetipiche, come lo sono, appunto, i Tarocchi.
Ideato nel 1921 dallo psichiatra e psicologo J. L. Moreno, lo Psicodramma rimanda al concetto di dramma e azione ma anche di gioco. I conduttori come me dicono “giochiamo una scena” ed è un gioco serio quello che ha luogo nello spazio potenziale dove si creano Mondi (a partire dal Matto, arcano numero zero, e ritorno). Conoscere una carta dall'interno è vestirne i panni, visualizzare magari l’Imperatore (IV) e poi entrare nei suoi abiti; è passare all’evocazione interna e portare i versi che nascono da ogni Arcano Vivente come messaggi nel gruppo. Una sorta di divinazione poetica corale.
Il re stanco
C'era una volta un Re
o un Imperatore
molto triste e tanto stanco
un Re che non aveva potere.
Così inizia la fiaba in versi del gruppo che ho condotto il 19 marzo del 2012 in una libreria di Torino. Dopo alterne vicende, il gruppo decide che per l’Imperatore:
era proprio necessario
migliorare se stesso.
Incontrando la Luna (XVIII), egli ha una rivelazione, comprende una verità universale:
deve perdonarsi
per le azioni del passato
uscire dal guscio
e operare
con le altre persone.
Il perdono però occorre
anche da parte del popolo
devastato dall’incuria
del governatore - oltre
l'egoismo e l’onore.
Il viaggio del Re continua di carta in carta, ed è la fantasia di tutto il gruppo a portare a termine una prima avventura di coscienza nella quale il personaggio comincia finalmente a osservare le Stelle (XVII)…
come se non le avesse
mai viste prima.
Nel 2006 ho cominciato a stimolare la produzione di uno sketch book of Tarots: ogni gruppo creava le proprie carte durante i laboratori (un incontro ma anche corsi di tre-otto appuntamenti) e continuava a casa. Naturalmente, la cura del prodotto artistico dipendeva dalla durata del lavoro insieme o dalle doti personali dei partecipanti. In ogni caso, non ho mai avuto problemi ad accogliere il modus operandi pienamente espressivo e poco ‘perfetto’.
Così come nello Psicodramma non occorre saper recitare, nell’arteterapia non è necessario saper disegnare.
Dal 2010 ho cominciato a raccogliere sul blog Le Hermae (oggi inattivo ma ancora presente nel web, condiviso con l’arteterapeuta Laura Guidetto) alcuni dei lavori, delle scritture e molte delle idee nate nello spazio-tempo della condivisione, ma solo negli ultimi anni ho dato forma all’idea di regalare ai partecipanti il mazzo di carte creato nel workshop. Qualche giorno dopo il corso, le persone ricevono il file con i cartoncini disegnati insieme, tracce e versi raccolti in una cornicetta, stampabile fronte/retro. Un bel mazzo di quarantotto carte l’ho terminato proprio di recente, dando forma alle opere nate durante il primo ciclo di otto incontri che ho ideato e condotto online con Psicologia.io (https://www.psicologia.io) - per l’Istituto di Psicologia Applicata (IPA).
Ma perché i Tarocchi e, soprattutto, perché unire la poesia ai ventidue Arcani Maggiori?
Carl Gustav Jung ha cominciato a interessarsi ai Trionfi negli anni ‘30 per poi avviare un gruppo di lavoro sulla sincronicità (sistema di “nessi a-causali”) a partire da strumenti utilizzati per la divinazione. Lo stesso padre della psicologia analitica aveva scritto la prefazione al Libro dei Mutamenti (I Ching) ed era affascinato da tutte le mantiche, ma è solo con Claudio Widmann e Gli arcani della vita (Edizioni Magi) che i Tarocchi entrano a pieno titolo nel mondo della psicologia come mediatori psichici e strumenti che stimolano la creatività. Le carte antiche sono oggi sdoganate e accolte, insieme a quelle di moderna creazione (Dixit, Intuiti, e altre che dagli Arcani si differenziano per svariate ragioni) tra gli psicoterapeuti di orientamento junghiano e sono ben visti anche dai colleghi gestaltisti, tra gli altri.
In questo momento ho in preparazione un saggio sul Tarotdramma, che è il nome del mio metodo (un marchio registrato, a partire da quest'anno) nel quale racconto più approfonditamente la storia di tutti questi giochi ed esercizi ai quali sto accennando e l’utilizzo dei Tarocchi in abbinamento alle famose Life-Skills, quelle competenze trasversali che ci aiutano a fare i conti con le problematiche del quotidiano e con le decisioni da prendere, nella continua necessità di rimescolare le nostre stesse carte per estrarre le soluzioni migliori, per leggere gli eventi, per orientare un verso.
La poetica nei Tarocchi è una danza, un campo arato da Petrarca, se consideriamo i suoi Trionfi come opera all’origine degli stessi personaggi che si sfidano a duello di Lame. La poesia arcana si snoda da Boiardo e Aretino attraverso Yeats, e poi ancora raggiunge Artaud; la parola narrata incontra il castello e la taverna di Calvino, diventa colore nei dipinti dei surrealisti e delle surrealiste come Leonora Carrington e Remedios Varo. Con la Carrington, finalmente, la parola raggiunge Alejandro Jodorowsky per poi volare oltre...
Da un lato, “i giochi di corte che vedevano nelle immagini dei Trionfi l’ispirazione per brevi sonetti in rima da attribuire a questo o quel giocatore, con un mix di satira e seduzione che costituiva il vero motivo del divertimento” sono la mia base per l’idea di lavorare con la Tarot Poetry. “Nel Novecento, dagli anni ‘70 in avanti, vi è stata un’autentica esplosione nella produzione di nuovi Tarocchi che non accenna a diminuire. Non saprei dire quanti artisti di capacità eccelse, mediocri e infime si cimentino ogni anno, in tutto il mondo, in questa impresa: certamente sono centinaia. Molti di meno, comunque tantissimi, si ispirano ai Tarocchi per produrre opere letterarie e poetiche” scrive Giordano Berti nella prefazione alla silloge poetica che io stessa ho partorito, disegnando un mio mazzo. Vit(amor)te. Poesie per arcani maggiori è uscito con Miraggi Edizioni in piena pandemia ma nei due anni di gestazione è stato per me un viaggio terapeutico.
Momento particolare nel mio percorso è l'incontro con Marta Di Giulio, burattinaia, esperta di Teatro Sociale e di Comunità, insegnante di Mindfulness, con la quale per due anni prima della pandemia ho curato la messa in scena del Teatrino dei Tarocchi un incrocio di improvvisazione poetica e Teatro d’Oggetti per spettatore unico (o coppie). Esperienza intensa, nata dall’idea di fare un viaggio interiore attraverso le carte per azionare immagini che nello spettatore possano risuonare e che siano ispirazione nel suo cammino di vita. Durante il lockdown abbiamo proposto il Teatrino attraverso alcune community online ma decisamente l’attività richiede atmosfera e presenza, essendo incontro psicomagico che si nutre di versi oracolari accompagnati da piccoli giocattoli, marionette e ninnoli che prendono vita nelle mani di Marta tra teatro e ritualità. Lei interpreta la mia lettura poetica improvvisata per metterla in scena sul momento e allo spettatore si apre un’esperienza intensa di spettacolo dal vivo, catartico. Nell’online il Teatrino è stato proposto come chiusura di un percorso di narrazione e creazione di poesie dedicata al tema onirico, un lavoro su sogno e Tarocchi.
Nel corso della Rassegna di Psicodramma e Sociodramma L’Io e l’Altro da me organizzata con il collega Leonardo Seidita, in ottica nazionale, ho portato momenti di Tarotdramma e il Teatrino dei Tarocchi. Oggi, dopo un anno di gruppi online, credo che l’obiettivo per i prossimi tempi sia trovare il modo di percorrere entrambe le vie. Lo schermo ci permette di stare insieme anche senza rimescolare i corpi e gli sguardi. La narrazione attraversa gli strumenti tecnologici e diffonde il suo senso senza limiti di spazio. Ma tornare a giocare nel cerchio del gruppo è certamente il mio desiderio.
Narrare fiabe in gruppo, inventare storie con i Tarocchi (o con altre immagini adatte al ruolo di proiettivi) è senza dubbio un perno dell’operare espressivamente con i simboli arcani. Lo vedo anche nel Sociodramma Narrativo che sto curando da qualche mese nel gruppo Jodorowsky Italia (su Facebook) e che vede all'opera chiunque voglia inventare versi associati alle tre carte estratte. Si tratta di un gioco che alla ventiduesima tappa diventerà materiale per una piccola antologia in e-book. Fiabazione e produzione di versi sono un’esperienza divertente, apparentemente facile, una proposta che offre ai partecipanti (in ambito formativo e laboratoriale) il momento ludico perfetto per dare l’avvio all’incontro ma l'introduzione dello Psicodramma e la forma che trovo nell’intreccio tarot-drammatico non si limita a questo livello. Storia corale e poesia corale si pongono come linguaggio comune, collegamento: quando i partecipanti mescolano le carte dentro la mente e fuori da sé, con gli altri, tracciano e intrecciano fili di senso ed elementi trasformativi del ruolo scelto, anche se si tratta di persone non conoscono le regole del gioco. Io non impongo una legge, lascio che i partecipanti esplorino e abitino le carte, non importa se è la prima volta che incontrano La Senza Nome (XIII) o magari Il Sole (XIX).
La simbolizzazione è quella facoltà della psiche che ci offre ipotesi di cura e realizzazione dell’immaginario in arte. Senza di lei, restiamo segregati nel segno, nel dogma imposto da qualche regola esterna, nel mero indicare immagini prive di anima. Con la simbolizzazione e con la metafora che nutre la poesia si apre la via per la consapevolezza, per il cambiamento, si lavora sulle prospettive del Sé. Non è tanto la funzione divinatoria che ci interessa, quanto la possibilità di osservarli come proiettivi, mediatori psichici tra l’inconscio e la significazione, come avviene nella pesca dei colori per dipingere un quadro di noi stessi nel qui e ora ma con lo sguardo rivolto al futuro. Hit et nunc siamo multiformi così come lo sono i Tarocchi: abbiamo l’intero mazzo a disposizione e possiamo estrarre dalle possibilità un intreccio rappresentativo, farne versi e schizzi, momento teatrale e poetico per vedere dove stiamo andando e dove desideriamo dirigerci. Come il noumeno kantiano, gli archetipi sono inconoscibili ma le figure archetipiche si mostrano anche attraverso l’iconografia dei Tarocchi, e che si prediliga l’organizzazione dei marsigliesi o il mistero dei Rider-Waite Smith, per citare solo due tra i tanti filoni possibili, le immagini simboliche rivitalizzano il nostro mondo interno. La differenza tra segno e simbolo è nella vitalità, appunto. Il segno non ci nutre, il simbolo invece scorre in noi come linfa sotto gli astri, risuona con i Matti, insieme a Innamorato (VI) e Temperanza (XIV), verso dove, fino a quando…
Finalmente è tornata la Forza (XI).
È possibile allontanarsi
da quel che si conosce di se stessi
per cercarsi, e poi ritornare
in modo più adeguato
alla realtà del mondo, nuovi.
(Fabio, partecipante a un mio laboratorio del 2012)
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