Arte Mosaico Terapia per l’autismo. L’articolo testimonia la straordinaria attività sviluppata presso la Cascina San Vincenzo di Concorezzo (MB) da Dula Sironi e altri professionisti dell’Associazione omonima. Sette persone autistiche, tessera dopo tessera, costruiscono la propria autonomia.
Un pizzico di autismo è necessario per il successo nelle arti e nelle scienze
(H. Asperger)
A Concorezzo, in Brianza, in un’area ancora agricola ma al confine con centri abitati con vista sulle Torri Bianche (complesso moderno di grattacieli e architettura contemporanea) esiste una Cascina, immersa nel verde, dove entrare significa partecipare ad una esperienza unica ed emozionante.
Mi accompagna Dula Sironi, operatrice della Cascina San Vincenzo che nasce nel 2014 dal desiderio di un gruppo di famiglie di affiancare al loro percorso individuale la condivisione di un cammino di vicinanza solidale e di accompagnamento di altre famiglie che hanno soggetti con sindrome autistica. Dula mi racconta, appena raggiungiamo attraverso un viale alberato la corte della Cascina, che l’intenzione da subito è stata quella di creare una casa. E in questa casa vivono oggi tre nuclei familiari che accolgono bambini, ragazzi con autismo e le loro famiglie. Una casa, un luogo non prettamente clinico specialistico perché già sentirsi “a casa” è parte fondamentale del processo di terapia.
La mission dell’Associazione Cascina San Vincenzo è garantire ai soggetti con autismo e alle loro famiglie un sostegno adeguato in tutte le fasi della vita sociale. Con tutti i propri interventi, Cascina San Vincenzo e il Centro Autismo si prefiggono di aiutare bambini/e e ragazzi/e che li frequentano a raggiungere il massimo livello di autonomia possibile, compatibile con il grado di disabilità iniziale, facendo leva sugli aspetti ludici della vita e fornendo alle famiglie opportunità formative e occasioni di sollievo.
Per validare e supportare scientificamente le proprie linee di indirizzo e scelte operative Cascina San Vincenzo ha costituito un comitato scientifico di professionisti esterni che si riunisce periodicamente.
Cascina San Vincenzo sviluppa le proprie attività essenzialmente lungo due direttrici: da un lato gli interventi abilitativi di formazione, dall’altro le attività di svago per i ragazzi e di “sollievo” per le famiglie. Nei primi dieci anni di attività Cascina San Vincenzo è entrata in contatto con circa 300 famiglie.
Il metodo e l’approccio proposti da Cascina San Vincenzo sono anche opportunità formative: da ottobre 2015 Cascina San Vincenzo ha in essere convenzioni con l’Università Cattolica di Milano, l’Università Bicocca di Milano, l’Università degli Studi di Milano, per l’attivazione di tirocini formativi relativi a lauree triennali per le facoltà di psicologia, scienze della formazione, medicina (per corsi di studi in logopedia e psicomotricità) e magistrali in pedagogia. Collabora inoltre con le scuole superiori del territorio ospitando studenti tirocinanti.
Il laboratorio di mosaico
La Cascina San Vincenzo ha, dal 2016, organizzato un laboratorio di Mosaico. Anima del progetto e della sua realizzazione è Dula Sironi che ha frequentato l’ISA di Monza (scuola sperimentale innovativa delle arti dove si “impara facendo”) e successivamente ha frequentato la Scuola del Mosaico di Spilimbergo, una istituzione storica, conosciuta in tutto il mondo, dove si impara la antichissima e straordinaria tecnica musiva che grande ha fatto la storia dell’arte romana e bizantina e che, ancora oggi, si apprende con quella tecnica antica.
L’idea di Dula è illuminante: riunire la sua vocazione di assistente operatrice della Cascina, con la sua formazione artistica e artigiana, nella convinzione che i ragazzi possano sia essere coinvolti in un’attività artistica, e sia imparare un lavoro, cercando di diventare autonomi.
Perché il mosaico?
“Tanti piccoli pezzi” è il nome del progetto, poiché ognuno di questi ragazzi è unico e prezioso pezzo; è composto da tante differenti parti che costituiscono la propria identità, sfaccettata e colorata come le tessere di un mosaico che si compongono per creare un’unica eccezionale opera. Perché proprio nel “fare” dell’arte musiva ci sono tutti gli aspetti che contengono la sindrome autistica. L’arte musiva, come mi racconta Dula, è già un lavoro molto strutturato nella tecnica: ha passaggi precisi, obbligatori, si lavora sulla ripetizione. Concetti di ritmo, sequenza, composizione, sono insite nell’arte musica che è fatta di tessere da comporre con precisione assoluta. Tutto ciò incrementa le attività mentali legate all’esecuzione di un compito, con particolare attenzione all’acquisizione del concetto di figura. È ormai accertato inoltre che i soggetti con sindrome autistica sono caratterizzati da un pensiero associativo e visivo particolare come: l’attenzione al dettaglio più che alla visione d’insieme, la tendenza a costruire memorie seriali e sensoriali dei compiti, la capacità di immergersi sviluppando interesse per un’attività, senza tenere in considerazione il pensiero o il giudizio altrui, favorendo quindi, una maggiore originalità.
Tutto – mi spiega sempre Dula – parte proprio dalla figura.
Il laboratorio è un vero e proprio laboratorio artigiano, professionale. La stanza luminosa con tetto a capriata e luce che inonda la grande stanza è organizzata con sette postazioni, tante quanti sono gli artigiani. Sei ragazzi e una ragazza perché – mi spiega Dula – la sindrome colpisce molto di più gli uomini.
I miei artigiani – prosegue – hanno dal 18 i 30 anni e hanno una sindrome medio grave. Lavorano qui due giorni alla settimana dalle ore 9 alle 16, con una pausa a metà mattina e il pranzo organizzati tutti insieme. Ogni postazione di lavoro è così composta: un tavolo, un carrello con gli “attrezzi del mestiere” e intorno armadi, contenitori e scaffali con centinaia di migliaia di tessere colorate, di infinite bellissime sfumature di colore. Un’azienda leader, che vuole mantenere l’anonimato, fornisce prontamente al laboratorio il materiale.
Materiali, attrezzi, scaffali, cassettiere, tutto è contraddistinto dalla figura. I ragazzi leggono molto bene le immagini e riconoscono, attraverso le immagini, quali sono i materiali.
C'è l’immagine dei pennelli, delle pinzette, della colla e della pinza per mosaico, delle murrine, delle tessere; tutto è molto ben organizzato al pari di un vero e proprio laboratorio artigianali. Elementi cardine infatti sui quali si fonda il progetto sono il lavoro e la creatività, il primo concepito per far esperire ed accrescere la manualità, come la capacità di organizzare e svolgere il proprio lavoro; la seconda finalizzata all’espressione di sé attraverso l’utilizzo di vari materiali, colori, temi, soggetti…
Gli incontri dunque sono scanditi come veri e propri “turni di laboratorio”: si parte dal recupero del proprio cartellino e badge d’entrata con il proprio nome e viso di riconoscimento e poi si passa alla preparazione della postazione di lavoro con materiali e attrezzi. A fine giornata ogni artigiano sistema gli attrezzi e riordina la propria postazione.
Dula mi racconta quanto importante insegnare tutte le tecniche di lavorazione proprio per far sì che tutti siano autonomi nel proprio lavoro: staccare le tessere dalla rete, dividere le tessere per colore, produrre oggetti vari con tessere di mosaico di varia misura, stuccare gli oggetti, lucidare gli oggetti e infine etichettarli e confezionarli. Ovviamente poi ognuno sviluppa delle proprie specificità.
F. ad esempio è bravissimo nella stuccatura; C. è più originale e artistica e quindi sceglie lei colori e temi; anche se io cerco sempre di indirizzarli. Dopo diversi anni la mia grande soddisfazione è vedere che sono autonomi, non hanno più bisogno di indicazioni. Questo grazie anche alla messa a punto di un “sistema terapeutico” e al kit di lavoro che comprende una selezione oculata (disegno -attrezzi-tessere-oggetti, ndr).
Il principio non è dunque quello di riprodurre un’opera ma di essere autonomi nel realizzare un’opera. Questa è la sfida che il progetto “Tanti piccoli pezzi” si propone.
L'obiettivo principale è quello di favorire un percorso di benessere e di soddisfazione individuale, incrementando l’autostima nella persona, stimolando la motivazione e il senso di autoefficacia percepita nella realizzazione di oggetti concreti, in un processo che si compone di diverse fasi di produzione, fino alla vendita del prodotto stesso.
In questo modo si vuole offrire ai ragazzi un’area di ricerca-azione in cui esplorare i vari materiali per comunicare, creare e fare nuove esperienze sia dal punto di vista sensoriale che psicomotorio; il tutto ottenendo anche un risultato appagante, concreto e ben realizzato.
Ma vi sono altri obiettivi altrettanto importanti quali l’ascolto dell’altro, il potenziamento della motricità, la gestione del proprio spazio e lavoro, l’utilizzo di strumenti vari, il potenziamento delle abilità esecutive, il consolidamento delle abilità apprese, il riprodurre autonomamente un oggetto attraverso il modello visivo. L’uso di vari materiali e strumenti quali fotografie, immagini, campioni visivi, sequenze numeriche, tabelle di scomposizione.
Presso il laboratorio, oltre a Dula Sironi, lavorano Francesco Veneziano (Educatore professionale) e Gabriella Marinoni (Educatrice professionale). Il laboratorio produce oggetti bellissimi; sono tantissime le tipologie proposte per far fronte alle esigenze del mercato. Lo scopo principale è la commercializzazione delle opere. Proprio come in un’attività artigianale che parte dal progetto fino alla vendita, e che si deve autosostenere.
Oggetti preziosi che vanno dalle cornici alle scatole, dalle bomboniere ai vasi, dagli addobbi natalizi a fioriere (meravigliose) e oggetti per la tavola. Ciò che colpisce è la qualità della realizzazione e la straordinaria varietà nell’uso del colore con sfumature davvero sorprendenti. Non c'è mai un oggetto uguale all’altro e anche in questo c'è l’unicità di questo straordinario laboratorio.
Molta produzione arriva da ordini: in particolare le bomboniere. Gli artigiani sono responsabilizzati a portare avanti il lavoro e a rispettare le scadenze.
Oggi il laboratorio sta affrontando una nuova e importante sfida: lo spostamento della sede in centro in un negozio/laboratorio a Concorezzo che sia visibile e abbia un affaccio sulla strada.
Si tratta di un progetto che ci impegna molto ma che ci entusiasma. L’idea di avere un vero e proprio spazio commerciale nel centro della città significa estendere il concetto d’inclusività. Significa portare la produzione del laboratorio alla visibilità di un più ampio pubblico; significa favorire l’incremento della produzione e della proposta del laboratorio.
Non possiamo che invitare tutti a frequentare, dal mese di settembre, questo nuovo spazio laboratorio a Concorezzo. Acquistare le sue proposte significa non solo possedere bellissimi oggetti ma far parte di un progetto straordinario che mette in relazione arte, artigianato e ragazzi e ragazze che, imparando un mestiere nobile e antico, diventano autonomi con un lavoro ricco, gratificante che trasmette gioia e bellezza.
Associazione Cascina San Vincenzo onlus - via San Vincenzo 5, 20863 Concorezzo (MB) - www.cascinasanvincenzo.org
(Nelle immagini: la Cascina San Vincenzo, gli spazi del laboratorio, i materiali e i lavori realizzati dagli ospiti/artigiani)
Raffaella Fossati
» La sua scheda personale.