Parole scelte con cura, frasi concise e dense per raccontare la storia vera, intensa e delicata, di una famiglia.
Prima che sia notte nasce da una felice alternanza di prosa e poesia, è un prosimetro.
Sfogliando le pagine incontriamo anche un calligramma, immagini di mani che segnano lettere, pagine nere sulle quali si stagliano parole bianche.
Prima che sia notte è un libro che chiede di essere guardato, di osservare la distribuzione degli spazi intorno alle poesie, di fermarsi su alcune parole più e più volte ripetute fino a sentirle pulsare nella testa.
Osservando il libro si intuisce la gradualità delle scelte che hanno accompagnato la sua nascita, è fatto con la cura necessaria per raccontare una storia di persone, persone vere, non personaggi.
È questa la prima scelta compiuta da Silvia Vecchini, quella di assumersi la responsabilità di narrare un tratto di vita che appartiene a persone che ha incontrato e ora conosce, Carlo ed Emma, due ragazzini, due fratelli. Vivono su di un’isola e volano al di sopra del mare ogni volta che Carlo deve affrontare l’ennesima visita, controllo, operazione.
Carlo è sordo e vede poco, solo da quell’occhio che è la sua piccola finestra sul mondo e il canale principale per agire in autonomia e per comunicare con gli altri.
“Pian piano la loro storia ha ispirato la mia. Amore forza coraggio speranza dentro spavento solitudine dolore impossibilità. Volevo che altri potessero vedere cos’è un bambino, cos’è una bambina, cosa sono due fratelli. Cosa sono le parole, cos’è parlare, cosa è farlo senza suoni, senza segni, mentre l’unica fessura da cui si guarda fuori di sé diventa sempre più piccola”, confida l'autrice.
Silvia Vecchini racconta ciò che vede, ciò che ha conosciuto e immagina quello che è nascosto. Ed è in quel che immagina che si coglie il rispetto e la profondità dello sguardo che la scrittrice ha sull’infanzia e l’adolescenza.
Nella parte in poesia emergono i pensieri e le emozioni di Emma. Certo vi sono le preoccupazioni e i turbamenti che vive nello stare accanto al fratello, ma ci sono anche i suoi primi passi in una nuova età della vita che porta alla scoperta di un sentimento mai provato, che la fa ridere, agitare, guardare lo specchio e dire “Sono così dunque. Vado bene”.
E poi un dolore che nasce dal tradimento e dalla delusione, insieme alla capacità di perdonare.
Negli stralci di prosa l’autrice inserisce altre voci: l’addetto alla segreteria, la bidella, l’infermiera, il signore del supermercato. Tutti compaiono solo una volta e per poche righe, quelle sufficienti per portare il loro contributo alla narrazione attraverso ruoli e sguardi differenti e per svelare qualche frammento della loro vita. La scrittura descrive situazioni, osserva e non giudica.
Sono microstorie intrecciate alla principale dove ritroviamo le fatiche dell’esistere, la voglia di riscatto, il desiderio di gesti di attenzione e cura.
Se la presenza di pagine nere ci aiuta a vedere e a comprendere meglio il buio che avvolge Carlo in quei giorni della sua vita, queste immagini fatte di parole toccano con intensità le corde sensibili delle nostre esperienze perché ci riportano alle fragilità di ogni essere umano.
L’infermiera che non si affeziona mai ai pazienti, ma che vorrebbe che Emma, oltre alla mano di Carlo, solo per una volta, stringesse anche la sua.
L’addetto alla segreteria capace di parole grandi contro le ingiustizie, ma che rimanda l’agire sempre a domani; la bidella che appoggiandosi alla scopa osserva da lontano e spera che quel ragazzino di fronte ad Emma trovi le parole giuste e faccia la cosa giusta, “a lei ad esempio non è capitato mai”.
Il tessuto creato da questo accenno di storie forma lo spazio scenico nel quale vive e agisce la famiglia di Carlo ed Emma.
Silvia Vecchini colloca una poesia scarna, asciutta, nell’ultima pagina nera dell’inserto.
Non servono altre parole per dire l’attesa e la speranza.
Serve però un soggetto plurale, il Noi.
Toglieremo. Sapremo. Vedremo?
La forza di questa famiglia viene raccontata nel suo essere unita nelle prove che la vita propone ed impone. Non vi sono solo da affrontare le fatiche legate agli aspetti clinici della disabilità, ma anche quelle altrettanto dolorose date dal difficile rapporto con una scuola incapace di confrontarsi e accogliere:
“perché alla fine anche quest’anno
la notizia è arrivata
la scuola per Carlo
sarà chiusa
non c’è nessun maestro
in grado di
parlare
pensare
fare
inventare
imparare
stare con lui”.
La famiglia, quel Noi, non si ferma.
Carlo è divertente, testardo e intelligente, ha sete di conoscere e sperimentare. Se la porta della scuola si chiude è necessario aprirne altre, creare nuovi percorsi e crearli subito, “prima che sia notte”.
Si fa strada la scelta dell’educazione parentale, i genitori cercano e trovano un Maestro per Carlo che arriva sull’isola e ha con sé nuove parole per “battezzare il mondo” in una lingua che scaturisce dalle mani, dal viso, dal corpo e riempie l’aria intorno. È la LIS, la Lingua Italiana dei Segni che entra nella quotidianità della vita e diventa rifugio, “dove sembra che non puoi spaventarti mai”.
In ogni pagina del libro si sente la presenza di modi di comunicare e di dar forma alle parole attraverso diversi strumenti, lingue e codici che vogliono far breccia nella barriera più densa e pericolosa, quella della solitudine. E anche quando tutte queste possibilità sembrano fallire resta la presenza, il saper stare accanto di chi ama senza condizioni: una mamma, un papà, una sorella e Lulù, il cane, che Carlo accarezza nell’immagine in copertina.
Prima che sia notte, di Silvia Vecchini, illustrazioni di Sualzo, Bompiani Edizioni, 2020
- Finalista Premio Letteratura Ragazzi di Cento 2021, Scuola Primaria
- Finalista Premio Strega Ragazzi 2021, categoria 11+
Chiara Frigerio, insegnante di sostegno e assistente alla comunicazione per persone con disabilità sensoriali. Ha collaborato con l’Università degli Studi di Bergamo nei corsi di specializzazione per il sostegno, in qualità di docente di laboratorio per le disabilità sensoriali visive; sempre in questo ambito ha pubblicato alcuni contributi per la casa editrice Erickson.
Collabora con il MUFOCO, il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo; conduce progetti di formazione e di educazione alla lettura.