Poetry Therapy Italia

casiraghy 39

A un anno di pandemia e dopo un anno di rivista gli interrogativi si sono moltiplicati e amplificati anziché diradarsi. E anche le domande “Chi è il poetateraputa?” dello scorso numero di ottobre e “Cosa fa il poetateraputa?” che apre questo numero, prendono un significato e un sapore radicalmente diversi.

Cosa stai facendo della tua vita?

Deve essere qualcuno ad illuminarti la strada o devi essere tu la tua lanterna?

Sentiamo in noi stessi e nella società l'urgenza del cambiamento?

Queste tre domande di Krishnamurti sono quelle che in questo anno di pandemia continuano come un’eco a risuonarmi, imperative, nei condotti e nei cunicoli del corpo. Sono tre fra le domande più stringenti di questo filosofo apolide di etnia indiana, da porsi affinché ognuno di noi non abbia più paura e non fugga da se stesso. Il pensiero di Krishnamurti, infatti, ha indicato nel qui e ora, in qualsiasi tempo e luogo, un radicale cambiamento individuale e sociale che, già dagli anni sessanta del secolo scorso, ha preso a professare come non più procrastinabile e inderogabile anche solo per dirsi individui, ovvero persone non frammentate, condizione invece nella quale noi tutti esseri umani versiamo, oggi credo ancor più di allora.

Quando una trasformazione profonda avviene, senza autocoscienza, in un lasso di tempo molto ristretto, l’effetto più probabile è l’imbarbarimento civile, che talvolta si nasconde sotto una coltre di falsa rinascita economica. Ce lo ha ricordato bene Pasolini nel documentario La forma della città (1974) denunciando una deturpazione del paesaggio figlia di una mutazione antropologica violenta, causata dalla “società dei consumi”, perché avvenuta subdolamente nel giro di cinque/dieci anni, a cavallo degli anni sessanta/settanta, senza che gli italiani se ne rendessero conto. La certezza che lo shock globale (Buonaguidi) – causato da questa pandemia e avvenuto nell’arco di un solo anno senza la reale possibilità di vivere con coscienza il tempo presente – stia provocando uno sconvolgimento antropologico radicale, risulta evidente anche ai meno sensibili. Ciò che invece quasi nessuno ha interiorizzato è che se il tanto – giustamente – anelato rinascimento economico dell’Italia (come di qualsiasi altra nazione colpita dal Covid), dovesse avverarsi, non porterà a nulla di realmente buono per la Terra, per gli Uomini, se non sarà accompagnato da una rivoluzione interiore consapevole.

Di un “giovanotto malato di ricchezza” cantava Enzo Jannacci nel 1970 nel brano Il Duomo di Milano quando il boom economico avviato negli Cinquanta in Italia cominciava a mostrare tutti i suoi limiti. Perché la ricchezza economica non può renderci migliori se non c’è un boom di persone che si trasformano, se non c’è un boom di persone che si prendono cura di se stesse e degli altri, se non c’è un boom ecologico nato da persone che praticano, come ci racconta in questo numero Franco Mussida, “l’ecologia dei sentimenti” e, per dirla con Bateson, “l’ecologia della mente” e, unendoci a James Hillman, se non c’è un boom di persone pronte a “fare Anima ed Ecologia Profonda”. Altrimenti questa pandemia che così tante vittime sta mietendo, questa pandemia che così tanto dolore e disagi sta portando, non avrà determinato nell’umanità nulla di radicalmente trasformativo, in positivo, ma solo miseria interiore e studi di psicologi e psichiatri strabordanti di persone bisognose di aiuto.

Questo preambolo è utile a chiarire che la formazione di un biblio-poetaterapeuta nell’anno 2021, in piena pandemia, in Italia, non solo impone oggi l’acquisizione di una deontologia professionale di altissimo profilo, ancora tutta da costruire nel nostro Paese, ma anche che essa debba avvenire in tempi rapidi ed efficaci all’interno di un percorso che ridisegni in modo radicale, almeno in termini di finalità, il concetto stesso di Salute e la sua cultura, ai quali le arti terapeutiche in generale, e la poesiaterapia in particolare, possono offrire notevoli contenuti.

Appare ora chiaro che le domande “Chi è il poetaterapeuta?” e “Cosa fa il poetaterapeuta?” non possono essere disgiunte dalla domanda “Secondo quale codice etico dovrà operare questa nuova figura professionale di aiuto?”

Il biblioterapeuta Marco Dalla Valle, figura in questo numero approfondita attraverso più contributi, indica nei suoi laboratori e nel suo libro Biblioterapia. Strumenti applicativi per le diverse professioni, che abbiamo almeno due principali modelli etici a cui ispirarci: quello americano della IFBPT (International Federation Biblio-Poetry Therapy), e quello europeo della Biblio/poesiaterapia proposta all’Università di Pecs (Ungheria). Gli standard di comportamento etico nei rapporti professionali fissati dalla IFBPT “sono applicati con chi è servito, con i colleghi, con i datori di lavoro, con altri professionisti e con la comunità.”

Naturalmente oltre ai due modelli citati, ve ne sono altri che la redazione di Poetry Therapy Italia sta individuando e studiando, nella consapevolezza che i piani di studio, i saperi individuati da acquisire con i loro rispettivi pesi specifici, le figure professionali (la IFBPT ne certifica tre diverse) corrispondenti alla biblio-poesiaterapia clinica e a quella dello sviluppo, la deontologia professionale alla quale dovranno attenersi, sono tutti elementi soggetti a modellarsi rispetto al contesto, fattore che impone a queste nuove professioni un costante aggiornamento.

Così come i percorsi di biblio-poesiaterapia face-to-face e di gruppo, all’interno di regole generali, si modellano in base alla/e persona/e in relazione ad un determinato contesto, allo stesso modo tutto l'impianto di formazione di un biblio-poetaterapeuta che opererà in Italia, dovrà configurarsi tenendo conto del contesto culturale italiano in relazione ai suoi mutamenti.  

A un anno dalla nascita di Poetry Therapy Italia (1 febbraio 2020) e dopo un anno dalla prima ondata di pandemia ufficiale in Italia (23 febbraio 2020), stiamo cercando nel nostro piccolo, con questa rivista e con “PoesiaPresente LAB” – scuola e centro di promozione culturale della poesiaterapia – di agire secondo un codice etico: vogliamo rimarcare, in chiave ecologica, la stretta connessione tra cura dell’uomo e natura; vogliamo sviluppare un servizio alla persona nella direzione dell’auto-mutuo aiuto, della crescita e conoscenza di sé, intensificando il processo di maturazione interiore; vogliamo incrementare il servizio agli addetti ai lavori, cercando di coniugare il loro/nostro percorso di crescita umana con quello della crescita professionale. Secondo noi di Mille Gru il processo di evoluzione, profondo e complesso, della poesiaterapia in Italia dovrà inevitabilmente passare, oltre che dalla messa in rete e dal confronto degli addetti ai lavori, anche dalla loro convergenza in una corporazione italiana analoga alla NAPT (National Association Poetry Therapy) e, ancora più importante, analoga alla IFBPT.

Giovanni Berlinguer, docente di medicina sociale, che intendeva la politica come una medicina su larga scala afferma che:

Per affrontare in modo adeguato le profonde disuguaglianze nella salute, bisognerebbe, piuttosto, promuovere azioni in grado di sollecitare e coinvolgere i governi, le istituzioni locali e la società civile. L’idea di base è, in altre parole, che la medicina e l’assistenza sanitaria costituiscano uno dei fattori che influenzano la salute delle popolazioni.

Ed è per questa ragione, di cura sociale, che occorre anche in Italia un ente come la IFBPT, autonomo, riconosciuto dagli operatori della biblio-poesiaterapia e autorizzato a rilasciare una certificazione di bibliopoetaterapeuta a livello nazionale e internazionale, secondo un piano formativo ed un codice etico, condivisi e formalizzati; un ente che stabilisca e mantenga alti gli standard e i requisiti professionali del biblioterapeuta e del poetaterapeuta, istituisca un albo professionale di biblioterapeuti e poetaterapeuti, incoraggi lo sviluppo di programmi in cui si utilizzi la biblio-poesiaterapia per la guarigione e la crescita personale, funga da organo consultivo per le università e per le scuole italiane.

In questo mese di febbraio 2021, se non ci fosse stata la pandemia, si sarebbe svolto un grande convegno di poesiaterapia a cura di Mille Gru, che avrebbe avuto tra gli obiettivi, anche quello di gettare le basi per la costruzione dal basso di un’organizzazione analoga a quella della IFBPT. Questo convegno è stato rinviato nella seconda parte del 2021 ma alcune conferenze e laboratori nelle scuole e nelle biblioteche, di preparazione al convegno, siamo riusciti a realizzarli con il progetto “Anticorpi poetici”, parzialmente documentato già nel numero precedente. Il presente numero, con i video e gli interventi di Guenda Bernegger e Gabriele Marciano sul tema delle “metafore della malattia” e gli interventi di Azzurra D’Agostino e Luca Buonaguidi su “le nuove normalità”, completano il racconto dei contributi più significativi di un’azione di prevenzione primaria indispensabile almeno quanto la cura.

La parola Umanità, prima della pandemia, ci appariva astratta. L’isolamento forzato ci ha permesso di giungere in un tempo molto ristretto a un grado di empatia altissimo nei confronti dell’altro e questa condizione, ha restituito fisicità, carnalità, alla parola Umanità.

Siamo finalmente un corpus unico, non solo perché globalizzato nella comunicazione, ma perché per la prima volta viviamo in una sofferenza globalizzata che è propria non di tutti gli esseri ma dell’Umanità e che restituisce ben altra coscienza e consapevolezza.

La pandemia ci ha decentrati e ha ricollocato il nostro “io” in un rapporto diverso, migliore, con la dimensione del “noi”.

Non so dirvi quanto la pandemia mi abbia cambiato, so che vorrei ci fosse in me la massima consapevolezza che ebbe William Butler Yeats quando scrisse:

Se ciò che io dico risuona in te, è semplicemente perché siamo entrambi rami di uno stesso albero.


 

Dome Bulfaro Foto Dino Ignani Rimini 2016

Dome Bulfaro (1971), poeta, esperto di poesiaterapia, si dedica alla poesia (di cui sente un servitore) ogni giorno dell’anno. È tra i più attivi e decisivi nel divulgare e promuovere la poesia performativa; ed è il principale divulgatore in Italia della poetry therapy/poesiaterapia. Dal 2021 è docente di Poesiaterapia e Lettura espressiva poetica presso l’Università degli Studi di Verona, nel pionieristico Master in Biblioterapia. Nel 2013 ha ideato e fondato con C. Sinicco e M. Ponte la LIPS - Lega Italiana Poetry slam. Nel 2023, ha ideato e fondato con M. Dalla Valle. P. M. Manzalini e I. Monge la BIPO - Associazione Italiana Biblioterapia e Poesiaterapia, prima associazione di categoria. Ha fondato e dirige Poetry therapy Italia (2020), rivista di riferimento della Poesiaterapia italiana. Ha fondato e dirige (con Simona Cesana) PoesiaPresente – Scuola di Poesia (2020) performativa, scrittura poetica e poesiaterapia. www.domebulfaro.com

(Foto Dino Ignani)
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