Un libro necessario, che nel panorama italiano mancava, nel quale ritrovare non solo storia, personaggi, definizioni, ma che, grazie all’esperienza accumulata dall’autore, fornisce, anche, preziose informazioni pratiche per utilizzare i libri come strumento di benessere e cura.
Come sanno tutti quelli che si occupano di biblioterapia – e come Marco Dalla Valle ha sottolineato nell’intervista che trovate in questo stesso numero della rivista – in Italia, la biblioterapia ha cominciato a muovere i primi passi solo di recente e, nel nostro panorama editoriale, i testi che trattano approfonditamente dell’argomento sono spesso a firma di figure professionali che si occupano di salute mentale (psicologi e psichiatri) restando, quindi, nel solco di quella che viene definita la “biblioterapia clinica” e uscendo, raramente, dai confini di una trattazione puramente teorica.
L’intento di Dalla Valle, invece, come già anticipato nel titolo, è quello di fornirci strumenti pratici, applicativi. Dopo aver dedicato ampio spazio alla descrizione delle basi teoriche della biblioterapia e alla sua storia, l’autore passa a trattare di ciò che conosce meglio, che ha sperimentato personalmente, e cioè dell’utilizzo creativo e ragionato della lettura. L’obiettivo è sempre quello di promuovere il benessere della persona, lo sviluppo, il confronto e l’autoconoscenza, gli attori possono anche non essere figure mediche, ma docenti, operatori sociali, bibliotecari, counselor, adeguatamente preparati e consapevoli del proprio ruolo. Il libro, nonostante l’intento pratico, ha comunque un approccio molto rigoroso e risente della formazione dell’autore che, oltre alla laurea in lettere, possiede decenni di esperienza come infermiere.
Dalla Valle ci guida nel comprendere tutti i fattori che concorrono alla buona riuscita di una singola, o di un ciclo, di sedute di biblioterapia che deve necessariamente partire da un’accurata raccolta di informazioni sui partecipanti, che prenda in considerazione: età, formazione scolastica, professione. Nel caso di psicologi e psichiatri, le informazioni di tipo sanitario saranno dettagliate e contenute nella cartella clinica, ma queste dovranno comunque essere integrate da altri dati, quali ad esempio, generi letterari, autori preferiti, numero di libri letti in un anno, allo scopo di ottenere una vera e propria “anamnesi letteraria”. Ogni seduta di biblioterapia andrà, inoltre, contestualizzata, perché gli approcci saranno differenti a seconda che ci si trovi a operare in ospedale, in carcere, a scuola, in biblioteca, in un hospice, in centri con i diversamente abili, tenendo conto anche delle eventuali limitazioni logistiche, che possono comunque influenzare la buona riuscita dell’incontro.
E il biblioterapeuta, quali caratteristiche dovrà avere? A questo proposito l’autore evidenzia che, oltre a possedere una grande passione per la lettura e un’indubbia predisposizione alle relazioni umane, dovrà aver affinato tecniche di lettura espressiva, sapendo, quindi, dosare velocità di lettura, tono della voce e saper utilizzare la comunicazione non verbale, per arrivare direttamente al cuore di chi lo sta ascoltando. Per quanto riguarda la formazione scolastica, vista l’attuale situazione italiana, Dalla Valle auspica che anche da noi possa nascere uno specifico percorso di studi e di certificazione, come accade ad esempio negli Stati Uniti con l’International Federation for Biblio-Poetry Therapy (si veda a questo proposito l’intervista che compare, sempre in questo numero della rivista, a Elaine Brooks e Nancy Scherlong), e in Ungheria all’Università di Pécs, grazie all’opera di Judit Béres (la cui intervista, sempre a cura di Nicole Bizzotto, sarà pubblicata nel prossimo numero della nostra rivista).
La passione per la lettura resta comunque la dote chiave del buon biblioterapeuta: più legge, più accumula esperienza, più saranno i brani utili che andranno a comporre il suo database, dal quale potrà agevolmente estrarre il brano giusto per sedute e incontri specifici. Potrà trarre spunto da fiabe, da romanzi gialli, d’avventura, polizieschi e fantasy, da graphic novel, e, ovviamente, dalla poesia. Non sarà necessario che il libro, come uno specchio, riproponga condizioni simili a quelle degli utenti, ma che funzioni, come dice Dalla Valle, come una “palestra di sentimenti”, permettendo identificazioni anche solo parziali, che passino anche attraverso circostanze inverosimili.
L’aspetto pratico del libro-manuale è ulteriormente sottolineato dalla presenza di una “cassetta degli attrezzi” che contiene utili informazioni sulla gestione del gruppo, sul numero ottimale di partecipanti, sull’organizzazione degli spazi, su come affrontare le criticità legate a chi è troppo timido per intervenire o a chi, al contrario, non smette mai di parlare, oppure disturba … e molto, molto altro ancora che lascio scoprire al lettore.
Completa il libro un capitolo dedicato all'etica, arricchito da una serie di FAQ (Frequently Asked Questions), dove troviamo riferimenti ai confini professionali, all’attenzione alle fragilità, alla privacy e che si chiude con la proposta di un Codice etico del biblioterapeuta, composto di sette regole d’oro.
In conclusione, mi permetto di riportare qui una riflessione presente nel capitolo finale del libro, che, a mio parere, ben rappresenta le intenzioni dell’autore:
… è questo che oggi possiamo fare: portare nei contesti di lavoro il nostro entusiasmo e i nostri libri con competenza e passione. Non ho dubbi che l'amore per i libri sia contagioso. Essere lettori che parlano di letteratura coi propri colleghi e poi coi pazienti è il primo punto di partenza. Poi il contagio si diffonderà e diventerà sempre più facile, agevole proporre idee che contemplano la biblioterapia. I tempi non saranno brevi. Gli ostacoli saranno numerosi e non è neanche detto che sarà davvero possibile portare a termine ciò che ci proponiamo, ma anche solo cominciare a disseminare libri idee potrebbe essere davvero entusiasmante.
Biblioterapia. Strumenti applicativi per le diverse professioni, di Marco Dalla Valle, QuiEdit, 2018
Simonetta De Donatis frequenta dal 2013 il corso di Teatropoesia tenuto da Dome Bulfaro presso la Scuola del Teatro Binario 7 di Monza ed è una dei componenti dei cori “poetici”: CoroDiverso e PoetiCanti.
Per Mille Gru segue dal 2018 vari progetti didattici, editoriali e culturali.
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