Durante la recente esperienza della pandemia, affrontata in maniera globale in tutto il mondo, tutti, indipendentemente dall’estrazione sociale e dalle condizioni di vita, siamo stati costretti a rivedere le nostre abitudini. Ciò inevitabilmente ha avuto dei riflessi sulla nostra quotidianità, che è stata rivoluzionata con nuove abitudini e nuovi modi di affrontare la realtà dell’isolamento.
Tali abitudini persistono spesso anche oltre il lockdown, creando così una sorta di “nuova normalità” nella quale le relazioni trovano uno spazio di interscambio nuovo, per esempio fatto di minore fisicità ma certamente di maggiore empatia, data la situazione che ci ha accomunato e che continua a protrarsi purtroppo nel tempo.
Una stretta di mano, uno scambio di baci o di abbracci: sono abitudini culturali alle quali siamo stati costretti a rinunciare. Ma anche la presenza fisica, in alcuni contesti, come quello scolastico, è venuta meno, portando con sé inevitabili problematiche. La conferenza voleva indagare quali possono essere a lungo termine le ripercussioni sulla nostra società, ma anche offrire nuove soluzioni a chi si trova ad affrontarle.
Inoltre, anche facendo riferimento a studi innovativi di tipo scientifico, si è scoperto il ruolo della scrittura poetica in questo frangente.
L’ultimo appuntamento del ciclo “Anticorpi poetici”, realizzato grazie al sostegno della Fondazione Monza e Brianza, si è tenuto online, per l’arrivo della seconda ondata di Covid-19 che ha interessato in quei giorni la nostra penisola.
Il tema era quindi più che mai attuale: le cosiddette nuove normalità con le quali abbiamo dovuto imparare a convivere nel corso del 2020 e che purtroppo continuano a persistere anche nel 2021.
Anche in assenza di ondate o lockdown, il tema sarebbe risultato comunque d’attualità, perché il virus ha portato inevitabilmente con sé un cambio radicale di abitudini, sociali, culturali, coinvolgendo indistintamente qualsiasi fascia sociale a qualsiasi latitudine, in tutti i Paesi del mondo.
Le due personalità coinvolte sono Luca Buonaguidi, psicologo specializzando in Psicoterapia Bioenergetica, che oltre a occuparsi di poetry therapy da otto anni, tra l’altro ha curato “L’isola che c’è – Un laboratorio autobiografico in comunità”, il primo libro in Italia scritto dai pazienti delle comunità terapeutiche; e Azzurra D’Agostino, poetessa e scrittrice ormai di lunga data, che collabora a diversi laboratori di poesiaterapia.
Buonaguidi ha illustrato nel corso della conferenza alcune teorie piuttosto innovative, che si possono ascoltare nel video della conferenza: ve n’è una in particolare, che riguarda l’innalzamento delle difese immunitarie, fenomeno che può avvenire grazie alla “somministrazione” di poesia e alla scrittura terapeutica.
Dal canto suo, D’Agostino ha riportato la sua esperienza di poeta terapeuta in ambiti differenti, anche in situazioni di nuove normalità quali quella del lockdown e dunque in forma online, proprio come quella che è stata condotta in questa sede.
Il pubblico si è sentito immediatamente coinvolto in queste testimonianze: tra di essi infatti c’erano insegnanti che ogni giorno devono vincere la sfida della didattica digitale integrata, in un contesto difficile come quello del digital divide ma soprattutto con il filtro dello schermo del computer tra insegnanti e studenti, che amplifica ancora di più il divario comunicativo.
Di seguito alla conferenza, D’Agostino ha condotto un riuscitissimo e partecipato laboratorio di scrittura poetica durante il quale i partecipanti hanno potuto esercitarsi nell’utilizzo della parola poetica in modo terapeutico, avendo così la possibilità di esprimersi e condividere assieme agli altri riflessioni sul momento attuale e sui propri stati d’animo.
Per gli interessati sono disponibili su questa rivista gli approfondimenti relativi alle altre due conferenze realizzate nell'ambito del progetto "Anticorpi poetici": Poesiaterapia e perdita e Le metafore delle malattie.
Anna Castellari Nata in Friuli, ha studiato traduzione e interpretazione all’università di Trieste, si è laureata in spagnolo con una tesi-traduzione di un libro per adolescenti, Violeta en el País de Nunca Jamás, di María Eleonora Sánchez Puyade, e si è trasferita a Milano per amor dei libri. Appena arrivata si è unita all’associazione Mille Gru e ha iniziato a muovere i primi passi nell’editoria per l’infanzia come redattrice e traduttrice. Dal 2016 insegna – presso la struttura carceraria di Bollate – francese e spagnolo nelle scuole superiori. Nella scuola tenta di applicare una didattica “umanistica” e umana, in cui l’alunno è al centro e l’insegnante è un suo accompagnatore nella conoscenza e nell’educazione. Per Mille Gru si occupa della parte editoriale per l’infanzia, rivede le bozze dei libri, cura i contenuti web e social, di laboratori con i bambini, nei centri di cura e nelle biblioteche.