Nel 2014 Fondazione Arbor finanziò un Convegno, tenutosi il 10 marzo 2014 al Teatro Filodrammatici di Milano e curato da Patrizia Gioia e Gianni Vacchelli, dal titolo “Liberare l’Europa. Tra pensiero critico e nuove visioni” che ebbe come relatori, oltre ai curatori, lo scrittore Anotnio Moresco, la teologa Antonietta Potente e il fiosofo Diego Fusaro.
Il testo che qui presentiamo, tratto dalla relazione con “Il continente boreale” di Antonio Moresco, ci accompagna in una travolgente cavalcata con i più grandi scrittori, artisti, pensatori e scienziati europei. Una “cavalcata” che ci ricorda come l’arte e la letteratura siano bagaglio prezioso per un cammino di ricerca.
La relazione completa, con le altre, è nel libro degli Atti del Convegno edito da Mimesis.
Sono stato invitato qui a parlare dell’Europa. E sono uno scrittore, uno che si ostina a credere che l’immaginario non sia solo una dimensione separata e aliena, autosufficiente e autoreferenziale, ma uno spazio non meno reale dove a volte avvengono delle proiezioni di vite, di sogni, di culture, di nazioni, di continenti, di popoli. So bene come è stata svilita la forza elementare e respiratoria e la potenzialità della parola scritta, in questa epoca. Ma per me la letteratura non è quella piccola, misera cosa che è stata fatta diventare da enormi macchine che si muovono in un orizzonte ristretto e in una prospettiva di breve respiro, che devono livellare tutto, depotenziare tutto, non incontrare attrito, niente che possa creare inquietudine, incontrollabilità, pensiero. Per me quella cosa che è stata chiamata (stupidamente e insiemisticamente) Letteratura, continua a essere o a poter essere anche apparizione, invasione, invenzione, prefigurazione, esplosione, visione. Gli scrittori degni di questo nome non sono dei servitori dello spirito del tempo e delle logiche che si presentano di volta in volta come vincenti, non sono degli intrattenitori, dei buffoni di corte buoni solo a svagarci un po’ nel breve tempo che ci divide dalla nostra morte o al massimo delle innocue figure edificanti. Non lo sono mai stati, neppure nelle epoche in cui si sono chiusi tutti gli spazi e la parola è stato l’unico territorio sotterraneo non controllabile, irriducibile, alieno, l’unica atmosfera, l’unico passaggio, l’unica cruna, da cui sono poi passati in molti. Gli scrittori, gli artisti sono dei distruttori e dei costruttori, degli esploratori, dei pensatori, degli inquietatori, dei prefiguratori e dei sognatori.
Perciò voglio finire questo intervento sull’Europa parlando dei suoi scrittori, dei suoi artisti, dei suoi pensatori, dei suoi scienziati e del popolo delle sue apparizioni e visioni.
Ecco, allora a questo punto io mi immagino che, nel cuore della notte, quando nessuno le vede, tutte queste figure si incontrino per le strade di una delle città di questo continente boreale che sta cercando di nascere e di rinascere. Cominciano a spostarsi a branco. Sono tanti, un fiume di donne e uomini che si sposta di notte. Riesco a riconoscere qualche figura qua e là: il poeta cieco che ha guardato nel calderone genetico della vita in guerra e ha cantato l’umanità senza pace e il coraggio senza speranza, un uomo incappucciato e col naso adunco che, viaggiando nell’aldilà, ci ha mostrato il mondo che abbiamo sotto gli occhi e dove stiamo tutti vivendo, il delicato e barbarico Shakespeare, che ci ha raccontato la storia dei due giovani amanti di Verona e d’Europa e il delirio e il sangue da cui nascono i regni, i nostri pensatori e scienziati, Copernico, Galilei, Newton, Darwin… che ci hanno insegnato l’indomabilità e la pazienza, il sognatore in pensiero Spinoza, che ci ha insegnato il sereno coraggio delle persone miti e ardenti, Leopardi e Hölderlin, con la loro disperazione e la loro sete, che ci hanno mostrato il passaggio genetico e spirituale nella cruna e nella prefigurazione del canto, le donne orgogliose, estremistiche e dolci che erompono dalle pagine degli scrittori della Russia con i suoi grandi disastri, i suoi grandi sogni e la sua grande letteratura, le delicate e feroci scrittrici d’Europa come Emily Brontë, Virginia Woolf… il malinconico Mefistofele, tentatore ed educatore, il ragazzo Julien Sorel, con la sua giovinezza tradita nella tenaglia dei desideri e del mondo, il goffo, ardito e commovente Balzac, che ci ha fatto vedere come nascono e come esplodono le società e i mondi… C’è anche una figura filiforme, snodata, che però cammina con fierezza al passo con le altre. È il burattino Pinocchio, che ci ha insegnato la difficile arte di cui abbiamo maledettamente bisogno in questo momento: la metamorfosi. A poca distanza da lui c’è un insetto bionico di nome Gregor Samsa, con un’antica mela conficcata sul dorso. E c’è anche Raskolnikov, con la sua solitudine e la sua scure, ci sono le meteore di Bűchner e di Rimbaud, che ci hanno insegnato l’intransigenza, la passione, la ribellione, la delicatezza e il disprezzo. E poi Eloisa e Käthchen von Heilbronn, che ci hanno insegnato la veggenza amorosa, e poi Puškin, che ci ha insegnato l’eleganza di fronte alla morte, Dostoevskij, che ci ha insegnato il tormento… E ci sono anche le figure in movimento della Ronda di notte di Rembrandt, tutte in fila, spavalde, miracolose, evocate, con al centro la nostra piccola bambina vestita di bianco e la sua gallina, su cui si concentra tutta la luce del mondo, il corpo nudo di David con la misteriosa Gioconda, che cammina con i capelli sciolti e mossi dal vento a fianco del suo coraggioso sposo di marmo… C’è un enorme silenzio, solo una musica vaga nell’aria. Che musica è? Da dove viene? È quella scaturita dagli inventori del regno psichico della musica, da quelli che hanno strappato alla struttura intima della materia vibrante nell’atmosfera una diversa possibilità e configurazione sonora del cosmo. E poi tanti altri… Come si fa a nominarli tutti!
Ci siamo anche noi nella schiera. Alla nostra testa, sul suo cavallo magro e dinoccolato, c’è sempre lui, Don Chisciotte, il più grande cavaliere d’Europa, il nostro comandante, il nostro leader.
Antonio Moresco, estratto da Il continente boreale, in “Liberare l’Europa. Tra pensiero critico e nuove visioni”, atti del convegno del 10 marzo 2014 al Teatro Filodrammatici di Milano, edizioni Mimesis, 2015
Il libro può essere richiesto direttamente alla casa editrice Mimesis, oppure scrivendo a:
Antonio Moresco , scrittore, saggista, drammaturgo, è nato a Mantova nel 1947.
Della sua vasta opera romanzesca, saggistica e teatrale, ricordiamo Gli esordi (Feltrinelli, 1998), Canti del caos (Feltrinelli, 2001), Gli increati (Mondadori, 2015).
Tra i suoi ultimi libri: Il grido (SEM, 2018) e Canto di D’Arco (SEM, 2019).
(foto dal sito personale dell'autore)
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