Poetry Therapy Italia

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Fabiano Alborghetti descrive il progetto pensato per prendersi cura dei pazienti ospedalizzati promosso nell’ambito dell’azione culturale PoesiaPresente, sia in Italia sia in Canton Ticino, tra il 2009 e il 2011. Esaltando il valore terapeutico della poesia, il progetto ha toccato e carezzato migliaia di persone, realizzando un “umanesimo clinico” che porta ad una riconciliazione con la malattia, riducendo e dando significato al senso di estraneità e spersonalizzazione dell’ambiente in cui i pazienti si trovano, all’intera esperienza di cura, prendendosi cura, alla fine, persino del dolore.

Nel 2006 l’Associazione Culturale Mille Gru, con sede a Monza, avvia POESIAPRESENTE, un progetto che non può essere ridotto a semplice festival di Poesia. È piuttosto un’azione culturale di rete, fondata sul gesto di scambio del dono (presente), che vuole trasmettere, nella vita quotidiana delle persone, l’energia ad alta tensione della Poesia contemporanea. Dalla sua prima edizione (2006/2007) molti sono stati i progetti e le produzioni messi in cantiere ma soprattutto arrivati al pubblico e “Leggere, con cura” è uno di questi, realizzato dapprima in Italia e poi esteso per coprire anche la Svizzera italiana.

Ma cosa è “Leggere, con cura”?

Se per descrivere uno stato di malattia vogliamo accogliere il Petrarca del Secretum, ecco che “tutto è aspro, cupo, orrendo: la disperazione trasforma il giorno in notte d'inferno e costringe a nutrirci di lacrime e di dolore con un non so che di una voluttà tanto che a malincuore se ne distoglie”. Il dolore generato dalla malattia – proprio per l’imperfezione che racchiude – è più perfetto, se non altro perché ha un vocabolario più ampio, più sfumature, più metafore e questo nonostante la restrizione dell’orizzonte. “Leggere, con cura” è la possibilità di vedere aldilà, è un progetto nato come terapia della riconciliazione con la malattia attraverso la somministrazione di una delle medicine naturali più curative che l’uomo abbia mai inventato: la Poesia, o, come scrive il Prof. Roberto Malacrida, all’epoca dei progetti Primario medicina intensiva all’Ospedale Regionale di Lugano: «l’idea guida (…) è quella di prendersi cura dei pazienti creando un ambiente che riduca, per quanto possibile, il senso di estraneità di coloro che si trovano nella condizione di dover far ricorso alle strutture ospedaliere e di cura»[1].

“Leggere, con cura” si appoggia nello stesso solco che da decenni è tracciato da quella disciplina chiamata Medical Humanities; queste ultime sono un ambito di riflessione interdisciplinare che si approccia alla medicina dal punto di vista etico, considerando le componenti psicologiche, sociali e culturali della relazione tra il medico e il paziente con l’obiettivo di promuovere un “umanesimo clinico”. Le Medical Humanities rispondono alla volontà di introdurre nell’ambito della cura due componenti essenziali, senza le quali la pratica terapeutica rischia di ridursi a un arido intervento tecnico: in primo luogo, i criteri etici che devono opportunamente orientare le decisioni nei casi più problematici; in secondo luogo, la necessaria sensibilità verso la dignità del paziente, nel rispetto della sua sofferenza somatica e psichica.

A lato, ecco vivere da decenni la poetry therapy, riconosciuta come valida forma di terapia e la cui efficacia è stata dimostrata in tutto il mondo con diversi tipi di pazienti. La poetry therapy si basa sulla premessa che la scrittura poetica abbia proprietà curative. I fautori della disciplina sostengono, infatti, che la scrittura di poesia e l’interazione basata sulla risposta alle poesie di altri autori consenta alle persone di esprimere emozioni, convalidare sentimenti, definire idee, contestualizzare esperienze, vagliare ipotesi, imparare indirettamente – in contatto con gli altri – a diventare più consapevoli delle scelte personali, promuovendo l’accuratezza della percezione del sé. Per fare sì che questo avvenisse, in maniera non invasiva ma come una vera e propria carezza poetica, ecco che POESIAPRESENTE creò il progetto “Leggere, con cura”.

Il progetto pilota è ideato dai poeti Ivan Sirtori e Dome Bulfaro e viene messo in atto nel giugno 2009 presso l’Ospedale “A. Manzoni” di Lecco grazie alla collaborazione tra Mille Gru e Robindart Factory di Oggiono (LC). Attraverso il personale dell’AVO (Associazione Volontari Ospedalieri) vengono somministrate, ai degenti nei reparti di ortopedia e di riabilitazione cardiologica, sette poesie su fogli A4 – una al giorno – inerenti il tema della cura e della conciliazione. La settima poesia è composta dal degente stesso su un foglio bianco apposito e poteva, con le altre sei distribuite nei giorni precedenti, essere messa a disposizione del pubblico alla reception e in diversi luoghi d’attesa dell’ospedale.

Nel 2010 il progetto viene sviluppato oltre che nell’ospedale di Lecco, anche presso la Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e nella Svizzera italiana, presso gli Ospedali Civico e Italiano di Lugano, con il supporto della Fondazione Arbor di Lugano.

Per la prima volta, le poesie vengono stampate su vere e proprie cartoline postali: non sono soltanto distribuibili ai degenti – brevi-manu – ma sono inviabili per posta da chiunque a chiunque, spandendo come polline.LCC lecco2010 low page 0005LCC lecco2010 low page 0006

Diversa è la direzione dei progetti: se a Lecco, Ivan Sirtori crea delle cartoline indirizzate al personale dell’azienda ospedaliera, ma distribuite anche ai degenti, e le cartoline sono veri e propri “canti” per il personale curante (Canto degli infermieri; Canto dei volontari; Canto degli ausiliari; Canto dei medici; fin’anche per gli amministrativi, i dirigenti ed il front desk), a Milano si opta per una distribuzione indirizzata ai soli degenti (hanno aderito al progetto, con una loro poesia, i poeti milanesi Vivian Lamarque, Franco Loi, Milo De Angelis, Claudio Recalcati, Tiziana Cera Rosco, Cesare Viviani, Patrizia Gioia), ma di riflesso è impattato anche il personale curante.

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A Lugano “Leggere, con cura” viene varato in concomitanza con la Giornata del Malato, il 7 Marzo, e la distribuzione è estesa non solo a tutti i reparti di degenza dell’Ospedale Regionale di Lugano Civico e Italiano ma – grazie a dei dispenser – anche alle reception, ai servizi di urgenza medica e in tutti gli ambulatori (hanno aderito al progetto con una loro poesia, i poeti ticinesi Pietro De Marchi, Alberto Nessi, Gilberto Isella, Aurelio Buletti, Fabio Pusterla, Donata Berra, Giovanni Orelli). Viene, inoltre, deciso di creare un movimento di ritorno, il concorso “Scrivere, con cura”, per fare sì che i degenti non siano solo fruitori passivi, ma che “entrino” anche nello spirito che sostiene l’intero progetto: non lo spirito competitivo, bensì quello della condivisione. Viene così creata una ottava cartolina, riprendendo il concetto già applicato nel 2009 a Lecco: una cartolina bianca dove i degenti sono invitati a scrivere un proprio componimento inerente il tema della cura. Inaspettatamente, le poesie ricevute per il concorso sono moltissime: se alcune arrivano per posta elettronica all’indirizzo della rivista Medical Humanities, co-partner del progetto luganese, le più numerose vengono scritte di pugno proprio sulla nostra cartolina bianca. I testi sono molto diversi tra loro: poesie scritte con la sincerità e la spontaneità che si è voluto spronare e tra le tante, ecco occhieggiare anche una piccola prosa, o "pensiero" come lo definisce l’autore, un pensiero che però vede coagulare in sé le parole di ognuno dei partecipanti: il senso pieno e insostituibile della vita.

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LCC Lugano 2010 page 0003L’edizione 2010 di “Leggere, con cura” si chiuderà con una serata al Teatro Filodrammatici di Milano dove, oltre a presentare le edizioni del progetto di Lecco, Milano e Lugano al pubblico vengono distribuiti dei cofanetti contenenti le cartoline stampate per le tre sedi. La serata, intesa come momento di ulteriore riflessione grazie agli interventi scenici in forma di poesia e narrazione di Jolanda Insana e Tiziana Cera Rosco per l’Italia e Mariella Mehr per la Svizzera, vede anche l’intervento del Prof. Malacrida, che, sceso appositamente da Lugano, nel discorso tenuto a braccio, indica la direzione esatta verso la quale l’intero progetto si è da subito indirizzato e del quale ne riportiamo un imprescindibile estratto:

«Curare e prendersi cura delle persone malate non è mai un’attività che si esaurisce nell’espletamento di mansioni tecniche o nella somministrazione di terapie e pure l’esperienza che ciascun paziente fa della propria malattia non si limita unicamente alle conseguenze fisiche e agli esiti clinici della patologia. Per restare al tema di questa iniziativa, la letteratura e la poesia offrono la possibilità di ampliare l’orizzonte dell’immaginazione ed educano la sensibilità. Il presupposto è che, da un lato, attraverso l’apertura di uno spazio condiviso dal linguaggio artistico e dal discorso medico, si possa giungere a comprendere meglio cos’è la malattia e cosa significa essere ammalati e, dall’altro, che la letteratura, il teatro, la poesia, il cinema, consentano di far emergere le emozioni, di dar loro un nome e di ampliare il loro orizzonte di significato. Mentre la vita, come scrive Imre Kertesz, è piuttosto cieca, la scrittura è piuttosto vedente ed è per questo che la letteratura rende visibile ciò che la vita non vede delle sofferenze legate alla malattia, all’abbandono, alla morte e, nel suo aspetto intimo, offre forma e contenimento all’esperienza del dolore»[2].

Tra il 2010 e il 2011 vengono completate le operazioni di “Leggere, con cura” a Lecco e a Milano, con l’ingrandimento in formato quadro, di grandi dimensione, di tutte le cartoline somministrate. L’esposizione permantente delle cartoline/quadri in aree di passaggio dei due enti ospedalieri ha permesso di rendere quotidiana e su tutta la popolazione ospedaliera – degenti e non – l’azione di poetry therapy implicita nelle poesie.

Nonostante il grande successo e il formidabile impegno degli organizzatori, il progetto “Leggere, con cura” in Italia non sarà rinnovato a causa della difficoltà di raccogliere i fondi necessari per continuare un’azione ancora più radicale, con la formazione di poeti/terapeuti, ma soprattutto perché Mille Gru si indirizza verso una nuova azione di poetry therapy da introdurre in Unità di Cure Palliative , gli Hospice.

A Lugano ne viene, invece, sollecitato lo sviluppo: la Direzione dell’Ospedale Regionale di Lugano decide non solo di ripetere ma di ampliare il progetto, includendo oltre ai già sperimentati Ospedale Civico e Italiano anche un terzo nosocomio, la Clinica Riabilitativa di Novaggio. Si decide però di cambiare leggermente la formula: se vengono mantenute le sette cartoline da distribuire ai degenti, una al giorno (con la partecipazione, per questa edizione, dei poeti ticinesi Pierre Lepori, Tommaso Soldini, Flavio Stroppini, Yari Bernasconi, Prisca Agustoni, Vanni Bianconi), l’ottava cartolina non sarà più un foglio bianco dove i degenti possono scrivere un proprio componimento. Si decide, invece, che questa sarà un’illustrazione, vivida nella scelta dei colori, indirizzata a tutti ma più specificatamente ai bambini. Viene coinvolta la pittrice e illustratrice per l’infanzia Fiorenza Casanova per creare appositamente un’opera da riprodurre. Ed è lei stessa che poi deciderà che l’opera originale sarà da donare all’ORL Ospedale Regionale di Lugano per essere esposta nel reparto pediatrico, dove a tutt’oggi è visibile.
“Leggere, con cura” viene, quindi, messo in atto a fine 2011 e, durante la cerimonia di apertura e conferenza stampa, l’originale viene appunto donato al Prof. Valdo Pezzoli, primario di Pediatria.

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Nelle tre edizioni organizzate e messe in atto (2009-2011), sono state distribuite 53.000 testi e poesie e in questa somma non consideriamo gli ulteriori passaggi di mano, le esposizioni, l’ulteriore fruizione non quantificabile. Non è però sul quantitativo di pezzi di carta che vogliamo mettere l’accento, ma sul numero di persone che sono state toccate, carezzate da questo progetto: almeno 53.000 persone sono state avvicinate in punta di piedi con un gesto d’attenzione e, forse, anche avvicinate alla poesia. È la popolazione di una piccola città.

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«Ogni soggetto umano può venire descritto in due modi: uno grossolanamente semplificato, che lo fa coincidere con la sua struttura biologica (molecole, cellule, parenchimi, organi, apparati); e uno che ne sottolinea la complessità, in quanto elemento di sistemi, cioè di reti molteplici di interazioni e di relazioni. L’individuo biologico finisce con la superficie cutanea; l’individuo relazionale prosegue al di fuori di essa, senza limiti spaziali o temporali (…)»[3] sottolineava il Prof. Malacrida.

“Leggere, con cura” corre in parallelo con l’idea che è alla base delle Medical Humanities: avere cura delle persone, aldilà del puro espletamento della pratica curativa per mezzo di farmaci o macchine. «Le Medical Humanities rappresentano un’occasione per sospendere i ritmi di una quotidianità artificiale imposta dalla permanenza in ospedale, per consentire al paziente e ai curanti di dare significato all’esperienza di cura, all’incontro con l’altro che è ogni volta incontro con una storia unica che deve avere il tempo e gli spazi per emergere e farsi»[4]

PoesiaPresente da allora ha continuato nella scia di quanto coordinato con “Leggere, con cura”, sviluppando nuove iniziative, workshops, arrivando nel 2020 a creare non solo il sito Poetry Therapy Italia, ma a tradurre e pubblicare il testo cardine della poetry therapy a firma del pioniere e fondatore della disciplina, Nicholas Mazza[5].

Potremmo chiudere questa narrazione (o riassunto) di progetto usando ciò che è detto nella seconda giornata del Decameron: “Si ragiona di chi, da diverse cose infestato, sia oltre alla sua speranza riuscito a lieto fine”. È certamente questa la direzione di ogni percorso di cura, il risultato definitivo verso il quale si tende. Non si può dimenticare però quanto è nel mezzo: laddove uno stato di malattia esiste con la conseguente prostrazione, incertezza, paura totalizzante e perdita del sé, occorre una voce diversa, occorre una voce che accompagni, che ci tenga per mano. Ogni malattia è un percorso asimmetrico esattamente come lo è l’esperienza che ne viene fatta e la distillazione spesso ci spodesta perché catapulta in una realtà che non ci appartiene ma che dobbiamo forzatamente affrontare. Non c’è una via d’uscita perfetta, lo sappiamo, né tantomeno una risposta universale. Ciò che però abbiamo imparato sono le possibilità: quelle delle potenzialità di ogni singolo individuo, le capacità di dare forma alle sfere della vita, alla propria natura e di conseguenza alla realtà di cui si fa esperienza in modi che siano i più ospitali per la libertà che ne verrà.

[1] Malacrida, R., RMH Rivista per le Medical Humanities, nr. 16, Bellinzona, Edizioni Casagrande, 2010

[2] Malacrida, R., RMH Rivista per le Medical Humanities, nr. 16, Bellinzona, Edizioni Casagrande, 2010

[3] Zannini, L., Medical Humanities e medicina narrativa, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2008

[4] Malacrida, R., RMH Rivista per le Medical Humanities, nr. 16, Bellinzona, Edizioni Casagrande, 2010

[5] Mazza, N. Poetry Therapy, teoria e pratica (trad. di D. Bulfaro, S. E. Rossetti), Collana Tita+, Monza, Edizioni Mille Gru, 2019

 


 

alborghettiFabiano Alborghetti ha scritto di critica, fondato riviste, creato programmi radio, progetti in carceri, scuole e ospedali ed è promotore culturale. Rappresenta la lingua italiana e la Svizzera nel mondo su mandati ufficiali. Traduzioni di sue poesie sono apparse in volume, riviste o antologie in più di 10 lingue.
Ha pubblicato 6 raccolte tra le quali Maiser (Premio Svizzero di Letteratura 2018). È presidente della Casa della Letteratura per la Svizzera italiana. (Foto Ladina Bischof)

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