Nicholas Mazza, presidente della statunitense National Association for Poetry Therapy (NAPT) risponde alle domande essenziali per una buona comprensione della disciplina della poesia terapia. Oltre a collocarla tra le altre arti terapie, ci suggerirà il percorso ideale per diventare un professionista in questo ambito. Inoltre, utilizzando delle metafore, descriverà ciò che è per lui la “terapia dei versi” e la NAPT.
Nel 1972 Nicholas Mazza, ispirato da un articolo sulla poetry therapy pubblicato dal settimanale «Time Magazine», decise di contattare uno dei principali esponenti della disciplina. In seguito, dopo aver preso parte alla Conferenza nazionale di Poetry Therapy tenutasi a Brooklyn, iniziò a fare volontariato leggendo poesie ai pazienti ricoverati in ospedale.
Nel 1981 completò il suo dottorato in psicologia e fu assunto come membro di facoltà del College of Social Work della Florida State University dove, successivamente, ottenne il titolo di professore ordinario e della quale divenne Rettore fino al pensionamento, avvenuto nel 2015.
Nel 2018 fu eletto presidente della National Association for Poetry Therapy (NAPT): un'organizzazione internazionale e interdisciplinare, senza fini di lucro, che promuove la crescita e la guarigione attraverso l’uso della lingua scritta.
La NAPT nacque nel 1980, a seguito di un incontro organizzato da Sherry Reiter, Vice Presidente dell’Association of Poetry Therapy (APT), al quale vennero invitati tutti gli esperti del settore a discutere in particolare delle problematiche emergenti relative allo sviluppo professionale della poetry therapy.
Il Dottor Mazza è il creatore del modello RES per la poetry therapy, sviluppato nel 1999, che consiste in tre fasi: Ricettiva, Espressiva, Cerimoniale.
È inoltre il fondatore del Journal of Poetry Therapy, rivista trimestrale, che raccoglie i migliori e più recenti articoli sulla poetry therapy, sia dal punto di vista teorico, sia pratico, scritti da esperti del settore.
Nicholas Mazza ha gentilmente accettato di partecipare a un’intervista via e-mail per Mille Gru.
Quello che segue è il testo completo dell’intervista.
C’è un momento migliore nella vita in cui iniziare un percorso di poetry therapy?
No, la poetry therapy può essere utilizzata in tutti gli stadi della vita.
Come è possibile convincere qualcuno, non interessato alla poesia o alla letteratura, a iniziare sessioni di poetry therapy?
È fondamentale per chi opera nel campo delle “professioni d’aiuto” (ad esempio: assistenti sociali, psicologi, counselor di salute mentale) sentirsi a proprio agio con ogni metodo/tecnica. Non c’è bisogno di essere uno studioso di letteratura, ma occorre saper apprezzare e conoscere le capacità curative e di crescita della poesia e delle altre forme di letteratura. È inoltre importante essere consapevoli anche dei potenziali pericoli della poetry therapy. Ad esempio, una poesia può far nascere nel paziente sentimenti che non è ancora in grado di affrontare, o può trasmettere un “messaggio sbagliato”.
Cosa consiglia a qualcuno che vorrebbe intraprendere una carriera come poetry therapist? Esiste un percorso ideale?
Per gli studenti, non sono sicuro che intraprendere una carriera esclusivamente come poetry therapist possa essere il miglior percorso.
Una strada, invece, più facilmente percorribile e con maggiori opportunità lavorative potrebbe essere quella di seguire un corso di specializzazione, che permetta di inserire la poetry therapy all’interno del piano di studi.
Occorre inoltre tener presente che molta della nostra formazione va ben oltre il conseguimento di uno specifico diploma, ma include la partecipazione a conferenze, stage, tirocini e altre esperienze.
Occorre tenere aperte diverse opzioni e seguire il proprio cuore. Da un punto di vista legale ed etico, è importante avere le giuste credenziali per condurre qualsiasi forma di terapia, prima di considerare l’utilizzo della poetry therapy.
D’altra parte, se si è educatori, la poetry therapy può essere utilizzata con uno scopo prettamente educativo. Un punto fondamentale è che questo metodo dovrebbe essere utilizzato senza oltrepassare i propri confini professionali.
Per informazioni sulle credenziali come poeta terapeuta è possibile consultare “International Federation for Biblio/Poetry Therapy” .
Perché secondo lei la poetry therapy non è così diffusa quanto l’arte terapia o la musico terapia?
La poetry therapy è relativamente nuova rispetto alle altre “arti terapie”. L’Association for Poetry Therapy (APT) è nata nel 1969, ma è stata formalmente incorporata come National Association for Poetry Therapy (NAPT) solo nel 1981.
Quale, tra le “arti terapie”, è più simile alla poetry therapy?
Un substrato comune può essere trovato con la musico terapia, quando si utilizzano i testi delle canzoni. La poetry therapy, inoltre, è stata utilizzata anche in combinazione con tecniche provenienti da altre “arti terapie”, ad esempio pratiche che utilizzano la danza e il movimento, l’arte, il teatro e le tecniche di azione.
La poetry therapy fa parte della National Coalition of Creative Arts Therapies Association.
Utilizzando una metafora, potrebbe descrivere cosa significa per lei la poetry therapy?
È difficile utilizzare una metafora che lo definisca. Ho detto spesso che in letteratura si studia la condizione umana, nel lavoro sociale noi possiamo agire su questa condizione.
La poesia è sempre “non conclusa”: ogni risposta di ogni lettore crea una nuova poesia. Noi stiamo continuamente scrivendo i “prossimi capitoli” della nostra vita.
Ha in programma di scrivere un altro manuale?
Sì, ho appena firmato un contratto per scrivere una terza edizione del manuale di Poetry Therapy.
Quando ho domandato di indicarmi una metafora per descrivere l’associazione “NAPT”, Nicholas Mazza ha risposto che la metafora ideale è proprio il logo della stessa associazione nata nel 1981, a seguito di una presentazione tenuta dal professor Mazza: Pegaso sul cavallo alato.
Sul sito della NAPT si legge che Pegaso per secoli è stato il simbolo dei poeti e degli amanti della poesia. Il logo è stato quindi scelto proprio in riferimento al mito greco; il cavallo alato, tramite la sua creatività, in particolare quella di tipo poetico, può liberaci dall’immobilità nella quale ci tengono bloccati la paura o il dolore, per sollevarci sulle sue ali, consentendoci di affrontare al meglio tutte le sfide della vita.
Nicole Bizzotto, dottoranda di ricerca all’Istituto di Comunicazione Sanitaria dell’Università della Svizzera italiana di Lugano. Ha l'obiettivo di creare un ponte tra la scienza e la poesia. Ha conseguito un M.Sc. in Cognitive Psychology in Health Communication (doppia-laurea tra l’Università della Svizzera italiana a Lugano e l’Università Vita-Salute San Raffaele a Milano) con il massimo dei voti e lode con una ricerca sperimentale sulle metafore visive. Precedentemente si è laureata in Psicologia Cognitiva all'Università di Trento con il massimo dei voti e lode. Collabora con Mille Gru come scientific advisor e responsabile della comunicazione con l’Estero per le pratiche di poetry therapy.
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