Poetry Therapy Italia

Recensioni Grisoni bianco

 Ci sono delle idee che finché non prendono una forma concreta, tangibile, non si possono concepire. E poi succede che prendano forma perché qualcuno le ha pensate possibili. Franca Grisoni ha compiuto questa azione maieutica: ha dato forma ad una antologia che, finché non ha allineato i lavori di autori molto, molto diversi tra loro, non si poteva pensare possibile.

In realtà la ricerca della Grisoni, che ha preso le mosse dalla scoperta della poesia Alzheimer, madre di Davide Rondoni, nasce prima che come antologia come rubrica sulla rivista “Psicogeriatria”. Anche per questo il volume si conclude con la postfazione del Professor Tabucchi che sottolinea come “la poesia ha parole quando apparentemente non si hanno più parole adatte e sufficienti a rappresentare la dolorosa condizione umana riportate nelle pagine scientifiche della rivista”.

I componimenti raccolti sono scritti da ventinove autori e in alcuni casi si tratta di pochi versi, per tre poeti si tratta di due diverse poesie, per qualcun altro vengono riproposti estratti di intere raccolte. L’antologia è strutturata in cinque sezioni tematiche, arbitrariamente individuate dalla Grisoni che pur facendosi guidare dai contenuti proposti dagli autori ha inteso focalizzare alcuni aspetti salienti per chi vive questa esperienza in prima persona o sta assistendo alla sua evoluzione nello sgomento e nell’impotenza. Tutti i componimenti poetici sono seguiti da articolate note di Franca Grisoni che, oltre a un commento poetico, propone sempre un rimando ad aspetti specifici della malattia e alle implicazioni per i familiari.

La prima sezione si intitola Il ricordo di prima ed è proprio in queste prime poesie che emerge lo sgomento, parola questa che è anche il titolo di un componimento di Roberto Amato, che focalizza l’attenzione sul fatto che, nel processo di deterioramento della malattia di Alzheimer, l’elemento centrale è la perdita della memoria. Questa è una nozione ormai nota a tutti, ma attraverso il linguaggio poetico si riesce a dire in modo forte e diretto quale sia la importanza della memoria come elemento costitutivo dell’essere umano. Senza di essa la vita di chi è colpito da sindromi da indementimento appare senza Fondamento.

La successiva, intitolata Silenzi e bisogni, è la sezione più breve e porta l’accento sul fatto che i bisogni nell’esperienza umana rimangono costanti e invariati durante tutta l’esistenza. Neanche la destrutturazione dell’Alzheimer può spegnerli. Essi rimangono presenti anche se non esplicitati e non soddisfatti. Solo l’attento occhio di due poetesse dalla sensibilità spiccatissima (credo, non a caso, donne) riesce a restituirli a tutti noi con una nitidezza e una efficacia che definirei fresca. Roberta Dapunt in pochi paragrafi di prosa poetica, seguiti da pochi versi, riesce a descrivere il misto di pudore e frizzante soddisfazione, espressi in rigoroso silenzio dalla suocera, che lei assiste nel rito di un bagno ristoratore. E di silenzio si occupa magistralmente Azzurra D’Agostino, come ricorda la Grisoni nel commento: “Azzurra D’Agostino ha saputo ascoltare e descrivere il silenzio dei vecchi: il sorriso si tende tra le grinze / e lo sguardo scorre altrove a cercare quella cosa che dovevano dire. / Dura poco, poi richiudono la bocca e sembra che non sia importante. / È silenzio, questo?.

Identità e memoria è la sezione centrale nella quale si spazia tra contributi quanto mai diversi. Da i versi in dialetto di Andrea Zanzotto che ingaggia un confronto a distanza con Cicerone; alla subentrante esperienza di “impenetrabile esilio” che colpisce prima la moglie e poi il poeta Sergio Gianani, ai quali il nipote dedica dei versi che evidenziano l’importanza della vicinanza, nonostante la difficoltà di esprimersi e di trattenere. Senza dimenticare la dottoressa filippina, il cui nome completo è un endecasillabo, esperta di diverse patologie degenerative neurologiche sulle quali ha qualcosa da dire anche in versi. In queste pagine identità e memoria sono due categorie che travalicano l’esperienza personale: tra riferimenti storici e incursioni nei territori del mito, non mancano proiezioni negli spazi indeterminati di un futuro che si annuncia vorticoso: “felicemente privi di tempo o passato, / inutilmente tesi a un futuro virtuale / globale e inesistente”.

alzheimer damore 433675Le ultime due sezioni sono le più corpose. Colpisce il fatto che tanti poeti, noti ma anche di occasione come dice Grisoni, abbiano sentito la necessità di esprimere come nell’ultima età della nostra vita “saremo tutti mendicanti” (Carlo Maria Martini). La quarta sezione si intitola La vulnerabilità dell’anziano e la crisi ed è un invito alla riflessione su temi che attraversano inesorabilmente la vita di ciascun essere umano. Non è possibile in questa sede entrare nel dettaglio dei numerosissimi spunti. Mi piace però richiamare il contributo di Mario Benedetti, longevo e prolifico poeta uruguaiano, del quale vengono riportati dei versi che, in una visione completa e circolare, ci parlano della vulnerabilità e della crisi che nell’età senile se colpiscono uno di noi colpiscono tutta la rete di coloro che partecipano a quella vita perché, come sottolinea Grisoni “questa malattia devastante (l’Alzheimer) chiude la reciprocità del rapporto”.

L’antologia si chiude con la sezione La cura e la grazia. Forse quella che potrebbe risultare più controversa. Alzheimer e cura, in termini poetici si configurano come un ossimoro, se ragioniamo in termini di rigore pseudoscientifico. Non c’è rimedio alla devastazione. L’abisso non si annuncia solo con il suo orlo. Franca Grisoni propone contributi di poeti che offrono chiavi di lettura che aprono qualche spiraglio e prospettiva: la fiammella della speranza rimane accesa. La suora che indomita non si tira indietro, descritta in La tuta di amianto di Giuseppe Langella, l’escamotage di una badante che risolve l’empasse che si genera per una allucinazione in A pranzo di Luciano Luisi, il baluginante ricordo di una madre che aveva insegnato a suonare il pianoforte in Incendio di Vivian Lamarque: sono tutte testimonianze che aprono alla speranza, alla grazia.

Alzheimer d’amore. Poesie e meditazioni su una malattia di Franca Grisoni - 2017 Interlinea edizioni.

 


 

Paolo ManzaliniPaolo Maria Manzalini (Napoli 1963) medico, psicologo clinico, psicoterapeuta si occupa di cura e riabilitazione psichiatrica dal 1992, prima in contesti residenziali e da dieci anni in contesti territoriali. Attualmente Responsabile della Struttura Semplice dell’Area Territoriale Psichiatrica della ASST di Vimercate. Promotore con l’Equipe del CPS di Vimercate della rassegna Far Rumore – Azioni per la salute mentale. Da sempre attento alla parola come fondamento dell’incontro e della comunicazione tra gli umani, negli ultimi cinque anni ha ripreso ad approfondire l’espressione teatrale e ha preso parte alla edizione 2017-18 del Corso di TeatroPoesia condotto da Domenico Bulfaro presso il Teatro Binario 7 di Monza. Responsabile Comitato Scientifico di Lì sei vero – Festival Nazionale di Teatro e Disabilità.
» La sua scheda personale.